Libr(iccin)i A(ni)mati - 57: “E sapremo chi fu l'autore del delitto? - Piero Chiara intervista Carlo Emilio Gadda”, a cura di Federico Roncoroni (2013) - "No: non mi muovo."
Nel tardo autunno del 1957, pochi mesi dopo l'apparizione da Garzanti di "Quer pasticciaccio brutto de via Merulana", Piero Chiara, allora quasi del tutto sconosciuto come scrittore, intervistò a Roma, per conto della Radio della Svizzera Italiana, Carlo Emilio Gadda. I tempi e i modi, per molti aspetti bizzarri, dell'intervista sono ricostruibili attraverso il racconto, finora inedito, che Chiara ne fece una quindicina di anni dopo e attraverso due lettere di Gadda, anch'esse inedite. [Dal risvolto/aletta di copertina.]
Finita la stesura delle domande, si parlò del Pasticciaccio. Bernardi gli fece notare che al tempo della storia raccontata da Gadda, la trazione elettrica non era ancora stata adottata dalle FF. dello Stato sulla Roma-Napoli, e quindi, il passo del Pasticciaccio dove si leggeva «il Roma-Napoli filava filava a tutta corsa... diademato di lampi e di scintille spettrali sul pantografo, lucanocervo saturato d'elettrico» era arbitrario, anacronistico. Il Gadda ne sembrò terrorizzato. Disse che avrebbe accertato, scrivendo al Ministero dei Trasporti, e poi avrebbe corretto, se del caso. A mia volta gli dissi che dove il brigadiere Pestalozzi in motocicletta, sempre nel Pasticciaccio, «premé col piede, accelerò», vi era (un) errore tecnico. Perché le moto Guzzi dell'epoca avevano l'acceleratore a manopola, sul manubrio, e non a pedale. Gadda sudava freddo. Annotò, ricordando che il particolare doveva essere a pagina 234, e promise di accertare e di correggere, cosi come aveva già in mente di cambiare il nome della Contessa Menegazzi, che gli sembrava alludere ad operazioni poco commendevoli per una signora, benché Menegazzi dovesse venire da Ménego, Menegazzo, cioè da Domenico, per deformazione dialettale veneta e non da attitudini o abitudini invereconde. Piero Chiara (1974-‘75)
Nessuna correzione fu apportata ai due passi nelle successive edizioni del romanzo. [Nota di Federico Roncoroni.]
Ma un così fortunato incontro non poteva passare nell'etere senza consacrarsi nella "scrittura", in quella profonda ed emozionante "scrittura" gaddiana dove ogni parola, ogni concetto, ha il peso del cuore e quello dell'intelligenza; con una eco infinita dentro l'animo di chi legge e partecipa a quel dono, a quel prodigio di eloquenza dove fantasia e linguaggio utilizzano ed esauriscono tutta la realtà del fatto e del discorso. Dall’introduzione di Piero Chiara all’intervista del 1957 trasmessa dalla Radio della Svizzera Italiana all’inizio del 1958 e poi apparsa trascritta sulla rivista “RadioProgramma” della RSI n. 36 del 6 settembre 1958.
Domanda (Piero Chiara) Caro Gadda, ho letto che a certe persone indaffarate che sapendola rifugiata in casa Sua a lavorare Le chiedono: «Che cosa fai tutto il giorno? Non ti muovi mai?» Lei risponde: «No: non mi muovo». Ebbene, poiché questo suo «Non mi muovo» sta per diventare una frase-ritratto, me ne dica, per cortesia, il senso preciso.
Risposta (Carlo Emilio Gadda) «No: non mi muovo» significa: ho camminato quand'era il tempo, quando il cuore e le gambe reggevano. Ho viaggiato mondo e paese, in pace e in guerra. Nell'aprile del 1916 "mi muovevo", sui ghiacciai dell'Adamello e nell'estate del 1917 tra le doline del Carso. C'è chi mi accusa d'immobilità, oggi, in rapporto agli ideali di oggi. Io mi son mosso per i "miei" ideali, piuttosto limitati, ne convengo: e magari, a vederli oggi, sbagliati. Del tutto immobile risulterò nel Duemila. E poi, a completare l'esègesi, chi scrive non si muove. Ore e ore al tavolino: mesi e mesi. Non è pensabile che Tolstoi abbia scritto Guerra e pace a cavallo.
Nell'Adalgisa e altrove la colorazione lombarda è ovviamente imputabile al sangue, all'ambiente, ai "modelli" amati (Parini, Manzoni), forse a quel tanto di iberico e di spagnolesco di cui non mi pare assurdo ricercare i germi in una ibridazione agnatizia, mia, e di alcuni altri lombardi, ivi compreso il Manzoni. La contaminazione col romanesco è voluta e studiata, ad accompagnare anche idiomaticamente il racconto di fatti che si sono svolti a Roma, nel bailamme degli apporti linguistici regionali ivi confluiti: ad esprimere la simpatia per la parlata romanesca, ricca di un suo humour, per quanto greve, tuttavia felice e bonario; a riconoscere anche nella Roma di oggi una eco ottocentesca, e la sopravvivenza del Belli. Il Belli, ritenuto ancora, da taluni, un dialettale-scurrile, è poeta del costume dei più veri e profondi del suo secolo: non artefatto, non accademico: splendidamente nativo: popolare e grottesco: realistico e surreale: anticipatore d'invenzioni e di modi tuttora ignoti alla letteratura in lingua. Carlo Emilio Gadda
Colophon. Federico Roncoroni - “E Sapremo Chi Fu l'Autore del Delitto? - Piero Chiara Intervista Carlo Emilio Gadda” - Mauro Pagliai Editore, 2011-'12 / Edizioni Polistampa, Firenze, 2013 (pagg. 52, brossura cucita a filo refe con copertina a quattro ante, 8.00 €).
Precedenti playlist dedicate al rabelais-joyce-pynchoniano genius loci del Gran Lombardo: - Libri a(ni)mati / 3 : «Se mi vede Cecchi, sono fritto» (Carlo Emilio Gadda - Goffredo Parise), a cura di Domenico Scarpa (2014). - Libri a(ni)mati / 12 : Carlo Emilio Gadda - «Un Gomitolo di ConCause» (Lettere a Pietro Citati, 1957-1969), a cura di Giorgio Pinotti (2013) - Lo Gnommero, ovvero: Sbrogliare il Mondo. - Libri a(ni)mati / 13 : Carlo Emilio Gadda - «Per Favore, Mi Lasci nell'Ombra» (Interviste: 1950-1972), a cura di Claudio Vela (1993) - L'ingegner Gadda sono questo - Cronache dalla civiltà in fiamme.
Co-sceneggiatore (Nastro d'Argento 1971, premio che andò anche, per la Migliore Interpretazione Femminile, all'indimenticata Francesca Romana Coluzzi).
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