È una settimana nuovamente piagata dal ritiro di molti titoli importanti. È la prima volta, da parecchio tempo, che - nonostante le sale siano in realtà aperte e pienamente accessibili - la distribuzione corre ai ripari per non bruciare gli incassi di pellicole sulle quali sono stati forti gli investimenti e questo dichiara quanto sia pericolante e drammatica la situazione. L'affluenza nelle sale è ridotta ai minimi e davvero non c'è da stupirsi. Non si tratta solo del numero dei contagiati e delle persone in quarantena per contatti: è in corso un sorta di auto-lockdown che tiene lontane le persone da ogni attività considerata a rischio. È interessante a questo proposito il report sugli spostamenti pubblicato di recente da Google, che evidenzia come - dalle app di tracciamento che utilizzano Google Map - gli spostamenti degli italiani si siano ridotti in maniera massiccia: se un italiano su cinque evita di andare al bar e uno su tre sta alla larga dai mezzi pubblici come ci si può aspettare che si gli stessi vadano al cinema?
Al di là della situazione - che seppur con contorni differenti resta pur sempre emergenziale - ci si domanda quanto tempo ci vorrà, quando le acque si saranno calmate, prima che il pubblico ritrovi la confidenza di un tempo e torni a pensare al cinema come una delle possibilità di svago.
Nel frattempo, per le prossime settimane almeno, dovremo sicuramente aspettarci ancora una riduzione della programmazione nelle sale, con uscite tecniche, film evento che restano in sala solo pochi giorni e titoli di minor rilievo.
Ennesimo documentario sul pittore olandese post-impressionista, questa volta concentrato sulle diverse versioni che diede di una natura morta con girasoli, una sua vera "ossessione" - concretizzatasi attraverso 8 differenti dipinti realizzati tra il 1888 e il 1889 ad Arles, in Francia - riguardo alla quale il documentarista Bickerstaff offre una approfondita analisi.
È il film campione di incassi in Giappone, che ha polverizzato molti record - tra cui quello del film giapponese dal maggior incasso in patria, detenuto per vent'anni da La città incantata (2001). Praticamente un sequel della prima stagione della serie tv tratta dal manga scritto e disegnato da Koyoharu Gotöge.
La profonda - e feconda - relazione con il mondo onirico analizzata dal docufilm di Catherine McGilvray,presentato alla Mostra di Venezia, che mette in luce la relazione tra la psicologia junghiana, di cui era esponente l'analista di Fellini - Ernst Bernhard - e l'opera del regista.
La storia delle spedizioni alla conquista del Nanga Parbat, la vetta del Kashmir di oltre 8000 metri, che iniziò con il tentativo condotto da Albert Mummery nel 1895, fallimentare e fatale, passando per la prima ascensione andata in porto, nel 1953 ad opera del tedesco Hermann Buhl, sino a quella condotta nel 2016 da Alex Txikon, insieme ad Ali Sadpara e Simone Moro, che riuscirono per primi a conquistare la vetta in inverno.
Gaglianone ha da sempre alternato cinema di fiction e documentari, come questo suo ultimo lavoro che offre una riflessione sulla vecchiaia, argomento spesso negletto che la anche l'attualità pandemica ha riportato in luce, almeno simbolicamente, evidenziando una fragilità che non era riconosciuta. Non è però sulla malattia o sul decadimento, né tanto meno sulla solitudine, che Gaglianone posa il suo sguardo, ma sulla temporalità: il rapporto degli anziani con il passato, con il loro se stessi di prima, sulle immagini di noi.
Film (fantascientifico) di esordio per il regista francese Roman Quirot che rielabora, come spesso accade agli esordienti, un suo cortometraggio premiato, adattandolo a un formato di maggior respiro. Ambientato in un futuro dove il riscaldamento globale ha mostrato tutto il suo potenziale devastante, vede nel cast la presenza di Hugo Becker e del buon vecchio Jean Reno.
Diretto e interpretato da Valérie Lemercier è un biopic dedicato alla famosa cantante Céline Dion, di cui racconta soprattutto la relazione con il marito René Angélil, morto nel 2016 per le conseguenze di un cancro con cui lottava dal 1998, che faceva il produttore musicale e che per la Dion fu un compagno determinante, nella vita personale e artistica.
È l'ultimo film girato da Libero de Rienzo prima della sua drammatica morte ed è diretto da Renzo Carbonera, al suo secondo lungometraggio dopo Resina (del 2017, attualmente visibile su Prime Video). La storia è quella di una giovane marciatrice che diventa materiale di "sperimentazione" tra le mani di un preparatore senza scrupoli, che è anche compagno della ragazza nonostante sia ben più maturo.
Adolescenti e belve. Detta così forse non suona bene, ma è il tema su cui si concentra - con discreto successo, va detto - il regista Gilles de Maistre, già autore di Mia e il leone bianco. Ora si aggiunge un lupo, a formare con leone e ragazzina protagonisti un terzetto inedito e felice, la cui convivenza sarà però messa a rischio.
Con Philip Ettinger, Stacy Martin, Cosmo Jarvis, Michael Trotter, Kerry Bishé, Lili Taylor
Era nella selezione del TFF e in quella della Sundance del 2020 questo film di Braden King che è stato il suo secondo lungometraggio di finzione. Ambientato in un territorio desolato della provincia americana, racconta delle conseguenze della tremenda assuefazione agli oppioidi (questo sì un vero e devastante scandalo di Big Pharma) all'interno di una piccola comunità.
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