E come ogni fine/inizio anno mi trovo a fare il bilancio dei film che ho gustato nei dodici mesi precedenti alla data di "giudizio". Ricco è stato l'anno trascorso di visioni che hanno ampliato la mia cultura e placato (almeno sempre e solo in parte) la mia sete di cinema. Vi propongo l'elenco de I MAGNIFICI SETTE.
Playlist film
David Lynch imbastisce una pellicola complessa ma bella e coinvolgente. Parte da tre personaggi per poi incastrare di conseguenza tutti gli altri, intrecciandoli in una rete di avvenimenti e situazioni. Un racconto in rewind che trascina fin da subito, costellato di immagini inizialmente senza senso e di cui solo alcune, alla fine, avranno una spiegazione, a volte neanche troppo plausibile, ma va bene così.
Il racconto dei Coen è il succo della società incivile, della normalità che accompagna i gesti di violenza anche senza uno scopo; è la disgregazione di un’epoca e quel suo scorrere lento, almeno per la prima parte della coinvolgente visione, è quasi un modo per frenare l’inarrestabile declino. Un film non perfetto, un film che non è bello quanto il capolavoro Fargo ma capace di descrivere ciò che deve nel modo in cui vuole.
Dopo L’imbalsamatore, Garrone torna a rappresentare la solitudine che ammala. L’egoismo egoico che eleva le proprie necessità al di sopra di ogni bene comune o altrui, ogni scelta fatta senza mai pensare all’altro ma esclusivamente e se stessi, in una forma di possessione malata che annichilisce. Vittorio è prima lui vittima, succube di una mente che non riesce a controllare, quasi mai al passo con quella di Sonia, legata al passato, a quella che le piaceva essere e che ha permesso che le scivolasse di dosso; ma il suo vittimismo si alterna con l’essere carnefice volontario e divertito, affamato della fame altrui.
Melancholia, questo pianeta blu della distruzione, altro non è se non la depressione, la malinconia che affligge gli uomini, in modo così netto e deciso che arriva a distruggere il pianeta in cui essi vivono, allontanandoli dalla zona di confort costruitasi e lasciandogli, a difesa, solo una capanna di rami e amore. Lars von Trier, ancona una volta, si fa provocante provocatore di un'opera ben costruita, capace di affligere d'angoscia come solo lui attraverso le sue opere è capace di fare.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta