Nulla di nuovo sotto il sole dell'ultima settimana di agosto. Non c'era molto da aspettarsi, nonostante la programmazione sia stata favorevole al pubblico cinefilo. Anzi, forse proprio perché è stato così. La maggior parte degli spettatori, ammettiamolo, non guarda il nome del regista (e siano stramaledette le piattaforma streaming come Netflix e Amazon Prime che non rendono questo dato subito evidente).
Anche se c'è stata pioggia, anche se era a tutti gli effetti il weekend che preludeva alla riapertura, costringendo in tanti a tornare, non era certo andare al cinema l'obiettivo primario degli italiani.
Può darsi che i toni di queste cronache sembrino lamentosi: non è nelle intenzioni. Sono semplici constatazioni fattuali, pur se animate dalla speranza - persistente, fiduciosa - che la crisi post pandemica dei cinema italiani si risolva. Per saperlo dovremo necessariamente aspettare i prossimi mesi: l'autunno, quando arriverà.
Guardando invece alla classifica e ai numeri salta agli occhi ancora la troppo grande distanza tra il primo titolo e gli altri. Minions 2 al suo secondo weekend mantiene la testa (con 9 milioni di euro è addirittura il quinto tra i maggior incassi del 2022) ma poi la copera è corta e in molti restano scoperti, tranne l'action Bullet Train che pur restando sotto il milione fa dignitosamente bene.
I benchmark con cui confrontarsi restano pur sempre due, e in entrambi i casi il segno è negativo: il weekend registra infatti un calo del 36% nei confronti del precedente e del 61% nei confronti di quello analogo del 2019 (3.5 milioni attuali contro i 9 milioni di allora.
A proposito di confronti: sarà dura liberarsi dal 2019. Perché è stato l'ultimo anno in cui i valori registrati non sono stati turbati dalle chiusure e/o dalle altre restrizioni imposte alle sale cinematografiche dalle misure antipandemia. Vogliamo ricordare a tutti che in fondo sono solo pochi mesi che i cinema italiani sono tornati a piena capienza e che è solo dal 16 giugno che non sussiste più l'obbligo di indossare le mascherine in sala. Se la situazione non conoscerà nuove restrizioni (non osiamo nemmeno immaginarlo, perché vorrebbe dire che si è verificata una ricaduta) un vero confronto anno su anno, ad armi pari, sarà possibile solo tra il 2024 e il 2023. Solo allora potremo parlare meno del 2019, anche se non ce ne libereremo davvero: resterà pur sempre l'ultimo anno del prepandemia e i suoi dati saranno sempre e comunque un riferimento.
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