Calura
- Drammatico
- URSS
- durata 77'
Titolo originale Znoy
Regia di Larisa Shepitko
Con Bolotbek Shamshiyev
Quando un film termina di essere realizzato e viene distribuito, il film “non appartiene” più al suo regista, ma “diventa” dello spettatore, del pubblico che lo prenderà e lo giudicherà, lo apprezzerà o lo criticherà. Tutto questo se avrà la fortuna di vederlo. Ma quando la possibilità di essere visionato manca, o quando diventa difficile se non impossibile la sua reperibilità, o peggio ancora quando non viene molto pubblicizzato, o non viene più salvato dall’oblio nel corso del tempo, è come se si facesse un torto all’arte (in questo caso alla Settima Arte), e a quegli artisti che hanno speso anima e corpo, soldi, tempo ed energie a realizzare un’opera che si voleva (e si sperava) essere mostrata al mondo e a quel pubblico interessato o invogliato a vederlo.
Ho sempre provato un enorme dispiacere nel sapere che certe pellicole che non hanno avuto il privilegio di un restauro rischiano di scomparire per sempre, che certi film siano andati perduti e tuttora rimangono inediti, o che, per svariati motivi, non avranno mai la fortuna e la possibilità di arrivare a noi.
In questo discorso rientra anche l’argomento affine della poca, pochissima diffusione e distribuzione di un film nelle sale cinematografiche, cosa altrettanto dispiacevole perché, seppur per svariati motivi e ragioni che non staremo qui ad elencare, mancando una seria distribuzione si verrà automaticamente a limitare la visibilità del film, rendendolo quasi invisibile ai più. Un’ingiustizia vera e propria soprattutto se quella specifica opera filmica ha in sé un grande valore ed eccelse qualità artistiche.
Quel che più mi rattrista però è il legame di alcuni film meritevoli di elogi e visibilità con l’inevitabile passare del tempo, quando quest’ultimo cioè fa cadere sempre più inesorabilmente (e spesse volte ingiustamente) nell’oblio, nel dimenticatoio certe pellicole che non lo meriterebbero.
Tutto ciò è spesso causato da mancanza di pubblicità, di divulgazione ampia e durevole negli anni, di capillare e forte promozione culturale e soprattutto di volontà a far preservare la memoria e/o la conoscenza di certi film c.d. datati alle nuove generazioni (e forse a volte anche agli stessi cinefili).
Film che non si conoscono o che sono conosciuti da pochissime persone/critici/storici del cinema/cinefili, film dimenticati ingiustamente e registi che li hanno realizzati ma che non sono più “considerati” dalla nostra epoca, è questo che vorrei ricordare a chi già li conoscesse o divulgare e promuovere a chi li sta appurando per la prima volta, in questa mia serie di playlist.
Un suggerire titoli e registi che non necessariamente sono sconosciuti o invisibili, ma che ingiustamente nel corso degli anni sono stati del tutto o in parte dimenticati, e che invece andrebbero recuperati dall’oblio a cui sembrano destinati per essere di nuovo celebrati e omaggiati come meriterebbero.
In questa prima lista vorrei ricordare i film diretti da Larisa Efimovna Šepit'ko, regista sovietica nata a Artemivs'k il 6 gennaio 1938 e morta a Leningrado il 2 luglio 1979.
Non mi soffermerò a descriverne la vita e la carriera nei minimi dettagli, ma lascio alla curiosità e alla volontà di chi sta leggendo, se ne ricaverà un po’ di interesse, la ricerca di ulteriori approfondimenti; in questa sede mi limiterò soltanto ad accennarne i tratti più essenziali.
Larisa Efimovna Šepit'ko studiò regia con il regista ucraino Aleksandr Dovženko nell’Università statale pan-russa di cinematografia S. A. Gerasimov, diplomandosi nel 1963 con la pellicola “Calura”, che raccontava la storia di una comunità di contadini dell'Asia centrale a metà degli anni cinquanta.
La sua filmografia non comprende molti titoli, ma sono tutti di notevole qualità.
Il terzo lungometraggio, “Tu e io”, del 1971, venne accolto con favore alla Mostra del Cinema di Venezia ma ebbe una scarsa distribuzione in Unione Sovietica.
Il film “L’ascesa”, del 1977, è il suo ultimo lungometraggio (girato nel gennaio 1974 nei pressi di Murom in Russia, in un ambiente innevato come richiesto dal romanzo da cui è tratta la storia, “Gli ultimi tre giorni” di Vasil Bykaŭ), ma è anche un vero e proprio capolavoro nonché il titolo più conosciuto della regista. La pellicola vinse l'Orso d'oro al Festival di Berlino nel 1977.
La vita e la carriera di Larisa Efimovna Šepit'ko, che è stata anche tra i membri della giuria al festival di Berlino nel 1978, subirono una tragica battuta d’arresto. Sfortunatamente morì all'età di 40 anni nel 1979 in un incidente d'auto a Leningrado, insieme a quattro membri della troupe, durante i sopralluoghi per un adattamento del romanzo Addio a Matëra.
Sarà il marito Elem Klimov a terminare il lavoro al posto suo (il film “L'addio”, 1983), e le dedicherà un cortometraggio commemorativo, “Larisa” (1980).
Qui giù l’elenco dei film usciti nelle sale cinematografiche di Larisa Efimovna Šepit'ko (reperibili sottotitolati anche su Internet) dal quale non ho incluso “La patria dell'elettricità” (Родина электричества): episodio del film “L'inizio di un secolo sconosciuto” (Начало неведомого века) del 1967, e “Alla tredicesima ora della notte” (В тринадцатом часу ночи): film per la TV del 1969.
Titolo originale Znoy
Regia di Larisa Shepitko
Con Bolotbek Shamshiyev
Titolo originale Krylya
Regia di Larisa Shepitko
Con Maya Bulgakova, Sergei Nikonenko, Zhanna Bolotova, Pantelejmon Krymov
Titolo originale Ty i ya
Regia di Larisa Shepitko
Con Leonid Dyachkov, Yuri Vizbor, Alla Demidova, Natalya Bondarchuk
Piotr, medico moscovita, dopo aver passato diversi anni in Svezia per lavorare presso l'ambasciata, ritorna in Russia; qui, però, sia l'intera comunità scientifica che i colleghi gli voltano le spalle. Preso dallo sconforto, il protagonista deve affrontare una crsi interiore, che lo porta a fuggire e a ritrovarsi per caso in Siberia, dove salva la vita a una suicida e dove ricomincia una nuova vita come dottore.
Titolo originale Voschodzenie
Regia di Larisa Shepitko
Con Boris Plotnikov, Vladimir Gostyukhin, Sergej Jakoviev
Il film, in bianco e nero, è stato l'ultimo girato dalla regista sovietica prima della sua morte in un incidente d'auto nel 1979.
La pellicola vinse l'Orso d'oro al Festival del cinema di Berlino nel 1977.
La Šepit'ko ritornò sul tema della guerra descrivendo le tragiche avventure di un gruppo di partigiani bielorussi nell'inverno del 1942, culminata dalla cattura di due partigiani ad opera dei nazisti, partigiani poi interrogati da un collaborazionista locale (interpretato da Anatolij Solonicyn), e dall'esecuzione di uno dei due in pubblico. Il martirio dei due uomini fu raccontato con frequenti riferimenti all'iconografia cristiana. (Fonte: Wikipedia). Un autentico capolavoro.
Titolo originale Proshchanie s matjoroj
Regia di Elem Klimov
Con Stefanija Stanjuta, Lev Durov, Aleksej Petrenko, Leonid Kryuk
Terminato nel 1983 da Elem Klimov. Il regista russo Klimov è stato sposato con la regista Larisa Šepit'ko. È noto principalmente per i film “Agonia” (1981), “L'addio” (1983) e soprattutto “Va' e vedi” (1985), la storia di un adolescente nella Bielorussia occupata dall'esercito nazista durante la Seconda Guerra Mondiale. È stato membro della giuria al Festival di Berlino nel 1983, al Festival di Venezia nel 1985 e al Festival di Cannes nel 1987. E’ morto nel 2003 a causa di un fatale ictus. (Fonte: Wikipedia)
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