La noia, considerata dalla stragrande maggioranza delle persone come un fastidioso e malinconico senso di vuoto e di monotonia, soprattutto in contrapposizione al divertimento (perlopiù grottesca parodia della felicità che in realtà non esiste), dovrebbe essere considerata uno stato d’animo prezioso. La noia, infatti, come è riconosciuto dagli psicologi favorisce la creatività ed anche Einstein disse che le idee migliori gli venivano quando si annoiava. Giacomo Leopardi, inoltre, asseriva che “la noia è in qualche modo il più sublime dei sentimenti umani” e, aggiungo io, il sentimento che più avvicina l’uomo alla divinità: quale altro sentimento potrebbe essere attribuito al Padreterno, immutabile nella sua perfezione e cui tutto è noto da sempre, se non un’ineffabile ed infinita noia?
La noia può essere considerata sotto diversi punti di vista e un suo aspetto positivo è espresso da questo pensiero di Emil Cioran in “L’inconveniente di essere nati”: “Uno zoologo che in Africa ha osservato da vicino i gorilla si stupisce della loro grande inoperosità. Ore e ore senza far niente … Non conoscono dunque la noia? Questa domanda è tipica di un uomo, di una scimmia occupata. Lungi dal fuggire la monotonia, gli animali la cercano, e ciò che temono di più è che abbia fine. Perché se ha fine è solo per essere sostituita dalla paura, causa di ogni affaccendarsi. L’inazione è divina. Tuttavia proprio contro di essa l’uomo è insorto. Solo lui, nella natura, è incapace di sopportare la monotonia, solo lui vuole a ogni costo che succeda qualcosa, qualsiasi cosa. In tal modo si mostra indegno del suo antenato. Il bisogno di novità è la caratteristica di un gorilla fuorviato.”. In proposito devo riconoscere che, in certi periodi, ho sperimentato come riuscire ad annoiarmi sia stato un vero sollievo.
Uno stato d’animo contiguo, in genere contestuale alla noia, è la “melanconia”, che nell’antichità, a partire da Aristotele fino al Rinascimento di Marsilio Ficino, era considerata una disposizione alla vita speculativa direttamente connessa al talento artistico e scientifico. Altro concetto parallelo alla noia e alla melanconia è il “mu” (così caro a Y. Ozu) del buddismo zen che si riferisce a vuoto, negazione, privazione, silenzio, non in senso negativo, ma come completamento essenziale dell’integrità dell’essere alla quale è perciò sottinteso.
In merito all’aspetto cinematografico ritengo che si possano distinguere due diverse “noiosità”: una, più ovvia, è quella dei film in cui la regia è piatta, la sceneggiatura insulsa, la recitazione svogliata, la trama banale, che sono quindi noiosi per difetti intrinseci, l’altra è quella attribuita da spettatori desiderosi di semplice intrattenimento per passare il tempo a quei film, ben fatti esteticamente ma spesso definiti anche come “pesanti”, in cui non accade nulla di speciale, siano girati con ritmo pacato e con netta prevalenza dei dialoghi sulle scene d’azione, spesso con insistenza e approfondimento degli aspetti psicologici e in cui i temi tratti siano complessi e/o profondi.
La lista che segue è esemplificativa e volutamente limitata: so bene che essendo frutto del mio gusto personale è opinabile per cui eventuali lettori possono aggiungerne di altri secondo i loro criteri, purché trattisi di pellicole esteticamente valide.
Non ci sono nick associati al tuo profilo Facebook, ma c'è un nick con lo stesso indirizzo email: abbiamo mandato un memo con i dati per fare login. Puoi collegare il tuo nick FilmTv.it col profilo Facebook dalla tua home page personale.
Non ci sono nick associati al tuo profilo Facebook? Vuoi registrarti ora? Ci vorranno pochi istanti. Ok
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta