My Best Friend
- Commedia
- Grecia
- durata 104'
Titolo originale O kalyteros mou filos
Regia di Yorgos Lanthimos, Lakis Lazopoulos
Con Lakis Lazopoulos, Antonis Kafetzopoulos, Vera Krouska, Smaragda Karydi, Maria Kavoyianni
Yorgos Lanthimos debutta ufficialmente alla regia nel 1995 con il cortometraggio "O viasmos tis Hlois" (The Rape of Chloe), a quanto pare introvabile. Il resto degli anni '90 lo passa realizzando diversi video musicali per band e cantanti greci, che ora vado a trattare singolarmente (come titoli uso l'impostazione di IMDb, ovvero col titolo della canzone anticipato dal nome del gruppo o dell'individuo cantante).
"Katerina Kyrmizi: I paramythenia" è un videoclip che valorizza l'esibizione della cantante, senza narrare una vera storia, ma i 'quadri', non di rado (volutamente?) sfocati su un personaggio femminile impegnato in pose varie presentano interessanti scelte cromatiche.
"Despoina Vandi: Deka entoles" esteticamente ha un che di tamarrino e non so se ho gradito o meno i reverse, ma come videoclip è interessante e sperimentale.
"Kalliopi Vetta: To tragoudi ston aera" è più che altro una registrazione delle esibizioni del gruppo, senza quindi sottotrama o siparietti vari, ma nonostante ciò mi parve il videoclip più interessante fino ad allora di Lanthimos, anche solo per lo stile delle riprese e come appunto spezzetta le varie performance dei vari musicisti.
Con "Dionysis Shoinas: Moni sou" torna ad un format più vicino al primo videocli, alternando dunque l'esibizione del cantante (stavolta voce maschile) con sostanzialmente delle pose di un'attrice intorno a un letto: niente di che, ma è interessante la location boschiva.
La versione da me reperita di "Haris Alexiou: Enas fantaros s' ena treno" purtroppo sembra presa da una registrazione vhs rovinacchiata, ma si vede che qui c'è un investimento produttivo e artistico maggiore, con tanto di sottotrama 'di genere' (post-apocalittico?) dal sapore cinematografico, tanto da spingermi a pensare che potrebbe aver preso delle clip da qualche film.
Con "Mando: Mataia" torniamo ancora in una dimensione più basica, con focus sulla cantante e siparietti (con un modello?) dal sapore para-pubblicitario.
"Sakis Rouvas: I kardia mou", primo di 3 video diretti da Lanthimos per appunto Sakis Rouvas nel 1999 (un quarto uscirà nel 2000), porta ad una svolta, con l'esibizione del cantante messa in secondo piano focalizzandosi invece su una trama dall'atmosfera noireggiante, anche se sul finale piegata un po' in qualcosa di para-pubblicitario.
"Sakis Rouvas: Theleis i de theleis", secondo video realizzato nel '99 da Lanthimos per Rouvas, seppur accattivante nei colori mi è parso un po' il solito video musicale incentrato sul cantante, e inoltre mi ha dato la sensazione di poter avere un sottotesto (involontariamente?) sessista.
"Sakis Rouvas: Den ehei sidera i kardia sou", terzo video realizzato da Lanthimos per Rouvas, è a mio avviso anche il più intrigante video musicale realizzato (fino ad allora) dal Regista greco, grazie ad una fusione tra esibizione e narrazione, ma anche per l'utilizzo metacinematografico di una macchina da presa.
Nel 2000, come detto in precedenza, Lanthimos realizza un altro video musicale per Rouvas, "Sakis Rouvas: Antexa", superando sé stesso grazie ad un piano sequenza gestito brillantemente e ancora un intrigante tocco metacinematografico.
Ο ΚΑΛΎΤΕΡΌΣ ΜΟΥ ΦΊΛΟΣ
Esordio alla regia di un lungometraggio per Yorgos Lanthimos, "O kalyteros mou filos" fu un buon successo al botteghino greco, almeno secondo wikipedia english.
In realtà il film appartiene al co-regista Lakis Lazopoulos, il quale infatti è anche autore della sceneggiatura e interpreta il protagonista maschile principale. Ogni tanto ci sono dei momenti simpatici, soprattutto nella prima parte in cui troviamo alcune intriganti sperimentazioni di montaggio, e in generale si avverte un'atmosfera assurda che spesso e volentieri trovo interessante, ma nel complesso siamo di fronte ad una commediola facilmente dimenticabile (per certi versi già durante la visione) e più volte il ritmo si ammoscia, tra comicità mediocre e qualche lungaggine di troppo. Il successivo "Kinetta", dunque, è ai miei occhi il vero esordio artistico di Lanthimos al lungometraggio, ma alla fine il film non fa schifo, anche se la seconda visione mi è risultata decisamente più faticosa rispetto alla prima volta.
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