Sono solo quattro i nuovi film che si affacciamo nelle sale alle seconda settimana di riaperture, ma alla fine è meglio così. Perché le sale aperte sono ancora poche (ma non pochissime: ne contiamo 440, che è più del doppio di quante erano settimana scorsa) e perché è bene che i titoli - anche quelli usciti la settimana scosra - possano avere una minima esposizione.
Si è visto subito cosa è successo infatti la scorsa settimana: opere che non aevavno sufficiente appeal sono andate subito bruciate - come ad esempio l'ultimo film di Avati o Mank - con incassi risibili e immediato calo nella programmazione.
Del resto questi quattro titoli sono tutti film di livello, premiati o candidati: cinema che ci fa piacere vedere riproporre sul grande schermo - ma è solo il caso di Pieces of Woman - o finalmente approdarvi.
È stato reso visibile su Netflix il film dell'ungherese Mundruczó (ma la produzione e il cast sono internazionali) che arriva ora nelle sale, ma chi non lo ha già visto troverà sicuramente molta qualità. La certificazione arriva innanzitutto dal Festival di venezia, dove l'opera era in concorso e dove Vanessa Kirby ha vinto meritatamente la Coppa Volpi per la miglior interprete, ottenendo poi anche una nomination per l'Oscar come miglior attrice. In effetti il piano sequenza iniziale - lunghissimo e devastante - offre una prova di recitazione più che notevole. Una visione che ci sentiamo davvero di caldeggiare, sostenuti dall'ampio voto di tutta la community.
Il film di un italiano esordiente che viene scelto dalla Francia per rappresentarla agli Oscar è già di per sé un motivo d'attenzione. Due è infatti l'opera prima di Filippo Meneghetti, un'opera la cui gestazione è durata ben sei anni (non c'è da stupirsi: le opere prime conoscono spesso tempi molto lunghi). Il regista inoltre ha rifiutato di cedere il film a qualche piattaforma di streaming, aspettando coraggiosamente la proiezione nelle sale: una scelta che va premiata.
Coraggioso è anche il tema del resto: la storia d'amore tra due donne in tarda età, che trovano sostegno e comprensione l'una nell'altra, ma che incontreranno ostilità e rifiuto quando la loro umana e affettuosa verità verrà a galla.
Prete nel cuore e per davvero, ma per finta nel mondo, visto che il suo percorso nella Chiesa non è ancora iniziato. Senza parlare del fatto che ha vent'anni e che è appena uscito di galera, dove è entrato per un fatto grave e dove ha trovato la propria conversione. Agli abitanti della cittadina dove finisce poco importa che la tonaca che indossa sia un falso: a loro serve qualcuno che li aiuti.
Anche intorno al film del polacco Jan Komasa c'è entusiasmo. E anche lui, come il precedente, era candidato all'Oscar del miglior film straniero.
Il film dello scandalo, dal regista dello scandalo. Gli USA lo hanno messo al bando, i contratti sono stai sciolti, l'Europa invece gli ha aperto le braccia, a partire dal festival di San Sebastian che lo ha incluso nella sua line-up. Non poteva essere diversamente visto che il film è ambientato proprio lì. Ma ovviamente nel film di scandaloso non c'è nulla: è solo l'ennesima opera del buon vecchio Woody. Che ci sia qualcosa di scandoloso nella vita del suo regista è discutibile, e infatti molto discusso.
Resta il fatto che l'ultimo fim di Allen sulla piattaforme non ci è andato, questa volta non per scelta: è stata proprio Amazon Prime a scindere il contratto che avrebbe dovuto legare il regista per ben cnque film. La sala questa volta è l'unica opzione possibile, per castigo.
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