La classe operaia va in Paradiso
- Drammatico
- Italia
- durata 110'
Regia di Elio Petri
Con Gian Maria Volonté, Mariangela Melato, Mietta Albertini, Salvo Randone, Gino Pernice
FESTA DEL LAVORO?
Un piccolo sfogo dettato dalla percepita assenza di prospettive...
1° maggio.
Festa del lavoro o lutto del lavoro?
Dopo oltre due secoli di lotte, rivendicazioni, massacri, violenze, battaglie sembra di essere tornati al punto di partenza. Il lavoro, quando c’è, è precario, occasionale, “autonomo”; i lavoratori sono privati dei diritti, della sicurezza, della dignità. Il lavoro dev’essere invisibile, non fare troppo rumore, non pretendere di ottenere un miglior standard di vita, o anche solo paghe più alte, o congedi stipendiati.
Bisogna essere semplicemente sempre pronti, sempre connessi, sempre disponibili a farsi sfruttare, 24 ore su 24, 7 giorni su 7. La “flessibilità”, grande cosa. Pensioni, tutele, ferie pagate e via dicendo, brutte, bruttissime cose. E’ a causa di quest’orrendo complesso di salvaguardie e diritti (anche detto stato sociale) che siamo precipitati in un abisso di debito e degrado, è noto a tutti. Quindi, bisogna imparare ad essere “austeri”, “frugali”: le massime prospettive per gli uomini e gli Stati del XXI secolo.
Non a caso, quasi nessuno ricorda da dove derivi il 1°maggio (e se lo si ricorda, lo si fa senza andare troppo nello specifico). Perché altrimenti si rivelerebbero le similitudini con l’oggi.
1 maggio 1886. Haymarket Square, Chicago. A seguito di un periodo di forti agitazioni sindacali, di proteste e scioperi (che avevano l’intollerabile e irricevibile obiettivo di ottenere, udite udite, le 8 ore lavorative, al posto delle “consuete” 12-14), viene inviata la polizia a disperdere la folla radunatasi per l'ennesima volta a protestare nella piazza suddetta.
“Qualcuno” dal “lato dei dimostranti” lancia una bomba (una sorta di granata a frammentazione). Risultato: un poliziotto morto sul colpo, altri sei nelle ore successive per le ferite. Da lì, il disastro: la polizia prende a sparare sulla folla che quindi inizia a darsi alla fuga. Il caos è tale che i poliziotti, non vedendo quasi niente nel mezzo del fumo, vuotano i loro caricatori persino uno contro l’altro. Il numero delle vittime tra gli operai è stimato in 4, in 70 i feriti (questi ultimi nell’ordine dei 60 tra le forze dell’ordine). Peccato però che, al contrario dei poliziotti, molti protestanti non si siano mai recati a farsi curare negli ospedali (per l’ovvio timore di subire ritorsioni), dunque il conto delle vittime e dei feriti potrebbe essere molto più salato: non lo sapremo mai, probabilmente.
Ma, per tornare al discorso: non ci vuole molto, all’epoca, perché il sostegno ai sindacati precipiti a livelli minimi (causa anche raid successivi a danni non solo degli anarchici [accusati di aver lanciato la bomba...] ma in generale dei leader sindacali d'ogni segno [anche qualora non direttamente coinvolti nei fatti di Haymarket]). Obiettivo raggiunto, si potrebbe dire, tanto da far sorgere il dubbio su chi possa mai essere stato quel misterioso individuo che lanciò la bomba nella piazza (“agent provocateur, maybe?”). Quel che è sicuro, comunque, ribadiamolo, è che ad averla vinta furono i padroni e i loro accoliti: i lavoratori infatti tornarono a farsi sfruttare in maniera brutale per oltre 12 ore al giorno. “Pace fatta”.
E’ evidente che la decisione della Seconda Internazionale di fare del 1° maggio la “Festa dei lavoratori” è da considerarsi simbolica, emblematica di tutte le altre similari proteste degli operai represse nel sangue, non solo negli Stati Uniti (d’altronde, basti ricordare dalle “nostre parti” il massacro di civili inermi reclamanti pane e paghe migliori compiuto su ordine di Bava Beccaris nel maggio 1898: massacro che produce ben 81 morti “grazie” alle cannonate sparate in tranquillità sulla folla indifesa; un evento che avrà quantomeno l’effetto di liberare il paese e i lavoratori [grazie a Gaetano Bresci] dalla presenza dell'odiato Umberto I nel 1900).
In appendice a questo brevissimo excursus storico è certamente interessante notare come – guarda te la “fatalità” – negli Stati Uniti la festa dei lavoratori sia convenientemente “celebrata” il 1° settembre, e come in generale nel mondo anglosassone venga commemorata in altri giorni quando non ignorata del tutto (vedi in Gran Bretagna).
Sì. Quindi forse meglio “lutto del lavoro” più che festa. Ricordo di com’eravamo e di come rischiamo di ridiventare se si lascerà ancora troppo spazio alle odierne derive neo-schiavistiche, delle quali sono paradigmatiche le condizioni in cui versano tanto i rider e i lavoratori delle campagne quanto i fattorini di Amazon.
Giornata di rabbia e indignazione, non semplicemente commemorazione e “concertone”. Giornata nella quale peraltro quasi tutti i negozi sono rimasti aperti, in piena continuità con quanto detto: i lavoratori devono starsene zitti e buoni e continuare a faticare sotto la minaccia costante di licenziamenti o riduzioni salariali. E tutto ciò non ha praticamente nulla a che fare con la pandemia in corso: si tratta ovviamente d’una rovinosa deriva di lunghissima data, mica soltanto degli ultimi due anni.
Ma forse più di tutto giornata “contro” il lavoro, contro il lavoro come sempre è stato e sempre sarà, sotto una società iper-capitalista, per la stragrande maggioranza delle persone: ovverosia, una forma di sfruttamento. Un lavoro che non libera, non emancipa, ma anzi costringe, annichilisce, degrada. Specialmente nella sua ultima “versione”, come detto: quella spogliata persino delle poche sicurezze del lavoro salariato industriale. Adesso siamo invece nella scintillante nuova era del lavoratore “imprenditore di se stesso”, che dunque non è assunto ma bensì fornisce una prestazione da autonomo. Quindi niente fastidiose seccature per l’azienda del genere di dover pagare i contributi pensionistici o l'assicurazione sanitaria.
Se a tutto questo aggiungiamo l’imminente e sicuramente devastante, dati gli auspici, rivoluzione del mondo del lavoro nel segno d’una sempre maggior automazione (anche in settori finora quasi risparmiati, come la guida [ciao ciao camionisti e corrieri] o, per dire, le pubbliche relazioni [ciao ciao commessi, segretari, receptionist e affini]) si preannuncia un futuro ancora più tetro dell’attuale. Un futuro in cui non ci sarà neppure più quel minimo di lavoro salariato e iper-sfruttato ma solamente una massa dispersa e disperata di affamati in preda alle avversità, privati di qualunque forma di sostegno (anche perché, si sa, il reddito minimo universale è un crimine contro l’umanità, perfino a detta di certa “sinistra”).
Di questo bisognerebbe parlare il 1° maggio come tutto il resto dell’anno. Per evitare che le cose peggiorino ancora. Perché sinceramente oggi come oggi, nel guardare tanto al passato quanto al futuro, si trova ben poco da festeggiare.
Regia di Elio Petri
Con Gian Maria Volonté, Mariangela Melato, Mietta Albertini, Salvo Randone, Gino Pernice
Regia di Francesco Rosi
Con Rod Steiger, Salvo Randone, Guido Alberti, Angelo D'Alessandro
…che i padroni, con le loro montagne di soldi e la loro influenza, hanno un po’ le mani in pasta ovunque…
Regia di Marco Bellocchio
Con Gian Maria Volonté, Fabio Garriba, Carla Tatò, Laura Betti
...come diffondere il verbo della conservazione e della reazione...
Regia di Giuliano Montaldo
Con Gian Maria Volonté, Riccardo Cucciolla, Rosanna Fratello, Cyril Cusack
Regia di Pietro Germi
Con Virna Lisi, Gastone Moschin, Nora Ricci, Alberto Lionello, Olga Villi
...la gente "dabbene"... (che vorrebbe che tutto rimansse come prima, perché il vero problema sono quelli sciagurati degli operai che pretendono troppo...)
BONUS:
...la stampa libera:
Regia di Gianni Amelio
Con Antonio Albanese, Livia Rossi, Gabriele Rendina, Alfonso Santagata, Sandra Ceccarelli
Regia di Paolo Virzì
Con Isabella Ragonese, Sabrina Ferilli, Valerio Mastandrea, Massimo Ghini
Regia di Riccardo Milani
Con Paola Cortellesi, Raoul Bova, Corrado Fortuna, Lunetta Savino, Marco Bocci
Regia di Massimo Venier
Con Alessandro Tiberi, Carolina Crescentini, Valentina Lodovini, Francesco Mandelli
Regia di Sydney Sibilia
Con Edoardo Leo, Valeria Solarino, Valerio Aprea, Paolo Calabresi, Libero De Rienzo
Regia di Daniele Vicari
Con Isabella Ragonese, Francesco Montanari, Eva Grieco, Francesco Acquaroli, Giulia Anchisi
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Regia di Ken Loach
Con Joe Duttine, Tom Craig, Dean Andrews, Steve Huison, Venn Tracey
Titolo originale The Social Dilemma
Regia di Jeff Orlowski
Con Skyler Gisondo, Sophia Hammons, Kara Hayward, Vincent Kartheiser
Titolo originale Made in Dagenham
Regia di Nigel Cole
Con Sally Hawkins, Miranda Richardson, Rosamund Pike, Andrea Riseborough, Jaime Winstone
Titolo originale Deux jours, une nuit
Regia di Jean-Pierre Dardenne, Luc Dardenne
Con Marion Cotillard, Fabrizio Rongione, Pili Groyne, Simon Caudry, Olivier Gourmet
Regia di Francesca Comencini
Con Nicoletta Braschi, Camille Dugay Comencini, Stefano Colace, Marian Serban
Regia di Michele Placido
Con Ambra Angiolini, Cristiana Capotondi, Fiorella Mannoia, Maria Nazionale
Titolo originale Le couperet
Regia di Costa-Gavras
Con José Garcia, Karin Viard, Ulrich Tukur, Olivier Gourmet, Yvon Back, Thierry Hancisse
Regia di Mario Monicelli
Con Marcello Mastroianni, Renato Salvatori, Annie Girardot, Gabriella Giorgelli, Folco Lulli
Titolo originale Sorry We Missed You
Regia di Ken Loach
Con Kris Hitchen, Debbie Honeywood, Rhys Stone, Katie Proctor, Ross Brewster, Alfie Dobson
Titolo originale Gisaengchung
Regia di Joon-ho Bong
Con Kang-ho Song, Sun-kyun Lee, Hyae Jin Chang, Yeo-Jeong Cho, Woo-sik Choi, So-dam Park
Regia di Giovanni Veronesi
Con Filippo Scicchitano, Giovanni Anzaldo, Sara Serraiocco, Sergio Rubini, Nino Frassica
Titolo originale It's a Free World
Regia di Ken Loach
Con Kierston Wareing, Juliet Ellis, Leslaw Zurek, Colin Caughlin, Joe Siffleet
Titolo originale Bread and Roses
Regia di Ken Loach
Con Pilár Padilla, Adrien Brody, Elpidia Carillo, Jack McGee, George Lopez
Titolo originale Desk Set
Regia di Walter Lang
Con Spencer Tracy, Katharine Hepburn, Joan Blondell, Gig Young
Titolo originale L'emploi du temps
Regia di Laurent Cantet
Con Aurélien Recoing, Karin Viard, Serge Livrozet, Nicolas Kalsch
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Regia di Laurent Cantet
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Con Vincent Lindon, Karine Petit de Mirbeck, Matthieu Schaller
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Titolo originale Los lunes al sol
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Con Javier Bardem, Luis Tosar, José Ángel Egido, Nieve de Medina, Enrique Villén
Regia di Massimiliano Carboni
Con Paolo Rossi, Emanuele Dell'Aquila, Davide Rossi, Alessandro Di Rienzo, Daniele Maraniello
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