Nocturne
- Cortometraggio
- Danimarca
- durata 8'
Titolo originale Nocturne
Regia di Lars von Trier
Con Yvette, Solbjørg Højfeldt, Anne-Lise Gabold
"Turen til Squashland", secondo imdb primissima regia di Lars (non ancora von) Trier, è un corto 'animato' piuttosto bizzarro riguardante un trio allegro di conigli 'rabbuiato' dal rapimento di uno di loro da parte di imprecisate creature umanoidi, ma alla fine il poveretto viene salvato da un coso (un salsicciotto?) rosso, il tutto commentato da una musichetta infantile lieta. Ora, il lavoro è estremamente peculiare, ma non saprei se questo delirio sia semplicemente frutto di una mente infantile (a quanto pare Trier era undicenne quando l'ha realizzato) o se sembri 'inquietante' alla luce del suo Cinema adulto: probabilmente entrambe le sfere si mescolano. In ogni caso mi è parso un lavoretto interessante.
Un altro dei primissimi esperimenti visivi di Lars Trier, questa volta in 'live action' (e senz'audio), è "Nat, Skat".
Se il predecessore, in quanto animato, aveva un fascino particolarmente artistico e 'sospeso' (retrospettivamente) tra 'genialata da enfant prodige' e 'bambinata', questo , poiché girato con un 'cast' (di età pre-adolescenziale, tra cui credo ci sia Trier stesso) in carne ed ossa, tradisce molto più facilmente la sua natura bambinesca, e la 'trama' da spettacolino ragazzesco con rapina in banca non aiuta certo a porre basi per una lettura 'intellettuale' dell'opera. In altre parole, è un filmino di un ragazzino entusiasta di Cinema, ma vederci 'lampi di genio vontrierani' sarebbe quasi pretestuoso. Quasi, però, poiché i rapidi squarci iniziali di scene totalmente estranee alla 'narrazione' danno un tocco estraniante a questo lavoretto pre-giovanile.
Non essendo riuscito a trovare i due corti vontrieriani del 1969 (secondo imdb), "Et skakspil" e "En røvsyg oplevelse", sono saltato direttamente al 1970 (Lars ha 14 anni) con questo corto dal titolo immenso: "Hvorfor flygte fra det du ved du ikke kan flygte fra? Fordi du er en kujon" (tradotto in english come 'Why Try to Escape from Which You Know You Can't Escape from? Because You Are a Coward').
Qua forse possiamo iniziare davvero a trovare autentiche anticipazioni della Poetica dell'Autore, tanto che la scena della fuga del ragazzino nell'erba alta verrà ripresa nel (per ora) ultimo suo Lungometraggio "The House That Jack Built". Accompagnato da una musica psichedelica (a quanto pare "Walking On The Water" dei Creedence Clearwater Revival) assistiamo ad un inquietante corto dal sapore (auto?)accusatorio e risaltato nel disagio dall'utilizzo, ancora inesperto ma già secondo me con una (seppur forse vaga) coscienza stilistica, della macchina a mano.
Molto interessante.
Già visto l'anno scorso per curiosità, "En Blomst" è un Corto diretto da Lars Trier a 15 anni massimo. Se già il precedente "Hvorfor flygte..." poteva, per me, definirsi un autentico (in?)consapevole precursore del proprio Cinema, con "En Blomst" la Sperimentazione artistica del regista viene ulteriormente approfondita, adoperando qui il Bianco & Nero. Viene messa in scena una storia breve e semplice, incentrata su un ragazzino che pianta un fiore: nel finale (SPOILER) un'imprecisata catastrofe porta alla morte del bambino. L'ultimo sguardo della mdp punta prima sul fiore, 'rotto', e poi sul volto sanguinante del protagonista. In sottofondo suona l'Alleluia di Händel. L'estetica al contempo artistica e anti-artistica, qui genuinamente acerba, si sposa ad un'auto-contraddizione 'contenutistica', una parvenza di nichilismo disperato che lotta e collabora con una speranza culminando in un provocatorio inno alla distruzione.
Per me un passo fondamentale nell'evoluzione vontrieriana.
Passano 7 anni da "En Blomst", senza che siano accreditati (per quel che ne so) altri lavori a Lars Trier, fino ad "Orchidégartneren" del 1978, in cui appare il "von" nei crediti (forse risalente a proiezioni più recenti, ma forse no).
Siamo di fronte al film più lungo fino ad allora realizzato dal giovanissimo (22 anni circa) cineasta danese, più di mezz'ora di durata, e i mezzi a disposizione sembrano più consistenti, probabilmente perché sostenuti dalla scuola di Cinema frequentata.
La relativa lunghezza in certi momenti mi è pesata negativamente e la 'puzza' di pretenziosità a volte mi ha quasi 'annoiato', motivi per cui credo di considerarlo un mezzo 'passo indietro' rispetto al più naïve ma 'spontaneo' "En Blomst". D'altro canto però Trier dimostra una sicurezza estetica molto maggiore e costruisce provocazioni visive intriganti mettendo in gioco (e a nudo) sé stesso e il proprio corpo interpretando direttamente il suo protagonista.
Interessante, dunque.
Ispirato al celebre romanzo sadomasochistico "Histoire d'O" di Pauline Réage (pseudonimo di Anne Desclos, nota anche come Dominique Aury), "Menthe - la bienheureuse", a quanto pare traducibile come 'Menta - la benedetta', è un mediometraggio di mezz'oretta in lingua francese scritto, diretto, montato, co-'fotografato' e interpretato in un ruolo secondario dal 23enne Lars von Trier nel 1979 per 'Film Group 16' (secondo wikipedia deutsch un piccolo gruppo di cineasti sperimentali a favore di film non commerciali e in 16mm).
Come il precedente "Orchidégartneren" (e in generale tutta la Filmografia vontrierana) non è privo di evidenti pretese artistiche e forse anche di spocchia ma, a mio avviso, queste sono 'esaudite' da una ricerca stilisticamente personale, in cui assumono una certa rilevanza l'utilizzo della voce narrante (non tra i miei espedienti preferiti ma qui coerente con lo spirito del film e la poetica dell'autore) e le provocatorie domande su sessualità e dominio.
"Nocturne", cortometraggio realizzato dal 24enne Lars von Trier durante gli studi alla Danske Filmskole e con il quale vinse un premio ad un festival scolastico a München, racconta la storia di una donna con problemi di vista che, in preda all'insonnia, chiama un'amica poche ore prima di prendere un aereo.
Dopo i mediometraggi sopra la mezz'ora della fine degli anni '70, von Trier ritorna con un corto sotto la decina di minuti, riguadagnando (a mio avviso) la capacità di tenere sempre attento l'individuo spettatore proponendo uno Squarcio di vita intrigante. Esteticamente ci avviciniamo a "Befrielsesbilleder" e "Forbrydelsen Element" con un'affascinante suddivisione delle inquadrature in due scelte cromatiche, da una parte in bianco & nero (in particolare per l'epilogo e un piccolo, credo, flashback) e dall'altra (specialmente per la telefonata) con una colorazione prevalentemente bluastra con l'intrusione di rosso di una lampadina.
Un Gioiellino che consolida lo Stile vontrieriano.
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