Lo scorso anno esordii nel mio consueto riepilogo con l'espressione "è andata come è andata". Quest'anno posso dire che è andata anche peggio. La pandemia si è portata via tutta la stagione cinematografica a differenza dell'anno prima. Il risultato è stato il grande vuoto instauratosi tra le poche visioni autunnali e quelle a cui ho potuto accedere nella tarda primavera in concomitanza con l'ennesima proclamata riapertura. Ma di riapertura si tratta? Il cinema più vicino a casa mia (un mini multisala indipendente) ha tirato su le serrande con l'arrivo dei blockbuster, ovvero dieci giorni fa. Poco lontano la società che gestisce due diverse sale nello stesso territorio comunale ha optato per una riapertura a metà e solo da giugno inoltrato, per mancanza di continuità distributiva. Le sale parrocchiali sono chiuse da ottobre e anche i grandi multisala hanno aspettato un bel po' prima di riattivarsi. Il resto l'han fatto gli europei e l'estate. Molteplici acquazzoni e qualche vera e propria bomba d'acqua hanno procurato la cancellazione di svariati spettacoli nelle arene estive.
Non ci resta che sperare nel futuro, nei frutti della campagna di vaccinazione, nella buona volontà dei distributori, nel desiderio del pubblico (ormai abituato alla tv e al divano) di ritornare in sala. Solo così si moltiplicherà l'offerta e torneranno a riaprirsi le porte dei teatri e spegnersi le luci alle nostre spalle.
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