Tra gli attori britannici della sua età, Robert Shaw (classe 1927) è stato indubbiamente uno dei più interessanti. Ma c'è da dire che la sua è stata una generazione piena di "giovani leoni", tra i quali non posso non citare Richard Harris, Peter O'Toole, Richard Burton, Sean Connery, Laurence Harvey, Michael Caine e Stanley Baker.
Questa cerchia di attori raggiunse la notorietà in un periodo che orientativamente va dalla fine degli anni cinquanta alla metà degli anni settanta. Di alcuni di essi è superfluo ripercorrere la gloriosa carriera cinematografica perché ormai sono stati definitivamente consacrati (Connery, Burton e O'Toole ad esempio). Ma molti altri invece, tra i quali appunto Robert Shaw, non hanno avuto la stessa fortuna di gente come Connery, non sono mai riusciti a "sfondare" ad Hollywood e non sono divenuti mai delle vere e proprie "star".
Eppure, rimangono sempre dei grandi, perché il talento non si misura di certo in base al grado di notorietà o di successo che un attore (ma anche un regista, o un qualsiasi artista) ha in vita.
Robert Shaw era specializzato nell'interpretare dei ruoli da "villain": il suo sguardo truce e i suoi occhi gelidi lo hanno reso perfetto per questo tipo di parti. E pochi attori come lui hanno saputo regalare al pubblico cinematografico una galleria di "cattivi" altrettanto memorabile. Forse questa sua predisposizione lo ha imprigionato un po' in questo tipo di ruoli, anche se Shaw ha comunque dato prova della sua versatilità, muovendosi con naturalezza all'interno dei generi più disparati.
Purtroppo Shaw morirà prematuramente nel 1978, in seguito ad un arresto cardiaco, all'età di 51 anni, mentre stava ultimando le riprese di "Avalanche Express", un action-movie nel cui cast figuravano Lee Marvin e Maximilian Schell. In questa playlist mi sono limitato ad inserire soltanto cinque titoli della sua filmografia; spero che il mio lavoro possa essere stato in qualche modo utile e interessante.
Un film di guerra molto sottovalutato, stroncato dalla critica (mi riferisco a Mereghetti) e spesso snobbato dal pubblico. Il che è un peccato, perché la pellicola è spettacolare e di ampio respiro, e il regista riesce a ricostruire in maniera attendibile e coinvolgente questo episodio chiave della Seconda Guerra Mondiale. Il merito va ascritto anche al formidabile cast, che comprende attori quali Henry Fonda, Robert Ryan, Dana Andrews, Telly Savalas, Charles Bronson e appunto Robert Shaw, che interpreta superbamente il ruolo di un esaltato colonnello nazista alla guida dell'offensiva nelle Ardenne.
Tratto dall'opera teatrale di Robert Bolt, un notevole film storico diretto da Fred Zinnemann. Robert Shaw impersona qui il dissoluto e capriccioso sovrano Enrico VIII: per questo ruolo Shaw ebbe l'unica nomination all'Oscar della sua carriera, senza però vincere il suddetto premio, che andò invece a Walter Matthau per la sua interpretazione in "Non per soldi... ma per denaro". Per quanto riguarda la versione italiana rimane molto discutibile la scelta di far doppiare Shaw a Oreste Lionello, voce perfetta per Woody Allen, ma assolutamente inadeguata per Robert Shaw.
Il secondo film che vede come protagonista James Bond e in definitiva uno dei più celebri dell'intera saga. Anche se la formula ancora non è del tutto perfezionata (come lo sarà invece nel successivo "Goldfinger"), "Dalla Russia con amore" rimane una pellicola memorabile, girata in luoghi magnifici (Venezia e Istanbul) e ben orchestrata. Robert Shaw è inquietante nel ruolo di Grant, il gelido e spietato assassino al soldo della SPECTRE che tenta di eliminare James Bond a bordo dell'Orient Express diretto a Trieste. Memorabile la sequenza della lotta corpo a corpo tra Connery e Shaw nel vagone del treno.
Poliziesco intelligente e diretto con mestiere, molto ammirato dal "solito" Tarantino, che evidentemente se ne sarà ricordato quando ha girato "Le Iene" per l'idea dei nomi in codice dei rapinatori basati sui colori. Shaw interpreta il capo dei rapinatori, e rivaleggia in bravura con un formidabile Walter Matthau.
Film bellissimo e struggente, diretto da Richard Lester, "il regista dei Beatles", con un tocco personalissimo e una sensibilità che lascia il segno. Robert Shaw interpreta con consumata maestria l'ormai non più giovanissimo Sceriffo di Nottingham, storico rivale di Robin Hood; e nonostante quest'ultimo sia il suo più acerrimo nemico, lo Sceriffo ha una sorta di rispetto e di stima verso di lui. Curiosamente, in "Robin e Marian" tornano a fronteggiarsi ancora dopo tredici anni (tanto è passato dai tempi di "Agente 007: Dalla Russia con amore") Shaw e Connery, qui ovviamente invecchiati e molto meno scattanti: il rabbioso e realistico duello finale tra i due è un pezzo d'antologia.
Se in "the Birthday Party" aveva come "compagno" Patrick Magee, ora tocca a Malcolm McDowell (comun denominatore tra lo Scrittore e il drugo il di lì a poco prodotto "A ClockWork Orange"). Qui non è bendato, ma legato. E corre. Oltre a scrivere (adattando il romanzo di Barry England).
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