E come ogni fine/inizio anno mi trovo a fare il bilancio dei film che ho gustato nei dodici mesi precedenti alla data di "giudizio". Ricco è stato l'anno trascorso di visioni che hanno ampliato la mia cultura e placato (almeno sempre e solo in parte) la mia sete di cinema. Vi propongo l'elenco de I MAGNIFICI SETTE.
Con Ben Gazzara, Laura Del Sol, Leo Gullotta, Marzio Honorato, Franco Interlenghi
Ho amato da subito e per sempre la pellicola di Tornatore, con i suoi toni scuri, gli ambienti anonimi ma tipici di quei tempi, i personaggi odiosi dal carattere ignorante ma a loro modo lungimirante. Tutto è esattamente uguale a come la terra, in parte anche mia, ha deciso di partorire quegli essere abbietti e Tornatore diventa portavoce di una realtà che ci mostra vivissima. Una pellicola censurata, ritirata dalla sale dopo pochi mesi dalla sua uscita ma che successivamente riuscì a trovare il suo posto nel mondo della settima arte.
La drammaticità tagliente con cui Allen decide di raccontare la storia d’amore tra i due protagonisti è in parte sconcertante, per quanto vera. Pur intervallando le riflessioni sull’essere e sui sentimenti con battute sarcastiche, il film mantiene sempre una linea narrativa ai limiti della disperazione che lo rende il film più autobiografico di Woody.
Otto ore senza sosta, con una misera pausa pranzo, annunciata da sirene assordanti e dittatoriali, in cui la voglia di mangiare ti passa. Si torna a casa che è già buio e dopo cena il sonno movimentato culla le poche ore di riposo di Lulù, protagonista principale attorno al quale ruotano tutte le vicende, interpretato visceralmente da un Gian Maria Volontè all’apice della sua carriera sconfinata.
L’utilizzo del formato 10mm, i bruschi stacchi di montaggio, la poca musica, sono le caratteristiche compositive di questa pellicola che si avvale di due grandi protagonisti, Adam Driver e Alba Rohrwacher, magnificamente interpreti di due genitori incapaci di gestire il loro amore, e che si differenzia per l’originalità che la ordina.
Quanto tempo si può attendere il ritorno di un’anima? Sembra essere questo il filo conduttore della straziante pellicola di David Lowery che vede protagonisti Casey Affleck e RooneyMara che interpretano rispettivamente C. e M., un uomo e una donna destinati ad amarsi oltre ogni regola temporale.
Lanthimos è stato capace di trasformare in immagini l’egoismo umano, l’incapacità di privazione che si manifesta bendandosi gli occhi, lasciando al caso di scegliere per noi, privi della prontezza morale necessaria, mai scevra dell’egoismo umano e della lotta per la propria sopravvivenza, è l’essenza di una pellicola disturbante per quanto vera e capace di narrare l’umano spogliandolo di ogni perbenismo comune.
Massimo e Roberto quasi si compensano. Tra la malinconia del primo e l’ironia del secondo ci introducono il fattore temporale e tutte le vicissitudini i fraintendimenti e le allegorie che ne derivano, compongono una pellicola che ha del memorabile, tra battute e scene che ancora oggi sono riconducibili alla stessa e citabili dalla massa: “Chi siete? Cosa portate? Si, ma quanti siete? Un fiorino” è senz’altro l’esempio più lampante.
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