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Venti di Primavera '23
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Venti di Primavera '23

A prescindere dall'anno di distribuzione, i venti (in verità 30) titoli (di film, serie e tutto quello che sta in mezzo e oltre i due estremi) migliori cui ho assistito e/o dei quali ho scritto su FilmTV.it nel periodo aprile-giugno 2023; più qualche libro, disco, eccetera.

 

• Film & Serie.

- Sans Toit Ni Loi (Agnès Varda, 1985, FRA)
- Master Gardener (Paul Schrader, 2022, USA)
- Questo Mondo Non Mi Renderà Cattivo (ZeroCalcare, 2023, ITA)
- Baxter (Jérôme Boivin, 1989, FRA)

- Murina (Antoneta Alamat Kusijanovic, 2021, CRO)
- Nurse Jackie: stag. 1-7 (L.Brixius, L.Wallem, E.Dunsky, C.Phillips, L.Flahive, C.Mensch, 2009-2015, USA)
- Time: stag. 1 (Jimmy McGovern, 2021, GBR)
- Holding: stag. 1 (D.Treadwell-Collins, K.Cogan, G.Norton, K.Burke, 2022, IRL)

- les Cinq Diables (Léa Mysius, 2022, FRA)
- Extrapolations: stag. 1 (Scott Z. Burns, 2023, USA)
- Dead Ringers: stag. 1 (Alice Birch & Sean Durkin 2023, USA)
- Mrs. Davis: stag. 1 (Damon Lindelof & Tara Hernandez, 2023, USA)

- Under the Silver Lake (David Robert Mitchell. 2018, USA)
- the Myth of the American SleepOver (David Robert Mitchell, 2009, USA)
- A Good Person (Zack Braff, 2023, USA)
- Mr. Roosevelt (Noël Wells, 2017, USA)

 

 

• Libri.

- "Buchi Bianchi - Dentro l'Orizzonte", Carlo Rovelli, Adelphi, 2023
- "Insetti delle Tenebre - Coleotteri Troglobi e Specie Relitte", Tommaso Lisa, Exorma, 2022
- "Silo: Wool", Hugh Howey, 2011-2012 (Fabbri, 2013; Fanucci, 2023)

 

 

• Dischi. 

In puro e semplice "ordine" cromatico delle copertine degli album: Bob Dylan (Shadow Kingdom), John Mellencamp (Orpheus Descending), Ben Harper (Wide Open Light), Swans (The Beggar), Polly Jane Harvey (I Inside the Old Year Dying), Vinicio Capossela (Tredici Canzoni Urgenti), IoSonoUnCane & Paolo Angeli (Jalitah), Ettore Giuradei (Nevrotica/Politica), Daniela Pes (Spira), Baustelle (Elvis), Xiu Xiu (Ignore Grief). E una menzione speciale a parte per i Pere Ubu di "Trouble On Big Beat Street".

 

Playlist film

Senza tetto né legge

  • Drammatico
  • Francia
  • durata 105'

Titolo originale Sans toit ni loi

Regia di Agnès Varda

Con Sandrine Bonnaire, Macha Méril, Stéphane Freiss

Senza tetto né legge

In streaming su Amazon Prime Video

vedi tutti

 

Non mi piace lavorare (per voi).

 

Simone, detta Monà, "Sans Toit Ni Loi", di cognome Bergeron (o Vien dal Mare, ma senza Serbelloni-Mazzanti), un pugno d’anni in corpo, quattro stracci addosso e un certificato di nascita recuperato dall’idillio infantile e perso in qualche dislocazione, spende pochi sorrisi (a volte li condivide, altre li regala, e per la maggior parte li malripone, assieme all’appoggiar la testa sulla spalla di chi le caracolla al fianco, come qualsiasi cane, bastonato con una parvenza d’affetto, pone il muso ai piedi del padrone che gli ha poc’anzi mollato un calcio), la moneta che ha in tasca la ficca in un juke-box, il panino se lo fa regalare (“Giro, vedo gente, mi muovo, conosco, faccio delle cose” e dono il sangue in cambio di una mezza colazione) e passa direttamente dal fosso alla fossa, tra le brume sottozero dei vigneti a riposo, con ancora in faccia e sui panni logori tracce della feccia di vino che i provenzal-delfin-savoiardi krampus delle vendemmie franche d’oltr’alpe le hanno spalmato addosso come ultima inconsapevole unzione: né santa martire né rivoluzionaria eroica, dalla mediterranea Camargue alle vallate prealpine, risalendo in autostop il corso del Rodano, è ritratta e raccontata postuma...

 

(“Mi chiedo chi pensava ancora a lei avendola conosciuta da piccola. Ma la gente che incontrò si ricordava di lei.”)

 

...dalla sua biografa degli ultimi giorn’in vita, Agnès Varda (1928-2019), sceneggiatrice, produttrice (con la sua, e di Jacques Demy, Ciné-Tamaris), regista e co-montatrice (con Patricia Mazury), interrogando (per procura dei poliziotti spulciandone le testimonianze raccolte in situ e tramite ruberie onniscienti delle confessioni allo specchio ch’è la macchina da presa o catturando gl’intervenuti dialoghi fra le persone che ne hanno incrociato il lasco vagabondare: Macha Méril, la fitopatologa dei platani Yolande Moreau, una cameriera/badante, Marthe Jarnias, l’anziana accudita da quest’ultima, Stéphane Freiss, ingegnere agronomo e nipote di quest’ultima) chi anche solo per un breve periodo l’ha conosciuta poco prima della fine e immediatamente dopo, in questo perfettamente impersonata da una Sandrine Bonnaire semi-esordiente (dicottenne, proveniva da due Maurice Pialat - À Nos Amours e Police - ed era diretta verso Sous le Soleil de Satan, e poi il dittico su Giovanna D'Arco e Secret Défense di Rivette, due film con Chabrol - la Cérémonie e Au Cœur du Mensonge - e un paio di camei, uno per la stessa Varda di les Cent et Une Nuits de Simon Cinéma e uno per la Femme Fatale di De Palma, sino a l’Événement di Diwan, da Ernaux), che ne percepisce e restituisce l’intensa vividezza lacerandone la stolida opacità (“Se mamma Louise mi vedesse ora nella mia casa di ravanelli!”), sino agli ultimi singulti (Mouchette, Balthazar) sfumati a nero.

 

Non è l’erranza, è l’errore. Dando la prova [a chi, un vero filosofo laureatosi pastore, mesmerizzato dal regista, diegeticamente in quel mentre si sta rivolgendo: allo spettatore, al documentarista o alla propria coscienza, parlando per sé, e non per mano/bocca di chi l’ha creato e diretto; NdR] d’essere inutile fa il gioco d’un sistema che rifiuta. È l’errore, non l’erranza.

 

Fotografia (su pellicola Fuji da 35mm e in formato 1.66:1) di Patrick Blossier e musiche di Joanna Bruzdowicz (Variations sur la Vita).

 

Dedicato a Nathalie Sarraute, è stato restaurato trent’anni dopo, in 2k, a metà anni dieci, ed è attualmente presente nel catalogo MUBI.

 

Pagine dedicate al film presenti su questo sito e che vale la pena leggere son quelle di @Yume, @SillyWalter e @Peppe Comune

 

Non mi piace lavorare (per voi). 

 

* * * * ½ - 9.00

 

Recensione (con fotogrammi).

 

Rilevanza: ancora nessuna indicazione. Per te? No

Il maestro giardiniere

  • Thriller
  • USA
  • durata 107'

Titolo originale Master Gardener

Regia di Paul Schrader

Con Joel Edgerton, Sigourney Weaver, Quintessa Swindell, Eduardo Losan, Esai Morales

Il maestro giardiniere

In streaming su Timvision

vedi tutti

 

A History of Violence (Redemption) for the Constant (Master) Gardener.

 

Una volta espulso dall’Inferno dell’Eden si ritrova a svolazzare sospinto dall’abbrivio dovuto al pareggiar dei conti col proprio passato commissionatogli dall’autorità costituita: il dicotiledone, metà nazista e metà cucciolo di panda (corpo e volto di un impressionante Joel Edgerton: MidNight Special, It Comes at Night, the Green Knight), atterra attecchendo s’un terreno pre-p-arato a mezza via tra una piantagionistica residenza padronale della Black Belt del cotone e – complice una portentosa Sigourney Weaver, qui contraltare (con ereditata Luger P08 parabellum nel cassetto del comò) a “Death and the Maiden” – il FührerBau di Monaco di Baviera: strappa le infestanti e mette radici: l’hortus è conclusus: da giardino utilitaristico, "un incrocio tra un negozio di alimentari e una farmacia", a luogo di contemplazione est-e/a-tica, in cui la natura (la vita) è indirizzata dal lavoro (dal pensiero) umano, con angoli e scorci di selvatico (d’amore): più che lieto fine, lieta diapausa dal circondariale, finitimo, permeante, pervasivo, strutturale e semi-permanente orrore.

 
“Il danno ora sembra irreparabile, ma… le piante si rigenerano, è quello che fanno. Come noi.”

Questo è il tassello che, assieme a “First Reformed” (Ethan Hawke) e “the Card Counter” (Oscar Isaac), costituisce il recente discorso esplorativo tripartito di Paul Schrader sulla colpa, il perdono, la redenzione, il sacrificio e il riscatto, e in “Master Gardener” c’è pure tempo per una rappresentazione metaforica dell’orgasmo: fiori che fiorendo fanno “Pop!” da tanto fioriscono in accelerazione (come manco gl’imbibiti alberelli anni ‘80 di cartoncino cotonato che durante la notte per evaporazione cristallizzavano infiorescenze: oh, m’è venuto in mente e l’ho dovuto mettere per forza, eh) e l’asfalto che scompare lasciando il posto all’erba: una via di mezzo tra il Garden Glow del Missouri Botanical Garden presente proprio in “the Card Counter” e il finale allucinato di “Dog Eat Dog” o tutto “Dark”, già “Dying of the Light” (Nicolas Cage).


“Il giardinaggio è la manipolazione del mondo naturale. La creazione di un ordine, là dove l’ordine è appropriato. I sottili aggiustamenti del disordine là dove sarebbero efficaci.”

 
Completano il cast Quintessa Swindell (abbastanza incomprensibile l’utilizzo della CGI de-capezzolinizzante, forse ascrivibile all’edizione digitale, anche perché il contorno/profilo dello scroto ballonzolante del protagonista è lì in bella vista), Esai Morales e Victoria Hill, bravissimi, mentre la “paesaggisticamente spenta” fotografia (di una quiescente Louisiana) è di Alexander Dynan, sodale schraderiano da “Dog Eat Dog”, il montaggio di Benjamin Rodriguez Jr., col regista e sceneggiatore da “Dying of the Light” che divenne “Dark”, e musiche, ottime, di Devonté Hynes (Palo Alto, Queen & Slim, We Are Who We Are), mentre sui titoli di coda scorre “Space and Time” di (Marian Azeb) Mereba.

A History of Violence (Redemption) for the Constant (Master) Gardener: ****¼ - .  

 

Recensione (con fotogrammi).

 

Rilevanza: ancora nessuna indicazione. Per te? No

Baxter

  • Horror
  • Francia
  • durata 82'

Titolo originale Baxter

Regia di Jérôme Boivin

Con Lise Delamare, Jean Mercure, Jacques Spiesser, Catherine Ferran, Jean-Paul Roussillon

Baxter

 

“Il ragazzo mi aveva completamente frainteso.”

 

Circondato da due dicotomici capolavori quali “White Dog” di Samuel Fuller (e Curtis Hanson) del 1982 (tratto dal romanzo autobiografico/nonfinzionale “Chien Blanc” di Romain Gary del 1970, poi trasposto cinematograficamente con lo stesso titolo nel 2022 da Anaïs Barbeau-Lavalette con Denis Ménochet, Kacey Rohl e K.C. Collins nei ruoli di Gary/Kecew/Ajar, Jean Seberg e dell’addestratore di cani afroamericano e mussulmano), al quale più rassomiglia ed è accomunabile dal PdV del contenuto psicopatologico e della sostanza socio-politica, e Wiener-Dog” di Todd Solondz del 2016, ch’è riconducibile ad esso per l’assimilabilità dell’architettura della cronologica esposizione cronachistica fluidamente episodica, questo “Baxter” (che rispetto ai due lavori succitati di peculiare ha dalla sua il voice-over canino diegetico), diretto e co-sceneggiato – treaendolo da “Hell Hound” di Ken Greenhall (uno dei pochi autori maschi ad utilizzare uno pseudonimo femminile: Jessica Hamilton) del 1977: “Each afternoon as I lie amid the odors of dryness and age I begin to think of the couple, and my excitement grows...” – con Jacques Audiard, anche autore dei dialoghi, da Jérôme Boivin (poi autore nel 1992 di “Confessions d'un Barjo” con Richard Bohringer dalle “Confessioni di un Artista di Merda” - “Confessions of a Crap Artist” - di Philip K. Dick) nel 1988-‘89 con una magnifica compagnia teatrale (Lisa Delamare, già madre di Martine Carol/Lola Montès per Max Ophuls, Jean Mercure, già Talleyrand per Abel Gance, Jacques Spiesser, Jean-Paul Roussillon, i giovanissimi, bravissimi e attori d’un solo film, questo, François Driancourt ed Ève Ziberlin, e la vocalizzazione dei pensieri tradotti/interpretati del bull terrier bianco affidata a Maxime Leroux), la splendida fotografia (pellicola Fuji in formato 1.78:1 e macchine da ripresa Samuelson Alga) di Yves Angelo (alle luci per Corneau, Dupeyron, Sautet, Miller, Berri, Leconte, Fontaine - “Tous les Matins du Monde”, “un Cœur en Hiver”, “Germinal”, “Police” - e poi anche regista di, tra gli altri, “le Colonel Chabert”, qui al suo esordio nell’illuminare il cinema narrativo dopo aver lavorato con Chris Marker per un documentario su Simon Signoret), il montaggio di Marie-Josée Audiard (“Kung-Fu Master!”, “Es ist nicht leicht, ein Gott zu sein”), le musiche di Marc Hillman e Patrick Roffé, le scenografie di Dominique Maleret e la produzione di Patrick Godeau, è loro degno pari: piccola meraviglia derivativa/innovativa e quasi senza eredi, m’a suo modo seminale.

 

Sinossi.
Un bull terrier bianco di nome Baxter viene regalato a una donna anziana da sua figlia. Col passare del tempo, il cane sviluppa un comportamento ferocemente aggressivo e finisce così per essere adottato da un’altra famiglia, e poi da un’altr’ancora, passando di padrone in padrone per motivazioni dettate in gran parte, ma non solo, dal suo comportamento, fino a quando incontra un ragazzino sociopatico, sottoinsieme neonazista…  

 

Canossi.
«Il bull terrier è un cane coraggioso, ma rispetto alle altre tipologie di terrier e di bull è caratterizzato da un temperamento calmo che si adatta bene alla vita in famiglia e ai bambini, anche se rimane comunque un cane con caratteristiche tali da aver bisogno di un proprietario che lo sappia gestire facendosi rispettare, educandolo con decisione e coerenza.» - Dalla voce di wikipedia.it dedicata al bull terrier. 

 

Citossi.
“They're like snails”, he thought. “They need the shells of their houses and automobiles. Not so much for shelter as for reassurance.” - Ken Greenhall - “Hell Hound” - 1977. 

 

Teaser/Trailer, Titoli di Testa e "Ich Liebe Dich": film presente nel catalogo Netflix Italia sino al 30 giugno 2023 in versione originale sottotitolata.

 

 

* * * * ¼ - 8.5   

 

Recensione (con fotogrammi).

 

Rilevanza: ancora nessuna indicazione. Per te? No

Questo mondo non mi renderà cattivo

  • Serie TV
  • Italia
  • 1 stagione 6 episodi

Titolo originale Questo mondo non mi renderà cattivo

Con Zerocalcare, Valerio Mastandrea, Michele Rech

Tag Animazione, Storia corale, Relazioni, Storie di vita, Italia, Anni duemilaventi

Questo mondo non mi renderà cattivo

In streaming su Netflix

vedi tutti

 

Not In My BackYard! (Tor ‘Sta Ceppa.)

 

È sempre una questione di tempo con Michele Rech (classe 1983 from Rebibbia) in arte & disegnetti ZeroCalcare: tempo ch’è passato, e poi, continuando a scorrere, ecco che ti riciccia fuori un fatto, un argomento o una persona che tu avevi lasciato fluire via lungo la corrente: in “Questo Mondo Non Mi Renderà Cattivo” (titolo struggente, e serie inferiore a “Strappare Lungo i Bordi” solo perché paragonata a un capo d’opera omnia) si tratta, al posto di Alice/Camille, di Cesare: sardo, ex eroinomane e neonazista.


Un’altra materia, tematica e questione - correlata - è il cambiamento di paradigma: ché non si smette, mai, di crescere. (Beh, tranne forse la coscienza critica dell’Armadillo, che “ci” parla con la voce di Valerio Mastandrea da un punto dell’Universo - qui invece siamo in zona "Arance e Martello", e c'è pure un simil Diego Bianchi aka Zoro - in cui le cose già si sanno. E se non le sai, sappile. Tipo quand’è il caso d’arrotolarsi a palla.)

 

Ma pure, in altra sintesi: Biagio Antonacci amico delle guardie (e Dax odia ancora), ovvero: cose che se dicono per fa’ conversazione durante ‘n pogrom.

 

P.S. As usual, con GianCane (GianCarlo Barbati, ex il Muro del Canto) col cazzo che skippo l'intro.

 

 
Not In My BackYard! (Tor ‘Sta Ceppa.)

 

* * * * (¼) - 8.25

 

Recensione (con fotogrammi).

 

Rilevanza: ancora nessuna indicazione. Per te? No

Murina

  • Drammatico
  • Croazia, Brasile, USA, Slovenia
  • durata 92'

Titolo originale Murina

Regia di Antoneta Alamat Kusijanovic

Con Gracija Filipovic, Danica Curcic, Leon Lucev, Cliff Curtis, Jonas Smulders, Klara Mucci

Murina

In streaming su MUBI

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“Ha morso la sua stessa carne per liberarsi.”

 

Con la nominale benedizione co-esecutivamente produttiva di Martin Scorsese, il dalmata esordio nel lungometraggio della croata Antoneta Alamat Kusijanovic, classe 1985, scritto con Frank Graziano e vincitore - conquistando Mélanie Thierry e compagni di giuria - nel 2021 della Caméra d’Or (dopo essere stato invitato a partecipare alla Quinzaine des Réalisateurs al fianco di eccellenti lavori quali “A Chiara” di Carpignano, “Re Granchio” di Rigo de Righi e Zoppis e “Futura” di Marcello, Rohrwacher e Munzi), convince davvero: basato in parte sul precedente cortometraggio del 2017, “Into the Blue”, che, con la stessa protagonista Gracija Filipovic, classe 2002, raccontava una storia un po’ diversa, ma con delle forti e inequivocabili assonanze con questa, non costituisce una rivoluzione cinematografica, ma - come qualsiasi altra cosa fatta a “regola” d’arte, con cognizione di causa e soprattutto con una qual certa urgenza percepibilmente aleggiante - splende di luce propria, e le pietre, il sole, l’acqua, i corpi (quelli vivi, diguazzanti, e quelli scarnificati e mummificati), gli sguardi, le relazioni costitutive e sedimentate (rimpianti, rimorsi, minacciate ferite incombenti e cicatrici conquistate crescendo) e quelle estemporanee e baluginanti (estive speranze coltivate, sopite, ridestate ed estirpate) sono il tessuto con cui è tramata questa mappa del desiderio (la messa in scena di una "ottusa" aspirazione alla libertà e all'affermazione di sé).

 

A fianco di una recitativamente matura e selvatica Gracija Filipovic nei panni di Julija (per intendersi: in zona Angela e Marianna Fontana), l’antropomorfa murena - il teleosteo anguilliforme Muraena helena (Linnaeus, 1758) - del titolo, che "ha morso la sua stessa carne per liberarsi”, stanno ed orbitano Leon Lucev (Ante, il padre-padrone), Danica Curcic (Nela, la madre “amica & rivale”) e Cliff Curtis [Javier, la “ruthless icon” - che si rivelerà essere un tender uncle & family friend - spagnoleggiante con “colonizzante” - l’attore di the Piano, Once Were Warriors, Rapa-Nui, Three Kings, Bringing Out the Dead, the Insider, Whale Rider, the Fountain, SunShine, 10.000 BC, Fear the Walking Dead, the Meg, Doctor Sleep, Reminiscence e Avatar: the Way of Water (in attesa di… Meg 2: the Trench di… Ben Wheatley) è neozelandese di etnia maori - ad altezza cintura kirituhi].


Fotografia (riprese subacquee coadiuvate da Zoran Mikincic-Budin estremamente valide) di Hélène Louvart (Corpo Celeste, le Meraviglie, the Smell of Us, Arianna, Beach Rats, Lazzaro Felice, Never Rarely Sometimes Always, la Chimera), montaggio di Vladimir Gojun, musiche di Evgueni e Sacha Galperine e sound design di Julij Zornik, con “Pensiero Stupendo” di Patty Pravo (Fossati/Prudente) e “Volver a los DieciSiete” di Violeta Parra che sembrano nate (anche) per questa luce, questa terra e questo mare.

 

 

Al cinema di Antoneta Alamat Kusijanovic voglio augurare - date le concrete premesse, e con un pensiero anche a Giorgia Cecere, Laura Bispuri e Laura Samani - una progressione artistica ed espressiva à la Lucrecia Martel, Céline Sciamma, Eliza Hittman, Alice Rohrwacher, Julia Ducournau e Léa Mysius


“Ha morso la sua stessa carne per liberarsi.”

* * * ¾ (****)  

 

Recensione (con fotogrammi).

 

Rilevanza: ancora nessuna indicazione. Per te? No

Nurse Jackie - Terapia d'urto

  • Serie TV
  • USA
  • 7 stagioni 80 episodi

Titolo originale Nurse Jackie

Con Liz Brixius, Evan Dunsky, Linda Wallem, Edie Falco, Merritt Wever

Tag Commedia, Femminile, Medicina, Storie di vita, New York, Anni duemila

Nurse Jackie - Terapia d'urto

In streaming su Paramount Plus

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- Stag. 1 (12 ep., 2009)

- Stag. 2-3 (24 ep., 2010-2011)

- Stag. 4-5 (20 ep., 2012-2013)

- Stag. 6-7 (24 ep., 2014-2015)

 

Rilevanza: ancora nessuna indicazione. Per te? No

Extrapolations - Oltre il limite

  • Serie TV
  • USA
  • 1 stagione 8 episodi

Titolo originale Extrapolations

Con Scott Z. Burns, Sienna Miller, Matthew Rhys, Eiza González, Meryl Streep

Tag Fantascienza, Storia corale, Scienza, Lotta per la sopravvivenza, Mondo, Futuro

Extrapolations - Oltre il limite

In streaming su Apple TV Plus

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Inseparabili - Dead Ringers

  • Serie TV
  • Gran Bretagna
  • 1 stagione 6 episodi

Titolo originale Dead Ringers (2023)

Con Alice Birch, Rachel Weisz, Emily Meade, Poppy Liu, Michael Chernus

Tag Drammatico, Femminile, Famiglia, Esperimenti scientifici, Gran Bretagna, Anni duemilaventi

Inseparabili - Dead Ringers

In streaming su Amazon Prime Video

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Under the Silver Lake

  • Giallo
  • USA
  • durata 139'

Titolo originale Under the Silver Lake

Regia di David Robert Mitchell

Con Andrew Garfield, Riley Keough, Topher Grace, Callie Hernandez, Don McManus, Jeremy Bobb

Under the Silver Lake

In streaming su Amazon Prime Video

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Clerks III

  • Commedia
  • USA
  • durata 115'

Titolo originale Clerks III

Regia di Kevin Smith

Con Rosario Dawson, Kevin Smith, Jason Mewes, Jeff Anderson, Brian O'Halloran

Clerks III

In streaming su Amazon Video

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Bussano alla porta

  • Horror
  • USA
  • durata 110'

Titolo originale Knock at the Cabin

Regia di M. Night Shyamalan

Con Dave Bautista, Jonathan Groff, Rupert Grint, Ben Aldridge, Nikki Amuka-Bird

Bussano alla porta

In streaming su Netflix

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Le farò da padre

  • Drammatico
  • Italia
  • durata 100'

Regia di Alberto Lattuada

Con Irene Papas, Gigi Proietti, Teresa Ann Savoy, Isa Miranda, Bruno Cirino

Le farò da padre

In streaming su CG Collection Amazon channel

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Bloodline

  • Serie TV
  • USA
  • 3 stagioni 33 episodi

Titolo originale Bloodline

Con Glenn Kessler, Todd A. Kessler, Daniel Zelman, Ben Mendelsohn, Linda Cardellini

Tag Drammatico, Maschile, Famiglia, Crimini, USA, Anni duemiladieci

Bloodline

In streaming su Netflix

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La cura dal benessere

  • Drammatico
  • USA
  • durata 146'

Titolo originale A Cure for Wellness

Regia di Gore Verbinski

Con Dane DeHaan, Jason Isaacs, Mia Goth, Celia Imrie, Susanne Wuest, Carl Lumbly

La cura dal benessere

In streaming su Plex

vedi tutti

 

Film che, dato il voto assegnatogli, non dovrebbe comparire in questa playlist, ma lo fa perché...

 

 

...sì.

 

Recensione (con fotogrammi).

 

Playlist: Mia Goth.

 

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