Mancano tre giorni alla chiusura della Mostra del Cinema di Venezia e questo weekend offre un piccolo assaggio dei titoli di casa nostra che hanno partecipato alla kermesse lagunare. Si tratta solo di due titoli - ben poca cosa rispetto al grande numero di pellicole interessanti (italiane e non) presentate a venezia - ma dal punto di vista qualitativo sono due pellicole che non dovrebbero deludere. La prima è Qui rido io, di Martone, con Toni Servillo nei panni di Eduardo Scarpetta; l'altra è invece Welcome Venice, di Andrea Segre, ormai cantore elettivo della città e dei suoi problemi. Purtroppo le opportunità di visione offeret ai due titoli sono ben differenti: il primo dovrebbe proietatto in circa 280 sale, il secondo in 65. Sufficienti comunque a coprire in entrambi i casi una discreta parte del territorio (con evidentemente una pregiudiziale più forte sul secondo).
Non è comunque una settimana che conta sull'uscita di blockbuster: le sale sono semmai occupate da titoli usciti settimana scorsa che ancora "se la giocano". Anche per questo gli altri titoli non offrono numeri molto più forti: il titolo meglio distribuito è infatti il film di animazione Il giro del mondo in 80 giorni, ma con solo 330 sale, seguito dal thriller La ragazza di Stillwater, con 300.
Dal concorso veneziano, il primo dei cinque titoli italiani in gara ad arrivare nelle sale è questo film di Martone: un biopic "immaginario" dedicato al più grande autore e attore del teatro napoletano tra Ottocento e Novecento, padre - oltre che del teatro dialettale - di Eduardo, Filippo e Titina De Filippo (che presero il cognome della madre, Luisa), di Ernesto Murolo (a sua volta padre di Roberto) e di Vincenzo Scarpetta.
Dieci anni fa Segre portava in laguna Io sono Li, il suo primo fortunato e poetico film di fiction, che raccontava proprio la laguna e Mestre. Ci è tornato - oggi come allora ospite della Giornate degli Autori - con un nuovo lavoro di fiction (dopo il documentario Molecole e il cortometraggio La biennale di Venezia: il cinema ai tempi del Covid) che di nuovo ha Venezia al centro della trama, terzo personaggio insieme a quelli interpretati da Andrea Pennacchi e Paolo Pierobon, in un racconto che riflette sulla città e il suo destino.
Un padre (Matt Demon) - semplice operaio dell'Oklahoma - attraversa l'Oceano e si reca a Marsiglia per cercare di aiutare la ragazza, finita in carcere per un delitto che giura di non aver commesso. Di storie di genitori impegnati proattivamente alla salvezza (o alla redenzione) della prole ne abbiamo tante. Ma nel film di Tom McCarthy questa storia - anche se ambientata nel porto francese - resta e vuol essere soprattutto una storia americana, in un senso non didascalico, dipingendo un ritratto simbolico e metaforico dell'America che ha abdicato alla sua missione democratica e che ha perso la bussola dell'etica (se mai l'ha avuta) nell'interpretazione trumpiana.
Pastore e sardo, ma oggi anche un po' friuliano. Francesco Mattu, detto "Chiodo" è un personaggio che si è attirato l'attenzione del documentarista Christian Canderan, che gli ha dedicato questo film che parla di lui e, indirettamente, su cosa significhi scegliere la pastorizia - e perciò la tradizione e il passato - come mestiere del presente.
L'avventuroso romanzo di Jules Verne si trasforma in film d'animazione tra le mani del regista francese Tourneux e così il gentleman Phileas Fogg diventa una rana - dal nome opportunamente modificato in Phileas Frogg - mentre il suo cameriere e accompagnatore Passepartout è una scimmietta. Insieme esploreranno il mondo e le sue meraviglie, in un viaggio pieno di sorprese e di stupore.
Thriller "insulare" ambientato a Jersey, sulla Manica, e ispirato alla vicenda del mostro di Jersey, stupratore seriale che agì sull'isola per ben un decennio. Opera prima del regista Michael Pearce, proiettata in concorso al TFF del 2017, che arriva solo ora nelle nostre sale.
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