25 APRILE, UNA FILMOGRAFIA… DICHIARATAMENTE PARZIALE
Eh, sì, parziale.
Perché confesso sin d’ora d’aver una certa, per così dire, inclinazione a favore degli Alleati. E non perché fossero perfetti, non abbiano compiuto crimini di guerra ecc. No. Ma per il semplicissimo motivo che, pensa un po’ te, non vorrei vivere in un mondo plasmato dal nazifascismo.
Va bene indagare anche gli errori, le brutalità, i massacri da addebitare sul conto di USA-UK-URSS (o dei partigiani). Ma quando questo “indagare” si tramuta neanche troppo velatamente in un tentativo aberrante di equipararli ai nazisti o ai fascisti o a entrambi, ecco che allora è meglio dichiarare all’istante la propria estraneità a tale atteggiamento para-storico.
Il revisionismo non è di per sé un termine negativo. Ma il revisionismo fascista o simil-fascista sì. E se ne stanno trovando fin troppe tracce sui media negli ultimi tempi, grazie alla mai sopita nostalgia di una parte e alla notoria impalpabilità della cosiddetta opposizione.
Dunque, una filmografia parziale.
Che renda partecipi dell’enormità di quanto avvenuto, evitando di scivolare nella riscrittura della Storia a favore dei “vinti” che per fortuna appunto questo furono. Vinti. Sconfitti. Debellati.
Per tutte le Donazzan di questo mondo... Che quei terribili comunistacci purtroppo accerchiarono gli alpini, che a quanto sembra si trovavano in gita turistica in Alto Adige (magari impegnati a suonare a mo' di banda musicale, vai a sapere) per vedersi d’un tratto sopraffatti dalle “orde russe”, che poi procedettero fino ad abbeverare i cavalli dei cosacchi a San Pietro…
Con Aleksej Kravchenko, Olga Mironova, Liubomiras Lauciavicius
L’orrore della guerra di sterminio ad Est. L’estrema violenza dell’hitlerismo. Il fiume di sangue e metallo riversato su mezza Europa popolata da etnie ritenute inferiori. Dunque eliminabili. Dunque “indegne di vivere”.
Con Ye Liu, Yuanyuan Gao, Hideo Nakaizumi, Wei Fan, Yiyan Jiang, Ryu Kohata, Bin Liu
L’orrore della guerra imperialistica nell’Estremo Oriente. Nel caso qualcuno c’avesse dubbi su chi ha sofferto di più appena dopo l’URSS. Oppure facesse ancora finta di non sapere cos’erano, cosa facevano e per cosa si battevano le potenze dell’Asse: lo sterminio e l’asservimento di intere popolazioni.
Con Anna Magnani, Aldo Fabrizi, Vito Annichiarico, Maria Michi, Marcello Pagliero
“Autenticità, sobrietà, rifiuto degli stereotipi cinematografici, forte e immediato senso della Storia, sguardo diretto e limpido sulla realtà. Questo, ma anche un classico senso del tragico […] Fu, secondo Luigi Chiarini, ‘la reazione alla retorica di tanti anni, a una tradizionale ipocrisia; la sincerità e il desiderio di mettere gli uomini al cospetto della realtà così com’è’” - F. Di Giammatteo
Con Alberto Sordi, Serge Reggiani, Eduardo De Filippo, Carla Gravina
Uno dei primissimi film ad affrontare l’argomento. Un’opera capace di dar conto della complessità.
Il caos post-armistizio. Le decisioni da prendere. Da che parte stare? Tornarsene semplicemente a casa, cercando di ignorare o soprassedere, oppure appunto schierarsi?
Indimenticabile la breve scena del Ceccarelli (Reggiani) che si affaccia intravedendo per pochi istanti casa sua.
“Un film fondamentale nella storia del cinema italiano, la cui uscita contribuì a spezzare il muro di silenzio calato negli anni Cinquanta sulla Resistenza. […] Né eroi né vigliacchi, i quattro soldati compiono ‘un processo di maturazione che li porta a una consapevole scelta di campo antifascista’ [Brunetta] e rappresentano la confusione di un popolo travolto da una catastrofe di cui non capiva le cause […] diviso tra torbida inerzia e rassegnazione apatica, recrudescenze fasciste e antifascismo emergente, individualismo canagliesco e soprassalti di dignità” – P. Mereghetti
La realtà del conscio, premeditato, massivo annichilimento industrializzato di intere categorie di persone soltanto sulla base della loro “razza” (ebrei, Rom ecc.) o della loro supposta inferiorità, “cattiva genetica” (omosessuali, persone con handicap ecc.).
Parziale per forza. --- --- --- In un paese di piccola borghesia come l'Italia, e nel quale le ideologie piccolo-borghesi sono andate contagiando anche le classi popolari cittadine, purtroppo è probabile che le nuove istituzioni che seguiranno al fascismo, per evoluzione lenta o per opera di violenza, e anche le più estreme e apparentemente rivoluzionarie fra esse, saranno riportate a riaffermare, in modi diversi, quelle ideologie; ricreeranno uno Stato altrettanto, e forse più lontano dalla vita, idolatrico e astratto, perpetueranno e peggioreranno, sotto nuovi nomi e nuove bandiere, l'eterno fascismo italiano
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