E come ogni fine/inizio anno mi trovo a fare il bilancio dei film che ho gustato nei dodici mesi precedenti alla data di "giudizio". Ricco è stato l'anno trascorso di visioni che hanno ampliato la mia cultura e placato (almeno sempre e solo in parte) la mia sete di cinema. Vi propongo l'elenco de I MAGNIFICI SETTE.
Con Vincent Perez, Massimo Troisi, Ornella Muti, Emmanuelle Béart, Tosca D'Aquino
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Oltre al cast che evidentemente è riuscito a creare una sintonia tale che traspare dalle scene girate, Scola si serve di una sceneggiatura ben composta; un racconto piacevole dai buoni dialoghi e da una fotografia bella da guardare. Un componimento artistico che mi incurioscice per la capacità di intrattenere pur senza possedere caratteristiche eccelse in qualche aspetto.
Con Geraldine Page, Diane Keaton, Mary Beth Hurt, Kristin Griffith, Richard Jordan
Un film intimo e delicato. Potente e inaspettato, che punta sulla bravura dei suoi interpreti: Geraldine Page, E.G. Marshall e Diane Keaton spicca tra gli altri, e su una buona sceneggiatura avvolta da dialoghi ben costruiti. A tutti coloro che potrebbero storcere il naso al connubio tra Allen e drammaticità dico che ne resteranno piacevolmente colpiti.
Tra il carosello dei personaggi di contorno, che ormai ben conosciamo, situazioni a volte ripetitive e battute similari, dopo la presa della regia per mano di Neri Parenti, la saga di Fantozzi sembra aver perso un po’ di smalto tragico, a favore di una comicità più netta e meno allusiva pur restano una pellicola non adatta a tutti.
Già partendo dal cast: Christian De Sica, Claudio Amendola, Jerry Calà e Stefania Sandrelli, tra gli altri, risulta evidente che quantomeno l’intento fosse quello di discostarsi dal prodotto televisivo per tentare la costituzione di una pellicola dall’impronta comica sì ma orientata ad un pubblico più esigente rispetto a quello della tv. Che poi le cose lentamente abbiano preso un’altra piega, questo all’epoca dei fatti non ci era dato sapere.
Con Bob Geldof, Christine Hargreaves, James Laurenson
La pellicola di Parker resta comunque un omaggio visivo alla straordinaria musica di uno dei gruppi musicali più amati di tutti i tempi, e si rivolge non solo a chi conosce e ama la loro musica ma anche e soprattutto a coloro che vi si approcciano da pivelli.
Il film di Kubrick sembra limitarsi a narrare i fatti senza il necessario coinvolgimento dello spettatore che resta annichilito da una narrazione lenta e priva di mordente in cui la buona recitazione degli attori e la già citata sceneggiatura lodevole non sono capaci di risollevare dal baratro della noia.
Non fosse per quel senso di ipnotismo causato dalla recitazione degli attori protagonisti, lo spettatore perderebbe l’interesse per ciò che viene raccontato dopo i primi dieci minuti, in parte anche per quell’impostazione da serie televisiva in cui Gregory Hoblit si è fatto le ossa, e si vede.
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