Üç harfliler: Marid
- Horror
- Turchia
- durata 80'
Titolo originale Üç harfliler: Marid
Regia di Arkin Aktaç
Con Gülseven Yilmaz, Özgür Özberk, Ufuk Asar, Serap Üstün, Taner Ertürkler
Üç harfliler: Marid
Turchia. Anni dopo avere perso una bambina di soli undici anni, a causa di una possessione conclusa con la morte della piccola, Ayla (Gülseven Yilmaz) ha ripetute visioni di una entità malvagia, probabilmente un Jinn. Il marito Serkan (Özgür Özberk) è in parte scettico sull'esperienza di Ayla ma dato l'insistenza della donna decide di ospitare una coppia di amici, assieme a un professore esperto del Corano e dei riti necessari a scongiurare le forze del male.
Esordio in regia per Arkin Aktaç, in seguito all'opera su altri due horror: Seytan-i racim (2013) e Kabir Azabi (2018). La sceneggiatura, opera del produttore e regista Murat Toktamisoglu, si attiene all'universo religioso arabo e islamico dal quale preleva una malvagia entità - che poi contraddistingue l'intera serie - definita Jiin (da cui il titolo Üç harfliler, ossia "tre lettere"). Nello specifico, la tipologia di Jinn (creatura disumana perfida e crudele, parte di una gerarchia associabile a quella dei demoni della religione cattolica) è quella detta "marid", citata anche nella Sura chiamata al-Saffat come shaytan. Preambolo necessario per meglio definire, agli occhi dello spettatore occidentale, il contenuto del film che diventa in questo modo un epigono de L'esorcista (William Friedkin, 1973), fatte le dovute distinzioni di tempi e spazi soprattutto geografici. Il soggetto è dunque semplice e ridotto all'essenziale, nello sviluppare il quale Aktaç si sbizzarisce in una serie di visioni spettrali e mostruose, con i quattro protagonisti accerchiati da questa spietata presenza che prende possesso, singolarmente, dei viventi costringendoli a "sdoppiarsi" (il corpo della vittima resta inerme o vive in uno stato alterato dopo essere transistato dal mondo reale a quello paranormale, solitamente una foresta o un bosco).
Penalizzato da un eccesso di effetti in computer grafica e da attori piuttosto poco in parte, Üç harfliler: Marid si trascina per circa 75 minuti in un continuo insieme di trovate da "tunnel dell'orrore", tra le quali le più efficaci sono quelle che puntano a mostrare occhi bianchi privi di iride, o quest'ultimo in alternato e veloce movimento all'interno del bulbo oculare. Dell'intero ciclo - oggi fermo al quinto capitolo - è quello meno riuscito anche se, paradossalmente, a capo della filiera di horror turchi destinata a risaltare per certa originalità.
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