Ci sono diverse cose da annotare sulle uscite di questa settimana, numerose, varie, ricche di titoli provenienti dai maggiori festival e sicuramente appetibili.
La prima è che il titolo più distribuito non lo vedete nella lista: è infatti Avatar, di James Cameron. Ma non il sequel - Avatar, la forma dell'acqua - che arriverà a Natale. È proprio il film del 2009, il primo, quello che hanno visto gli spettatori di tutto il mondo e che in Italia detiene ancora a tutt'oggi il record del maggiore incasso di sempre (nel mondo è solo quarto). Per riscaldare l'atmosfera la distribuzione ha pensato di mandarlo di nuovo sui grande schermo, anzi sui grandi schermi - ben 450 -, pensando probabilmente che tredici anni tra un film e l'altro siano tanti e che molti giovani spettatori non l'abbiano mai visto al cinema. Vero, sicuramente, ma altrettanto vero che probabilmente lo abbiano visto comunque in qualche altra forma e comunque - suvvia - 450 schermi? Ad ogni modo non è una novità e lo segnaliamo solo per una piccola nota polemica: quegli schermi sono rubati a molti film nuovi che potevano avere il loro spazio. Per questo - proprio perché non è una novità - non lo elenchiamo qui sotto. Lo troverete comunque sicuramente nella top ten del botteghino, perché la quantità comunque vince. Vedremo di quanto.
L'altra cosa interessante è invece che ben quattro dei film listati sotto sono di registe donne, esordienti o semi-esordienti, e due di questi arrivano dai due più importanti festival al mondo: Cannes e Venezia. È la conferma che qualcosa sta cambiando e che finalmente anche le donne stanno avendo accesso a un ruolo che raramente nel passato era loro concesso nell'industria cinematografica: la regia. È una buona notizia e non lo è perché "politicamente corretta". Non sono quote rosa: allo spettatore non interessa se il regista è donna o no. Anzi, nella gran parte dei casi lo spettatore "medio" (medio-basso, diciamo) manco ci fa caso a chi sia il regista se non è un grande nome (avete notato quanto è difficile sulle piattaforme di streaming avere accesso al dato della regia?). È una buona notizia perché se la popolazione femminile riesce ad avere accesso a quel ruolo aumentano semplicemente le possibilità di avere buoni film: è come se - per selezionare i campioni di un dato sport - si raddoppiasse il bacino dei praticanti.
Ultima nota: il cinema italiano. Il direttore della Mostra del Cinema di Venezia, Alberto Barbera, lo ha polemicamente segnalato pochi giorni fa: i titoli italiani prodotti di recente sono troppi e si è sacrificata la qualità a fronte di un utile sperpero. Bene, questa settimana escono due film italiani - quello di Pippo Mezzapesa e quello di Virzì (in anteprima, l'uscita vera e propria sarà settimana prossima, ma sono comunque più di 200 sale per lui oggi) - che affiancano quelli di Crialese e di Amelio già nelle sale da qualche tempo. A occhio non penso che si possano ascrivere alla categoria dei prodotti "di troppo", quale che sia la loro ricezione. Considerateli nelle vostre scelte.
Walter Veltroni torna su un tema già affrontato di recente da altri documentari: la vita del campione Paolo Rossi, celebrato non solo per la relativamente recente scomparsa ma anche per la ricorrenza quest'anno dei 40 anni dal favoloso mondiale di calcio vinto in Spagna dalla nazionale da lui guidata alla vittoria.
Realizzato utilizzando filmati privati, interviste a chi lo ha conosciuto nella sua intimità, repertorio delle sue prove più straordinarie e testimonianze dei suoi momenti più difficili, la sua storia viene raccontata partendo dall'infanzia, quando era solo Paolino, fino alla maturità calcistica e al successo, che lo fecero diventare Pablito.
Il film diretto dall'islandese Kormakur - da tempo ormai entrato nelle file dei registi cooptati da Hollywood - è un thriller che ha come protagonista Idris Elba nei panni di un padre solo che torna in Africa con le figlie per finire in una serie di situazioni davvero brutte nella savana con un leone veramente incazzato.
Finora il secondo film per la regia di Olivia Wilde - presentato fuori concorso a Venezia - ha fatto parlare più la cronaca (compresa quella rosa) che per il film in sé: prima per l'esclusione di Shia LeBeouf dal cast, poi per varie polemiche con l'interprete principale Florence Pugh e infine per la relazione avviatasi tra la stessa Wilde e il cantante Harry Styles, ex membro della boy band One Direction, qui nelle vesti di attore principale. Mettendosi alle spalle tutto questo è ora giunto il momento per gli spettatori valutare il film, ambientato nell'America degli anni '50, dove - all'interno di una comunità elitaria e apparentemente ideale che lavora a un progetto top-secret - emergono vicende torbide.
Dal concorso veneziano arriva il film di Rebecca Zlotowski con protagonista Virginie Efira: un'opera che gioca sul registro medio, tenue, delicata. E che evita di cadere nel melodrammatico nonostante la trama, centrata sul desiderio di maternità che inizia a tormentare una donna di mezz'età, corra il rischio di portarla in quei territori.
È girato in Corea il film del regista giapponese Kore-eda che ha vinto a Cannes 2022 il premio della giuria ecumenica. E pure il cast è coreano: riconoscerete Song Kang-Ho, l'attore di Parasite, che evidentemente porta fortuna anche a se stesso, visto che per questa sua interpretazione proprio a Cannes 2022 ha vinto il premio per il miglior attore principale. Il film "un road-movie dall animo gentile" torna su alcuni dei temi principali di Kore-eda: la famiglia improvvisata, l’affetto fra adulti e bambini, l’identità che viene dal rapporto con gli altri e non dal sangue, i vari punti di vista che rifrangono l’idea di giustizia.
Terzo capitolo delle avventure dell'esploratore Taddeo Jones, nato come parodia - è facile capirlo - del personaggio di Indiana Jones. Questa volta il personaggio animato ideato dallo spagnolo Enrique Gato dovrà vedersela con un'avventura egizia, con tanto di sarcofago e di relativa maledizione.
Con Elodie, Francesco Patanè, Lidia Vitale, Francesco Di Leva, Tommaso Ragno
In streaming su Rai Play
Il primo film di fiction di Pippo Mezzapesa - Il paese delle spose infelici - era stato apprezzato, tanto quanto il suo secondo, Il bene mio, era invece stato recepito tiepidamente. Il regista barese ci riprova ora con questo lavoro - ambientato nel Gargano, girato in bianco e nero e accolto nella sezione Orizzonti della Mostra del cinema di Venezia - che ha fatto parlare di sè anche per la prima prova da attrice della sin qui cantante Elodie. Il film si ispira al libro d'inchiesta di Bonini e Foschini, puntando l'obiettivo sulla mafia pugliese, la Società foggiana, raccontata qui descrivendo la faida tra clan familiari e l'amore proibito tra il boss di una fazione e la moglie del boss del clan avverso.
Il debutto alla regia di Annika Appellin, che ha collaborato sin qui alla sceneggiatura di molti film dell'industria svedese, è questa commedia sentimentale con Peter Stormare e Marie Richardson che porta sullo schermo la storia di una coppia di lungo corso nella quale scoppia la crisi in seguito alla scoperta di un'infedeltà di lui. Il percorso di rinascita della protagonista femminile avverrà attraverso un corso di cucina, che sarà anche galeotto.
Anche questo come il precedente è il debutto di una regista, anche questo è una commedia che ha una donna come protagonista e anche qui c'è un tocco di sentimento, anche se i toni sono più scanzonati. E l'incontro tra la Jeanne del titolo (Blanche Gardin) e il suo vecchio compagno di liceo Jean (Laurent Lafitte), prima di essere romantico è quanto meno bislacco.
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