Le spectre rouge
- Cortometraggio
- Francia
- durata 9'
Titolo originale Le spectre rouge
Regia di Segundo de Chomón, Ferdinand Zecca
Secondo saggio-memoriale entomologico-filosofico di Tommaso Lisa, dottore di ricerca in lettere ed entomologo “di ritorno” (ha scritto monografie su Edoardo Sanguineti e Valerio Magrelli), che l’autore ha iniziato a vergare e comporre prima di quello che sarebbe stato poi il suo esordio divulgativo sulla lunga distanza, “Memorie dal Sottobosco - un Coleottero dei Funghi”, ché sulla breve c’era già stato “Coleotteri Rossi e altri Insetti dello Stesso Colore - Diario Entomologico”, questo “Insetti delle Tenebre - Coleotteri Troglobi e Specie Relitte”, cui poi ben presto seguirà “il Carabo di Napoleone e Altri Enigmatici Insetti delle Isole Atlantiche”, serotinamente (“Apparizioni”: 21.00-22.00; “Descrizioni”: 22.00-23.00; “Materiali”: 23.00-24.00) e appropriatamente – “èn-tomos”, in greco, e “in-sectum”, in latino, stanno per “tagliato dentro”, e, per derivazione evolutiva, “(animale) suddiviso in segmenti” – tripartito e, specialmente per quanto riguarda l'argomento del collezionismo, sulla scorta delle opere di Fredrik Sjöberg (e prim’ancora dei “Souvenirs Entomologiques” di Jean-Henri Fabre, delle “Cacce Sottili” di Ernst Jünger, di “Parla, Ricordo”, “Fuoco Pallido” e “Guarda gli Arlecchini!” di Vladimir Nabokov e della “Caccia Grossa Fra le Erbe” di Mario Sturani), sonda, con rimarchevole tassonomia diaristica, le ctonie brane delle passioni mai sopite, assumendo come grimaldello la visita dopocena a un amico e concittadino fiorentino, il dottor Paolo Magrini, di professione medico dentista/odontoiatra (così come - per lo stato, ai fini fiscali - la “vera” professione dell’autore è quella di agente assicurativo) e costitutivamente (speleo)entomologo: oltre lo studio (con significato concreto: lettino, lampada, lavandino, trapano, specchietto, sonda, pinza, scavino, aspiratore, sputacchiera) ecco lo studio (con significato letterario: occupazione di una vita, opera “completa” di una ricerca sempre in farsi) con accanto un altro studio (con significato concreto: una scrivania e migliaia di esemplari spillati riuniti in cassette entomologiche riposte ed archiviate in armadi e librerie), e il ricordo, il sogno e la proiezione (nel volume sono presenti brevi riferimenti a “Melancholia” di Lars von Trier e il Rust Cohle della 1ª stag. di “True Detective”) può cominciare.
Wiki-spiegone: “In base alla loro ecologia, i troglobi sono definiti come gli animali strettamente legati all'habitat ipogeo e si differenziano dai troglofili (specie che vivono sia in ambiente ipogeo sia epigeo) e dai troglosseni (specie che si ritrovano solo occasionalmente nell’ambiente ipogeo e inadatte a stabilirvi popolazioni). In generale si parla di troglobi per gli animali terricoli e di stigobi (da Stige, uno dei fiumi infernali) per quelli che vivono nelle acque sotterranee.”
Nota. Un argomento fra i principali del libro è senz’altro quello dell’illustrazione naturalistica (artistica, scientifica e divulgativa), e se ne fanno i nomi: il già citato Mario Sturani (1906-1978); Roberto Pace (1935-2017), che pubblicò più di 370 articoli/lavori descrivendo quasi 6500 nuove specie e sottospecie e circa 400 nuovi generi, in particolare e in prevalenza di coleotteri stafilinidi, oltre che scopritore nel 1975 sui Monti Lepini della Crowsoniella relicta (che rientra nell’impropria definizione di “fossile vivente” e costituisce famiglia a sé); Dante Vailati (speleo-entomologo); e aggiungo io il nome di Gabriele Pozzi (di professione chimico), autore, tra gli altri, di una “Guida agli Insetti d’Italia e d’Europa” per i tipi di Fabbri che, in una ristampa dei primi anni ottanta del secolo scorso, andò a costituire la mia prima bibbia entomologica. E poi, tra la moltitudine di pari, Otto Marseus [Marcel(l)is] van Schrieck (1613/1620-1678), pittore e disegnatore olandese del Secolo d’Oro, autore di paesaggi (nature “morte”) con soggetti floreali e animali (molluschi, insetti, anfibi, rettili), molti dei quali ospitati in varie locazioni museali fiorentine (ad esempio la Galleria Palatina in Palazzo Pitti sotto amministrazione delle Gallerie degli Uffizi), essendo stato Ferdinando II de’ Medici suo mecenate: qui di seguito presento due suoi lavori, nessuno dei quali però è il “Paesaggio con Lucertola, Farfalle e Chiocciola” di cui parla l’autore nel suo libro: la Saturnia pavoniella corrisponde, ma le altre farfalle descritte non sono né Colias né Pontia, ma bensì Vanessa cardui, Aglais (Inachis) io, un paio di licenidi e, forse, una Melanargia sp., e poi vi sono una natrice, una libellula e una Euplagia quadripunctaria di troppo.
Amen.
“Nessuna passione può diventare un mestiere, nessun sogno può restare tale se soggiogato al calcolo dell’utile.”
P.S. Il mito "inflazionato" della Caverna Platonica con apprezzabile gesto viene mirabilmente citato soltanto alla fine.
Colophon.
Tommaso Lisa – “Insetti delle Tenebre - Coleotteri Troglobi e Specie Relitte” – Edizioni Exorma (collana “Scritti Traversi”) – Roma, 2022 (brossura cucita a filo refe, copertina flessibile con alette, 236 pagg., € 16.50).
* * * ¾ (****)
Addenda/Wormhole: “Spelonche” (“the Goonies”) per MSX.
Avvertemza: dalla playlist sono escluse quelle opere (film e serie) in cui compaiono caverne completamente sommerse e grotte sottomarine.
Titolo originale Le spectre rouge
Regia di Segundo de Chomón, Ferdinand Zecca
Titolo originale La cuisine de l'ogre
Regia di Georges Méliès
Titolo originale Journey to the Center of the Earth
Regia di Henry Levin
Con James Mason, Pat Boone, Arlene Dahl, Diane Baker, Thayer David
Titolo originale The Cavern
Regia di Edgar G. Ulmer, Paolo Bianchini
Con Rosanna Schiaffino, Nino Castelnuovo, Larry Hagman, Peter Marshall, Brian Aherne
Titolo originale The Severed Arm
Regia di Thomas S. Alderman
Con Deborah Walley, Paul Carr, David G. Cannon, Marvin Kaplan, John Crawford
Titolo originale Les mains négatives
Regia di Marguerite Duras
Titolo originale Balada o zeleném drevu
Regia di Jirí Barta
Titolo originale What Waits Below
Regia di Don Sharp
Con Robert Powell, Timothy Bottoms, Lisa Blount, Richard Johnson, Anne Heywood, A.C. Weary
Titolo originale Nerkiopiteco's Massacre Day
Regia di Fabio Pinci
Con Taiyo Yamanouchi, Emiliano Coltorti, Fabio Pinci
Titolo originale The White Diamond
Regia di Werner Herzog
Titolo originale The Descent
Regia di Neil Marshall
Con MyAnna Buring, Craig Conway, Natalie Jackson Mendoza, Molly Kayll, Stephen Lamb
Titolo originale Within
Regia di Olatunde Osunsanmi
Con Sybil Darrow, Mustafa Shakir, Ogy Durham, Andrew Caple-Shaw, Danny Jacobs
Titolo originale The Cave
Regia di Bruce Hunt
Con Cole Hauser, Morris Chestnut, Eddie Cibrian, Rick Ravanello, Lena Headey, Piper Perabo
Titolo originale La noche de los girasoles
Regia di Jorge Sánchez-Cabezudo
Con Carmelo Gomez, Judith Diakhate, Celso Bugallo, Manuel Morón, Mariano Alameda
Titolo originale Cave of Forgotten Dreams
Regia di Werner Herzog
Con Charles Fathy, Werner Herzog
- - - Brevi Passi Scelti - - -
Nei cunicoli e nei pozzi delle grotte più inaccessibili è stato scoperto un numero considerevole di specie relitte originatesi nel Terziario o perfino nel Mesozoico che da allora si sono evolute il minimo indispensabile in un ambiente rimasto quasi del tutto immutato. Nel sottosuolo vive ancor oggi una microfauna che si muove su un piano evolutivo sfalsato rispetto alla superficie: "vestigia sotterranee" le chiamava il celebre biospeleologo rumeno Emil Gustave Racovitza (1868-1947), autore nel 1907 di “Essai sur les Problèmes Bio-Spéologiques”, testo fondamentale per lo studio della fauna sotterranea. La specie madre originaria, isolata in molteplici arcipelaghi circoscritti, subisce un'interruzione del flusso genetico diventando un isolato periferico e infine una specie diversa. In virtù d'una forma di speciazione allopatrica ciascuna caverna è popolata da una particolare specie endemica. La solitudine, in questo caso, è la principale leva evolutiva.
Se ogni grotta ha la sua specie mi domando quale sia stata la ur-specie dalla quale poi sono discese tutte le altre. […] nei suoi primi scritti lo storico delle religioni Mircea Eliade (1907-1986) s'ispirò alle teorie di Racovitza. Agli inizi del Novecento Eliade era un giovane entomologo che usava le scienze naturali i per avallare sia l'evoluzionismo lamarckiano sia il darwinismo sociale spenceriano, negando l'evoluzione in nome d'immutabili archetipi dello spirito. Per Eliade la grotta era un luogo metafisico in cui il tempo s’è fermato: partendo da tale assunto sviluppò la teoria sui fossili viventi come testimoni immobili delle forme archetipiche. I suoi primi scritti, risalenti agli anni Trenta, sono introvabili anche in lingua originale e il motivo c'è, tanto sono contrari alla comprovata realtà evoluzionista. Neppure nei recessi ctoni il tempo si ferma e la ruota dell'evoluzione, magari ridotto al minimo il numero dei giri, continua a imporre cambiamenti anche la talvolta rivoluzionari, per lo più lenti e impercettibili. Tuttavia questi coleotteri ctoni sembrano emblemi della insondabile profondità della psiche. Avrebbero affascinato Valentin Iconaru, alter ego di Eliade nel racconto “All’Ombra di un Giglio”, che s'interessa alle scienze naturali e studia entomologia con l'intento di riscrivere i “Souvenirs Entomologiques” di Jean-Henri Fabre (1823-1915), da lui apprezzato per la posa anti-evoluzionista. Ancora un passo e, al culmine della disperazione, il pensiero scruta nello scuro abisso aperto dal filosofo Emil Cioran.
[…]
Nel caso dei coleotteri troglobi, diventati ciechi e privi di colore, l'evoluzione ha significato rinunciare: si evolve anche verso il meno, senza che per questo si sia meno. Si è diversa mente. Non ci si modifica solo verso la ricchezza e la complessità, ma anche verso la semplicità. È conosciuto addirittura il caso d'una specie che, in condizioni sfavorevoli, può regredire: il "Dermestide della carta velina", Thylodrias contractus (Motschulsky, 1839), la cui femmina è attera e all'apparenza neotenica. Le larve sono in grado di arrestare lo sviluppo in assenza di cibo e, a ogni muta, farsi più piccole, invece di crescere. Quest'insetto sembra invertire la freccia del tempo, come se tornasse alle origini come risposta alla pressione ambientale. La perniciosa quanto falsa sinonimia tra evoluzione e progresso deriva dal darwinismo sociale di Herbert Spencer (1820-1903); l'evoluzione non è sinonimo di progresso bensì adattamento ai contesti più disparati. Ne consegue la considerazione che nessuna specie è migliore di un'altra, ma solo più adatta a un determinato ambiente.
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I cambiamenti climatici sono sempre avvenuti, anche a prescindere dall’intervento umano […], solo che, a differenza delle ere trascorse, il volano del mutamento oggi non è quello geologico ma l’industria umana.
[…]
Un'equipe composta da ricercatori italiani e guidata da Pietro Brandmayr - racconta il mio dottore in camice bianco rovi stando in punta di pinzette - sta valutando i Carabidi ipogei come indicatori del riscaldamento globale. La pietraia in cui vivono immagino rappresenti per allegoria la rovina del mondo futuro dopo il collasso, il crollo della civiltà, un tempo post-umano in cui se persa la memoria dei versi di Dante, di Virgilio, di Stazio, delle fonti latine e dei miti greci Ho scoperto di recente che per definire tale condizione esiste una parola: solastalgia, la nostalgia del conforto. È un termine recente coniato nel 2013 dal filosofo australiano Glenn Albrecht - usato nell'ambito della psicologia per descrive il malessere che ci accompagna quando il nostro ambiente vitale è stato violato o distrutto.
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Mi domando se siano gli insetti ipogei correttamente classificati in ordinate tabelle tassonomiche a derivare dai mostri della mitologia oppure se sia il mito ad avere avuto origine dalle loro forme archetipiche, magari già note anche ai cacciatori paleolitici che possono averne tratto miti e ispirazione per pitture rupestri(in una grotta francese è stato scoperto un graffito raffigurante un inconfondibile Ortottero del genere Dolichopoda, simile a una cavalletta dalle zampe smisurate, piuttosto comune nella parte meno profonda delle caverne). Credo si tratti d’un intreccio mimetico inestricabile.
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La terra è un immenso cimitero, spazio su cui s'accumulano senza sosta i resti dei morti di generazione in generazione, in sempre nuovi strati, seguendo un ciclo ineluttabile in cui la vita genera nuova morte. Per questo, forse, la tradizione antica immagina che penetrare nel sottosuolo significhi scendere nel regno dei morti. Che sia petrolio o rovine d'antiche città, ci nutriamo di sostanze che ciclicamente si smuovono, emergono e vengono risospinte sotto terra. L'Acropoli è superficiale e mondana ma poggia le effimere fondamenta sulla Necropoli. Che sia l'Ade o i Campi Elisi, c'è in ciascun individuo qualcosa di simile al Tartaro dove Zeus aveva rinchiuso i Titani, un abisso profondo, una voragine tale che a lasciarvi cadere un'incudine neanche dopo nove giorni e nove notti potrebbe toccare il fondo. Forse le descrizioni arcaiche di tale antico rito geomantico d'iniziazione possono essere rintracciate nei disegni nelle grotte del Paleolitico: lo sciamano, rapito dagli Spiriti, veniva condotto negli altri mondi dove avrebbe ricevuto un nuovo corpo, attraverso una pratica di sanazione.
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Scarse modifiche evolutive possono verificarsi solo in contesti ambientali stabili con poca pressione selettiva. Ad esempio nelle profondità marine. Ma anche scarsa insorgenza di derive genetiche. Competizione e adattamento fanno da vaglio, portano al miglioramento funzionale le specie più duttili. Ne derivano occhi elaborati, tattiche mimetiche, organi di senso ipersensibili, strutture complesse. Per reazione ai fastosi eccessi di competizione e adattamento trovo ammirevoli le creature chiamate impropriamente fossili viventi, dotate d'una nobiltà fuori dal tempo, capitate in una nicchia remota. Specie che si sono mantenute quanto più possibile simili a sé stesse nel corso dei secoli. Copie conformi, spartane, essenziali, desuete. Funzionali e imperturbabili. Come i Latimeridi, ossia il Celacanto delle Comore e la specie gemella indonesiana, o le Metasequoia, Cupressacee relitte della Cina. Non sono cambiati perché il contesto non è mutato. Come un paese sotto embargo, hanno ridotto al minimo il progresso, limitato per miracolo scambi, interazioni, urti, cambiamenti. Con strategie semplici, protezionistiche, sono letteralmente sopravvissuti, avendo poche prede e pochi predatori, sviluppando comportamenti selettivi e quindi, in una parola, nobili.
L'evoluzione sembra posta in epochè, fra parentesi, come nella sospensione del giudizio necessaria per giungere all'atarassia. Ma non sono propriamente fossili in vita, giacché non discendono dalla preistoria senza mutazioni che, seppur minime, non sono mancate: anche loro si sono evoluti, però quasi al rallentatore, in un'estenuata moviola. Ecco l'effetto di stare fuori dal flusso della superficie, in una sfasatura temporale. Che cosa ci fanno qui, oggi, questi testimoni di evi scomparsi, creature di faglia, inquietanti intrusi? Sono la personificazione del perturbante, Das Unheimliche, incarnazioni dello straniamento.
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Reliquie d’un altrove, lontano nell’abisso che si perde nel tempo e nello spazio, il fossile e il coleottero ctonio sembrano entrambi attendere solo il soggetto osservante per compiere il loro significato.
(Non ci si può allontanare un paio di decenni dal mondo dell’entomologia ed ecco che gli cambiano i nomi delle vie e non si riesce più a orientarsi.)
L’informazione si traduce con fiducia in esperienza. La realtà, che sfugge ai nevrastenici, diventa tangibile, sembra lasciarsi addomesticare e, nominando, esistere.
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Si spiega forse così, il senso della collezione? Riempire un vuoto con una presenza, forma simbolica dell'alterità, scendere dentro a un buco per colmare la casella nella scatola entomologica già atta, in sistematica linneiana, e dare il nome - possibilmente il proprio - a una specie, per entrare nel catalogo, nel regesto, nell'indice degli indici della classificazione ragionieristica del creato, a positivistica imperitura memoria dei posteri. D'altra parte la parola stessa nomina escludendo ciò che non è - io sono ciò che tu non sei - e se fossimo la stessa cosa, uguali, allora non servirebbe nominare. Il significato si basa su un'esclusione e il valore su una mancanza. Sono finalmente giunto nel Cocito, e […] comprendo infine la predatoria ansia di possesso, volta ad analizzare e descrivere specie, che anima l'entomologo. "A che serve loro avere dei nomi se non rispondono a essi" domanda la malinconica zanzara ad Alice nel Paese delle Meraviglie. È utile questo nominare, a colui che nomina, quanto il denaro. Catalogare la biodiversità diventa una messa a rendita della realtà. Non è forse un paradosso che più s'affinano gli strumenti per scoprire e nominare specie nuove, più s'acquisisce consapevolezza che la biodiversità stessa si sta progressivamente estinguendo a a causa della mercificazione del pianeta?
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Penso a una falena che vortica intorno alla fiamma attratta dal miraggio di un fine, l'allettante luce che la porterà a estinguersi. Se la coscienza d'esistere, invece che un errore o un passo falso nell'evoluzione, fosse ciò che al contempo consente di sopportare l'esistenza stessa? Se fosse l'unico bene che abbiamo, la consapevolezza della coscienza, il più prezioso, proprio perché è un onere cosi inutile da sostenere?
Come quella falena giro intorno al buio della caverna in cerca di illuminazioni che indagano la matrice, il ricettacolo invisibile del divenire. Forse è un mito antico: il profilo di ciascuna specie vivente altro non è che l’ombra proiettata sulle pareti, mentre il soggetto che osserva resta in catene. Ma niente è occulto perché non c’è scampo dalla realtà. Dal fondo risuona la domanda cui soltanto l’eco dà risposta.
Titolo originale Jiseul
Regia di Meul O.
Con Min-chul Sung, Jung-Won Yang, Young-soon Oh, Suk-bum Moon, Kyung-sub Jang, Sung-wook Uh
Titolo originale Dios Local
Regia di Gustavo Hernández
Con Mariana Olivera, Gabriela Freire, Agustín Urrutia
Regia di Igor D'India, Martino Lo Cascio
Titolo originale La cueva
Regia di Alfredo Montero
Con Marcos Ortiz, Marta Castellote, Eva García-vacas, Jorge Páez, Xoel Fernández
Regia di Alessio Rigo de Righi, Matteo Zoppis
Titolo originale Le dernier passage
Regia di Pascal Magontier
Titolo originale Cave
Regia di Henrik Martin Dahlsbakken
Con Heidi Toini, Mads Sjøgård Pettersen, Benjamin Helstad, Ingar Helge Gimle
Titolo originale The Darkest
Regia di Robin Entreinger
Con Valentin Bonhomme, Claire Suchet, Alexandra Bialy, Benjamin Robert
Titolo originale Dreamlife
Regia di Melvin Moti
Con Sam Louwyck, Vincent van der Valk, Wine Dierickx
Regia di Michelangelo Frammartino
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