La legge del mercato
- Drammatico
- Francia
- durata 92'
Titolo originale La loi du marché
Regia di Stéphane Brizé
Con Vincent Lindon, Karine Petit de Mirbeck, Matthieu Schaller
1 MAGGIO, FESTA DEL LAVORO
O del lavoro svilito e del lavoratore annichilito
L'anno scorso scrivevo un post simile.
Haymarket Square – 1 maggio – festa dei lavoratori – dissoluzione dei diritti – neri e foschi futuri possibili ecc. Ebbene, ad un anno di distanza (anche se sembra quasi incredibile) probabilmente la situazione si è persino ulteriormente deteriorata.
Cos'è cambiato?
Prima di tutto, si ha ora un'idea ancor più chiara e delineata (non che ve ne fosse, in effetti, tanto bisogno) dell'entità dello sfruttamento del lavoro, in tutte le filiere e in tutti i campi. Ultima in ordine di tempo a descrivere la situazione: la relazione presentata dalla Commissione parlamentare sul lavoro, il cui messaggio è efficacemente sintetizzato dal titolo di un articolo a proposito: "paghe indegne e caporalato in ogni settore".
Inoltre, dopo due anni di pandemia e complice la guerra in Ucraina, è ragionevole pensare che la condizione dei lavoratori peggiorerà ancora, visto che saranno messi (sono già messi) di fronte alle sfide concomitanti rappresentate da precarietà, sottoccupazione, inflazione, crollo del potere d'acquisto. In un Paese nel quale - caso unico - i salari sono già addirittura calati di oltre il 2% negli ultimi trent'anni. E nel quale il numero dei precari (oltre 3mln) ha raggiunto vette record che non si registravano almeno dal 1977.
Di fronte a tutto questo, è ricominciata comunque la ciclica polemichetta da salotti buoni sugli "sdraiati", su quegli sfaticati di giovani e meno giovani stravaccati a fare niente grazie al RdC, sui "poveri" imprenditori turistici e non solo che non riescono, per la miseria, a trovare lavoratori (perché il reddito "ha distorto il mercato"): peccato che non parlino mai delle condizioni alle quali pretenderebbero di assumere.
Di fronte a tutto questo, ancora, riprendono le girandole dei politici-politicanti che fanno a gara a chi offre il fondoschiena più sfacciatamente a queste congreghe padronali senza scrupoli, come ad es. il prode Garavaglia che – dopo aver respirato l'aria de Roma – si è decisamente ambientato: e difatti, da bravo ministro del turismo, ammonisce le anime belle a proposito del grave danno arreccato - e ti pareva - proprio dal reddito, che farebbe mancare ben 250mila lavoratori stagionali.
E sì perché questi son convinti che con 500€ al mese si viva nella bambagia, che con 500€ al mese si possa davvero esimersi a vita dal cercare impiego, mentre in realtà al massimo si riesce un paio di volte a rifiutare le offerte più indecenti (e poi, in ogni caso, se poi un lavoro lo trovi – anche se si tratta soltanto di uno occasionale – il reddito te lo riducono o tolgono).
Questi – che vinceranno, molto probabilmente, le prossime elezioni – chiamano aiuti tra l'altro fortemente migliorabili (ma in senso di un allargamento e non certo di una stretta), come il reddito, "metadone di Stato".
"Metadone di stato" o "Sussidistan"... ma solo quando si parla dei poveri perché nel caso delle imprese gli aiuti son sempre investimenti, anche quando finiscono principalmente nelle tasche degli azionisti e non certo in reali appunto investimenti produttivi.
Ma si tratta di dinamiche di lungo corso, purtroppo. Sin dagli anni ‘80 si è potuta osservare – tanto a livello culturale quanto talvolta sindacale – una capitolazione all’idea della necessità di rendere più “snello, agile, flessibile” il mercato del lavoro.
Peraltro, nel lungo corso della storica economica italica, è possibile osservare la persistenza di fenomeni che forse in certi momenti si sarebbe portati a pensare come più contemporanei, e in realtà presenti anche negli anni pre e post-boom, nei ‘50-’60-’70, immortalati in capolavori immortali quali Umberto D., Accattone, Sedotta e abbandonata, Signore & Signori, In nome del popolo italiano…, film che danno in qualche misura l’idea di condizioni di vita che a primo acchito paiono così distanti eppure così vicine per certi versi, sul piano appunto del lavoro instabile, della povertà diffusa, del caporalato, del ricorso alle false cooperative…
Il fatto innegabile è che – a partire dalle crisi petrolifere degli anni ‘70 e poi sotto la spinta neoliberista – si è assistito alla crisi forse irrimediabile delle socialdemocrazie fondate sul compromesso fordista-keynesiano, su una sorta di capitalismo “dal volto umano” che al profitto affiancasse il welfare. E, una volta crollata l’Unione Sovietica, è venuta meno anche la sfida da essa rappresentata in termini sociali e quindi anche la pressione a tentare di temperare alcune delle asperità del sistema economico. Perché si diceva fosse giunta la fine della storia, il modello occidentale aveva vinto, non c’era più alcuna ragione di farsi remore. Ed ecco allora che negli ultimi trent’anni si è proceduto, dal pacchetto Treu in discendere, ad una sistematica opera di smantellamento dell’architettura sociale ereditata dai decenni precedenti.
Guardando all’oggi, si è inevitabilmente portati a pensare a quanto la situazione sia di conseguenza rimasta tetra o, di nuovo, peggiorata: tra frotte di “lavoratori autonomi” come i rider e le citate criminalizzazioni dei percettori del reddito di cittadinanza, additati come “fannulloni”. In un mondo in cui ognuno è “imprenditore di se stesso”, d’altronde, qualora non si riesca ad uscire dalla povertà si ha da incolpare unicamente se stessi, la propria persona che magari è stata incapace di industriarsi o è stata troppo “choosy” (Fornero docet).
Ed ecco che allora sembra quasi di tornare al passato, ad un mondo privo di qualunque tutela e di qualunque diritto, un mondo disumano e indifferente, individualista e spietato (quale quello già esistente negli Stati Uniti, dove lo stato sociale mai si è imposto). Un “mondo ottocentesco”, nel quale la sempre crescente concentrazione della ricchezza crea una nuova casta simil-nobiliare ereditaria (si veda ad es. Piketty) e una massa (si vorrebbe) amorfa, priva di rappresentanza e annichilita sul piano sociale e umano, costretta a lasciarsi sfruttare anche fino a 14 ore al giorno, come nella Torino della fine del XIX sec., quella de I compagni.
Ci troviamo di fronte alla minaccia di un futuro disastroso in termini di previdenza e tutele, gravato da diseguaglianze sanguinose, in grado potenzialmente di sfilacciare il residuo tessuto connettivo della società. E se, in un mondo capitalistico avanzato, una rivoluzione a quanto pare è impensabile, cosa rimane da fare per uscire dal circolo vizioso fatto di sempre maggior sfruttamento?
Una bella domanda, a cui è difficile rispondere.
Ma probabilmente l’unica domanda che abbia senso porsi in questo come in qualunque altro primo maggio.
Titolo originale La loi du marché
Regia di Stéphane Brizé
Con Vincent Lindon, Karine Petit de Mirbeck, Matthieu Schaller
Titolo originale Los lunes al sol
Regia di Fernando León de Aranoa
Con Javier Bardem, Luis Tosar, José Ángel Egido, Nieve de Medina, Enrique Villén
Regia di Mario Monicelli
Con Marcello Mastroianni, Renato Salvatori, Annie Girardot, Gabriella Giorgelli, Folco Lulli
Titolo originale En guerre
Regia di Stéphane Brizé
Con Vincent Lindon
Regia di Elio Petri
Con Gian Maria Volonté, Mariangela Melato, Mietta Albertini, Salvo Randone, Gino Pernice
Titolo originale Le couperet
Regia di Costa-Gavras
Con José Garcia, Karin Viard, Ulrich Tukur, Olivier Gourmet, Yvon Back, Thierry Hancisse
Titolo originale Sorry We Missed You
Regia di Ken Loach
Con Kris Hitchen, Debbie Honeywood, Rhys Stone, Katie Proctor, Ross Brewster, Alfie Dobson
Titolo originale Resources humaines
Regia di Laurent Cantet
Con Jalil Lespert, Jean-Claude Vallod, Chantal Barré
Titolo originale Modern Times
Regia di Charles Chaplin
Con Charles Chaplin, Paulette Goddard, Henry Bergman
Regia di Paolo Virzì
Con Isabella Ragonese, Sabrina Ferilli, Valerio Mastandrea, Massimo Ghini
Titolo originale Bread and Roses
Regia di Ken Loach
Con Pilár Padilla, Adrien Brody, Elpidia Carillo, Jack McGee, George Lopez
Titolo originale It's a Free World
Regia di Ken Loach
Con Kierston Wareing, Juliet Ellis, Leslaw Zurek, Colin Caughlin, Joe Siffleet
Regia di Ermanno Olmi
Con Alessandro Panzeri, Loredana Detto, Tullio Kezich
Titolo originale Stacka
Regia di Sergej M. Ejzenstejn
Con Aleksandr Antonov, Mikhail Gomorov, Grigorij Alexandrov
Regia di Alice Rohrwacher
Con Adriano Tardiolo, Alba Rohrwacher, Tommaso Ragno, Luca Chikovani, Nicoletta Braschi
Titolo originale Mr. Robot
Con Sam Esmail, Bobby Cannavale, Rami Malek, Carly Chaikin, Portia Doubleday
Tag Thriller, Maschile, Informatica, Intrighi, New York, Anni duemiladieci
"Quello che sto per dirti è top secret … Si tratta di una cospirazione gigantesca. C’è un gruppo di persone potenti che governano il mondo in segreto. Parlo di gente che nessuno conosce, gente invisibile. L’1% più ricco dell’1% più ricco che giocano a fare Dio senza permesso. E ora penso mi stiano seguendo." "A volte, sogno di salvare il mondo. Di salvare tutti dalla mano invisibile, quella che ci etichetta con un badge da impiegati. Quella che ci costringe a lavorare per loro. Quella che ci controlla ogni giorno senza che noi lo sappiamo. Ma non posso fermarla. Non sono così speciale. Sono semplicemente anonimo. Sono semplicemente solo."
Regia di Luchino Visconti
Con Antonio Arcidiacono, Maria Micale, Sebastiano Valastro
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