95 anni fa nasceva Lucio Fulci e quindi, per omaggiarlo, oltre a spararmi una delle mie solite maratone di revisioni (completata stamattina), ho deciso di proporre anche per lui una delle mie retrospettive. Come con Miike, anche qui la mole di Opere e il mio mal ripiglio generale (aggravato da impegni lavorativi) mi ha spinto ad optare per una divisione in tre parti di questo progetto, ma stavolta per scaramanzia non prometto scadenze brevi per i 'sequel'.
Intanto propongo una sorta di anteprima ferma sui (pochissimi) lavori fulciani realizzati negli anni '50: poi aggiornerò con i contributi anche sulle sue regie degli anni '60 (di cui ora mi limito a proporre le schede e commenti brevi) e con un'introduzione più cospicua.
Aggiungo nell'elenco "Fulci for Fake" per poter avere qualche foto di Lucio Fulci nell'anteprima.
Nei primi anni '50 Lucio Fulci, diplomatosi al Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma, oltre a dirigere alcune seconde unità realizza alcuni documentari (i primi tre, che non son riuscito a trovare, secondo imdb sarebbero realizzati sul finire degli anni '40, ma la datazione non mi torna molto essendo il Regista classe '27) tra cui alcuni di argomento artistico come "Pittori di Provincia (I Macchiaioli)" del 1953. L'argomento è interessante, la volontà di divulgare anche con qualche accenno di ironia non manca e l'uso del colore (non così sdoganato nell'italia del dopoguerra) aiuta a godere meglio delle Opere d'Arte mostrate, però in generale non si esce dai territori del piccolo documentario didattico e la Mano del Terrorista dei Generi stenta ancora a farsi sentire. Comunque è sicuramente interessante per capirne l'evoluzione stilistica.
Un altro documentario realizzato da Lucio Fulci negli anni '50 (per la precisione il 1958) è "I Giovani e il Lavoro", non archiviato su imdb (ma presente su letterboxdc e in questo sito). Realizzato per l'istituto luce su spinta ministeriale, il breve documentario in sette minuti rappresenta la questione dell'inserimento lavorativo della popolazione giovane, il tutto commentato dalla voce fuori campo 'solita' (almeno nell'impostazione) per l'istituto luce. Anche qui, il Terrorista dei Generi non si vede ancora per quel che sarà in futuro e la natura 'propagandista' non aiuta a dare una qualità artistica al tutto, ma se si vuole approfondire la Filmografia dell'Autore e/o vedere uno specchio della società italiana di fine anni '50 direi che motivi di interesse per questo lavoro se ne trovano.
I LADRI Dopo anni di 'apprendistato' (in particolare con Steno) e qualche regia di documentari brevi, finalmente nel 1959 Lucio Fulci debutta alla regia di un lungometraggio cinematografico con "I Ladri", unica volta in cui dirige personalmente Totò (i rapporti tra i due diverranno sempre più problematici col passare degli anni). Sicuramente non siamo di fronte ad una commedia eccelsa e, ad una seconda visione, ho notato diversi buchi di narrazione (i quali, però, potrebbero forse essere dovuto a tagli vari di qualche edizione). Ad esempio, il 'colpo di scena' finale (sull'aereo) serve solo a giustificare una sottotrama (quella incentrata sull'agente dell'FBI) che poteva benissimo essere tolta optando per un'altra soluzione. Detto ciò, Totò riesce a reggere con la sua solita brillante comicità la baracca e la regia di Fulci, per quanto ancora lontana dal suo 'Terrorismo dei Generi', presenta già alcuni elementi intriganti, ad esempio nell'impostazione delle inquadrature e dei movimenti di macchina come quando, nel finale, dopo aver svelato l'inganno delle cambiali false, la mdp si muove verso l'alto 'schiacciando' il personaggio di Scognamiglio (Giacomo Furia, presente anche in altre commedie iniziali di Fulci) e nel disimpegno generale non mancano alcune 'deviazioni' contenutistiche, tra la presenza della morte e una sottilissima critica ad uno status quo in cui chi ha potere lo mantiene e chi è perdente è impossibilitato a migliorare la propria condizione. Le musiche sono piacevoli, specialmente le canzoni di Fred Buscaglione, il cast funziona e diverse battute sono divertenti, soprattutto quelle con protagonista Totò il cui personaggio, per certi versi, anticipa altri commissari/detective poco confidenti nei 'miracoli' delle indagini scientifiche (mi viene in mente, in particolare, il tenente Borges in "Murderock"). Imperdibile per chi è fan di Totò e/o di Fulci, può risultare tranquillamente godibile anche a chi non è così appassionato di loro due.
RAGAZZI DEL JUKE-BOX Sempre nel 1959 Lucio Fulci dirige, oltre a co-sceneggiare e apparire nel suo primo (per un proprio film) cameo auto-ironico, il suo secondo lungometraggio: "I Ragazzi del Juke-Box" è tra gli iniziatori del musicarello giovanilistico e lancia Adriano Celentano, presente in una parte secondaria, nel panorama cinematografico italiano. Pur non arrivando all'Innovazione 'terroristica' della sua Poetica propriamente di Genere l'Autore sperimenta già alcune soluzioni cinematografiche che ne caratterizzeranno lo Stile: studio attento delle inquadrature e dei movimenti di macchina montato con intelligenza; critica beffarda delle incongruenze della realtà, colpendo in particolare le ipocrisie dell'alta società (ma anche i movimenti 'ribelli'), e nel contempo auto-ironia sul genere adottato e sulla sua stessa persona, grazie al tipico cameo divertente, qui nei panni di un giornalista intellettualoide e piuttosto allupato. Salta agli occhi e alle orecchie, in particolare, la sequenza della rissa nella Fogna, dove la Violenza è accompagnata (irrealisticamente, pure nella sincronizzazione) dalle note leggere di Tony Dallara, quasi un'anticipazione in chiave comica della scena del Massacro della magiara in "Non si Sevizia un Paperino". Persino il finale rientra perfettamente nello Stile dell'Autore, macchiando il lieto di un'amara constatazione dell'assorbimento delle correnti 'antagoniste' nell'establishment culturale. Le canzoni sono tutte orecchiabili e, nonostante di fatto costituiscano il motivo principale dell'esistenza del film, riescono a non risultare (almeno a me, e non sono un amante dei musical, pur non disprezzandoli a priori) troppo ingombranti lasciando il giusto spazio allo sviluppo della commedia. Il cast, formato per lo più da volti noti nel panorama canoro dell'epoca, è funzionale alla riuscita del film, con Mario Carotenuto che domina la scena nei panni del commendatore Cesari senza però 'tiranneggiare' sulle altre performance (un po' come Totò ne"I Ladri"). La voce narrante per me si poteva evitare benissimo ma di fatto non fa troppo male e tutto sommato si integra al tutto. Non è certamente imperdibile ma, soprattutto se si ama Fulci, è degno d'interesse.
Nel 1960 Lucio Fulci dirige (scrivendo inoltre, insieme a Giovanni Addessi, Vittorio Vighi e Piero Vivarelli, soggetto e sceneggiatura) un altro musicarello, "Urlatori alla Sbarra", anche questo con Adriano Celentano, Mario Carotenuto, Elke Sommer e altra gente dal cast, in cui si aggiungono Mina, Brunetta, Chet Baker e altra gente (secondo wikipedia qui esordirebbe anche Lino Banfi, citando come fonte la scheda tecnica di imdb, ma controllando quest'ultima non ci sono tracce della sua presenza). La formula è praticamente la stessa dei "Ragazzi del Juke-Box", dalla storia incentrata su un gruppo di 'urlatori' (qui collegati esplicitamente al fenomeno dei 'teddy boys') in rivolta contro un sistema musicale conservatore che tenta di opprimerli: pure Carotenuto e Sommer replicano praticamente in maniera identica il rapporto padre-figlia (censore ipocrita il primo, invaghita col 'leader' del gruppo urlatore la seconda) che si vedeva nella pellicola precedente e anche qui le sequenze musicali sembrano avere una maggiore rilevanza rispetto alla narrazione, con alcuni momenti (apparentemente?) infilati a caso (in particolare quello, seppur divertente, dei Brutos). Restando sui caratteri 'negativi' dell'opera, alcune dinamiche di genere risultano eticamente discutibili e maschiocentrici, però bisogna tenere a mente il periodo e in ogni caso gli intenti del film sono tutt'altro che reazionari. Detto ciò, "Urlatori alla sbarra" riesce ad essere a mio avviso una commedia godibile: le interpretazioni attoriali del cast professionista (in cui spiccano Carotenuto e Pandolfini) e quelle canore del reparto cantanti sono validissime, il reparto tecnico è decisamente professionale e le frecciatine critiche contro il sistema censorio democristiano funzionano e, infatti, causarono noie in sede di censura, dove vennero imposti diversi tagli (alcuni di carattere esplicitamente politico) affibbiando un divieto ai minori di 16 anni. Non imperdibile ma interessante per capire l'evoluzione sia di Fulci sia del genere musicarello.
Con Mario Carotenuto, Marisa Merlini, Andrea Checchi, Gina Rovere, Gino Bramieri
COLPO GOBBO ALL'ITALIANA
Nel 1962 Lucio Fulci torna a dirigere una commedia con "Colpo Gobbo all'Italiana", terza collaborazione con l'attore Mario Carotenuto, autore del soggetto (a cui teneva molto) poi rielaborato in sceneggiatura da Bruno Corbucci e Giovanni Grimaldi. Siamo ancora di fronte ad un Fulci acerbo e 'derivativo', qui riecheggiante la malinconia di commedie monicelliane come "I Soliti Ignoti", ma la sua mano registica è sempre più salda e nella scena dell'arrivo involontario della guardia di notte all'Eur si respira un'atmosfera quasi onirica nel suo disorientamento, rafforzata da un'illuminazione particolarmente accesa. Non manca una visione politica, per quanto 'grezza', insita nell'idea narrativa, una riscossa delle classi sottoproletarie e ladruncole che, contro il 'potere' della criminalità internazionale 'sensazionalista' e di quella imborghesita locale, rimette a posto il malloppo per salvaguardare la propria sopravvivenza. Per me il miglior film di Fulci fino ad allora: consigliato.
Nel 1962, dopo "Colpo Gobbo all'Italiana" e prima de "Le Massaggiatrici", Lucio Fulci è in sala anche con "I Due della Legione" in cui per dirige per la prima volta Franco Franchi & Ciccio Ingrassia, che qui ottengono il loro primo boom d'incassi: inizia così una collaborazione consistente in 13 lungometraggi (più alcuni lavori con i due in 'solitaria'), e a quanto pare è stato proprio il futuro Terrorista dei Generi, che si ritaglia anche un cameo 'teutonico', a ribaltare i ruoli del Duo rendendo Franchi l'elemento comico e Ingrassia la 'spalla'. Nonostante i sopra citati elementi di importanza filologica, anche questo è secondo me un film assai minore all'interno della Filmografia fulciana, abbassato qualitativamente anche da stereotipi (soprattutto di tipo culturale e di genere) assai mal invecchiati, ma sul piano tecnico l'Autore ha una buona mano e sa costruire alcune scene, soprattutto quelle esagerate come la rissa in taverna, brillanti. Non imperdibile ma interessante.
Nel 1962, dopo "Colpo Gobbo all'Italiana" e "I Due della Legione", Lucio Fulci è nuovamente in sala con un'altra commedia, "Le Massaggiatrici": nonostante il divieto ai minori di 18 anni e un'accoglienza critica sempre molto poco lusinghiera, il film incassa 181 milioni di lire. Il lungometraggio costituisce la seconda collaborazione del Cineasta con Franco & Ciccio, i quali però qui sono relegati in ruoli secondari sul finale. Si tratta di una commedia 'scollacciata' con cadute in certi topoi maschiocentrici del filone (donna bionda estremamente ingenua, rappresentazione simpatica degli istinti erotici maschili, accenno all'alcool come strumento di 'riscaldamento' eccetera), e sicuramente il 'terrorismo dei generi' di Fulci è ancora lontano. Ciò nonostante, la pellicola riesce a divertire puntando su equivoci discretamente brillanti e non mancano delle frecciatine anche piuttosto esplicite contro l'ipocrisia dell'industrialismo democristiano. Certo non imperdibile ma interessante.
Con Adriano Celentano, Claudia Mori, Erminio Macario
UNO STRANO TIPO
Terza commedia musicale diretta da Lucio Fulci, il quale co-sceneggia insieme al soggettista Vittorio Metz, "Uno Strano Tipo" è anche la terza collaborazione cinematografica tra il Cineasta e il celebre cantante Adriano Celentano, per il quale aveva anche scritto (insieme a Pietro Vivarelli) la canzone di Sanremo 24 mila baci, citata nella pellicola. Distante dalle atmosfere satiriche e 'fantapolitiche' dei primi musicarelli dell'Autore, siamo ancora palesemente lontani dalla genialità artistica delle future Opere 'di Genere' di Fulci e anche qui ci sono qua e là alcuni cliché su ruoli di genere e orientamento sessuale, ma comunque qualche 'bomba' inaspettata il 'Terrorista' la inserisce, come una critica nascosta (ma volendo feroce) contro la borghesizzazione della musica 'ribelle' incarnata dal Molleggiato e contro il marciume ipocrita del mondo industriale. L'idea dello sdoppiamento di Celentano, inoltre, è intrigante e ci si diverte molto. Non imperdibile, ma decisamente godibile.
Diretta da Lucio Fulci e da lui co-sceneggiata insieme a Mario Guerra e Vittorio Vighi con contributo Castellano & Pipolo per l'episodio di Walter Chiari (che diede particolari noie in sede di censura, che negò il nulla osta alla prima edizione), "Gli Imbroglioni" è una commedia italiana del 1963. Come le altre commedie fulciane, anche qui siamo molto lontani dalla presenza artistica terroristicamente Sperimentale che caratterizzerà il Cinema dei Generi dell'Autore e diverse gag non sono invecchiate proprio benissimo, specialmente quelle relative a culture straniere e a tematiche erotiche. Non mancano comunque spunti ironicamente critici verso la società italiana e i vari episodi, legati tra di loro dalla cornice in tribunale, nonostante qualche debolezza risultano in prevalenza piuttosto divertenti, in particolare quella del funerale, e il reparto attoriale, pieno di caratteristi, rafforzava la comicità del tutto. Sicuramente non imperdibile ma piuttosto interessante e godibile.
Con Enrico Maria Salerno, Raimondo Vianello, Vittorio Caprioli, Walter Chiari
I MANIACI
Un anno dopo "Gli Imbroglioni" Lucio Fulci dirige (firmando anche soggetto e sceneggiatura con Castellano & Pipolo, Vittorio Vighi e Tonino Guerra) un'altra commedia ad episodi cambiando un attimo la formula, eliminando la cornice narrativa e si opta per una divisione esplicita degli episodi indicando pure i vari titoli. Lo stratagemma libera sia i singoli 'corti' dal vincolo narrativo (variando così le durate) sia i singoli individui attori, che in diversi casi interpretano ruoli diversi in altri episodi. Alla prima visione lo preferii rispetto al suo antecedente trovandolo inoltre più 'cattivo' e riguardandolo, pur notando un certo 'qualunquismo' qua e là (anche, se non soprattutto, quando si vuole condannarlo) e diversi stereotipi (in particolare nei ruoli di genere), confermo queste mie impressioni. Tra tutti gli episodi, forse "La Parolaccia" è il mio preferito, subito seguito da "Le Interviste" e i brevissimi "L'Elaborazione" e "Il Sorpasso". Non imperdibile ma interessante.
Con Franco Franchi, Ciccio Ingrassia, Gloria Paul, Arturo Dominici, Mimmo Poli
I DUE EVASI DI SING SING
Il secondo film del 1964 diretto da Lucio Fulci, che inoltre co-sceneggia insieme al soggettista Marcello Ciorciolini, è "I Due Evasi di Sing Sing", in cui Franco Franco e Ciccio Ingrassia, tenuti 'ai margini' nelle ultime tre loro collaborazioni con il Regista, tornano protagonisti. Sicuramente non è tra i migliori film di Lucio Fulci, ancora molto poco 'terrorista dei generi' e più artigiano-mesteriante di commedie, e non si può definire nemmeno una delle sue opere più memorabili, tra vari cliché e una forte leggerezza, oltre a contenere un piuttosto discutibile utilizzo del blackface con tanto di accento 'raffreddato' (elemento, questo, che abbassa sensibilmente la qualità generale). Detto ciò, siamo per me di fronte ad una delle commedie più riuscite e divertenti tra quelle fino ad allora realizzate da Fulci, l'epilogo ha un sapore quasi surreale, le musiche di Ennio Morricone (già presente ne "I Maniaci") sono intriganti e qualche spunto interessante di critica al potere c'è.
Terzo film del 1964 diretto da Lucio Fulci, il quale cura anche la sceneggiatura insieme ad Amedeo Sollazzo e al soggettista Vittorio Metz e inoltre scrive, insieme al compositore Piero Umiliani, la canzone "Cerco un ragazzo per un giorno d'estate" cantata da Gisella Ferrini nei titoli, "002 Agenti Segretissimi" è il primo lungometraggio a colori del Cineasta e costituisce la prima parodia del genere spionistico da parte di Franco Franchi e Ciccio Ingrassia. Ci sono alcuni momenti piuttosto divertenti, specialmente in qualche equivoco e nel delirio con tanto di montone sul finale, e la tecnica di Fulci riesce a portare a casa un lavoro tutto sommato discreto. Più di così, però, non riesco a reputarlo, complice soprattutto l'eccesso di stereotipi che colpiscono in modo particolare la cultura cinese, ma di fatto tutta l'operazione si limita ad essere un prodottino di mero consumo. Nonostante la sua relativa importanza filologica, è forse il lavoro meno riuscito di Fulci fino ad allora.
Con Franco Franchi, Ciccio Ingrassia, Margaret Lee, Riccardo Garrone
I DUE PERICOLI PUBBLICI
Ultimo film del 1964 diretto da Lucio Fulci, che scrive anche soggetto e sceneggiatura insieme a Castellano & Pipolo e inoltre appare in un riconoscibile cameo (non accreditato) come uomo shockato sul molo, "I Due Pericoli Pubblici" è un'altra collaborazione con Franco Franchi e Ciccio Ingrassia. L'inizio, a questa seconda visione, mi è parso un po' stentoreo e la presenza di un discutibile brownface non aiuta a migliorare la situazione, ma procedendo la narrazione si accumulano gag in grado di ottenere un buon effetto comico. Il divertimento culmina in un finale esagerato in cui, dopo una spassosa citazione al Dr. Strangelove kubrickiano nello sketch del 'generale tedesco', viene proposto l'espediente di una bomba all'idrogeno che forse potrebbe essere visto come un anticipazione del 'Terrorismo dei Generi' fulciano. Il cast di contorno è efficace, le musiche di Piero Umiliani sono orecchiabili e il montaggio di Ornella Micheli è ben costruito. Non imperdibile ma interessante.
Primo lungometraggio del 1965 diretto da Lucio Fulci, che qui non mette mano alla sceneggiatura, "Come Inguaiammo l'esercito" vede Franco Franchi e Ciccio Ingrassia dividere il proprio protagonismo con il cantante Remo Germani e l'attrice di origini statunitensi Alicia Brandet. Non siamo sicuramente di fronte ad una delle opere migliori del futuro Terrorista dei Generi, che qui ritorna parzialmente al musicarello visto che Germani si esibisce in alcune canzoni, e si possono sentire anche echi di "Uno Strano Tipo" (nel divismo del personaggio di Germani e, in parte, nell'idea del neonato). Rispetto a quanto ricordavo dalla prima visione, però, questa volta ho trovato il film più brioso, ho ri-apprezzato moltissimo il degenero finale con le grandi manovre e continuo a trovare piuttosto intrigante la variazione del rapporto tra Franco e Ciccio, con il secondo in posizione di comando anche su altra gente dell'esercito. Dunque, un lavoro tutt'altro che imperdibile ma si guarda volentieri.
Nel 1965 Lucio Fulci dirige anche, su sceneggiatura e soggetto di Vittorio Metz e Amedeo Sollazzo, la commedia spaziale "002 Operazione Luna", in cui secondo alcune dichiarazioni del Regista ci furono, come anche nell'immediatamente successivo "I Due Parà" maggiori limitazioni rispetto ai suoi passati lavori. Alla prima visione lo trovai, seppur inferiore alle migliori Opere del futuro Terrorista dei Generi, una delle sue più riuscite collaborazioni con la coppia comica Franco-Ciccio, vedendoci una divertentissima satira del potere e apprezzando molto il tema del Doppio presente già nel musicarello celentaniano "Uno Strano Tipo". Riguardandolo, pur continuando a trovare divertenti diverse gag e apprezzando la colonna sonora di Lallo Gori (con intriganti titoli di coda in cui i due comici cantano i propri pensieri), mi è parso molto meno brillante e coinvolgente rispetto a quanto ricordassi, e ora dubiterei molto sull'effettiva presenza di intenti satirici. Godibile ma non imperdibile.
A distanza ravvicinatissima da "002 Operazione Luna" Lucio Fulci, sempre nel 1965, dirige ancora Franco e Ciccio ne "I Due Parà", dove collabora anche alla sceneggiatura insieme ai soggettisti Vittorio Metz e Amedeo Sollazzo. Siamo sempre lontani dai livelli 'terroristici' delle Opere di Genere del Regista romano, i contenuti non sono esenti dal 'pericolo' di scadere nel qualunquismo, quando Franco e Ciccio (ma anche Umberto D'Orsi) sono assenti l'intrattenimento cala e la narrazione a guardarla bene è piuttosto sfilacciata. Ciò nonostante il film riesce a divertire piuttosto bene, soprattutto quando i due protagonisti vengono, prima uno poi l'altro, nominati dittatori e, seppur obiettivamente non interessato a fare una brillante satira politica, non è a mio avviso da buttare la critica ai golpe che si succedono in vari paesi (soprattutto, in quel periodo, in Sudamerica) con lo zampino statunitense e questo 6 anni prima del più noto "Bananas" di Allen. Non imperdibile ma interessante.
Con Franco Franchi, Ciccio Ingrassia, Mario Pisu, Lena von Martens
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COME SVALIGIAMMO LA BANCA D'ITALIA
Il 1966 si apre con il secondo lungometraggio a colori diretto da Lucio Fulci Lucio Fulci, anche questo con protagonisti Franco e Ciccio: "Come Svaligiammo la Banca d'italia", in cui l'autore collabora anche alla sceneggiatura con Gianviti e Sollazzo, partendo da un soggetto di Brescia e parodizzando "Sette uomini d'oro" di Vicario. Ci sono sempre diverse debolezze, tra cui un certo scollamento tra la prima parte introduttiva dei personaggi e il colpo del titolo, ma nel complesso l'abilità e la competenza tecnica e artigianale del Terrorista dei Generi riesce, insieme alla bravura comica della Coppia Franco & Ciccio, a sollevare qualitativamente il Film rispetto ad altre commediuole all'italiana 'minori', e analogamente a "Colpo Gobbo all'Italiana" celebra ancora una volta, in un contesto di furti, le classi sottoproletarie e la loro semplicità sbaragliando la supponenza snob dei ladri 'borghesi'. Sicuramente non è imperdibile ma fa simpatia e, nel complesso, sa essere interessante.
LE COLT CANTARONO LA MORTE E FU... TEMPO DI MASSACRO
Nel 1966 Lucio Fulci debutta nell'Western, in quel periodo particolarmente florido in italia, dirigendo (e contribuendo con Enzo Dell'Aquila, entrambi non accreditati, alla sceneggiatura di Fernando Di Leo) "Le colt cantarono la Morte e fu... Tempo di Massacro". Pur non mancando alcune macchie (sul piano etico, ad esempio, abbiamo un cinese dalla parlata stereotipata) e restando nel solco di altre produzioni simili (nello stesso anno usciva "Django" di Corbucci, da cui riprende l'allora ancora semi-sconosciuto Franco Nero, Fulci qui compie un notevole balzo in avanti qualitativo realizzando un'Opera intrigante in cui il proprio Stile si consolida, tra messa in scena cruda della violenza, dominio cromatico di tonalità marroncine mescolate spesso ai verdi vegetali e al rosso sanguinoso, virtuosismi nei movimenti di macchina e nella scelta di lenti e inquadrature e così via. Non manca inoltre una sottile critica al potere economico. Per me l'inizio del Terrorismo dei Generi fulciano.
Girato in Egitto, "Come Rubammo la Bomba Atomica" è tra le ultime regie di Lucio Fulci, presente anche in un cameo, con protagonisti Franco Franchi e Ciccio Ingrassia e, come "002 Agenti Segretissimi", anche qui si parodizza il genere spionistico, prendendo inoltre ispirazione dalla vera sparizione di un bombardiere statunitense nei mari spagnoli. Siamo sempre (molto) lontani dalla maestria artistica tipica delle Opere di Genere dell'Autore (basta fare un confronto con "Tempo di Massacro" dell'anno precedente) e ad una seconda visione ho notato una maggiore difettosità generale, però la mano di Fulci si può avvertire e, analogamente a "Come svaligiammo", anche qui i presunti intelligenti pezzi grossi vengono fregati dagli imbecilli di mentalità popolare. La Regia di Fulci, unita all'estro comico di Franco & Ciccio e ad un epilogo piuttosto inquietante, riesce a sollevare anche questo Film dalla marea di commediole fatte con lo stampino rendendola un'opera unica oltre che spassosa.
Sempre nel 1967 Lucio Fulci dirige per l'ultima volta in coppia Franco Franchi e Ciccio Ingrassia (per il primo realizzerà la miniserie "Un Uomo da Ridere" mentre il secondo apparirà "Dracula in Brianza") ne "Il Lungo, il Corto, il Gatto". Alla prima visione, pur trovandolo interessante, mi sembrò non completamente riuscito: rivendendolo, forse aiutato anche da una qualità molto migliore della versione recuperata e forse perché il mio umore era ideale, pur non negando qualche imperfezione e considerandolo minore rispetto alle Opere propriamente 'di Genere' di Fulci, mi è parso più interessante e brillante rispetto ad altre commedie del Cineasta, che qui sperimenta intriganti soluzioni visive, in cui iniziano ad imporsi i suoi drammatici dettagli sugli occhi, e dileggia l'alta borghesia e le sue ipocrite etichette, il tutto sorretto dal brio comico dei due Protagonisti e da una buona sceneggiatura che gioca bene con gli equivoci. Forse il miglior film fulciano con Franco e Ciccio.
L'ultima regia di Lucio Fulci per il 1967 è "Operazione San Pietro", sequel dell'"Operazione San Gennaro" di Risi e primo di tre film in cui il Cineasta dirige come protagonista Lando Buzzanca: oltre a dirigere Fulci firma soggetto e sceneggiatura insieme ad Adriano Baracco, Ennio De Concini e Roberto Gianviti (imdb accredita anche Paul Hengge, ma nei titoli di testa il suo nome manca). Siamo decisamente lontani dalla brillante comicità dell'Opera di Risi (e Buzzanca non è certo Manfredi) e per buona metà la pellicola stenta ad ingranare, oltre a dare ogni tanto l'impressione di perdere qualche pezzo qua e là. Consapevoli di essere di fronti ad un Film minore, il film riesce comunque a risultare interessante, il cast funziona (specialmente l'hollywoodiano Robinson e il tedesco Ruhman), le Musiche di Ward Swingle e di Armando Trovajoli sono magnifiche, la caccia finale alla pietà è esagerata al punto giusto e si nota la mano estetica fulciana. Non imperdibile ma intrattiene bene.
Con Jean Sorel, Marisa Mell, Elsa Martinelli, John Ireland, Alberto De Mendoza
UNA SULL'ALTRA
Dopo "Operazione San Pietro" Lucio Fulci si prende un anno di pausa, relativamente enorme per i suoi ritmi produttivi, e nel 1969 torna con "Una sull'Altra", da lui anche ideato e sceneggiato (insieme a Roberto Gianviti) nonché interpretato in un cameo, debuttando così nel Thriller. Seppure lo script sia considerato dall'Autore come uno dei suoi migliori, personalmente credo che sia l'elemento meno interessante della pellicola, anche perché gli echi del "Vertigo" hitchcockiano rendono difficile stupirsi. Comunque, seppur ancora un tantino acerbo nel Genere rispetto ai lavori successivi, Fulci dimostra subito la sua capacità nel muoversi all'interno dei suoi stilemi adoperandoli come strumento per la sua brillante costruzione estetica, in cui si ammirano split focus, split screen e dettagli sugli occhi. Un'intrigante colonna sonora jazzeggiante di Riz Ortolani e qualche sottile spunto di critica nei confronti della borghesia impreziosiscono questa piccola Perla cinematografica.
Con Tomas Milian, Adrienne La Russa, Georges Wilson, Mavie, Antonio Casagrande
BEATRICE CENCI
Secondo Film del 1969 diretto da Lucio Fulci, Autore anche di soggetto e sceneggiatura insieme a Roberto Gianviti, "Beatrice Cenci" è un ambizioso progetto storico-politico. A mio avviso questo è il primo Capolavoro del Terrorista dei Generi e uno dei più sottostimati. Sorretto da un'estetica personalissima, in cui abbondano split focus, carrellate ottiche rapide, fotografia dominata cromaticamente da marroni mescolati a verdi con spruzzi rossi, violenza cruda che qui colpisce per la prima volta gli Occhi, il Film porta avanti una condanna del potere unita ad una riflessione complessa sulla Verità e la difficoltà nel trovarne una univoca, sganciata dalle rielaborazioni personali: a differenza del quasi analogo "Rashomon" di Kurosawa, qui le narrazioni, concentrandosi su momenti diversi, possono coesistere. Un Cast in forma, delle Musiche toccanti e una cura attenta per la ricostruzione storica rafforzano ulteriormente la riuscita artistica di quest'Opera a mio avviso imperdibile.
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