L'elenco dei titoli che accompagna la riapertura delle sale a partire dal 26 aprile 2021, dopo sei mesi di chiusura. La lista, ancora in lavorazione (sono possibili nuovi arrivi) è come vedete molto lunga e comprende sia titoli minori, sia film che hanno sfruttato il traino dei recenti premi Oscar per approdare subito in sala (nonostante molti siano già andati in streaming) e sfruttare l'unica finestra di visibilità ancora loro possibile.
Le sale riaperte nei primi giorni della settimana sono state circa 120. Un numero molto basso, ovviamente, che però non va calcolato sul totale delle sale italiane - circa 3500 - ma sul numero delle sale presenti in zona gialla, escludendo quindi le regioni in zona arancione (Sicilia, Calabria, Basilicata, Puglia e Valle d'Aosta) e quelle in zona rossa (al momento solo la Sardegna).
È possibile che già da oggi - giovedì 30 aprile - il numero sia destinato ad aumentare di qualche decina.
È il film che ha vinto l'Orso d'Oro alla scorsa edizione della Berlinale, tenutasi in modalità streaming (ma a giugno è prevista una ripresa nelle sale, messa in forse tuttavia nelle ultime ore dalle restrizioni in Germania).
L'opera del rumeno Radu Jude passerà alla storia come primo film di fiction girato con gli attori che indossano le mascherine (no, non sappiamo davvero se è il primo, ma di certo è il primo premiato!) e parte da una vicenda molto simile a una storia presente nella recente cronaca italiana: quella di un'insegnante che finisce al centro della morbosa curiosità e del pubblico scherno per via della divulgazione indesiderata di un filmino privato.
Nel 2015 una tragedia avviene a Bucarest: prende fuoco il Colectiv, un locale cittadino. Nell'ospedale cittadino finiscono in 57, tutti grandi ustionati. I parenti implorano le autorità chiedendo il trasferimento in altri centri europei, nella consapevolezza che le strutture locali non sono all'altezza. Le autorità si rifiutano: e da lì la vera tragedia, perché moriranno tutti.
Il documentario di Alexander Nanau non racconta solo questo però, ma scoperchia anche la rete di malversazioni e di corruzioni che ha determinato l'implosione delle strutture sanitarie nel Paese. Uno sfacelo di dimensioni strepitose.
A qualcuno dalle nostre parti potrebbero fischiare le orecchie, chissà.
La prospettiva di un giovane - anzi giovanissimo - ballerino cubano, una promessa del balletto nazionale, cambia radicalmente quando si trasferisce con la famiglia a San Francisco. È un documentario, non su una star ma sulla determinazione e i sogni di un adolescente, sulle crescita, sul cambiamento. E su cosa significhi essere un immigrato - anche legale, anche di talento - negli USA. Regia di Roberto Solinas.
C'è un gioco di parole (forse) nel titolo di questo lavoro del regista italiano Anonio Pisu che ha già riscosso encomi da chi lo ha visto in streaming, perché le parole last minute possono alludere tanto alla tipologia di viaggio low cost, che sfrutta ribassi dell'ultimo momento, quanto al fatto che il periodo in cui si colloca il film è il 1989: gli ulitimi minuti o quasi della dittatura nei Paesi del blocco sovietico. I tre ragazzi protagonisti del film (dalla regia mi dicono di segnalare che uno degli attori - Lodo Guenzi - è il frontman della band lo Stato Sociale) partono infatti per un viaggio nell'Europa dell'Est e precisamente nella Romania di Ceausescu. Una cosa che dovrebbe essere allegra e disimpegnata, ma la commedia si tinge di dramma (da cui la parola dramedy) quando si imbattono in un rumeno in fuga che affida loro una missione. E così mentre di lì a poco la grande dittatura rossa sta per crollare ovunque, loro ci finiscono dentro con tutti e due i piedi...
Un documentario che parla senza peli sulla lingua (hony soit qui mal y pense) della sessualità femminile partendo dall'anatomia degli organi genitali femminili per affrontare le molte tematiche connesse: l'assenza di una vera e corretta educazione al corpo e alla sessualità, il tabù mai del tutto risolto della masturbazione e del piacere femminile.
Dopo vent'anni ritorna sul grande schermo il capolavoro di Wong Kar-wai, proposto in una versione restaurata che non mancherà di suscitare discussioni: anzi lo sta già facendo.
Crepuscolare (si può dire senza offendere nessuno?): è l'ultimo film di Pupi Avati con un cast popolato di molti nomi noti, tra i quali spiccano i protagonisti: Renato Pozzetto e Stefania Sandrelli. La storia si sviluppa intorno a un coppia stagionata da ben 65 anni di matrimonio. Lei però muore, e lui - spinto dalla figlia che spera di risollevarlo - si dedica alla stesura di un libro che racconti il loro amore.
Tratto da un rormanzo di Giuseppe Sgarbi (sì, il padre di...).
Tra le tecniche di sopravvivenza l'astuzia ha una sua parte, a volte determinante. Ma il trucco di Gilles, ebreo catturato nel 1942 in Francia e spedito in un campo, è di quelli difficili, tanto da mettere in atto quanto da mantenere. Finge infatti di essere persiano. Peccato che al kapò giri per la testa da un pezzo di aprire un ristorante in Iran alla fine della guerra: imparare il persiano gli farebbe davvero comodo. È così che Gilles si troverà incastrato nel complicato compito di insegnare una lingua che non conosce...
Regia del ucraino Vadim Perelman, ebreo di origine.
In bianco e nero rigoroso, il film di Fincher proposto prima sulla piattaforma Netflix e ora in arrivo nelle sale è un lavoro veramente cinefilo: non solo perché racconta una storia di cinema, ovvero la stesura da parte di Herman J, Mankiewicz della sceneggiatura di Quarto Potere, di Welles. Siamo infatti a Hollywood sul finire degli anni '30 e per destreggiarsi e capire chi è chi la nostra pagina sul cast è praticamente indispensabile, a meno che non siate storici del cinema di quel periodo.
Il film ha ricevuto 6 nomination agli Oscar ed era quello con più chance: ma di premi alla fine non ne sono arrivati. Nemmeno a Gary Oldman, davvero in parte. Ma del resto quando mai non lo è stato?
Con Steven Yeun, Han Yeri, Yuh Jung Youn, Alan S. Kim, Noel Cho, Will Patton, Scott Haze
Altro film che proviene dal novero dei candidati agli Oscar e che, almeno, un premio lo ha portato a casa: quello tributato a Yuh-Jung Youn, grande attrice del cinema coreano, giudicata la miglior attrice non protagonista per il 2021 dall'Academy. Questo riconoscimento si aggiunge al Golden Globe per il miglior film straniero e al Gran Premio della Giuria del Sundance per la categoria film drammatici. Diretto da Lee Isaac Chung, coreano di origini ma americano di nascita, è da lui anche scritto e ha una forte componente autobiografica: racconta infatti della vita di un bambino coreano di sette anni che finisce in una fattoria nell'Arkansas, proprio come il regista. Un'esperienza di sradicamento che si giocherà tutta, per il bambino, nel legame con la nonna, giunta dalla Corea.
Con Paola Cortellesi, Giorgio Napolitano, Piera Degli Esposti, Michela Murgia
In streaming su iWonder Full Amazon channel
La voce ai suoi pensieri la dà Paola Cortellesi, il ricordo della sua vita è invece affidato a interviste a politici e intellettuali oltre che a immagini di repertorio. Lei è stata una figura emblematica della politica e della storia italiana del dopoguerra: partigiana, compagna di Togliatti, e prima donna a ricoprire una delle tre più alte cariche dello stato, la Presidenza della Camera dei deputati. Dirige Peter Marcias.
Il nomadismo contemporeaneo negli USA: quello delle persone che travolte dalla crisi (vedi alla voce subprime e finanza selvaggia) hanno dovuto reinventare la propria esistenza assoggettandosi alla precarietà esistenziale più estrema, quella di chi al posto della casa ha un camper o una roulotte e che ha rinunciato necessariamente e del tutto al "posto fisso", sostituito da piccoli lavori stagionali. È il film dell'anno, almeno stando ai premi ricevuti: il Leone d'Oro a Venezia e tre Oscar - miglior film, miglior regia e migliore attrice protagonista - tra quelli appena assegnati. La miglior attrice e protagonista del film non certo è un volto nuovo: è Frances McDormand, che ormai di Oscar ne ha collezionati tre. La regista invece per i più lo è: Chloé Zhao, cinese trapiantata negli USA (e quindi per il regime di Pechino "traditrice") che ha alle spalle un paio di lungometraggi e nel futuro prossimo l'uscita del cinecomic Eternals, nuovo titolo del Marvel Cinematic Universe, previsto in uscita nelle sale a novembre (se tutto... ecc. ecc.) .
È di Michel Franco il film che ci racconta la storia di un matrimonio andato male, o meglio di una festa di matrimonio: quella di una coppia dell'alta borghesia messicana che viene mandata a monte da una rivolta inaspettata, scaturita dal conflitto sociale che dà il via a un violento colpo di stato. La distopia possibile si fa dramma politico tra le mani di un regista che ha spesso affrontato i temi della diseguaglianza sociale e che si è fatto notare partecipando con i suoi lavori a diverse edizioni del Festival di Cannes, vincendo più di una volta premi di rilievo nella sezione Un Certain Regard.
Con Jim Cummings, Kendal Farr, Nican Robinson, Jocelyn DeBoer, Chelsea Edmundson
La storia di Jimmy Arnaud, un poliziotto texano che prova a crescere sua figlia Crystal nella maniera migliore possibile. Poliziotto e padre perfetto, Jimmy è un uomo esemplare il cui mondo crolla quando muore sua madre, perno su cui poggiava la sua vita, rivelando aspetti nascosti del suo carattere e manifestandosi come maniaco del controllo, nevrotico e inadatto. E da lì inizia il dramma: la figlia gli viene sotratta e la sua battaglia per ottenerne la custodia è disperata.
È le trama del film di Jim Cummings, qui anche interprete, un titolo del 2018 che arriva ora in alcune sale e che è passato anche da una selezione parallela a Cannes 71.
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