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Dal Diario di una cameriera a Quell'oscuro oggetto del desiderio: un'amicizia inossidabile
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Dal Diario di una cameriera a Quell'oscuro oggetto del desiderio: un'amicizia inossidabile

Ovvero dell'amicizia e della collaborazione fra un grande regista e Jean-Claude Carrière, lo sceneggiatore, che Louis Buñuel mai sostituì dopo il definitivo ritorno a Parigi. Era stato il produttore Serge Silberman a presentarli e fu Il  Diario di una cameriera il film col quale il sodalizio cominciò, per concludersi nel 1977 coll'ultimo film del regista Quell'oscuro oggetto del desiderio.

A lui la parola:

Playlist film

Il diario di una cameriera

  • Drammatico
  • Francia, Italia
  • durata 97'

Titolo originale Le journal d'une femme de chambre

Regia di Luis Buñuel

Con Jeanne Moreau, Georges Géret, Michel Piccoli, Françoise Lugagne

Il diario di una cameriera

In streaming su Plex

Così il regista (I miei sospiri estremi, SE, pag.251-252):

Mi propose un film e ci accordammo per Le journal d'une femme de chambre, libro di Gustave Mirbeau che conoscevo da molto tempo [...] Dobbiamo ringraziare Louis Malle che ci ha fatto vedere come cammina Jeanne Moreau in Ascensore per un patibolo. Sono sempre stato sensibile al modo di camminare delle donne, e al loro sguardo. Nel Diario di una cameriera, durante la scena degli stivaletti, ho provato un vero piacere a farla camminare e a riprenderla. Il suo piede, quando cammina, trema leggermente sul tacco della scarpa. Inquietante instabilità. [...]

Con quel film, girato a Parigi  e vicino a Milly la foret nell'autunno 1963, scoprivo per la prima volta dei collaboratori francesi che non mi avrebbero più lasciato, Pierre Lary, il mo primo assistente, Suzanne Durremberger, ottima "script" e lo sceneggiatore Jean Claude Carrière....
________________________
Le Journal d’une femme de chambre, romanzo (1900) dello scrittore francese Octave Mirbeau, che, grazie alle memorie di Céléstine descrive la corruzione e i misfatti della borghesia parigina alla fine dell’ 800. Jean Renoir, nel 1946, lo adattò liberamente per il cinema, girando un film prodotto a Hollywood.
Il film di Buñuel ne fu il remake francese: nasce su proposta del produttore Serge Silberman, che nel 1963 lo aveva cercato e trovato a Madrid.

 

recensione

Rilevanza: 1. Per te? No

Bella di giorno

  • Drammatico
  • Francia, Italia
  • durata 100'

Titolo originale Belle de jour

Regia di Luis Buñuel

Con Catherine Deneuve, Jean Sorel, Michel Piccoli, Geneviève Page

Bella di giorno

Buñuel: cit, SE, pag 252-254

...nel 1966 accettai la proposta di ridurre Bella di giorno, di Joseph Kessel. Il romanzo mi sembrava piuttosto melodrammatico, ma ben costruito. Offriva inoltre la possibilità di inserire, sotto forma di immagini certe fantasticherie diurne di Severine, la protagonista [...], e  di precisare il ritratto di una giovane borghese masochista.

Il film mi permetteva anche di descrivere con una certa fedeltà qualche caso di perversione sessuale [...] ma ci tengo a precisare che la mia attrazione per le perversioni sessuali è puramente teorica ed esteriore [...]

Di tutte le domande inutili sui miei film, una delle più frequenti, delle più ossessionanti, riguarda la scatoletta che un cliente asiatico porta nel bordello. La apre, ne mostra il contenuto (che noi non vediamo) alle ragazze. Le rgazze rifiutano con gridolini d'orrore tranne Severine, piuttosto interessata. Non so quante volte mi hanno chiesto, donne soprattutto: "Cosa c'è nella scatoletta?'". dato che non lo so, l'unica risposta possibile è: "quello che vuole".[...]

Bella di giorno fu forse il più grosso successo commerciale della mia vita...

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recensione

Rilevanza: 1. Per te? No

La via lattea

  • Commedia
  • Francia
  • durata 102'

Titolo originale La voie lactèe

Regia di Luis Buñuel

Con Paul Frankeur, Laurent Terzieff, Alain Cuny, Edith Scob, Pierre Clementi

La via lattea

In streaming su Filmzie

vedi tutti

Buñuel: cit, SE, pag.255

"Tutto quel che si vede e si sente nel film si basa su documenti autentici. Il cadavere dell'arcivescovo riesumato e bruciato pubblicamente (perché dopo la morte erano stati trovati, scritti di suo pugno, dei testi viziati d'eresia) fu nella realtà quello di un arcivescovo di Toledoche si chiamava Carranza. Iniziammo con un lungo lavoro di ricerca al centro del quale troneggiava Il "Dizionario delle eresie" dell'abate Pluquet, poi scrivemmo la prima stesura nell'autunno del 1967 [...]. Eravamo soli, Carrière e io, fra le montagne dell'Andalusia. La strada si fermava all'albergo, Dei cacciatori partivano all'alba per rientrare a notte fatta portando ogni tanto il dolce cadavere di uno stambecco. Per tutto il giorno non parlavamo che della Trinità, della duplice natura di Cristo,dei misteri della Vergine Maria. Silberman accettò il progetto, cosa per noi incredibile, e terminammo lo script [...] nel febbraio-marzo 1968. Messo per un attimo in pericolo dalle barricate del maggio '68, il film venne girato a Parigi e nella regione circostante durante l'estate. Paul Frakeur e Laurent Terzieff incarnarono i due pellegrini che vanno a piedi, ai nostri giorni, a Santiago de Compostela e che lungo la strada, liberati dal tempo e dallo spazio, incontrano tutta una seie di personaggi che illustranole nostre eresie principali..."

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Buñuel, dunque, rassicurandoci circa la veridicità storica e l’esattezza teologica delle cose viste e udite nel corso del film, ci racconta il viaggio di due pellegrini dei nostri giorni da Fontainbleau a Santiago, che è anche un percorso nel passato delle eresie cristiane. Egli, con la solita surreale naturalezza, ricorrendo anche a stilemi della letteratura fantastica – metafore ed espressioni verbali che diventano realtà – evoca le interpretazioni teologiche eterodosse delle Scritture che si contrapposero nei millenni; le inutili e capziose dispute.  Emblematica quella fra il giansenista e il gesuita, che del tutto incuranti della realtà, si erano sfidati a duello e, infine, si erano accordati.
Dietro gli incomprensibili teologismi si nascondeva, dunque, la volontà di mantenere inalterata la gerarchia sociale dei privilegiati, insidiata, più che da agguerriti dottrinari, da potenziali oppositori: i poveri, le donne, i contestatori del principio di autorità.
Frequente, perciò, la presenza di militari e poliziotti a presidio dei luoghi pubblici, come taverne e locande, sosta abituale di avventori sconosciuti, con l’aria e gli abiti da poveri.
I ceti più elevati tollerano, infatti, atei, eretici, viziosi: il loro dissenso non mette in crisi la società, né intende cambiarla.

Al mondo degli anarchici visionari appartiene la speranza di un cristianesimo senza papa, ma nuovi notabili inventano nuovi e intollerabili eretici: un farmacista è autore della filastrocca di anatemi che le graziose scolarette recitano contro tutti quelli che non si adeguano, vegetariani compresi; un prete, che mette sullo stesso piano le tre religioni rivelate, è riportato in fretta e furia nel manicomio da cui era riuscito a fuggire.
Per Buñuel, dunque, le religioni non sono che ipocriti veli dell’autorità politica; la Chiesa si alimenta delle ambiguità contenute nel messaggio cristiano, messaggio d’amore che contiene in sé anche i germi della violenza che ne ha contraddistinto la storia: gli apostoli seguono Cristo, che ha indicato nella guerra e nella divisione persino dei nuclei familiari più stretti, la sostanza della propria predicazione.

 

Rilevanza: 1. Per te? No

Tristana

  • Drammatico
  • Spagna
  • durata 99'

Titolo originale Tristana

Regia di Luis Buñuel

Con Catherine Deneuve, Fernando Rey, Franco Nero, Lola Gaos

Tristana

In streaming su Raro Video Amazon Channel

vedi tutti

Buñuel: cit, SE, pag.257

 Non si tratta certo del miglior romanzo, un romanzo epistolare, di Galdos, ma il personaggio di Don Lope mi attirava da anni. Come pure l'idea di trasferire l'azione da Madrid a Toledo, in omaggio alla città tanto amata.

[...]

Le riprese si svolsero quasi esclusivamente a Toledo - città per me tutta risonante dei ricordi degli anni Venti - e iin un teatro di posa di Madrid nel quale lo scenografo Alarcon ricostruì con molta precisione un caffé dello Zocodover.

[...]

Non avendolo mai rivisto, mi è difficile parlare del film oggi, ma ricordo che mi era piaciuta la seconda parte, quella del ritorno della giovane donna con la gamba tagliata. Sento ancora il suo passo nel corridoio, il rumore delle stampelle e la conversazione infreddolita dei preti intorno alle tazze di cioccolata...

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recensione

Rilevanza: 1. Per te? No

Il fascino discreto della borghesia

  • Grottesco
  • Francia
  • durata 97'

Titolo originale Le charme discret de la bourgeoisie

Regia di Luis Buñuel

Con Jean-Pierre Cassel, Fernando Rey, Delphine Seyrig, Bulle Ogier, Stéphane Audran

Il fascino discreto della borghesia

In streaming su MUBI

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Buñuel: cit, SE, pag.258- 259

Ho già detto. a proposito dell’ “Angelo sterminatore” quanto mi attirino le azioni e le parole che si ripetono. Stavamo cercando un pretesto per un’azione ripetitiva, quando Silberman ci raccontò quel che gli era appena successo. Aveva invitato a cena delle persone, un martedì per esempio, dimenticando di dirlo alla moglie e dimenticando che quel martedì doveva andare a cena fuori lui stesso.Gli invitati arrivarono verso le nove carichi di fiori. Silberman non c’era . Trovarono sua moglie in vestaglia…
[...]
Esiste un’abitudine surrealista del titolo per cui bisogna trovare una parola o un gruppo di parol impreviste che diano una nuova visione di un quadro o di un libro. Ho tentato varie volte di applicarla al cinema, in “Un chien andalou” e “L’âge d’or”, naturalmente, ma anche ne “L’Angelo sterminatore”. Lavorando alla sceneggiatura surrealista non avevamo mai pensato alla borghesia. L’ultima sera […] decidemmo di trovare un titolo. Uno di quelli che mi erano venuti in mente suonava Abbasso Lenin, o La Vergine nella stalla. Un altro, semplicemente: Il fascino della borghesia. Carrière mi fece notare che mancava un aggettivo e tra mille scegliemmo “discreto”…

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recensione

Rilevanza: 1. Per te? No

Il fantasma della libertà

  • Drammatico
  • Francia
  • durata 105'

Titolo originale Le fantôme de la liberté

Regia di Luis Buñuel

Con Jean-Claude Brialy, Julien Bertheau, Adriana Asti, Michael Lonsdale, Michel Piccoli

Il fantasma della libertà

Buñuel: cit, SE, pag. 260

Questo titolo, già presente in una frase di "La Via lattea" (La sua libertà è solo un fantasma), voleva essere un omaggio discreto a Karl Marx, a quello "spettro che percorre l'Europa e che si chiama comunismo", all'inizio del "Manifesto". La libertà, che nella prima scena del film è una libertà politica e sociale [...], quella libertà assumeva ben presto un altro significato, la libertà dell'artista e del creatore, illusoria quanto l'altra. Il film, molto ambizioso, difficile da scrivere e da realizzare,mi sembrò un po' frustrante [...]. Ma resta comunque uno dei miei film preferiti.

 A ripensarci oggi,mi sembra che "La via lattea", "Il facino discreto della borghesia" e "Il fantasma della libertà", che sono nati da tre soggetti originali, formino una specie di trilogia, o meglio di trittico, come nel Medioevo. Nei tre film si ritrovano gli stessi temi, a volte anche le stesse frasi. Parlano tutti e tre della ricerca della verità, che bisogna fuggire, appena si crede di averla trovata, dell'implacabile rituale sociale. Parlano tutti e tre della ricerca indispensabile, del caso, della morale personale, del mistero che bisogna rispettare...

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recensione

Rilevanza: 1. Per te? No

Quell'oscuro oggetto del desiderio

  • Grottesco
  • Francia
  • durata 110'

Titolo originale Cet obscur objet du désir

Regia di Luis Buñuel

Con Fernando Rey, Angela Molina, Carole Bouquet, Julien Bertheau

Quell'oscuro oggetto del desiderio

In streaming su MUBI

vedi tutti

Buñuel: cit,SE, pag.261

Dopo il fantasma della libertà, girato nel 1974 (avevo quindi settantaquattro anni) pensavo di ritirarmi definitivamente. Cè volutatutta l'ostinazione dei miei amici, di Silberman soprattutto, per farmi ricominciare.

Tornai a un antico progetto, la riduzione di La donna e il fantoccio di Pierre Louys, e finalmente lo girai nel 1977 con Fernando Rey e due attrici nella medesima parte: Angela Molina e Carole Bouquet. Del resto, moltissimi spettatori non hanno capito che sono due.

Da un'espressione di Pierre Louys, "pallido oggetto del desiderio", il film si chiamò "Quell'oscuro oggetto del desiderio"Nel film, che racconta, molto tempo dopo "L'âge d'or" la storia del possesso impossibile di un corpo di donna, mi premeva instaurare un clima di attentati e d'insicurezza, lo stesso che conosciamo in qualsiasi parte del mondo si viva. Ora , il 16 ottobre 1877, nel cinema di Los Angelesdove lo si proiettava, esplose una bimba . Quattro bobine furono rubate e sulle pareti si ritrovarono scritte ingiuriose tipo: "Stavolta hai passato i limiti".
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Mathieu Faber, ricco e attempato signore, si sta spostando da Siviglia a Parigi in treno, insieme ad altri viaggiatori diretti alla capitale francese. Tutti di elevata condizione sociale, hanno in comune amici e conoscenti e condividono la signorilità dei modi e dei comportamenti. Con meraviglia generale, Mathieu lancia un secchio d’acqua sul capo di una donna che sta per salire sul treno e, richiesto di una spiegazione, sembrando a tutti incredibile tanta villania violenta in una persona così per bene, racconta la tormentata vicenda amorosa che lo ha legato a quella donna, la bella Conchita.

La giovane, molto seducente, di modestissime condizioni sociali, per lungo tempo lo aveva illuso, fingendosi innamorata e devota, accettando i suoi regali e addirittura la convivenza con lui, senza mai concedergli completamente il proprio corpo, con scuse e rinvii che lo avevano umiliato vieppiù, perché, pur essendo stato sempre respinto, aveva continuato a credere alle promesse lusinghiere e alle bugie di lei.

Gli accadimenti raccontati da Mathieu costituiscono la parte centrale del film e avvengono sullo sfondo inquieto e minaccioso, di attentati e di crescente violenza in Spagna e anche in Francia.
Nell’ultima scena del film, infatti, un’esplosione avrebbe distrutto la galleria parigina nella quale Mathieu, sempre insieme a Conchita, guarda ipnotizzato la mano della rammendatrice che dietro una vetrina sta riparando un prezioso pizzo strappato in un bianco tessuto macchiato di sangue.

L’occhiata sprezzante e disgustata di lei, dinanzi a tale e tanta morbosa fascinazione, chiarisce le ragioni della sua fuga definitiva, ma anche del suo apparentemente inspiegabile rifiuto dell’amore.

L’ottima educazione e le buone maniere di Mathieu non sono sufficienti a celare il suo classismo, l'orgoglioso senso di appartenenza sociale – il cameriere lo segue in viaggio, ma confinato in una modesta seconda classe -

La generosità nei confronti della madre di Conchita non era disinteressata; l’innamoramento era anche intento di profanazione e possesso del corpo femminile, così come la pretesa che la riconoscenza si trasformasse in abbandono di sé, immemore della propria umana dignità.

Nel corso del film Conchita (come l'attrice che la interpreta) cambia e diventa l’emblema di tutte quelle donne ormai coscienti della necessità spazzare via definitivamente (gli attentati sono simbolo delle cose che stanno cambiando) le ambiguità che un tempo facevano loro accettare l'umiliante subalternità al potere maschile.
Il film, ricchissimo di implicazioni simboliche,  racconta con levità la vicenda, non tacendone i risvolti dolorosi e le sofferenze che sempre accompagnano i mutamenti dei costumi e della mentalità. È comunque, al di là dei suoi numerosi significati, bello e geniale nella sua realizzazione, divertente e feroce nella rappresentazione di un’ epoca al tramonto.

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