Settimana particolarmente appetibile quella che si prospetta per gli amanti dello streaming. Le proposte appaiono interessanti e spaziano dal cult Sailor Moon al più corposo The Mauritanian, che ha fruttato un Golden Globe alla ritrovata Jodie Foster (Palma d’Oro alla Carriera al prossimo Festival di Cannes, passando per Quelli che mi vogliono morto, ritorno al thriller per Angelina Jolie, e Security, produzione Sky Original con un cast di tutto rispetto.
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La piattaforma ha il suo titolo forte in Sailor Moon Eternal, il film in due parti che porta per la prima volta in un lungometraggio l’amata guerriera che veste alla marinara. Dal paese degli Abba arriva invece Dancing Queens mentre dalla Spagna c’è spazio per l’action di Xtremo e dalla Corea delle schermaglie amorose di Sweet & Sour.
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The Mauritanian si ispira a una storia realmente accaduta e ha dietro la mano ferma di Kevin MacDonald: previsto per Bim, arriva in streaming e mostra a tutti l’ottima prova di quel cavallo di razza che corrisponde al nome di Jodie Foster. Nel mese del Pride arriva anche la commedia Maschile singolare, con protagonisti un gruppo di giovani attori italiani da tenere d’occhio.
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Sky propone in esclusiva Security, nuova produzione originale diretta da Peter Chelsom e tratta dall’omonimo romanzo di Stephen Amidon. Mubi risponde con l’affascinante Kala Azar e l’esistenzialista I was at Home, but…. Sul fronte multipiattaforma spiccano Quelli che mi vogliono morto di Taylor Sheridan, con protagonista la ritrovata Angelia Jolie, e i più festivalieri Il mondo che verrà di Mona Fastvold e Run Hide Fight di Kyle Rankin. Completano l’offerta il thriller in tempo reale Lost in London, il familiare Bernie il delfino 2, i thriller The Renegade e Girl – Vendetta senza nome, e il documentario Sir Alex Ferguson – Mai arrendersi.
Titolo originale Gekijouban Bishoujo Senshi Sailor Moon Eternal
Regia di Chiaki Kon
Raggio di luna che rendi la notte romantica: se questi versi riaccendono in voi una lunga lista di ricordi ed emozioni, siete gli spettatori ideali del doppio film dedicato al mondo di Usagi (diventata Bunny in Italia) e delle guerriere Sailor. Da Sailor Moon e il cristallo del cuore tornano le Sailor al completo (comprese le sfuggenti Saturn e Pluto) mentre da Petali di stelle per Sailor Moon si rivede il cavallo Pegasus. Polemiche immancabili per la scelta di rivoluzionare le voci italiane dei personaggi.
Già il titolo rimanda all’universo degli Abba. Non siamo lontani: la produzione è scandinava, così come i paesaggi. La storia invece è un po’ più arcobaleno: una ventitreenne lotta per affermarsi nel mondo delle drag queen e, nonostante sia biologicamente donna, ci riuscirà. Una storia di formazione, a modo suo, che punta sull’accettazione.
Max è finalmente pronto a portare a termine la vendetta che cova da quando il fratello Lucero ha tradito la famiglia due anni prima, uccidendo il loro padre e il figlio di Max, e lasciando quest'ultimo in fin di vita. La messa in atto del piano che Max ha preparato fin nei minimi dettagli è velocizzata quando gli uomini di Lucero uccidono senza pietà la famiglia di Leo, l'adolescente che ha preso sotto la sua protezione. Ormai non ha più nulla da perdere ed è pronto ad affrontare gli scagnozzi di Lucero uno ad uno per raggiungere il bersaglio finale. Tranquili, non c’è Liam Neeson anche se siamo da quelle parti e la regia è affidata a Daniel Benmayor, colui che sta dietro a quel pasticciaccio brutto di Tracers.
Dolceamaro è l’amore. Lo cantava già una giovane D’Urso agli esordi, lo confermano ora i protagonisti della commedia sentimentale sudcoreana con al centro un giovane chiamato a competere con due differenti donne in due diversi campi: l’amore e il lavoro. E si sa che i confini tra i due ambiti sono facili da attraversare, con tutte le conseguenze del caso.
Il film è una riflessione sull'importanza dello Stato di Diritto e sull'estremismo di ogni tipo ma è anche un film spesso tenero, divertente ed edificante su Mohamedou, un uomo straordinario la cui umanità è riuscita a trionfare cambiando tutti coloro che lo hanno avvicinato. La sceneggiatura si basa sul libro di memorie Guantanamo Diary, scritto dallo Mohamedou Ould Shahi ed entrato nella lista dei best seller del New York Times.
“Il nostro è un omaggio al cinema che da sempre prediligo: quello che racconta quel momento di turbamento, cambiamento e meraviglia nella vita di personaggi del tutto ordinari, in bilico tra il linguaggio della commedia e quello del dramma. Racconta una storia che può essere accaduta davvero a un nostro amico, una storia unica, forte, ma senza mai spettacolarizzarla”, affermano i registi di un’opera che nel panorama italiano ha molto coraggio.
“Questa era la storia di una piccola ed elitaria comunità. La città doveva essere una sorta di microcosmo, isolato dal mondo esterno e gli uni dagli altri. Ovviamente, la storia è completamente inventata e il fatto che Forte Dei Marmi sembri il posto più sicuro del mondo, dove non succede molto d’inverno, funzionava benissimo per un thriller. Abbiamo girato il film poco prima del primo lockdown. Durante il montaggio, mi sono reso conto che la nostra storia davvero trattava il tema dell’isolamento all’interno di una comunità. Alla fine del film, abbiamo scritto che le persone uscivano dalle loro case e alcuni di loro incontravano per la prima volta i loro vicini. Come Marco D’Amore dice nel film “è triste quanto una comunità si unisce solo in tempi di tragedia”. In qualche modo questo era diventato ancora più rilevante dopo il Covid. Avevo girato immagini di persone che stringono le mani a vicini che non avevano mai incontrato prima”, ha evidenziato il regista.
Con Penelope Tsilika, Dimitris Lalos, Errika Bigiou, Michele Valley, Pavlos Kourtidis
Oltre che essere il nome di una malattia canina mortale, Kala azar è una delle declinazioni più bizzarre del cinema greco. Il sorprendente road movie apocalittico della video-artista Rafa affonda i denti nei rituali funebri con inaspettata sensualità, offuscando il confine tra umano e animale. “Come nei documentari sulla scoperta della natura, la trama svela lentamente le diverse specie e gli abitanti di un particolare paesaggio. Il film è ambientato ai margini di una grande città da qualche parte nel sud dell’Europa. I vari personaggi - umani e non, vivi o morti – sono tutti di pari importanza nella comprensione del luogo. Nell’ambiente isolato in cui si svolge la storia, c’è una minacciosa atmosfera post apocalittica. La coppia, i genitori, i lavoratori migranti e i cacciatori maschi sono i residenti di questa terra mentre i cani randagi, le carcasse o i resti di quelli morti, sono gli altri abitanti di una città che non può sostenere la vita umana”, ha scritto la regista nelle note di regia.
Con Maren Eggert, Jakob Lasalle, Clara Möller, Lilith Stangenberg, Franz Rogowski
La morte del marito costringe la quarantenne Astrid a fare i conti con nuovi equilibri da bilanciare e con attività a prima vista facili da rivedere. Orso d’Argento alla Berlinale, il film con la sua narrazione misteriosamente ellittica cattura il profondo dolore di una famiglia posta di fronte a una crisi, offrendo un ritratto inedito e meraviglioso sulla maternità e sulla parentela.
Il team creativo, a partire dal regista, è quello di I segreti di Wind River. La storia è un po’ differente e ha al centro Hannah, un’esperta pompiere paracadutista che, ancora scossa per non essere riuscita a salvare tre vite da un incendio, incontra un dodicenne traumatizzato e senza nessuno su cui fare affidamento. Il thriller che ne deriva è molto anni Ottanta e spesso sembra solo un tramite per mettere in risalto la buona prova di Angelina Jolie, desiderosa forse di ritornare a quel cinema tutto azione e pistola che l’ha resa celebre.
“Il film prende in esame le vite di due donne comuni, che sono diventate figure sempre più straordinarie ed eroiche nella mia vita. È un grande onore essere riuscita a condividere la loro storia con il pubblico”, annotava la regista nel momento in cui presentava la storia a sfondo lesbo (Kirby e Waterston sono le due donne al centro del racconto) in concorso a Venezia 77. Produce Casey Affleck.
“Ho scritto Run Hide Fight per affrontare la mia paura e impotenza di fronte alle sparatorie di massa. Il mio intento non è mai stato quello di sfruttare il dolore di qualcuno, ma quello di dar vita a un confronto civile sulle armi in America. Il film non è concepito né a favore né contro le armi, in modo da incoraggiare un dialogo anziché una divisione, soprattutto tra amici che hanno visioni opposte su un tema complesso come questo. Spero che guardando il film, il pubblico pensi a quali scelte farebbe e chi vorrebbe essere se si trovasse nella posizione di Zoe. In definitiva, il film vuole essere emotivamente vero e lasciare agli spettatori un ricordo che sembri quasi il loro”, ha dichiarato il regista a Venezia 77, dove fuori concorso portava il film.
Datato 2017, il film segna il debutto alla regia di Woody Harrelson. Il progetto è nato in maniera quasi sperimentale ed è stato girato live, con un unico piano sequenza e con Harrelson che interpreta se stesso. Curioso e per certi versi affascinante.
Avevamo fatto la conoscenza del delfino Bernie nel 2018 quando, giunto nelle acque dell’immaginaria Sea City in Florida, ha permesso all’adolescente Holly di scoprire quanto brava sia a relazionarsi con la specie. L’immancabile seguito, uscito in home video anche in Usa, ritrova Holly e il fratello Kevin, il cattivo Winston Mills e… un nuovo delfino a far da compagnia al più navigato e oramai famoso Bernie.
Di rinnegati il genere action ne conosce parecchi. Questa volta l’appellativo tocca a James Frenchville nei panni di Feeney, un incallito ranger che nel 1847 abbandona l’esercito britannico per far ritorno a casa e affrontare le conseguenze di una grande carestia che gli ha decimato, per caso o per scelta, la famiglia. Dovrà vedersela con l’immancabile ex compagno d’armi predisposto a dargli la caccia. Ça va sans dire.
Mickey Rourke e Bella Thorne, due che nella vita reale fanno a gara su chi sia più normale, sono al centro di una storia torbida e violenta con al centro una giovane donna che, intenzionata a uccidere il padre, scopre di essere stata preceduta da qualcuno di molto più pericoloso del violento genitore. Nonostante un incipit che sa di già visto, il thriller ha un suo perché e una sua dignità.
Il documentario è dedicato alla vita di Sir Alex Ferguson, dalle sue origini in una famiglia operaia a Glasgow, alla sua carriera di calciatore e poi allenatore, uno dei più grandi di tutti i tempi. Sir Alex è ancora convalescente, in seguito ad una grave emorragia cerebrale, quando decide di raccontare a suo figlio la sua vita, la sua carriera di allenatore, e naturalmente la lunga avventura vissuta per ben 26 anni come tecnico del Manchester United. Un’esperienza unica, che ne ha fatto una leggenda del calcio. Diretto da Jason Ferguson, figlio di Sir Alex, il film racconta una storia commovente che prova quanto sia straordinario il potere della memoria. Questo lavoro è, sì, la celebrazione di una delle più grandi figure del calcio di tutti i tempi ma anche un film sul legame tra padre e figlio, un'esplorazione di alcuni segreti della leadership e della forza mentale.
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