“Of course! It’s about a boy...” - Lilith (sì, quella Lilith) a/su Sabrina Spellman.
Disimpegnata, reazionaria, moraleggiante, liberale, cialtrona. Esageratamente e al contempo consapevolmente (perché non ci troviamo di fronte ad un prodotto palesemente idiota, nel senso che ci crede veramente nella serietà del proprio costrutto, qual è ad esempio l’orrido “Ghost Wisperers”) strabordante e stracolma e straripiena di ribaltamenti, doppi giochi, tradimenti, plot twist, risoluzioni e cliffhanger inseriti con una voluta e cercata noncuranza sovraffollata da gnommeroso circo Barnum, ché dall'horror pleni all'horror vacui è questione di un attimo e di un passo. Verso la noia. Reiteratamente. E terminante - repentinamente per via della preannunciata in corso d’opera cancellazione della serie durante le riprese della quarta e perciò ultima parte/stagione - con un “velato” inno al suicidio in nome dell’amore e in previsione di un aldilà.
“Chilling Adventures of Sabrina” - ovvero, in tema “Quando l’acronimo è verità”: CAoS - è una graziosa sciocchezzuola teen-dark/camp, un “True Blood” PG-13 (in pratica: “Sgozzamenti? Sabba? Lupercali? Infanticidi? Cannibalismo? Perzinoh personaggi dalla fluida identità sessuale genderqueer non binaria? Okkèeey! E in tutto questo sadico ed orgiastico rituale satanico ininterrotto e infinito cosa ne dite d’infilarci, magari, di sfuggita, un’ombra d’areola di capezzolo di una strega voodoo haitiana? Giàmmaaai!”) in versione Scooby Gang: il primo paio di episodi lasciano ad intendere che possa smarcarsi da questo limite, ma ovviamente ciò non può essere, e il prodotto, nel prosieguo del suo canino cammino, s’adagia lungo un proprio alveo costretto fra i solidi invalicabili argini che l’intrinseca natura gli auto-impone.
Il 1° ep. della 4ª ed ultima parte, cioè il 29° dei 36 totali, racchiude e spiega bene l’intera serie riassumendola in un solo avvenimento: inventa un problema fittizio e lo risolve con incantesimi farlocchi. E per contro gli ultimi due, vale a dire il finale di stagione e di serie (tranne il già citato momento terminale vero e proprio), e soprattutto il metacinematografico penultimo (siamo in zona “Buffy the Vampire Salyer” di Joss Whedon e “the OA - 2”), sono i più riusciti, con persino qualche guizzo attoriale/caratteriale che si sgancia dal canone auto-imposto(si). Bene così: per la tipologia di prodotto cui appartiene, è senz’altro il migliore in circolazione.
“Ammiro molto la tua capacità di compartimentare la tua vita.”
“CAoS” - i cui protagonisti sono per la maggior parte sedicenni, ma persino un chierichetto con la metà degli anni del target di riferimento la troverebbe idiota - è costituita e cosparsa di ridondanti e malefiche spiegazioni superflue e suppuranti (dedicate a un pubblico di minus habens piuttosto che al target anagrafico di riferimento) che aleggiano come un miasma prodotto dai vapori del coacervico minestrone di facilonerie, ingenuità e sciocchezze ch’è la serie stessa incentrata sulla spocchiosa protagonista, una Mary Sue ch’è una crasi fra la Laura Ingalls e la Nellie Oleson di “Little House on the Prairie” e supera in marysuaggine persino la Michele Bruciaprosciutto di “Star Trek: Discovery”: come non amarla?
Ancora adesso non ho idea - per la verità quel minimo d’infarinatura del tutto casuale l’ho completamente rimossa e di certo non intendo rifarmela - di che cosa sia “Riverdale” (della CW, lo stesso network che ha sfornato a ripetizione simpatiche somme puttanate come “Veronica Mars”, “SmallVille” e “SuperNatural”, ma pure prodotti più validi qual è “Gilmore Girls”), di cui “Chilling Adventures of Sabrina” (2018-‘20) è una costola ambientata nella vicina cittadina mineraria di Greendale (che per me significa questo e basta), e men che meno conosco la precedente serie di Nell Scovell con Melissa Joan Hart (e le zie Beth Broderick e Caroline Rhea che qui compaiono nel già citato episodio metamediale) prodotta a cavallo fra gli anni ‘90 e gli anni ‘00 e tratta direttamente dal fumetto originale di inizio anni ‘60 scritto da George Gladir e disegnato da Dan DeCarlo le cui avventure furono poi raccolte in vari volumi a partire dal decennio successivo, così come l’Archie Comics mi ha mai interessato e il fumettista Roberto Aguirre-Sacasa (classe 1975), creatore e sviluppatore tanto di “Riverdale” quanto di “CAoS” e a capo dell’ufficio creativo della Archie Comics, l’ho incrociato di striscio solo grazie ad alcuni episodi da lui scritti di “Big Love” [ha inoltre sceneggiato qualche episodio di (e ancora: non ho idea di che cosa sia) “Glee” e il remake di “Carrie”, per dire].
“Stai accumulando un debito cosmico, come non se ne sono mai visti prima.”
E quindi? E quindi - Miranda Otto (qui zia Zelda) a parte, l’unico nome di grido della serie, il cui cast comprende anche Michelle Gomez, Chance Perdomo, Richard Coyle, Gavin Leatherwood, Skye Marshall, Jaz Sinclair e Lachlan Watson - le ragioni per cui m’è salita la scimmia sono due: Kiernan Shipka (Sabrina Spellman), cui auspicai (non che ci volesse poi molto, eh) un sicuro glorioso destino cinematografico sin dai tempi di “Mad Men” (e che successivamente ha recitato in “February”, “Feud” e “the Silence”), e Lucy Davis (qui zia Hilda), l’indimenticata co-protagonista del “the Office” (2 stag., 2001-’03) di Ricky Gervais con Martin Freeman e Mackenzie Crook e dello “Shaun of the Dead” (2004) di Edgar Wright e Simon Pegg con Nick Frost e Bill Nighy.
Due modelli di recitazione contrastanti e quasi antitetici, e in gran parte complementari: Kiernan Shipka – ed è proprio la sua tipologia recitativa, che qui performa la caratterizzazione del personaggio e non la subisce – con la sua indifferenza da “maschera keatoniana” che lavora tanto per impressioni e in sottrazione quanto come un autistico rullo compressore, che all’occorrenza esprime inaspettate profondità con un solo persistere dello sguardo, e Lucy Davis tutta mosse, ammiccamenti e faccette che mai sconfinano nell’overacting/overdose.
“Chilling Adventures of Sabrina” probabilmente è al contempo il più (e per certi, pochi altri versi ed aspetti, il meno) Guilty fra tutti gli Un-Pleasure: e ho assistito a robe quali “WayWard Pines”… Che sia la serie stessa uno degli arcani orrori lovecraftiani di Eldritch, il temibile e terribile... Filler? Comunque, purtroppo, qui pesa maggiormente il Void rispetto al Weird...
* * ¾ (***)
I PUT A SPELL ON YOU... (In coda alla playlist, Nina Simone, perché sì.)
Con Sarah White, Eric Johnson, Ben Keith, Erik Markegard, Elizabeth Keith
L'autentica Greendale...
Proseguire tra i combattimenti Proseguire tra le guerre di religione Abbattere le mura dei templi E le ferite aperte della chiesa
Proseguendo tra i combattimenti Le guerre di religione Per lo più non arrivarono a niente
“Nonno ecco i tuoi occhiali Ora potrai vedere molto meglio” Disse la giovane figlia di Edith e Earl Ma lo sguardo di Nonno rimase immobile Perso in qualche pensiero lontano Poi si voltò e disse A quella giovane ragazza
“Un po' di amore e di affetto In tutto ciò che fai Faranno del mondo un posto migliore Con o senza di te”
Con o senza di te Un posto migliore Con o senza di te Con o senza di te
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