È incoraggiante la lista di titoli in arrivo in questi giorni (Crimes of the Future è già uscito ieri). Sono infatti film che guardano a un pubblico che negli ultimi tempi è rimasto parecchio a digiuno: opere di qualità destinate al pubblico cinefilo, praticamente dimenticato nella programmazione estiva. Naturalmente i numeri non possono competere con quelli dei blockbuster (Minions 2, al suo secondo weekend si presenta ancora con 855 sale), ma almeno ci sono. E mentre l'action movie Bullet Train, con Brad Pitt, arriva su oltre 500 schermi, il nuovo film di Cronenberg ne ha comunque quasi 300 e Men, di Alex Garland, 230.
Certo chi vorrà vedere titoli come 200 metri, Rimini o Fire of Love dovrà faticare, visto che hanno poche manciate di sale a testa, ma è già bello che ci siano, a interrompere questa lunga siccità.
Era a Venezia due anni fa, selezionato per le Giornate degli Autori, il film d'esordio di Ameen Nayef, e arriva ora nelle sale per portarci nei territori occupati, divisi da Israele dal celebre muro, che divide anche il protagonista Mustafa dalla moglie e dalla famiglia, nonostante li separino in linea d'aria solo 200 metri: una distanza che può diventare enorme quando di mezzo c'è la storia infinita di due Paesi in lotta.
David Leitch, che prima di essere stato regista di titoli come John Wick e Atomica bionda è stato anche controfigura (persino di Brad Pitt, pensate un po') certo sa cosa sia un film d'azione e di certo Bullet Train è a tutti gli effetti un film d'azione, con Brad Pitt protagonista, ma è anche un po' una commedia, con molti attori, alcuni dei quali anche famosissimi anche se a volte le apprizioni sono più che fugaci. Il film si svolge tutto su uno Shinkansen, un velocissimo treno giapponese, e assomiglia un po' a un videogame. Ma cosa non assomiglia a un videogame ormai?
Li aveva nominati Herzog nel suo documentario Dentro l'Inferno, ora si meritano un documentario tutto per loro. Sono la coppia di vulcanologi Katya e Maurice Krafft che dedicarono la loro vita - anche quella di coppia - allo studio dei vulcani, realizzando riprese eccezionali, spesso in spregio del pericolo, e finendo per restare sepolti sotto una colata di lava nel 1991, durante l'eruzione del Monte Unzen, in Giappone.
È stato definito disturbante e criptico, e anche lontano dalle precedenti - e ben valutate - sortite di Garland (non molte, invero: oltre a Ex Machina e Annientamento, c'è stata la serie Devs). Qui però non siamo più nella fantascienza, ma nell'horror, che qualcuno ha definito prestige horror (suscitando non poche polemiche). Resta comunque valido il giudizio di qualità, prestigio o meno.
Il mare d'inverno e una Rimini spenta, decadente, popolata da anziani. È il palcoscenico in cui si muove Richie Bravo, cantante melodico in là con gli anni, gigolò per vecchie turiste tedesche, intrattenitore per la terza età: un personaggio alla deriva in un posto che trasuda squallore. Il nichilismo è alle porte.
Seidl ritorna alla fiction, dopo due documentari: sono passati dieci anni da Paradise: Hope, chiusura della sua trilogia. Il film, presentato alla scorsa Berlinale, avrà una sorta di continuità con il successivo film, che seguirà invece la vicenda in Romania del fratello del protagonista
È un grande ritorno quello di Cronenberg, che da 8 anni non dirigeva più, avendoci anche fatto credere che avrebbe smesso. Non lo ha fatto e ora siamo qui in attesa di questo suo nuovo lavoro, mostrato in cocnorso a Cannes, che si permette il lusso di intitolarsi come un suo vecchio film del 1970 senza però esserne un remake. Di questo film - che divide - si è già detto molto: inutile sintetizzare tanta complessità in questo semplice annuncio. Qui se volete trovate già un ottimo punto di partenza per la riflessione.
Una donna sola, una ricercatrice, negli anni di guerra incrocia il suo cammino e la sua storia con un bambino sfollato da Londra che le viene affidato. L'incontro sarà emozionante e terapeutico. Gemma Arterton è protagonista del film di Jessica Sale, insieme a Penelope Wilton, a Tom Courteney e al piccolo Lucas Bond.
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