Buñuel: cit, SE, pag.255
"Tutto quel che si vede e si sente nel film si basa su documenti autentici. Il cadavere dell'arcivescovo riesumato e bruciato pubblicamente (perché dopo la morte erano stati trovati, scritti di suo pugno, dei testi viziati d'eresia) fu nella realtà quello di un arcivescovo di Toledoche si chiamava Carranza. Iniziammo con un lungo lavoro di ricerca al centro del quale troneggiava Il "Dizionario delle eresie" dell'abate Pluquet, poi scrivemmo la prima stesura nell'autunno del 1967 [...]. Eravamo soli, Carrière e io, fra le montagne dell'Andalusia. La strada si fermava all'albergo, Dei cacciatori partivano all'alba per rientrare a notte fatta portando ogni tanto il dolce cadavere di uno stambecco. Per tutto il giorno non parlavamo che della Trinità, della duplice natura di Cristo,dei misteri della Vergine Maria. Silberman accettò il progetto, cosa per noi incredibile, e terminammo lo script [...] nel febbraio-marzo 1968. Messo per un attimo in pericolo dalle barricate del maggio '68, il film venne girato a Parigi e nella regione circostante durante l'estate. Paul Frakeur e Laurent Terzieff incarnarono i due pellegrini che vanno a piedi, ai nostri giorni, a Santiago de Compostela e che lungo la strada, liberati dal tempo e dallo spazio, incontrano tutta una seie di personaggi che illustranole nostre eresie principali..."
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Buñuel, dunque, rassicurandoci circa la veridicità storica e l’esattezza teologica delle cose viste e udite nel corso del film, ci racconta il viaggio di due pellegrini dei nostri giorni da Fontainbleau a Santiago, che è anche un percorso nel passato delle eresie cristiane. Egli, con la solita surreale naturalezza, ricorrendo anche a stilemi della letteratura fantastica – metafore ed espressioni verbali che diventano realtà – evoca le interpretazioni teologiche eterodosse delle Scritture che si contrapposero nei millenni; le inutili e capziose dispute. Emblematica quella fra il giansenista e il gesuita, che del tutto incuranti della realtà, si erano sfidati a duello e, infine, si erano accordati.
Dietro gli incomprensibili teologismi si nascondeva, dunque, la volontà di mantenere inalterata la gerarchia sociale dei privilegiati, insidiata, più che da agguerriti dottrinari, da potenziali oppositori: i poveri, le donne, i contestatori del principio di autorità.
Frequente, perciò, la presenza di militari e poliziotti a presidio dei luoghi pubblici, come taverne e locande, sosta abituale di avventori sconosciuti, con l’aria e gli abiti da poveri.
I ceti più elevati tollerano, infatti, atei, eretici, viziosi: il loro dissenso non mette in crisi la società, né intende cambiarla.
Al mondo degli anarchici visionari appartiene la speranza di un cristianesimo senza papa, ma nuovi notabili inventano nuovi e intollerabili eretici: un farmacista è autore della filastrocca di anatemi che le graziose scolarette recitano contro tutti quelli che non si adeguano, vegetariani compresi; un prete, che mette sullo stesso piano le tre religioni rivelate, è riportato in fretta e furia nel manicomio da cui era riuscito a fuggire.
Per Buñuel, dunque, le religioni non sono che ipocriti veli dell’autorità politica; la Chiesa si alimenta delle ambiguità contenute nel messaggio cristiano, messaggio d’amore che contiene in sé anche i germi della violenza che ne ha contraddistinto la storia: gli apostoli seguono Cristo, che ha indicato nella guerra e nella divisione persino dei nuclei familiari più stretti, la sostanza della propria predicazione.
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