In una settimana segnata ancora dal calcio, dai primi scampoli d’estate e dal ritorno verso la normalità per molte regioni italiane, il mondo dello streaming regala pochi ma buoni titoli, a partire da Disney+ che offre ai suoi abbonati Luca, il nuovo lungometraggio Pixar. Diverse sono state le polemiche che hanno accompagnato la scelta della casa di Topolino di non portare il film nelle sale: si dice addirittura che si sia creata una frattura con la stessa Pixar, non felice che il suo terzo lavoro abbia saltato il cinema.
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La piattaforma punta tutto su Un padre, titolo di Paul Weitz che, prodotto dalla Sony, arriva direttamente nelle nostre case, promettendo di farci piangere e contemporaneamente ridere. Gli fanno compagnia il film indiano Jagame Thandiram con Dhanush, indiscussa star di Bollywood, e la storia di formazione messicana Asphalt Goddess.
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Il titolo forte è Savage State, western francese che ha avuto la sua anteprima al Festival di Rotterdam 2020. Acquistato per l’uscita in sala, arriva direttamente on demand e punta su un cast di affascinanti attrici francesi.
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È firmato da un italiano il nuovo lavoro Pixar, Luca. Ambientato nella costa ligure, racconta di mostri, scoperte e amicizie. Lo avremmo però visto volentieri nel buio di una sala con i nostri piccoli a strepitare.
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La piattaforma della Rai propone in esclusiva Il giorno e la notte, firmato da Daniele Vicari. Si tratta di uno dei primi titoli di casa nostra girati in pieno lockdown ricorrendo a quell’arte di arrangiarsi tipicamente italiana.
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Da Chili a Sky Primafila, una manciata sono i titoli da segnalare: il dramma bellico The Rifleman, il fantascientifico Invasion – Minaccia aliena, il “letterario” Guardiani dei mondi, l’horror Il figlio del diavolo e il canadese Il padrino della mafia con il nostro Castellitto.
La vera storia di Matt Logelin è apparsa per la prima volta online sul blog tenuto dall’uomo. In quello che poi avrebbe dato lo spunto per un best seller, Logelin raccontava le difficoltà nel crescere la figlioletta Maddy dopo aver perso la moglie. La pellicola di Weitz rimane fedele alla storia e ne accentua il lato tragicomico affidando a Kevin Hart il primo ruolo semi drammatico della sua carriera. Commovente e delicato, esalta i valori della genitorialità e della comunità, due punti fermi di qualsiasi americano.
Per chi non lo sconoscesse, Dhanush è una star del cinema tamil. Poco meno che quarantenne, è attore, produttore, cantante e regista. In pratica, non passa inosservato e vanta nella sua già vasta carriera una lunga lista di premi, a cominciare da ben 13 SIIMA (gli Oscar del cinema sud indiano). Visto in L’incredibile viaggio del fachiro, interpreta questa volta un gangster (senza casa) chiamato a scegliere tra il bene e il male.
Essere donna negli anni Ottanta e vivere nell’estrema periferia di Santa Fe, una sorta di discarica dove convivono violenza e marginalità: si sopravvive giorno per giorno e non c’è altro rifugio che nelle proprie amiche, restando a galla tra droga, gang e rock. Partendo da fatti realmente accaduti, il film propone un gruppo di giovani protagoniste combattenti e resistenti che, in un mondo e in un’epoca induriti, cercano la loro strada.
"Il mio primo desiderio era quello di dirigere un gruppo di donne in uno spazio chiuso prima di abbattere tutti i muri e spingerle in spazi immensi. Potevo così rappresentarle in fuga da un ambiente claustrofobico e vincolante, dando al tutto una valenza metaforica ed emancipante. Savage State nasce però da un sogno che coltivo da sempre: girare un mio film western. Mentre ne scrivevo la sceneggiatura, non ho voluto vedere nessun altro film western: forse in maniera ingenua, non volevo farmi influenzare e usare gli stereotipi del genere. Volevo a tutti i costi farne uno mio, condito dalla mia sensibilità e dalle mie attuali preoccupazioni", ha dichiarato il regista.
"Questo film parla delle amicizie che ci cambiano la vita", ha affermato il regista Enrico Casarosa. "È una lettera d'amore alle estati della nostra giovinezza, quegli anni formativi in cui stiamo scoprendo noi stessi. Ho avuto la fortuna di crescere a Genova, una città portuale sulla Riviera italiana. È una costa molto particolare perché è molto ripida: le montagne escono dal mare. Le città sono bloccate nel tempo: sono davvero pittoresche. Le ho sempre immaginate come dei piccoli mostri che escono dall'acqua". Da qui nasce l'idea dei mostri marini, anche se le creature marine di Luca non sono esattamente spaventose.
Con Dario Aita, Elena Gigliotti, Barbara Esposito, Francesco Acquaroli, Isabella Ragonese
Ha sottolineato Vicari: “Il film è stato realizzato durante il primo lockdown, mentre teatri e set cinematografici erano fermi, quando sembrava impossibile continuare a coltivare le nostre passioni. Con un gruppo di attori e attrici abbiamo condiviso il desiderio di reagire creativamente alla paura, per mettere sotto osservazione la condizione di isolamento e restrizione. Fin da subito ci siamo resi conto che avevamo già sperimentato la clausura o quantomeno la paura di uscire di casa, per via degli attentati terroristici che si sono susseguiti da Londra a Madrid, da New York a Parigi. Negli ultimi 20 anni abbiamo vissuto collettivamente la paura e il dolore, e se la metafora della guerra ha un senso, allora andrebbe estesa a tutto il primo ventennio del secolo. Da qui l'esigenza di farci del bene, di dare "una carezza" a tutte e tutti coloro che erano bloccati in casa senza poter fare nulla, a partire dalle lavoratrici e lavoratori del cinema, per dare un senso a ciò che stavamo vivendo”.
1915. Dopo aver perso la madre e la casa ad opera dell’esercito tedesco, il sedicenne Arturs trova una qualche consolazione nell'arruolarsi nell'esercito durante la Prima guerra mondiale al fianco del padre, un tiratore scelto, e del fratello maggiore tra le file dell’esercito imperiale russo. La guerra però è ben lontana dall'essere come Arturs l'aveva immaginata: sul fronte orientale, infatti, non l'attendono gloria o vendetta ma brutalità e sofferenza. Rimasto solo, Arturs decide di tornare nel suo paese e arruolarsi per combattere per l’indipendenza della neonata nazione lettone, ricominciando tutto da zero.
Seguito del fortunato Attraction, il film sposta l’azione tre anni dopo che la prima navicella aliena è caduta su Mosca seminando il panico nell’intero Paese. La catastrofe ha costretto l’uomo a fare i conti col fatto di non essere l’unico abitante dell’universo, ma l’umanità non sa che presto dovrà affrontare una prova ben più grande ed impegnativa: resistere a un’invasione pianificata da una civiltà più evoluta e decisa ad impossessarsi del pianeta Terra e delle sue risorse. Per prepararsi ad affrontare il più temibile dei nemici, il governo ha sovvenzionato un progetto segreto dove vengono condotti degli esperimenti finalizzati a studiare da vicino la razza aliena attraverso Julia, una giovane ragazza che sembra aver maturato dei super poteri dopo esser entrata in contatto con una delle navicelle. Ma non sono solo gli umani ad essere interessati ai suoi poteri, pertanto Julia dovrà decidere da che parte stare.
Tratto da un best seller di Sergey Lukyanenko, racconta la storia di Kirill, un giovane programmatore di videogiochi che un giorno vede la sua esistenza del tutto cancellata. Dimenticato da tutti, realizza che c’è qualcun altro che vive nella sua casa e sta vivendo la sua vita. Mentre cerca una spiegazione, scopre grazie a una misteriosa donna di essere stato scelto per un’importante missione: essere il nuovo guardiano di un edificio circolare che fornisce l’accesso a oltre ad una dozzina di mondi paralleli. Molto presto diventerà chiaro che sopra Kirill c’è una sorta di burattinaio che controlla le molteplici realtà, portando confusione e dubbi nelle vite dell’umanità. Alla regia c’è il navigato Sergey Mokritskiy.
“Dopo il pessimo Ghosthunters, arrivato direttamente in dvd anche in Italia, Pearry Reginald Teo dirige un tardivo clone de L'esorcista. Per l'occasione, allarga lo gamma delle manifestazioni diaboliche, inserendo sullo sfondo anche shadow men e mostruose forme, vagamente antropomorfe”, così lo liquida Undying nella sua recensione. E di horror ne ha visti parecchi.
Sergio Castellitto interpreta il padrino Frank Paternò, un ruolo che gli è valso un Iris, un Oscar canadese, come miglior attore non protagonista. Tratto dal libro Mafia Inc: The Long, Bloody Reign of Canada's Sicilian Clan, scritto dai reporter André Cédilot e André Noël-
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