“A volte Dio usa un attrezzo rotto.” - Stephen King (o Guglielmo Scuotilancia, non ricordo più bene).
Mentre i capolavori kinghiani sono altro (e anche recenti: “Revival”), questo “Later” è un romanzo breve (poco più di 300 pagine stampate con caratteri a corpo grosso e interlinee larghe) che ad ogni modo (s)corre a cascata (ottima come sempre la traduzione di Luca Briasco) inarrestabile (non semplice compito è quello di, a 73 anni, rendere il carattere, lo stile e il ragionamentare di un ventiduenne che racconta fatti accaduti quand’era bambino e adolescente) raccogliendo istanze tanto del genere horror quanto di quello hard boiled [e da questo PdV bellissime sono le copertine delle due principali edizioni, che ne restituiscono tutta l’atmosfera: sia quella per il mercato internazionale (a 19 euro Sperling & Kupfer mette in vendita il volume con allegato il poster 70x100) che la (hard)cover della limited edition].
“Later” è proprio una parolaccia: un trucco, un sotterfugio, un espediente (chiamare in aiuto il demone della lampada, ed accettarne la contropartita e le conseguenze). Per sopravvivere alla vita. Godendosi il momento. Poi si vedrà, sì, ma non ora.
Uscimmo dal cimitero e vidi una giovane donna con un vestito nero seduta su una panchina, che aspettava l’autobus. Accanto a lei c’era una bambina con un abitino bianco e le scarpe nere di vernice. La bambina aveva i capelli biondi, le guance rosa e un buco in gola.
Oggi ho ventidue anni – quasi ventitré, in realtà – e vivo nella terra del dopo. Posso votare, ho la patente, posso comprarmi liquori e sigarette (anche se intendo smettere di fumare al più presto). Capisco di essere ancora molto giovane, e sono sicuro che con il senno di poi mi stupirò (anche se spero di non rimanerne disgustato) di quanto fossi ingenuo e sprovveduto. In ogni caso, a ventidue anni sei distante anni luce dai tuoi tredici. So molte più cose adesso, ma credo a molte meno.
“Per esempio, nella versione originale di cenerentola, che troverai in questo libro, le sorellastre malvagie […] si tagliano gli alluci per far entrare il piede nella scarpetta di vetro.” “Wow!” dissi, nel senso di: Questa sì che è una figata! Raccontamene un’altra. “E la scarpetta di vetro in realtà non era di vetro, Jamie. Sembra si sia trattato di un errore di traduzione che è stato reso immortale da Walt Disney, quell’omogeneizzatore di fiabe. In realtà, la pantofola era fatta di pelle di scoiattolo.” “Wow”, ripetei.
Con Sarah Patterson, Angela Lansbury, David Warner, Stephen Rea, Tusse Silberg
Le sorellastre si tagliavano gli alluci, la principessa sbatteva il rospo contro il muro – splat! – invece di baciarlo, Cappuccetto Rosso in realtà incoraggiava il Lupo Cattivo a mangiarsi la nonna, per poterne ereditare le ricchezze.
Con Richard Farnsworth, Sissy Spacek, Harry Dean Stanton
Pensai di chiederle se le faceva paura alzare gli occhi e vedere le stelle, sapendo che sarebbero rimaste lassù in eterno, ma non mi presi la briga di farlo. […] Alle cose incredibili si finisce per fare l’abitudine. Fino a darle per scontate. Si può provare a evitarlo, ma succede lo stesso. Ci sono troppi misteri, tutto qui. Li trovi dappertutto.
Credere a cose come queste [le cose… kinghiane; NdR] è un ostacolo non semplice da superare, tanto più per le persone intelligenti. Perché le persone intelligenti sanno un bel po’ di cose, e forse finiscono per credere di sapere tutto.
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