È un fine settimana importante quello che sta iniziando: il primo con le sale a capienza piena dopo 19 mesi di sacrifici, tra chiusure totali e parziali. I messaggi che la popolazione italiana sta ricevendo dall'andamento generale della pandemia sono rassicuranti, la situazione intera lo è. E ci si domanda se il pubblico risponderà. Certo, lo sappiamo tutti, determinati limiti sono ancora in essere: primo tra tutti l'obbligo di mascherina al chiuso. Una penalità per i cinema (e teatri), perché ormai si associa il levarsela al relax, mentre invece un'attività di svago come la visione di un film ancora la richiede. Ma è evidente che questo weekend sarà una cartina tornasole: una crescita dei dati complessivi sarebbe un buon viatico per i mesi futuri.
Ad accompagnare questo importante e ulteriore passo verso la "nuova normalità", ecco una notevole infornata di nuovi titoli con Venom: la furia di Carnage in 550 sale e The Last Duel, di Ridley Scott, in 420. Sono solo i due titoli più distribuiti, però. La lista è lunga e c'è cinema italiano di qualità, tre commedie, e molto più. A voi la scelta, buon weekend.
Documentario dedicato a Salvatore Ferragamo che nacque nella provincia irpina al finire del 1800, emigrò negli States dove conobbe il successo creando calzature di altissimo artigianato e tornò poi in Italia dando il via a un marchio che vive ancora oggi, diventando uno dei più celebri brand di calzature italiane nel mondo.
Documentario che celebra la bellezza e i fasti (fragili) di Venezia, in una visione improntata soprattutto a rappresentare le sedimentazioni che i vari periodi hanno depositato nel tessuto urbano e nella memoria collettiva.
Hollywood si sta adeguando o semplicemente impara? Si spera nella seconda: dopo i tanti scandali di un mondo dove il potere è sempre stato maschile, Ridley Scott - coadiuvato alla sceneggiatura da Nicole Holofcener, Ben Affleck e Matt Damon (gli ultimi due anche nel cast) - mette in scena un grande racconto epico medioevale per mettere a nudo i fondamentali del patriarcato.
"Ama l'alieno che è in te". Tutti i film dei supereroi portano con sé un complesso di significati simbolici e psicologici, ma la storia di Eddie e di Venom, il simbionte che come un parassita è ospitato dal corpo del primo, meriterebbe una più approfondita disanima psicologica. Fatto sta che - dopo il discreto successo del personaggio Marvel portato sullo schermo nel 2018 - il duo è di nuovo in scena con tutti i problemi che la coabitazione in un solo organismo comporta, al punto che il loro rapporto risulta quasi in bilico.
La regia di questo secondo episodio è affidata a Andrew Serkis - che come attore è diventato celebre iprestando mimica corporea e facciale al Gollum nella trilogia dell'anello e nei due film sullo Hobbit - mentre nei panni del protagonista ritroviamo naturalmente Tom Hardy affiancato da un grande cast che vede tra gli altri Woody Harrelson, Naomi Harris, Michelle Williams e Stephen Graham.
"Ma è vero che siete tutti matti?" Chiede a un certo punto di quel capolavoro che fu Qualcuno volò sul nido del cuculo una ragazza che sale sul pullman che porta in gita i degenti dell'ospedale psichiatrico di Salem. Se lo chiedete ai personaggi di questo nuovo film di Simone Godano, la sua terza commedia, la risposta è sì. Sono tutti matti e lo sono soprattutto Clara, interpretata da Miriam De Leone, e Diego, un davvero poco riconoscibile Stefano Accorsi, protagonisti di una storia anche romantica e molto umana. I due interpreti sono chiamati così a dare una prova attoriale inconsueta rispetto a quelle per cui li conosciamo: raccontare la follia con tenerezza e ironia.
Guardie e ladri. Per una volta i primi non inseguono e i secondi non scappano, anche perché co-abitano, con prospettive solo apparentemente diverse, il medesimo luogo: il carcere. Che nel film di Leonardo di Costanzo presentato fuori concorso a Venezia 78 è una prigione cadente, fatiscente, in disarmo (e non che quelle vere siano dei gioielli...).
È in questo spazio quasi teatrale nel suo abbandono che si svolge la relazione tra detenuti e detentori, che culmina in quella tra il capo dei secondini, la guardia carceraria interpretata da Toni Servillo, e il vecchio prigioniero, Silvio Orlando. E le recensioni già ci dicono che la loro prova sia gigantesca: non ne avremmo mai dubitato.
Dalla pericolante Taiwan, che però quanto a cinema ha espresso cose non da poco, arriva il film di Tsai Ming-liang, malese di nascita ma importante voce della cinematografia dello stato insulare asiatico e vincitore nel 2003, con Stray Dogs, del Gran premio della giuria a Venezia.
Questo suo nuovo lavoro - presentato in concorso a Berlino - interrompe una serie di documentari e di film sperimentali, mantenendo tuttavia con essi una continuità, anche dovuta alla presenza del suo attore feticcio, Lee Kang-sheng.
Madrina suonava male, è chiaro: si sarebbe equivocato. Del resto anche in francese la commedia di Jean-Paul Salomé con Isabelle Huppert protagonista ha per titolo una parola in argot: daronne, ben tradotta con padrina. Perché ciò che si vuol evocare è l'assonanza con padrino, inteso come capo mafioso. Si dà infatti il caso che la grande attrice francese - raro vederla in un ruolo comico - reciti qui la parte di una donna insospettabile che prende il comando di un consistente di traffico di stupefacenti. Con lei nel cast Hippolyte Rousselet et Liliane Rovère, vecchie conoscenze del cinema francese.
Altra commedia francese - questa volta romantica - che gioca con la modernità, quella degli incontri che nascono nel contenitore virtuale, in questo caso Instagram, e si trasferiscono nella realtà. Non fosse che alle volte far diventare reale il virtuale può diventare molto più complicato di quanto sembri. E pieno di imprevisti.
Anche questa è una commedia, ed è pure romantica. Ma è anche piuttosto meccanica: e non perché sia tedesca (la regista Maria Schrader, molto nota come attrice, si è fatta un nome di recente anche come regista con la miniserie Netflix Unorthodox). Piuttosto perché uno dei due poli della coppia etero - quello maschile - è un robot: perfetto, bello, sensibile, attento. Ideale. Peccato che la situazione non sia esattamente quella che Alma, la protagonista, si aspettava o desiderava. Né tanto meno è pronta ad affrontarne le conseguenze.
Nel ruolo del umanissimo robot, Dan Stevens, volto noto ai fan (e alle fan) di Downton Abbey.
Il primo lungometraggio di Manuel Coser, premiato come miglior documentario con il Premio Solinas nel 2016, segue il ritorno alla libertà di Alberto Maron, dopo cinquant'anni di detenzione, classificato come "incorreggibile".
Horror italiano dalle tinte noir: parte come un thriller su una storia di crimine ma sfocia però nel sovrannaturale. Nel cast alcuni volti del cinema italiano di genere. Tony Sperandeo, Hal Yamanouchi, accanto al giovane protagonista Emilio Franceschini. Alla regia Massimo Paolucci.
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