Vladimir Nabokov - “Lezioni di Letteratura Russa” - 1981 (raccolta assemblata postumamente).
Certo è sicuro che questo giochino raggiungerebbe il suo acme col Moby Dick di Herman Melville e “di” Cesare Pavese, Cesarina Melandri Minoli, Cesare Giardini, Nemi D’Agostino, Renato Ferrari, Pina Sergi, Ruggero Bianchi, Lucilio Santoni, Pietro Meneghelli, Bernardo Draghi, Lara Fantoni, Alessandro Ceni, Giuseppe Natale, Bianca Gioni e Ottavio Fatica (in grassello/neretto le versioni che ritengo essere migliori fra quelle che ho lette: Pavese è Pavese, Bianchi è solido e Fatica è ur-melvilliano, filologicamente ottocentesco ricostruito), ma il caso vuole che adesso io stia leggendo l'edizione Adelphi delle Lezioni di Letteratura Russa di Vladimir Nabokov in Terra Statunitense (l'autore russo ha sempre scritto nella sua lingua madre e, dal 1945, una volta ricevuta la cittadinanza U.S.A., direttamente in inglese, traducendo da sé dal russo alla lingua acquisita - e sempre letta/parlata, col francese - le nuove opere) basata sulla prima edizione a cura di Fredson Bowers, e perciò.
Three grades of evil can be discerned in the queer world of verbal transmigration. The first, and lesser one, comprises obvious errors due to ignorance or misguided knowledge. This is mere human frailty and thus excusable. The next step to Hell is taken by the translator who intentionally skips words or passages that he does not bother to understand or that might seem obscure or obscene to vaguely imagined readers; he accepts the blank look that his dictionary gives him without any qualms; or subjects scholarship to primness: he is as ready to know less than the author as he is to think he knows better. The third, and worst, degree of turpitude is reached when a masterpiece is planished and patted into such a shape, vilely beautified in such a fashion as to conform to the notions and prejudices of a given public. This is a crime, to be punished by the stocks as plagiarists were in the shoebuckle days.
Versione di Capriolo.
Tre specie di mali si possono riconoscere nello strano mondo della trasmigrazione verbale. Il primo, e il minore, consiste di ovvi errori dovuti a ignoranza o a conoscenza mal applicata. Pura fragilità umana e, come tale, scusabile. Il passo successivo verso l’inferno lo fa quel traduttore che salta parole o brani che non vuol prendersi la briga di capire o che potrebbero sembrare oscuri o osceni a lettori confusamente immaginati: accetta senza rimorsi lo sguardo assente che gli rivolge il dizionario; o subordina l’erudizione al perbenismo: è pronto a saperne meno dell’autore come a credere di saperne di più. Il terzo, e il peggiore, livello di turpitudine si raggiunge quando un capolavoro viene spianato e appiattito in una forma tale, spregevolmente abbellito in un modo tale, da conformarsi alle idee e ai preconcetti di un determinato pubblico. Questo è un delitto, che dovrebbe essere punito mettendo in ceppi il reo, come si faceva coi plagiari ai tempi delle scarpe con la fibbia.
Versione di De Lotto e Zinato.
Si possono distinguere tre mali di diverso grado nel bizzarro mondo della trasmigrazione verbale. Il primo, e minore, comprende errori palesi dovuti a ignoranza o a conoscenza male utilizzata. Questa è mera fragilità umana e, pertanto, scusabile. Il passo successivo verso l'inferno è intrapreso dal traduttore che a bella posta salta parole oppure passaggi, o perché non si dà pena di comprenderli, o perché potrebbero sembrare oscuri oppure osceni a lettori ch’egli immaginava vagamente; accetta senza batter ciglio lo sguardo assente che gli restituisce il dizionario; o assoggetta l'erudizione all'affettazione: è disposto a saperne meno dell'autore, così come a pensare di saperne di più. Il terzo, e peggiore, grado di perversione lo si raggiunge quando a forza di colpetti e di piccole martellate un capolavoro viene appiattito a tal punto, viene subdolamente abbellito in modo tale da renderlo conforme alle idee e ai pregiudizi di un dato pubblico. Questo è un crimine da punirsi con la gogna, come accadeva ai plagiari nel Sei-Settecento.
• Nota. Quel che salta sùbito all’occhio e all’orecchio - e al palato, se si leggono queste parole parlandole [pronunciandole]* - è il ben differente approccio a “shoebuckle”, che Capriolo trasla traducendo alla lettera, mentre De Lotto e Zinato, a più di trent’anni di distanza dall’edizione Garzanti, men si fidano delle capacità degli odierni lettori adelphiani, utilizzando una sineddoche al contrario ed eliminando la metafora: i tempi delle scarpe con le fibbie vengono interpretati con una semplificazione, rendendoli come secolo XVII e XVIII. I secoli dei lumi son ben passati...
• Piccola storia triste. Ho trascritto alcuni brani qui riportati utilizzando lo strumento "Digitazione Vocale" di Google Drive, e quasi tutte le volte «Gogol'» è stato trasformato/reso in «Google».
Barring downright deceivers, mild imbeciles and impotent poets, there exist, roughly speaking, three types of translators—and this has nothing to do with my three categories of evil; or, rather, any of the three types may err in a similar way. These three are: the scholar who is eager to make the world appreciate the works of an obscure genius as much as he does himself; the well meaning hack; and the professional writer relaxing in the company of a foreign confrere. The scholar will be, I hope, exact and pedantic: footnotes—on the same page as the text and not tucked away at the end of the volume—can never be too copious and detailed. The laborious lady translating at the eleventh hour the eleventh volume of somebody's collected works will be, I am afraid, less exact and less pedantic; but the point is not that the scholar commits fewer blunders than a drudge; the point is that as a rule both he and she are hopelessly devoid of any semblance of creative genius. Neither learning nor diligence can replace imagination and style.
Versione di Capriolo.
A parte gli spudorati imbroglioni, gli amabili imbecilli e i poeti impotenti, esistono, grosso modo, tre tipi di traduttore e questa classificazione non ha nulla a che fare con le mie tre categorie del male; o meglio, ognuno di questi tre tipi può sbagliare in un modo simile. I tre tipi sono: lo studioso ansioso di far sì che il mondo apprezzi le opere di un genio misconosciuto quanto le apprezza lui; lo scribacchino carico di buone intenzioni; e lo scrittore professionista che si rilassa in compagnia di un confratello straniero. Lo studioso sarà, spero, preciso e pedante: le note a piè di pagina nella medesima pagina del testo e non nascoste in fondo al volume non saranno mai troppo abbondanti e minuziose. La laboriosa signora che traduce all’undicesima ora l’undicesimo volume delle opere complete di un tizio sarà, temo, meno precisa e meno pedante; ma il punto non è che lo studioso fa meno svarioni dello scribacchino; il punto è che di regola sono entrambi privi di qualsiasi ombra di genio creativo. Né l’erudizione né la diligenza possono sostituire l’immaginazione e lo stile.
Versione di De Lotto e Zinato.
Escludendo i veri e propri imbroglioni, gli inoffensivi imbecilli e i poeti incapaci, esistono, grosso modo, tre tipi di traduttori - e questo nulla ha a che vedere con le mie tre categorie di male; ovvero, uno qualsiasi dei tre tipi può commettere errori simili. Questi tre tipi sono: lo studioso che anela a far sì che il mondo apprezzi, come lui, le opere di un genio oscuro; lo scribacchino di buone intenzioni; lo scrittore di professione che si rilassa in compagnia di un confratello straniero. Lo studioso sarà, voglio sperare, preciso e pedante: le note a piè di pagina - nella stessa pagina del testo e non nascoste in fondo al volume - non potranno mai essere troppo copiose e dettagliate. L’indefessa signora che traduce all’undicesima ora l’undicesimo volume della raccolta di opere di un qualche autore sarà, temo, meno precisa e meno pedante; ma il punto non è che lo studioso prenda meno cantonate dello sgobbone, il punto è che di norma entrambi sono disperatamente privi di qualsiasi sembianza di genio creativo. Né l’eruzione né la diligenza possono rimpiazzare l'immaginazione e le stile.
• Nota fuori contesto. Le note al testo a piè di pagina, che non potranno, mai, e ahimè, essere troppo abbondanti/copiose e minuziose/dettagliate: ovviamente “Pale Fire” (“Fuoco Pallido”), un "romanzo/commento" composto da quasi sole note al testo... Ed ovviamente: la stragrande maggioranza del comunque encomiabile volume Adelphi contiene e presenta le note in fondo al testo…
L'importante, comunque, è che “verbal transmigration” sia rimasto “trasmigrazione verbale”, sempre.
Vladimir Nabokov - “Lezioni di Letteratura Russa” - 1981 (Adelphi, 2021 - pagg. 470, € 24.00)
Nabokov is sun-licked now Upon the beach at Grunewald Brilliant and naked just The way that authors look...
It's no use, he sees her He starts to shake and cough Just like the old man in That book by Nabokov...
John Wilmot penned his poetry Riddled with the pox Nabokov wrote on index cards, At a lectern, in his socks St. John of the Cross did his best stuff Imprisoned in a box And JohnnyThunders was half alive When he wrote Chinese Rocks...
"Gogol’ era una creatura strana, ma il genio è sempre strano; solo il sano scrittore di second’ordine appare al grato lettore un saggio amico di vecchia data che sviluppa garbatamente le nozioni sulla vita del lettore stesso. La grande letteratura corre lungo il filo dal irrazionale. Amleto è il sogno folle un nevrotico erudito. Il cappotto di Gogol’ è un incubo grottesco e cupo che apre buchi neri nell'incerto disegno della vita. Il lettore superficiale di quella storia vi vedrà semplicemente la greve burla di uno stravagante buffone; il lettore austero darà per scontato che intenzione primaria di Gogol’ fosse denunciare gli orrori della burocrazia russa. Ma né chi vuole farsi una bella risata, né chi brama i libri «che fanno pensare» capirà di cosa tratta Il cappotto. Datemi il lettore creativo: questo è un racconto per lui."
La sceneggiatura scritta da Nabokov su invito di Kubrick non fu, mai, utilizzata dal regista e venne poi pubblicata dallo scrittore come oggetto letterario a sé, e senz'alcun risentimento verso l'autore del Bronx naturalizzato fuori-le-mura di Londra).
“La tua sceneggiatura di 400 pagine diventerebbe un film di sette ore.” - S.Kubrick a V.Nabokov, giugno '60.
SK farà riscrivere a VN un trattamento ridotto, che poi lo stesso regista ri-riscriverà durante le riprese.
Nabokov, una dozzina d'anni dopo, pubblicherà la sceneggiatura (edita da noi per i tipi Bompiani) "non come meschina confutazione di un film dovizioso, ma semplicemente come vivace variante di un vecchio romanzo".
Con Gina Lollobrigida, David Niven, John Moulder-Brown, Mario Adorf
VLADIMIR NABOKOV
"Re, Donna, Fante", romanzo pubblicato in russo nel 1928 con lo pseudonimo di V. Sirin, poi tradotto in inglese nel 1968 ("King, Queen, Knave") dallo stesso Nabokov con l'aiuto del figlio Dimitri.
Non è che faccia proprio schifo-schifo, il film di Adrian Lyne, ma parliamo d'altro.
"Kamera Obscura"
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"Laughter in the Dark" (Laszlo Papas, 1986; con Maximilian Schell, Sandy Dennis, Mick Jagger, Marina Vlady, Philippe Noiret, Rebecca De Mornay -- film non presente nel database di ftv)
Prossimamente / Coming Soon. Ancora "Laughter in the Dark", tra "Kamera Obscura", "Volshebnik" (l'Incantatore) e "Lolita", e questa volta con Scott Frank alla guida e Anya Taylor-Joy al fuoco dei lombi.
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