[Pag. 418...]
Nulla di più comodo dell'influenza dell'ambiente per far subire all'animale cambiamenti che concordino con le nostre teorie. È generica, duttile e non richiede precisione; riveste l'inesplicabile di una parvenza di spiegazione. Ma è davvero un'influenza così potente come si sostiene?
Concedo che essa possa modificare un po' le dimensioni, il manto, il colore, gli elementi secondari esteriori, ma spingersi oltre significherebbe chiedere ai fatti di mentire. Se l'ambiente diventa troppo duro, l'animale protesta contro le violenze subite e soccombe piuttosto che cambiare. Se l'ambiente si modifica a poco a poco, l'animale si adatta in un modo o nell'altro, ma rifiuta assolutamente di smettere di essere ciò che è. Vivere secondo lo stampo da cui si è usciti o perire: non ci sono altre vie.
L'istinto, caratteristica superiore, non è meno ribelle ai dettami dell'ambiente di quanto possano esserlo gli organi di cui si serve per agire. Innumerevoli corporazioni si spartiscono il lavoro del mondo entomologico; e ogni loro membro sottostà a regole che non mutano a causa del clima, né della latitudine, né dei più profondi sconvolgimenti del regime alimentare.
[No. L’istinto è codificato nel DNA: se muta il DNA a volte muta anche l’istinto, e quando avviene un cambiamento ambientale radicale gli esemplari mutanti, che durante un periodo di calma ambientale perivano, ora in minuscola parte sopravvivono e producono altre specie. NdA.]
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[Pag. 468…]
Per giorni e giorni [i necrofori] si affaticano intorno al cadavere, lo scrutano da capo a piedi, senza prestare attenzione al fermo mobile, causa della loro sventura. Per quanto a lungo li sorvegli, non vedo mai uno solo spingere il fermo con la zampa o premerlo con la fronte.
Il motivo del loro insuccesso non è la mancanza di forza. Come i geotrupi, i necrofori sono robusti sterratori. Raccoglietene una manciata: si insinueranno fra un dito e l'altro e vi lacereranno la pelle al punto da farvi ben presto abbandonare la presa. Con la loro fronte, robusto vomere, potrebbero molto facilmente far cadere l'anello dal suo corto sostegno, ma non riescono perché non ci pensano, e non ci pensano perché non possiedono ciò che l'insana generosità dell'evoluzionismo attribuisce loro per sostenere la sua tesi.
Divina ragione, sole dell'intelletto, che maldestro schiaffo al tuo augusto volto, quando gli esaltatori del rozzo animale ti avviliscono con tale ottusità!
[Ma quando mai! Questo è uno dei purtroppo non pochi passaggi esemplari da cui si evince l’incomprensione totale di Fabre - vuoi per pregiudizio, vuoi per l’insufficiente disponibilità di fonti autorevoli dovute alle ristrettezze economiche - nei confronti della teoria evoluzionistica darwiniana. NdA.]
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[Pag. 501…]
In questa genesi dei suoni, impossibile vedere un cammino progressivo in cui al pessimo segua il discreto, al discreto l'ottimo. Vi si riconoscono soltanto salti bruschi, pause, regressioni, sviluppi improvvisi senza che nulla li preannunci e nulla li segua; nient'altro che un enigma indecifrabile con le sole potenzialità della cellula, un comodo guanciale per chi non ha il coraggio di scrutare più a fondo.
[…]
Alcuni vanno oltre. Se l'esistenza riserva bei momenti, non risparmia nemmeno sofferenze. La locusta sellata delle vigne sa esprimere gli uni e le altre. Con una melopea strascicata racconta ai cespugli le sue gioie; con una melopea simile, leggermente modificata, sfoga il suo dolore e le sue paure. La femmina, anche lei strumentista, condivide questo privilegio. Esulta o si lamenta con due cimbali di diverso tipo.
Dopotutto, il timpano a cremagliera non è da disprezzare. Anima il prato, sussurra le felicità e le traversie della vita, diffonde tutt'intorno il suo richiamo amoroso, rende piacevoli le lunghe attese dei solitari, esprime il pieno rigoglio dell'animale. Il suo colpo di archetto è quasi una voce.
E questo magnifico dono, pieno di promesse, è stato concesso soltanto alle razze inferiori, nature grossolane, imparentate con i rozzi tentativi del Carbonifero. Perché l'insetto superiore, se discende, come si dice, da antenati che si sono lentamente evoluti, non ha conservato la bella eredità di quella voce capace sin dall'inizio di cantare?
Non sarà la teoria delle acquisizioni progressive soltanto un colossale abbaglio? Dobbiamo rinunciare alla crudeltà del più forte che schiaccia il debole, del più dotato che schiaccia il meno dotato? È meglio dubitare quando l'evoluzionismo ci parla della sopravvivenza dei meglio equipaggiati? Altroché, e molto!
Così ci consiglia una libellula del Carbonifero (Megaura mony) che ha un'apertura alare di più di sessanta centimetri. È scomparsa la damigella gigante che con la sua mandibola a sega terrorizzava il piccolo popolo degli alati, mentre la debole Coenagrion, con il ventre bronzeo o blu, volteggia ancora sui giunchi dei nostri ruscelli.
Sono scomparsi i suoi contemporanei, i mostruosi pesci sauroidi, rivestiti di smalto e temibilmente armati. I loro rari successori sono degli aborti. La splendida serie dei cefalopodi dalla conchiglia suddivisa da setti trasversali, tra cui alcune ammoniti larghe come la ruota di un carro, è rappresentata nei mari attuali soltanto dal nautilo, fornito di un modesto casco da operaio di fonderia. Il megalosauro, sauro lungo venticinque metri, faceva nel nostro paese ben altra impressione che la lucertola muraiola. Un contemporaneo dell'uomo, il mammut, animale gigantesco, lo conosciamo soltanto dai suoi resti; e il suo immediato vicino, l'elefante, che al confronto è un'umile pecora, prospera ancora. Che eccezioni alla legge della sopravvivenza del più forte! I più imponenti sono scomparsi, e i deboli ne hanno preso il posto.
[...]
Per esigenze di simmetria, vengono talvolta dipinte sui muri delle case finestre finte che fanno da pendant a finestre vere. Così vuole l'ordine, condizione suprema del bello. Anche la vita ha le sue simmetrie e replica a modo suo un modello generale. Quando sopprime un organo divenuto inutile, ne lascia qualche traccia onde preservare l'equilibrio fondamentale.
[No. L’evoluzione non è senziente, non porta a magnifiche sorti, e progressive, ma solo alla sopravvivenza del più adattabile, non del più forte/grande/bello, anzi! NdA.]
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A tal proposito ecco il link a un bell’articolo di Pangea che presenta la situazione/questione, senza risolverla: https://www.pangea.news/jean-henri-fabre-darwin-entomologo/.
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