Ribadisco che la definizione di “misconosciuto” è relativa: diciamo che in generale dei film elencati quasi tutti hanno pochi voti e poche opinioni (sia qui che su altri siti). Qualcuno forse dirà che anche la definizione di “pochi e poche” è relativa, e difatti: che volete farci, non se ne esce. In ogni caso, alcuni di loro sono stati pure severamente criticati, a mio modesto avviso immeritatamente.
Inutile dilungarsi oltre in soporiferi preamboli. Ecco dunque l’elenco dei (sperabilmente anche per altri) bei film misconosciuti:
I “MAGNIFICI 42” – (a fianco la mia - opinabilissima - valutazione in stellette, su base 5)
Con Tae-goo Eom, Yeo-been Jeon, Seoung-won Cha, Ki-young Lee, Ho-san Park
Un paradiso dannatamente infernale. Grandissima la regia e angosciosissima l’atmosfera, per uno sconsolato e spietato affresco d’un umanità derelitta e morente. Memorabile il finale.
War movie tesissimo e frenetico, ambientato in una Mosul devastata dai combattimenti contro i miliziani dell’ISIS. Diretto da un americano ma praticamente privo di retorica.
Storia d’ordinaria, quotidiana, follia; e ordinario collaborazionismo. Inoltre, una vicenda poco nota ma emblematica. Cosa non si farebbe in nome del denaro (e, tra le altre, la scena della “scoperta” da parte dell’anziana signora che si era fidata dell’infame Riphagen è devastante…).
Con Edgar Flores, Kristian Ferrer, Paulina Gaitan, Tenoch Huerta Mejía, Diana García
Sembra di essere dalle parti del Confine di Winslow. O, per rimanere in ambito cinematografico, della Gabbia Dorata di Quemada-Diez. Tutte e tre opere di asfissiante durezza, che mettono sotto accusa un sistema e un mondo disumani.
In tanti l’hanno scritto, e a ragione: siamo dalle parti d’un Huckleberry Finn traslato ai giorni nostri. Un’avventura nell’America profonda à la Mark Twain, simpatica, divertente e (per i più sensibili) anche un pochetto commovente (senza scadere nella melensaggine).
Una piccola perla nascosta, quantomeno da noi. Un affascinante lungometraggio animato portatore d’un messaggio universale e graziato da stupende e spesso particolarissime illustrazioni di marca steampunk, ispirate all’opera di quel Tardi che è lo stesso fumettista all’origine dell’Adele di Besson.
La Haine, Les miserables, ma in Danimarca… La solita tragedia di quei quartieri-dormitorio ghettizzati, l'ambiguità delle forze dell'ordine ma pure di alcuni protestanti "infiltrati", la complessità d'una situazione di abbandono, degrado ed esclusione di intere minoranze a causa d'una malata idea di multiculturalismo… Insomma, davvero un ottimo film. Fa pensare ma tiene anche letteralmente col fiato sospeso.
Si tratta di teatro, più che di cinema. Ma se a scrivere c’è Cormac McCarthy e ad interpretare due “mostri” come Lee Jones e Jackson beh, il risultato è (quasi) assicurato. Dialoghi affilatissimi, meditazioni mai banali, finale disilluso. E una grande suspense a coronare il tutto.
Neo-western più che all’italiana alla “siciliana”. Splatter e sanguinosissimo, sferzante e appassionante, non risparmia niente e nessuno (borbonici, sabaudi, garibaldini, briganti e chi più ne ha più ne metta…).
All’inizio par di trovarsi di fronte l’ennesimo “horroretto” dell’accidente sulle possessioni demoniache, ma si tratta soltanto di una delle numerose trovate per sviare lo spettatore orchestrate da una sceneggiatura stupefacente. Le sorprese proseguono senza sosta nella seconda parte, letteralmente fino all’ultimissima inquadratura. Come premessa non sarà particolarmente originale, ma come svolgimento è da capogiro.
Il franchismo avanza, il franchismo trionfa. Dopo, cosa rimane da fare? Passare trent’anni e qualcosa in più a guardarsi sempre le spalle… Per una storia ansiolitica, claustrofobica e dolorosamente vera (inutile dire che il titolo è emblematico).
Con Karine Vanasse, Eric Cantona, Mehdi Nebbou, Aurélien Recoing, Karina Testa
Scambiarsi i posti non porta sempre a buone cose. Specie se poi dall’altra parte in cui ti trasferisci ne capitano a bizzeffe. Bravissima la protagonista, incalzante la sceneggiatura, sorprendente il risultato.
Con Tom Schilling, Elyas M'Barek, Wotan Wilke Möhring, Antoine Monot jr., Trine Dyrholm
Chi sei? Un bischero, un cretinotto o un pericoloso terrorista? Un innocuo ragazzetto maniaco dei computer o un temibilissimo hacker “assetato di sangue”? Di certo, la verità non è quella che appare. E il virtuale ha fin troppe conseguenze nel reale...
Con Louis Koo, Francis Ng, Matt Chow, Tony Ho, Yiu-Cheung Lai, Mei Ching Lam, Lan Law
Pallottole estive. Sarà. Tuttavia, più che un tipico action hongkonghese questo film è più dalle parti d’una buddy movie in salsa tragicomica. Non succede molto, ma è difficile non affezionarsi ai personaggi e non interessarsi ad una vicenda per una volta lontana dai consueti cliché.
E va bene, va bene: Tarantino, Leone… inutile star qui ad elencare tutti i possibili riferimenti. Di certo, il film è tremendamente (perversamente?) divertente, splatter, pulp, scoppiettante e ghignante. Serve aggiungere altro?
Con Ho-jeong Yu, Sim Eun-Kyeong, Hee-kyung Jin, Min-yeong Kim, Su-hee Go, Kang So-ra
Talvolta rischia di scivolare nel patetismo, ma in linea generale questa commedia drammatica alla coreana funziona eccome e qualcosa riesce a smuoverla. E poi l’esilarante balletto finale (sulle note dell’omonima canzone) vale da solo la visione.
Se non fosse una vicenda reale ci sarebbe da non crederci. E mai una simile frase ha avuto più senso d’essere scritta, visto che qui parliamo d’una impresa che definire unica è decisamente un eufemismo. Vien freddo solo a ripensarci...
Poliziesco caciarone – come c’era da aspettarsi considerato che ha come protagonista Ma –, veloce, appassionante, non particolarmente memorabile ma in grado di regalare più d’una sorpresa (vedi il beffardo e cinico finale…).
Inusuale fiaba “horror” con toni da romanzo di formazione e accenni di critica sociale. Bambini di strada che s’aggirano tra rovine spettrali, tetti e tende che paiono come sospesi in una dimensione fantastica. Realismo magico?
Ennesimo polar di Marchal, dirà qualcuno. Vero. Ma – esattamente come nel caso di 36, Quai des Orfèvrese L’ultima missione – un thriller “corrotto” avvincente, violento e dark. Con in più, in questo caso, una fulminea comparsata d’una irriconoscibile Cardinale.
Ancora il mondo dei bambini, stavolta da quel di Corea. Amicizia, bullismo, diversità… C’è un po’ di tutto. Della serie: la difficoltà di essere giovani e di dimostrarsi all’altezza delle aspettative tanto dei propri coetanei quanto degli adulti.
Bel film sulle (in Italia ormai “famigerate”) MMA – Mixed Martial Arts –, “funambolico” ed esagitato, che amalgama abbastanza bene azione, dramma e commedia. Non si scherza, comunque, con Fai il Fallito...
Con Koen De Bouw, Filip Peeters, Matthias Schoenaerts, Bruno Vanden Broucke, Koen De Graeve
Altro ottimo thriller dal regista di The Alzheimer Case: un continuo gioco di specchi, di sospetti incrociati, di vicende interconnesse. Vertiginoso. E spesse volte stupefacente.
Avete presente le “riforme strutturali”? Sarebbe meglio, visto che se ne parla pure nell’“avanzatissimo “PNRR” del mitico Draghi. E sarebbe meglio anche ricordarsi delle crisi del debito degli anni ‘80. E della crisi delle cosiddette Tigri Asiatiche nel 1997 di cui parla questo film. Film che non fa sconti e demolisce pezzo pezzo le assurdità imposte dall’FMI, rappresentato in loco da un “mefistofelico” Vincent Cassel. Sinceramente indignato e indignante.
Apologo sull’avidità e l’ingordigia. Un tour de force, un continuo rivolgimento (di ambienti e personaggi), un neanche troppo velato tentativo di critica sociale e satira. Ottima opera prima. Aspettiamo la seconda.
Con Alex Murphy, Chris Walley, Hilary Rose, Dominic MacHale, P.J. Gallagher, Shane Casey
Giovani “trasgressori” alla ricerca del tesoro perduto. Esilarante, semplicemente. Un viaggio in bici per mezza Irlanda alla volta di ricchezze senza pari. Si fa per dire...
Con Jae-yeong Jeong, Ga-ram Jung, Nam-gil Kim, Soo-kyung Lee, Ji-won Uhm
Una famiglia che veramente più strana non si può. Se siete convinti che ormai il “genere zombie” sia decotto, forse questo film riuscirà a farvi cambiare idea: una commedia sfrenata, piena di trovate e meravigliosamente assurda.
Delizioso filmetto musicale, non imperdibile, ma abbastanza riuscito, che ha per protagonista il geniale Offerman che fa il tipico adulto mai del tutto cresciuto.
Sconosciuto film danese reperibile su Netflix. Parla, in buona sostanza, di ambientalismo, greenwashing (prima ancora che fosse inventato il termine...) e dell’eterna miopia e soprattutto ipocrisia della classe dirigente. Il protagonista: “Martin Rohde in scappatella extra-Broen”.
Seguito del memorabile Train to Busan. E’ un gradino sotto, ma non si merita tutto l’astio critico che gli è stato riversato contro. Come zombie movie funziona, ha alcuni sprazzi visivi decisamente intriganti e di certo non sfigura in rapporto a tanti altri medi prodotti di genere.
Con Ella Hunt, Malcolm Cumming, Sarah Swire, Christopher Leveaux, Ben Wiggins, Marli Siu
Le canzonette non sempre convincono appieno, ma nel complesso il film diverte. E rappresenta una discreta alternativa alla “consueta” commedia natalizia.
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