Arrivati alla prima domenica della Mostra potrebbe essere già il momento giusto di fare una piccola sintesi di quel che si è visto fino ad ora al Concorso, unendo le suggestioni arrivate qui da varie parti.
Considerando la giornata di oggi, sono passati al Concorso più o meno la metà dei film totali (12 su 23) e non sembra che sia emersa ancora una pellicola che abbia convinto o almeno toccato realmente le tante voci che sono presenti al Lido per Film Tv.
Forse l'unico film, resta da capire quanto sia merito dell'attesa e dell'elevato livello di attenzione sempre riservato al regista greco, che mette un po' fuori la testa rispetto ad una (buona) media è quello di Lanthimos che, pur non avendo convinto fino in fondo EightAndHalf, pare avere più frecce al suo arco di quante non se ne percepiscano dai semplici voti che gli sono stati dati da chi lo ha recensito per Film Tv (un 6, qui la recensione, e un 9, qui l'altra).
L'altro film che, fino ad oggi, è riuscito nell'intento di alzare l'asticella delle reazioni è Ferrari di Michael Mann, con le sue Scene spettacolari, terribili come la riproduzione del tragico incidente di Guidizzolo, che permettono al gran regista di Heat ed Insider di dar prova nuovamente della sua eccelsa tecnica di regia. Una tecnica che però lascia il sospetto di una distanza che evapora solo nella perfezione mercuriale della composizione delle corse, come dice nella recensione di FerrariGiona A. Nazzaro che infligge al film una specie di 6 politico.
Fresca di oggi è la suggestiva recensione di The Beastdel francese Bertand Bonello che, dice EightAndHalf è un esteta, e i suoi film sono sempre delle passerelle, dei fashion film, su cui ogni posa e ogni movimento assume un’intensità insostenibile. La bête, il nuovo film presentato in concorso a Venezia 80, è un altro film di passerelle, e su una passerella si apre nel suo rapido fulminante prologo.
La regista di Their Algeria torna a casa, in Palestina: mettendo a confronto le generazioni di donne che l’hanno preceduta, rivendica un’appartenenza più forte dell’esilio, dell’oblio.
Con Jan Bülow, Olivia Ross, Hanns Zischler, Gottfried Breitfuss, David Bennent
Concorso
Montatore e direttore della fotografia, Timm Kröger è una scoperta della Settimana della critica che nel 2014 ospita il suo primo lungometraggio da regista, il sorprendente The Council of Birds, nato come saggio di diploma. Alla seconda prova il tedesco narra - nelle forme di un laconico mystery - dell’incontro, a un congresso di fisica sulle Alpi, di Johannes con Karin, una pianista che sembra sapere molto del giovane. Mentre nel cielo le nuvole assumono una forma bizzarra, un cadavere viene rinvenuto.
Con Stephen Lang, Ron Livingston, Keir Gilchrist, Frank John Hughes, Lawrence Gilliard Jr.
Orizzonti
La storia di Willie Pep, al secolo Guglielmo Papaleo, campione del mondo italoamericano dei pesi piuma per quasi otto anni, un vero record. Ma la sua biografia “scorsesiana” viene qui raccontata da una troupe documentaristica e con un attore, James Madio, “mimetizzato” nel personaggio.
Con Ariane Labed, Grégoire Colin, Kacey Mottet Klein, Vassili Schneider
Settimana internazionale della critica
La battaglia, la partenza del padre guerriero. E un ritorno atteso con ansia. Sei giorni per comprendere un destino: chi fa rientro a casa è davvero vivo?
Con Léa Seydoux, George MacKay, Tiffany Hofstetter, Guslagie Malanda, Julia Faure
Concorso
Liberamente ispirato a La bestia nella giungla di Henry James (curiosamente adattato, quest’anno, anche da Patric Chiha in La bête dans la jungle, alla Berlinale), il nuovo lavoro di Bonello (nonché quello di cui è «più fiero», ha recentemente dichiarato) si svolge tra il 1910 e il 2044, mettendo in scena un futuro in cui una macchina può purificare il DNA umano liberandolo dai fardelli delle vite precedenti. Star del film Léa Seydoux e George MacKay, il quale ha sostituito il prescelto, e tragicamente scomparso, Gaspard Ulliel.
Edoardo Pesce spacciatore di provincia con mamma colombiana, il loro è un legame ai limiti del morboso. Dopo Il terzo tempo e alcune fiction Artale torna con quello che definisce «il racconto quasi mitologico di un legame basato sul sangue».
Per la prima volta in competizione a Venezia, David Fincher, a tre anni da Mank, presenta una nuova produzione Netflix, un progetto cullato da tempo che lo riporta ad atmosfere e temi a lui cari. Da Le tueur, graphic novel di Matz e Luc Jacamon, un noir brutale e sanguinoso, ma anche lo studio del metodo e lo scavo nella crisi psicologica di un assassino professionista (Michael Fassbender). Sceneggiatura di Andrew Kevin Walker, già al fianco di Fincher per Seven. Nel cast Tilda Swinton e Monique Ganderton.
Con Grace Brennan, Willem Dafoe, Peter Sarsgaard, Angela Sarafyan, Jordi Mollà
Orizzonti Extra
New York. L’irruente Alejandro si innamora dell’introverso Jack. Il loro amore è un viaggio senza freni, e forse senza ritorno. Debutto alla regia di Schnabel, con Willem Dafoe e Emmanuelle Seigner.
Un nuovo film di Friedkin - il primo di fiction dal 2011 di Killer Joe, che pure fu in Laguna, in Concorso - sarebbe stato un evento a prescindere, se non fosse arrivata la triste notizia che sarà anche l’ultimo. Al cineasta, che ci ha lasciato il 7/8/2023, abbiamo dedicato lo scorso numero di Film Tv; al Lido vedremo il suo adattamento di L’ammutinamento del Caine di Herman Wouk, già trasposto a Broadway e nel film di Dmytryk del 1954 con Bogart. Qui ci sono Kiefer Sutherland, Jason Clarke e Jake Lacy.
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