Imdb come primissima regia gilliamesca segna questo "Storytime": in realtà si tratta di una raccolta di brevissimi corti animati realizzati da Gilliam tra il 1968 e il 1972.
"Don the Cockroach", originariamente proiettato per il "The Marty Feldman Comedy Machine" (1971-1972), parte raccontando la routine di uno scarafaggio, presto eliminato per proporre una staffetta di personaggi assurdi che riporta alla storia di Don lo scarafaggio: il loop viene interrotto da una voce adirata che mena (fuori campo) il narratore e il corto si chiude con una didascalia di scuse.
"The Albert Einstein Story", sempre proposto in "The Marty Feldman Comedy Machine", parla di un omonimo del geniale scienziato detestato da tutti per non aver scoperto la teoria della relatività: come nel precedente corto, anche qui si passa subito ad un'altra storia, riguardante le mani di 'Albert Einstein', storia che degenera in una metafora classista tra mani e piedi che si chiude con un assurdo spettacolo di varietà.
Giunge infine "The Christmas Card", in realtà realizzato prima dei due segmenti precedenti nel 1968 per la serie "Do Not Adjust Your Set": ad un tizio arriva una cartolina gigantesca, da cui parte una serie di animazioni surreali di biglietti natalizi, diversi dei quali interagiscono tra di loro. La chiusura toglie al 'destinatario' la cartolina per via di un errore postale.

Oggi (quando ho scritto l'introduzione ancora non era scattata la mezzanotte del 23 novembre) Terry Gilliam, tra gli Autori che ammiro più profondamente e da più tempo, ha compiuto 80 anni e, fortunatamente, riesco a dedicargli nella data 'giusta' direttamente una playlist retrospettiva dedicata alla sua intera Filmografia, soffermandomi soprattutto sui Lungometraggi ma proponendo anche delle riflessioni anche su altri suoi lavori. Approfitterò di questo spazio introduttivo per anticipare alcuni aspetti secondo me ricorrenti nella Poetica dell'Autore, sperando così di limare alcuni passaggi nelle riflessioni dedicate ai singoli Film in modo da evitare, oltre di 'sforare' troppo la lunghezza (intendo comunque in futuro ampliare alcune considerazioni con delle recensioni singole), soprattutto di ripetere troppo spesso i soliti concetti.
Tra gli aspetti che più saltano all'occhio della Poetica e dello Stile Gilliameschi troviamo sicuramente un Gusto per l'Assurdo e per il Fantastico mescolato al Reale (o ad una 'coerente' versione distopica del reale). I Protagonisti (e le rare Protagoniste) del suo Cinema tendono, salvo rarissime eccezioni (forse soltanto Dennis in "Jabberwocky" e alcuni lavori non autonomi) ad avere un'Immaginazione piuttosto marcata che li porta a scontrarsi con la società dominante e i suoi amministratori. A volte, soprattutto in Opere con più di un Protagonista, può capitare che un Personaggio principale inizialmente sembri più o meno perfettamente inserito, anche mentalmente, nella logica della società in cui vive salvo poi, rafforzando gradualmente i rapporti con il Co-Protagonista 'fantasioso', aprire la propria Visione del Mondo liberandosi dalle proprie costrizioni: è il caso di Jack in "The Fisher King" o di Toby in "The Man Who Killed Don Quixote" (entrambi, tra l'altro, entrano in contatto con Personaggi per certi versi loro 'vittime', ovvero l'ex-insegnante Parry diventato vedovo in seguito ad un intervento radiofonico di Jack e l'ex-ciabattino Javier convinto di essere realmente Don Quixote in seguito al film giovanile di Toby), ma per certi versi anche Kathryn in "Twelve Monkeys" ('costretta' a mettere da parte le proprie certezze psichiatriche quando le profezie di James iniziano ad acquisire sempre più credibilità) o di Wilhelm in "The Brothers Grimm" (quando il mondo fiabesco in cui il fratello Jacob crede fermamente si concretizza nel villaggio di Marbaden).
Come accennato, la capacità dei Protagonisti gilliameschi d'immaginare Mondi diversi e magici li porta a scontrarsi con la società reale e le sue autorità. Questo perché, tanto più è forte la Fantasia (e la Follia) di questi Personaggi, tanto meno riescono ad accettare quietamente la banalità dei costumi del posto in cui vivono né i codici castranti, improntati sul binomio produttività e conformismo. Il rifiuto di conformarsi alle regole del sistema e alla sua logica produttiva spinge quasi inevitabilmente allo scontro più o meno aperto con il potere e chi accetta di esserne ingranaggio, anche se magari il Desiderio principale può accontentarsi di ridursi ad una semplice Fuga, la quale però quasi sempre viene negata. Per questo non sono numerosi i Finali completamente lieti nel Cinema di Gilliam, e quando questi sembrano avverarsi è lecito chiedersi se siano 'reali' e, comunque, l'amarezza è sempre dietro l'angolo. Per contro, però, non si può secondo me dire nemmeno che i Finali gilliameschi siano realmente 'tragici': che si chiuda con la Morte o con la Follia o con altro, comunque si ha sempre l'impressione che, almeno nella Mente dei Protagonisti, si realizzi la Fuga agognata.
Per i vari caratteri sopra esposti (spero non malamente), i Protagonisti del Cinema di Terry Gilliam risultano essere auto-ritratti dell'Artista, Sognatore estremo la cui Immaginazione supera, forse, le possibilità di essere messa in scena perfettamente, motivo per cui molti (o magari tutti i) suoi Film possono risultare imperfetti. Per me, però, questa Imperfezione è sintomo di un'Umanità, di una Vitalità, di una Personalità intensa che rende le sue Pellicole delle autentiche Opere d'Arte, quando non addirittura Capolavori ('soggettivi' o 'oggettivi'). Come i suoi Protagonisti, Terry Gilliam ha anche provato a 'fuggire' dalla chiusura mentale del suo paese di provenienza, ovvero gli Usa, emigrando negli anni '60 (quando negli states i capelloni come lui erano sempre più odiati e la guerra in Vietnam rischiava di arruolarlo contro la propria volontà) in Uk ottenendone nel 1968 la cittadinanza. Nel 2006 rinuncerà invece alla cittadinanza statunitense in protesta contro l'amministrazione Bush e per questioni di tassazione per la propria famiglia, ottenendo così delle restrizioni sul permesso di soggiorno annuale nel suo paese d'origine.
Il controverso rapporto con gli Usa si rispecchiano perfettamente anche nelle complesse relazioni che il Regista instaura con Hollywood: sempre in sintonia coi propri Protagonisti (e con Autori come Orson Welles e Sam Peckinpah), molti set dei suoi Film si trasformano in 'guerre' con produttori ottusi che cercano, loro malgrado, di circoscrivere la Follia creativa del Cineasta in prodotti più facilmente digeribili dal grande pubblico. Memorabili, in questo senso, i conflitti per il final cut di "Brazil" (che in Usa verrà distribuito in una versione più all'acqua di rose), le liti con gli Weinstein per "The Brothers Grimm" e la quasi interminabile lavorazione di "The Man Who Killed Don Quixote" che, nel suo epilogo, ha visto quasi togliere i diritti all'Autore. Anche la sfortuna però ha messo a durissima prova diverse produzioni, in particolare "The Adventures of Baron Munchausen" e, nuovamente, "Don Quixote", e numerosi progetti gilliameschi sono rimasti fermi allo stadio pre-produttivo, come "Watchmen", "Good Omens", "Theseus and the Minotaur", "The Defective Detective", "A Scanner Darkly" (Dick è uno Scrittore piuttosto amato dal Regista) e persino "Harry Potter" (qua però il suo coinvolgimento di Gilliam si è aperto e chiuso con l'essere indicato come regista preferito per il film da Rowling per essere subito respinto dalla Warner).
Ci sarebbero numerosissimi altri aspetti da trattare della Filmografia di Gilliam, a partire dagli inizi all'interno del sestetto comico dei Monty Python e nell'Animazione, così come si dovrebbe parlare anche di aspetti prettamente tecnici come la sua 'passione' per gli obiettivi grandangolari e le angolazioni dall'alto e dal basso (per 'ingigantire' e 'schiacciare' i personaggi), oltre che la presenza di numerosi Giganti e Nani nella sua Estetica, l'abitudine di creare un clima collaborativo e di evoluzione continua durante le varie fasi realizzative dei suoi Film e l'importanza di collaboratori come i direttori della fotografia Roger Pratt (per "Brazil", "The Fisher King" e "Twelve Monkeys") e Nicola Pecorini (fedelissimo al Regista da "Fear and Loathing in Las Vegas" in poi, fatta parziale eccezione per il licenziamento weinsteniano da "The Brothers Grimm",), il montatore Mick Audsley ("Twelve Monkeys", "The Imaginarium of Doctor Parnassus", il corto "The Wholly Family" e "The Zero Theorem") e la montatrice Lesley Walker ("The Fisher King", "Fear and Loathing", "Grimm", "Tideland" e "Don Quixote"), i co-sceneggiatori Charles McKeowns (Brazil", "Munchausen" e "Parnassus") e Tony Grisoni ("Fear and Loathing", "Grimm" non accreditato, "Tideland" e Don Quixote) e attori come Ray Cooper ("Brazil", "Munchausen", "Parnassus" e "Theorem") e Jonathan Pryce ("Brazil", "Munchausen", "Grimm" e "Quixote"), senza dimenticare la moglie truccatrice Maggie Weston e la figlia produttrice Amy.
Ora però chiudo qui, bruscamente, per lasciare spazio alle singole Opere del Maestro Terry Gilliam.
Attenzione: potrebbero esserci diversi SPOILER, alcuni magari non segnalati. Comunque, se leggete parole termini come 'finale' ed 'epilogo o espressioni come 'alla fine', se volete evitare brutte sorprese (in caso di mancata visione del film) saltate.
Playlist film
Monty Python e il Sacro Graal
- Comico
- Gran Bretagna
- durata 90'
Titolo originale Monty Python and the Holy Grail
Regia di Terry Gilliam, Terry Jones
Con Graham Chapman, John Cleese, Terry Gilliam, Eric Idle, Terry Jones, Michael Palin

MONTY PYTHON AND THE HOLY GRAIL
Dopo la 'trasposizione cinematografica' dei propri sketch con "And Now for Something Completely Different" (che non ebbe il successo sperato), i Monty Python decidono di scrivere e dirigere autonomamente un proprio film: durante la lavorazione, oltre a inevitabili cambiamenti nello script (il progetto iniziale vedeva un'alternanza tra Medioevo e presente), si assiste alla presa in mano della regia da parte dei due soli Terry, con Jones focalizzato nella direzione del cast e Gilliam nel lato tecnico (e nelle animazioni). La produzione dispone di un budget piuttosto modesto ottenuto soprattutto grazie all'intrattenimento di varie star musicali, ma le limitazioni economiche vengono superate grazie a brillanti stratagemmi auto-ironici, come l'uso delle noci di cocco battute da servitori per colmare l'assenza di cavalli e di set 'casalinghi' e modellini di castelli. Nonostante questi e altri problemi, "Monty Python and the Holy Grail" ottiene un grande successo, sia di critica sia di pubblico, mantenendo tutt'oggi uno status di Cult.
Rispetto ai successivi film del Gruppo e, soprattutto, a quelli di Gilliam solista ci troviamo di fronte ad un lavoro visibilmente acerbo e probabilmente diversi riferimenti satirici oggi risultano datati e non immediati, rendendo più debole l'umorismo di alcune scene.
Comunque la Comicità del Gruppo inglese riesce, nella versione originale (in italia il tutto è stato vergognosamente rovinato dal bagaglino con un approccio che definirei da 'horror vacui', come se la comicità non fosse contemplata senza battute più o meno sceme in ogni secondo di durata), a divertire moltissimo, soprattutto se si ama lo Stile pythoniano, e si intravedono anche diversi elementi caratteristici di Gilliam, tra scelte visive come la presenza di diverse inquadrature angolate dal basso o dall'alto, l'utilizzo di lenti grandangolari e così via. La Poetica gilliamesca si nota anche nella visione romanzata e sporca del Medioevo, deformato grottescamente per lanciare satiriche frecciatine al sistema: questo carattere 'contenutistico' è, in realtà, vicinissimo anche al Gusto collettivo dei Python, ma la derisione della regalità di King Arhtur (operata in scena da figure come i soldati francesi o gli anarco-sindacalisti), il classismo che divide cavalieri e servitori e altri particolari anticipano diverse critiche anarcoidi all'inconsistenza del potere e delle istituzioni che Gilliam, consapevolmente o meno, disseminerà nei suoi Lavori successivi.
Chiudendo, "Monty Python and the Holy Grail" è un piccolo Cult che merita di essere visto e rivisto (rigorosamente in english) e, seppure Gilliam sia ancora profondamente 'incastrato' nell'estetica pythoniana (soprattutto perché non autonomo nella regia), già si possono capire alcune basi della sua Evoluzione registica.
Miracle of Flight
- Animazione
- Gran Bretagna
- durata 5'
Titolo originale Miracle of Flight
Regia di Terry Gilliam

Simpatico corto animato dove Gilliam ripropone visivamente il suo caratteristico stile animato, tipico dei suoi intermezzi per i Monty Python (si legge anche uno SPAM) ma sperimentato fin dai suoi inizi, raccontando una macro-storia di tentativi umani di spiccare il volo. Nel finale, e in altri momenti precedenti, sembra d'intravedere quel gusto distopicamente ironico che caratterizzerà molte delle sue Opere migliori.
Jabberwocky
- Fantasy
- Gran Bretagna
- durata 105'
Titolo originale Jabberwocky
Regia di Terry Gilliam
Con Michael Palin, Harry H. Corbett, John Le Mesurier, Warren Mitchell, Max Wall

JABBERWOCKY
Dopo il corto animato "Miracle of Flight" Gilliam realizza, ispirandosi al poema omonimo di Lewis Carroll, "Jabberwocky", suo primo Lungometraggio 'in solitaria'.
Lo Stile resta più acerbo e grezzo rispetto alla Raffinatezza dei suoi Capolavori e Cult successivi, ma il Legame coi Python, nonostante ancora non ufficialmente 'sciolto' e nonostante la presenza di Terry Jones e soprattutto Michael Palin nel cast, è già in una fase di distacco molto più marcata rispetto alle impressioni da me avute con la prima visione (e, a quanto pare, buona parte della critica del periodo).
Gilliam mette in scena un Medioevo fantasioso e grottesco caratterizzato da una marcata sporcizia e brutalità con tanto di culi esposti e pisciate all'aria aperta, il tutto caricato in modo da sottolinearne la Comicità, aggiungendo diverse trovate gustosamente ridicole come il torneo mortale modificato nel gioco del nascondino. Su questo scenario medieval-distopico, analogamente ai futuri di Opere come "Brazil", "Twelve Monkeys" e "The Zero Theorem", si basa la critica satirica del Regista alla civiltà capitalista occidentale contemporanea, con mercanti (e clero) intenzionati a sfruttare la crisi del Mostro per rafforzare i propri affari, autorità assetate inutilmente di sangue (con alcune secchiate di emoglobina che, durante il torneo, finiscono addosso allo spalto regale), senza risparmiare fanatici ossessionati dal dolore, mendicanti rassegnati che 'gioiosamente' si amputano gli arti per racimolare pietose elemosine, principesse ingenue senza contatti con la realtà eccetera.
Non è esente da irrisione neppure il protagonista (Palin), giovane "proto-yuppie" diseredato in punto di morte dal padre bottaio per la sua mentalità affarista: egli crede nel progresso commerciale ma si rivela spesso molto più imbranato e ingenuo di quanto pensi, venendo sballottato da un pasticcio all'altro per salvarsi sempre per caso e mai per merito fino a diventare (SPOILER) senza farlo apposta l'eroe che uccide il mostro e sposa la principessa, già 'innamorata' scambiandolo per un principe fiabesco (che tra l'altro arriva pure alla finestra della ragazza per poi precipitare miseramente nel vuoto completamente ignorato) durante la sua fuga all'interno del castello. Quello che sembra un lieto fine in realtà, dal punto di vista del protagonista, è una beffa del destino che, come per tutto il film, sembra 'decidere' per lui, incapace di creare attivamente il proprio percorso: infatti il giovane è innamorato dell'opportunista figlia di un avido pescivendolo suo compaesano che più volte nella narrazione risponde con indifferenza alle sue dichiarazioni d'amore (arrivando a cacciarlo con disappunto in una scena) salvo poi corrergli dietro con tutta la famiglia nel momento del trionfo. Come detto in apertura, Gilliam qui è ancora acerbo ma la sua Poetica Grottesca, Fiabesca, Visionaria e Anarchica inizia già a delinearsi con una certa precisione.
I banditi del tempo
- Fantasy
- Gran Bretagna
- durata 110'
Titolo originale Time Bandits
Regia di Terry Gilliam
Con Craig Warnock, John Cleese, Sean Connery, Ian Holm, Ralph Richardson, David Warner

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vedi tuttiTIME BANDITS
Dopo aver partecipato al secondo Film dei Monty Python "Life of Brian" sia come attore e sceneggiatore insieme agli altri del gruppo, sia come scenografo e responsabile delle animazioni (ma anche regista della sequenza in cui il Protagonista finisce in uno scontro starwarsesco), Gilliam realizza il suo secondo Lungometraggio 'autonomo' puntando, dopo un primo 'blocco' a "Brazil" causa insoddisfazione del primo trattamento scritto insieme a Charles Alverson, su una storia per ragazzi e ragazze, ovvero "Time Bandits", co-prodotto da George Harrison (che compone anche la canzone "Dream Away" per i titoli di coda) e co-sceneggiato dal Regista insieme a Michael Palin, a cui viene affidato inoltre un piccolo ruolo insieme a Shelley Duvall. Spinto dal co-produttore O'Brien Gilliam inserisce nel cast un altro pythoniano, ovvero John Cleese.
Pur non mancando le imperfezioni (in particolare secondo me ogni tanto il ritmo rischia di perdersi), con "Time Bandits" Gilliam realizza un altro importante passo nella propria Evoluzione registica, imbastendo il primo tassello di quella che definirà "Trilogy of Imagination": seguita da "Brazil" e "Munchausen", in ogni capitolo troviamo un protagonista diverso per ogni età umana (bambino-adulto-anziano) ma sempre contraddistinto da una forte propensione, appunto, per l'immaginazione, in contrasto col gretto materialismo del mondo che lo circonda.
Gli scenari (fanta)storici, con evidenti e intenzionali anacronismi e invenzioni, sono costruiti con grande inventiva e col Gusto tipico di Gilliam, dal Teatro semi-distrutto in cui troviamo Napoleon alla nave dell'Orco (e cappello del Gigante), passando per il MedioEvo di Robin Hood e, soprattutto, il Castello dark fantasy (che a me ricorda la futura Moria del jacksoniano "The Lord of the Rings") di Evil, nel cui antro possiamo vedere una caricatura infernale del mondo tecnologico e gabbie sospese nel vuoto.
Non mancano squisite frecciatine satiriche, soprattutto contro il potere nelle sue varie forme: Napoleon fissato con la statura, Robin Hood affabile nella forma ma terribilmente snob una volta allontanatosi il gruppo protagonista, Evil insofferente alle critiche, ma anche lo stesso Supreme Being pare un banale direttore d'azienda. Il Film, inoltre, mette in guardia anche sulle tentazioni autoritarie in gruppi 'libertari' come quello dei Nani (secondo alcune interpretazioni riferimento ai Monty Python), e pure la benevolenza paterna di Agamennon pecca di ingenuità.
Nelle domande che Kevin rivolge al Supreme Being troviamo inoltre spunti di riflessione arguti sul perché esiste il Male, giustamente senza dare né risposte né rassicurazioni.
Grandissimo Cast, Effetti, Costumi e Scenografie sublimi, Sceneggiatura intelligente ed Epilogo cattivello per un piccolo Gioiellino del grandioso Terry Gilliam, che perfezionerà la propria Poetica già nel corto "The Crimson Permanent Assuranc.
A quanto pare una serie televisiva sarebbe in avvicinamento.
The Crimson Permanent Assurance
- Avventura
- Gran Bretagna
- durata 16'
Titolo originale The Crimson Permanent Assurance
Regia di Terry Gilliam
Con Sydney Arnold, Guy Bertrand, Andrew Bicknell, Ross Davidson, Myrtle Devenish

Durante la realizzazione di "The Meaning of Life", consacrazione (a Cannes) e sostanziale chiusura delle attività dei Monty Python, Gilliam viene 'incaricato' di realizzare uno sketch animato da inserire nel Film, ma poi convince gli altri membri del gruppo a lasciarglielo dirigere in live action, il quale però durante la produzione s'ingrossa nei tempi e nei budget (provocando qualche piccolo scontro) fino a diventare un corto autonomo e, in quanto tale, poi proposto prima del Lungometraggio, in cui comunque viene citato.
Nonostante la sua collocazione, "The Crimson Permanent Assurance" prosegue il distacco stilistico di Gilliam dai Python proiettandosi nel successivo "Brazil". Come succederà altre volte nel Cinema dell'Autore, anche qui l'Assurdo s'introduce nel Quotidiano (emozionante il disancoramento dell'edificio) proponendo un fantasioso attacco (di vecchi) all'arroganza e allo strapotere dei giganti finanziari e degli yuppie rampanti.
Forse il primo (seppur piccolo) Capolavoro gilliamesco, sicuramente un Gioiellino Artistico da rivedere spesso e volentieri.
Brazil
- Grottesco
- Gran Bretagna
- durata 142'
Titolo originale Brazil
Regia di Terry Gilliam
Con Jonathan Pryce, Kim Greist, Robert De Niro, Bob Hoskins, Michael Palin

In streaming su Plex
vedi tuttiBRAZIL
Concepito da Gilliam prima di "Time Bandits", una volta trovati i finanziamenti sfruttando la proiezione a Cannes di "The Meaning of Life" la sceneggiatura viene fatta passare dal Regista a Tom Stoppard prima e successivamente a Charles McKeown. Durante la post-produzione incontra un sofferto rimaneggiamento da parte dei distributori statunitensi che mutarono il finale in positivo, motivo per cui questo cut è chiamato "Love Conquers All": fortunatamente in Europa abbiamo visto sempre il Director's Cut".
"Brazil" è diventato col tempo uno dei più importanti Cult del Cinema distopico, nonché forse l'Opera migliore dei Terry Gilliam o, perlomeno, il suo Capolavoro più compiuto e riuscito.
Il titolo, "Brazil", rimanda alla Canzone "Aquarela do Brazil" la cui Musica è Tema principale della Pellicola, ritornando più volte in varie versioni. Contrastando la desolazione del futuro distopico messo in scena da Gilliam, "Brazil" parrebbe indicare una Condizione mentale, una volontà di Fuga da una realtà grigia e opprimente che annichilisce l'Individuo, imprigionato in una labirintica rete burocratica soffocante che, con la scusa di assicurare precisione, impedisce in realtà lo sviluppo di opere e azioni realmente efficaci. Non è quindi un caso se il pericoloso terrorista Tuttle sia ricercato dal Ministero dell'Informazione in quanto lavoratore indipendente.
Oltre che dalla burocrazia, in cui la gente viene costantemente incoraggiata a rimbalzare responsabilità da un settore all'altro ostacolando passivamente qualsiasi richiesta di aiuto, l'Individuo è prigioniero di un incessante bombardamento mediatico e propagandistico volto a stimolare una mentalità 'infamante' e un'ossessiva brama di cose, di regali inutili (ironicamente il Film è ambientato in periodo natalizio).
Le predicazioni consumistiche non possono non stimolare, oltre ad un'ossessione morbosa per l'aspetto esteriore con tanto di divismo dei chirurghi plastici, anche un culto osceno per il carrierismo il quale, invece di produrre meccanismi 'meritocratici' e 'progressisti', incentiva inevitabilmente un dilagante uso e abuso di raccomandazioni, che non può non tradursi in un iper-conservatorismo di classe e gigantesche disparità sociali tra ricchi e poveri. In tutto questo Sam Lowry, il Protagonista, pur essendo parte del sistema burocratico che lo imprigiona, fin da subito tradisce il suo potenziale sovversivo: disinteressato ad ogni prospettiva carrieristica e infastidito dal vuoto edonismo di cui la madre si 'nutre', egli è animato da Sogni fantastici di Volo e di Amore. Proprio la 'concretizzazione' della propria Musa in Jill, una donna interessata a far luce su un errore burocratico che è costato la vita ad un poveraccio, spinge Sam in una serie di azioni che lo trascineranno ad un graduale percorso di presa di coscienza che lo porterà ad inimicarsi il Sistema per cui ha sempre lavorato. Nel Finale sembra avversarsi la Rivoluzione, con insurrezione nel palazzo degli interrogatori (torture), ma poi si entra quasi in un Incubo che si risolvenella romantica fuga di Sam e Jill. L'happy ending però è frutto della mente del Protagonista distrutta dalle torture dell'"amico"-collega supervisionato dal vice-ministro (Helpmann, nome palesemente ironico).
La Regia di Gilliam è straordinaria nel mettere in scena una Distopia 'acronistica', allo stesso tempo futuristica, 'presentistica' e 'passatistica', riempiendo le scenografie di tubi infernali e specchi, di televisori e telecamere moventi, di palazzi dall'aspetto simile a schedari o con ingressi enormi, ascensori che non si fermano mai nel punto giusto, costumi assurdi, ristoranti che servono poltiglia accompagnata da immagini 'utopiche' dei cibi serviti, e il cielo (vero) visto raramente.
Forse la storia d'amore poteva essere migliorata, ma per me questa piccola imperfezione rafforza la Qualità dell'Opera che non posso non ritenere un Capolavoro assoluto del Cinema, da rivedere in continuazione senza stancarmi mai.
Le avventure del Barone di Münchausen
- Avventura
- Gran Bretagna, Italia
- durata 126'
Titolo originale The Adventures of Baron Munchausen
Regia di Terry Gilliam
Con John Neville, Sarah Polley, Eric Idle, Oliver Reed, Uma Thurman, Jonathan Pryce

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THE ADVENTURES OF BARON MUNCHAUSEN
Dopo aver visto "Baron Prasil" di Karel Zeman e aver letto il libro di Rudolph Erich Raspe, Gilliam decide di realizzare una sua versione delle avventure del Barone Munchausen. abbozzando con Charles McKeown un primo trattamento durante la battaglia con la Universal per "Brazil". "The Adventures of Baron Munchausen" vive una produzione estremamente travagliata, rischiando di saltare completamente e di vedere le proprietà di Gilliam e moglie pignorate da un'agenzia di assicurazioni, e quando il Film esce finalmente nelle sale ottiene un fragoroso flop al botteghino.
Chiudendo la Trilogia dell'Immaginazione, iniziata con "Time Bandits" e proseguita con il già citato "Brazil", Gilliam inizia a riflettere, superati i 45 anni, sulla Vecchiaia proponendo un ritratto di anziano fuori dalla realtà che poi negli ultimi anni maturerà in Personaggi come il doctor Parnassus e, soprattutto, il Don Quixote rincorso a lungo dall'Autore con traversie produttive anche peggiori rispetto a quelle di Munchausen. Inseguito letteralmente dalla Morte, Munchausen è un egocentrico ma nel modo simpatico e 'buono' tipico di un bambino, ritratto a parer mio ben riuscito della Vecchiaia, che il Protagonista riesce a 'invertire' trascinato dall'Avventura per poi ri-precipitarvi bruscamente quando lo Sconforto e la Malinconia lo abbattono. Importante nel mantenere accesa la luce del suo ottimismo è il ruolo di Sally, bambina figlia di un regista teatrale: intraprendente e animata da una Fantasia quasi pari a quella del Barone, la bambina avrà il compito sia di riportare il Protagonista all'obiettivo principale (aiutare la città assediata) quando questi si distrae sia di riaccenderne la Forza quando questa sembra svanire. Per questo, nel momento di scoramento generale della compagnia d'avventura immediatamente precedente la battaglia, al primo (e unico) segnale di pessimismo di Sally il Barone risponde vigorosamente con «You mustn't say that! Not you!»
Ancora una volta la Fantasia indica la strada per raggiungere un'autentica e sovversiva Libertà attirando inevitabilmente l'astio del potere, la cui fanatica fiducia nel cosiddetto 'realismo' e nella presunta logica porta a conseguenze molto più assurde e irrazionali (come ad esempio la guerra e il suo 'galateo') rispetto all'Idealismo dell'Immaginazione. Non è un caso che il compito di uccidere l'invincibile Munchausen spetti al tetro burocrate Horatio Jackson, satira spietata della mentalità anti-creativa (e anti-idealista) delle istituzioni e delle autorità e per certi versi simile, anche se qui più 'misero', al General Delatombe di "The Brothers Grimm", sempre interpretato da Jonathan Pryce.
Scenografie meravigliosamente pittoriche, Cast tutto straordinario, Musiche coinvolgenti, sceneggiatura brillante e, soprattutto, la Regia visionaria di Gilliam aiutata da una Fotografia volta a distorcere (e ingigantire) gli Spazi e un Montaggio perfetto nel ritmare le sequenze (come il ballo tra Munchausen e Venus alternato musicalmente all'assedio della città) contribuiscono a rendere quest'Opera l'ennesimo Gioiellino 'imperdibile' di uno dei più grandi Autori cinematografici viventi, rientrando forse tra i suoi Capolavori.
La leggenda del Re Pescatore
- Drammatico
- USA
- durata 137'
Titolo originale The Fisher King
Regia di Terry Gilliam
Con Robin Williams, Jeff Bridges, Amanda Plummer, Mercedes Ruehl

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vedi tuttiTHE FISHER KING
Dopo la fatica (e il flop commerciale) di "The Adventures of Baron Munchausen", Gilliam è in cerca di progetti nuovi, quando incappa nella sceneggiatura, scritta da Richard LaGravenese, di "The Fisher King", che lo colpisce al punto di accettare di dirigere per la prima volta un lavoro 'non suo', allontanandosi inoltre da produzioni di Genere (fantasy) bisognose di grandi effetti speciali e completando anche il taglio con gli altri Monty Python (qui tutti assenti a differenza delle Opere precedenti).
Nonostante le premesse, Gilliam non è intenzionato minimamente a svolgere un banale lavoro 'di commissione' e inietta tutta la sua Poetica nel Film, con il quale ancora una volta realizza una gustosa 'apologia' della Libertà mentale e dei Folli, facendoli scontrare con la grettezza e il cinismo della società liberista e in particolare dell'élite edonista yuppie. Proprio da questo mondo, nonostante l'atteggiamento 'ribelle' e 'nichilista' (ma filtrato dalla superficialità del successo in era reaganiana), 'nasce' il Protagonista Jack, 'auto-prigioniero' (come sembrano indicare le ombre simil-sbarre proiettate nel suo studio radiofonico ripreso vorticosamente da un'angolazione a piombo) tanto del culto della propria immagine e del proprio successo quanto del ruolo di cinico guru dell'anti-socialità. Il suo prologo si chiude apprendendo la notizia di una strage compiuta da un uomo disturbato mentalmente e fomentato dalle parole aggressive del dj: con un salto temporale di 3 anni ritroviamo Jack 'derelitto', nonostante l'amore di una videotecara (nel cui negozio Gilliam infila locandine di "Brazile" e "Munchausen"), ma sempre misantropo, solo che in questa misantropia ora infila soprattutto sé stesso, in un ribaltamento in negativo del proprio egocentrismo (che comunque sempre egocentrismo rimane). L'incontro con Parry, senzatetto ex-insegnante impazzito dopo l'uccisione della moglie provocata da Jack, sbatte sulla faccia dell'ex-conduttore radiofonico le conseguenze delle proprie azioni sulle vite altrui. Inizia così per lui un graduale percorso di maturazione profonda che, inizialmente, sembra focalizzato ancora su un desiderio di auto-liberazione dal senso di colpa con cui riaccendere la propria autostima, ma via via diventa sempre più evidente che il proprio 'tornaconto' (psicologico, emotivo...) viene scalzato da un genuino affetto per Parry e per il resto del mondo in generale, tanto da arrivare a rinunciare al ritorno al successo quando si rende conto di essere sul punto di rivestire gli abiti del cinismo carnefice di un tempo, decidendo così di compiere l'impresa cavalleresca affidatagli dal nuovo amico, ovvero recuperare il 'Grail'.
A muovere Jack è forse sempre un egoismo, ma stirnerianamente è un egoismo 'altruistico', compiere un gesto simbolico non per lavarsi la coscienza ma per per aiutare il prossimo a realizzare il proprio Sogno.
Forse certi passaggi stonano un po' insieme a certi sentimentalismi (generalmente odiati da Gilliam) e probabilmente non ci troviamo di fronte ad un Capolavoro 'effettivo', ma l'intensità genuina dei Sentimenti trattati, lo straordinario lavoro svolto da attrici e attori, la sempre brillante e personalissima Regia 'folle' di Gilliam e tutto l'apporto tecnico contribuiscono a rendere "The Fisher King" un Gioiellino. Inoltre l'affetto profondo che nutro per quest'Opera, tra le primissime da me viste del Regista se non la prima in assoluto, mi basta per considerarlo un 'capolavoro soggettivo.
L'esercito delle 12 scimmie
- Fantascienza
- USA
- durata 125'
Titolo originale Twelve Monkeys
Regia di Terry Gilliam
Con Bruce Willis, Brad Pitt, Madeleine Stowe, Christopher Plummer, David Morse

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vedi tuttiTWELVE MONKEYS
Dopo "The Fisher King" (e il fallito in pre-produzione progetto di trasposizione di "Watchmen" prodotto da Joel Silver) a Gilliam viene offerta, dall'Universal ('nemica' per il cut di "Brazil"), la possibilità di mettere in scena una sceneggiatura di David e Janet Peoples, remake dello sperimentalissimo "La Jetée" di Chris Marker, Mediometraggio francese del '62 (in piena Nouvelle Vague, di cui Marker era esponente nella 'fazione' più politicamente impegnata, a sinistra, detta Rive Gauche) composto quasi interamente da fotografie/fotogrammi salvo una breve ma emblematica sequenza filmata.
Come per il suo film precedente ("The Fisher King"), Gilliam non si limita a realizzare un prodotto 'su commissione' ma interiorizza e rielabora il Materiale (a quanto pare partendo solo dalla sceneggiatura della coppia Peoples e non dal Film di Marker, che il Regista avrebbe visto soltanto all'anteprima parigina del proprio Film) seguendo il proprio riconoscibilissimo Gusto visivo, proponendo una sorta di evoluzione delle atmosfere distopiche del suo Capolavoro Assoluto, ovvero "Brazil": non mancano quindi critiche profonde al nostro sistema occidentale e a come esso porterà l'Umanità ad una (meritata?) Rovina. Lo Spirito Anarchico dell'ex-Python si respira a pieni polmoni nella condanna, satirica e demonizzante, dell'autorità e degli ordini, e gli errori di spedizione temporale operati dall'élite di scienziati che governa l'umanità sotterranea del 2035, uniti all'incapacità di questi futuri governanti di ammettere le proprie falle, richiama a parer mio moltissimo la satira anti-burocratica del Film del 1985. Anche qui, inoltre, l'Amore (strutturato in modo più credibile rispetto al Capolavoro orwelliano precedente), i Sentimenti, la Vita sono visti come la Via più efficace per una giusta Sovversione dell'Esistente: la Visionarietà esasperata di Gilliam sembra limitarsi alla messa in scena dell'Incubo, senza una controparte Fiabesca e Magica di stampo positivo (i film non scritti dal Regista, tranne il penultimo "The Zero Theorem", tendono ad essere più seri degli altri), ma questo perché il Bello, il Magico viene individuato, dal Protagonista, nelle "cose" Naturali, Vive del nostro Mondo.
Ci sarebbero sicuramente moltissime altre cose da dire di questa Opera, come le critiche alla psichiatria (che rischia di scivolare nel dogmatismo e/o ridursi a escludere socialmente chi è improduttivo) e alla scienza capitalistizzata (il virus parte da un laboratorio) ma anche a certo animalismo naïve, oltre a riflessioni sulla ricerca 'edipica' della propria identità (con richiami espliciti a "Vertigo") e senza dimenticare apprezzamenti tecnici a Fotografia, Cast Musiche, Scenografie, Montaggio eccetera, ma preferisco fermarmi qui.
"Twelve Monkeys", pur non rientrando forse tra le Opere migliori in assoluto di Gilliam, rappresenta il suo ennesimo Gioiellino 'imperdibile', nonché un SuperCult della Fantascienza anni '90 che, qualche anno fa, ha avuto l'onore/onere di essere remakeizzato sotto forma di serie tv (da me ancora non vista).
Paura e delirio a Las Vegas
- Grottesco
- USA
- durata 118'
Titolo originale Fear and Loathing in Las Vegas
Regia di Terry Gilliam
Con Johnny Depp, Benicio Del Toro, Christina Ricci, Tobey Maguire, Ellen Barkin
In streaming su Infinity Selection Amazon Channel
FEAR AND LOATHING IN LAS VEGAS
Contattato dall'illustratore Ralph Steadman per adattare "Fear and Loathing in Las Vegas" di Hunter S. Thompson, Gilliam è costretto a rinunciarvi inizialmente con l'arrivo alla regia di Alex Cox: quando questi abbandona il posto l'Autore di "Twelve Monkeys", insieme a Tony Grisoni, riscrive la sceneggiatura partendo direttamente dal Libro non essendo soddisfatto dello script di Cox e Tod Davies. Dopo vari passaggi, tra cui un incremento di budget e l'importante incontro con il direttore di fotografia Nicola Pecorini, il Film vede finalmente la luce debuttando a Cannes nel 1998.
I risultati iniziali sono alquanto deludenti, con la critica del tempo che stronca la Pellicola mentre gli incassi al di sotto del budget ne fanno un flop. Inoltre Gilliam deve lottare duramente con il Writers Guild of America per accreditare sé e Grisoni come sceneggiatori soppiantando Cox e Davies, dovendosi accontentare alla fine di condividere nei titoli la firma con gli sceneggiatori originari.
Nonostante l'iniziale insuccesso, con gli anni "Fear and Loathing in Las Vegas" (letteralmente 'Paura e disgusto a Las Vegas') è diventato un autentico Cult. Il Film è un'epopea surreale all'interno della mentalità drogata del Protagonista (straordinario Johnny Depp, diventato amico di Thompson mentre si preparava alla parte) dove, oltre a raccogliere numerosi momenti di assurdo divertimento, si propone per contrasto una satira lucidamente alterata della società statunitense nel periodo di 'restaurazione morale' che seguì il movimento culturale di protesta del '68 con l'elezione di Richard Nixon (e proseguito dai suoi successori, soprattutto i sempre più reazionari repubblicani da Reagan in poi). Un Ritratto desolante di una controcultura schizzata e in decadenza che, forse, non ha mai avuto davvero quella forza rivoluzionaria di cui il (proprio) 'mito' l'ha rivestita limitandosi ad essere una mera esaltazione 'religiosa' della Droga.
Sicuramente però la coppia protagonista Duke/Gonzo e ciò che rappresentano, nonostante varie contraddizioni e storture (tra cui SPOILER un grave caso di violenza psicologica ai danni di una cameriera da parte dell'avvocato), ha quella forza e quella simpatia che la civiltà perbene con la sua ridicola polizia (qua anti-droga soprattutto) e la sua spocchiosa mentalità capitalista non poteva, non può e mai potrà avere, perché il potere, lo status quo e chi lo supporta è incapace di comprendere ciò che è estraneo ai propri dogmi morali, e per questo è ossessionato dalla repressione di ciò che è 'deviato', non conforme, contestatorio.
Forse il libro di Thompson, stando a quel che ho 'studiato' riguardo al Film (non avendo ancora letto il romanzo originario), 'mangia' il Surrealismo prettamente gilliamesco in favore della propria Allucinazione, ma comunque secondo me ci troviamo di fronte all'ennesimo Cult in cui Gilliam mescola Realtà e sua Deformazione con un Gusto straordinario, sorretto dalle ottime interpretazioni del Cast e da una Colonna Sonora a dir poco magnifica.
I fratelli Grimm e l'incantevole strega
- Fantasy
- Gran Bretagna, USA, Repubblica Ceca
- durata 120'
Titolo originale The Brothers Grimm
Regia di Terry Gilliam
Con Matt Damon, Heath Ledger, Monica Bellucci, Jonathan Pryce, Peter Stormare

In streaming su Amazon Video
vedi tuttiTHE BROTHERS GRIMM
Dopo il flop commerciale di "Fear and Loathing in Las Vegas" bisognerà aspettare 7 anni per poter vedere un altro film di Terry Gilliam, ma finalmente nel 2005 ne escono ben 2: "The Brothers Grimm" e "Tideland". In mezzo c'è tanta sfiga per l'Autore, che vede naufragare "Good Omens" (tratto dal libro di Pratcher e Gaiman) e soprattutto il primo tentativo di realizzare "The Man Who Killed Don Quixote" a riprese avviate.
Purtroppo con "The Brothers Grimm" proseguono i casini grazie al dispotismo dei suoi produttori, ovvero i fratelli Weinstein, i quali sembrano essersi affidati all'Autore senza conoscerne lo Stile e pensando di poterlo controllare, ma non bastano imposizioni di cast e il licenziamento del direttore di fotografia Pecorini per domare Gilliam, così tra liti durante le riprese e una diatriba per il final cut (che fa slittare così tanto la post-produzione da permettere al Cineasta di girare nel mentre "Tideland"), alla fine il film riesce a vedere una distribuzione, anche se la WGA rifiuterà di accreditare la sceneggiatura al Regista e al fidato Grisoni nonostante la forte rielaborazione dello script originale di Ehren Kruger.
Il risultato finale, stando alle parole di Gilliam, non ha soddisfatto né lui né i nemici Weinstein, e in effetti mi pare evidente che ci troviamo di fronte ad uno dei lavori in assoluto meno riusciti e personali del visionario Autore, se non il suo film minore in assoluto, eppure per contro è assai arduo incasellare l'opera nei canoni del fantasy mainstream. Si crea così un paradosso, dove da un lato la creatività solitamente incontrollabile dell'Artista appare decisamente più spenta ma dall'altro i codici del cinema hollywoodiano vengono stravolti in trovate bizzarre. Nei contenuti, la satira contro il potere e la fredda 'razionalità' anti-immaginifica appare appena abbozzata eppure non è possibile trovare una morale tranquillizzante: in questo è emblematico l'epilogo (SPOILER), al contempo 'buonista' nel suo essere un lieto fine ma per contro 'sovversivo' nella non risoluzione monogamica dell'amore dei Fratelli per Angelika. Anche nei toni e nel target di riferimento assistiamo ad una contraddizione non chiarita: troppo oscuro e 'spaventoso' per essere classificato come un prodotto 'per famiglie' ma troppo leggero e 'fiabesco' per essere veramente adulto.
Comunque, nonostante i suoi (enormi) problemi e la sua scissione d'intenti tra Opera Autoriale Gilliamesca e prodotto d'intrattenimento hollywoodiano (o forse proprio per questo), continuo a ritenere "The Brothers Grimm" un film piuttosto interessante nella Filmografia dell'Artista, oltre ad essergli particolarmente affezionato in quanto tra i suoi primissimi lavori da me visti nonché l'unico fino ad oggi 'vissuto' al Cinema. Inoltre ritengo il lavoro svolto da Cast e Crew ottimo, anche se gli effetti digitali sono invecchiati maluccio.
Non imperdibile ma, se si ama il Regista, una o più visioni le merita.
Tideland. Il mondo capovolto
- Fantasy
- Canada, Gran Bretagna
- durata 117'
Titolo originale Tideland
Regia di Terry Gilliam
Con Jeff Bridges, Jodelle Ferland, Alden Adair, Wendy Anderson

In streaming su Prime Video
vedi tuttiTIDELAND
Durante la (lunga) post-produzione del travagliato "The Brothers Grimm" Terry Gilliam realizza "Tideland", adattamento dell'omonimo romanzo di Mitch Cullin (che intendo leggere) sceneggiato dal Regista insieme al fidato Tony Grisoni e con l'altrettanto fidato Nicola Pecorini alla direzione della fotografia. Alla produzione non abbiamo gli orribili Weinstein ma il grande Jeremy Thomas e questo si traduce in una forte libertà creativa per l'Autore, che infatti realizza un'Opera nettamente più personale rispetto al lavoro suo 'coetaneo'.
Come in "Time Bandits" abbiamo un punto di vista 'preadolescenziale' con una Protagonista, Jeliza-Rose (la magnifica Jodelle Ferland, mia coscritta e in parte simile alla Sally di Baron Munchausen), la cui Fantasia squilibra e deforma la Realtà creando un Mondo immaginifico che è al contempo Incubo e Sogno. Come spesso accade con Gilliam, assistiamo ad un Incrocio (nel contempo attraente e repellente) tra Realtà e Fantasia, 'Degrado' e 'Bellezza', Vita e Morte, Amore e Violenza, Creazione e Distruzione, Sentimenti e Perversioni. Un Ibrido, a differenza di "The Brothers Grimm" qui volontario e interno alla Poetica dell'Autore, che rifiuta stupide e banali contrapposizioni manichee in favore di un'Armonia dissonante, come se Gilliam volesse non tanto unire gli opposti ma superarne le barriere poste dalle convenzioni sociali. Il Risultato Estetico è decisamente Grottesco, Magico e Favoloso eppure Decadente e Marcio. Anche i Personaggi seguono quest'impostazione, nei costumi e nell'aspetto fisico, e così nella Bruttezza c'è sempre qualcosa di attraente e, viceversa, nella Bellezza c'è sempre qualcosa di disgustoso; nella Sporcizia si avverte una fortissima Purezza e invece nel Candore si avverte un qualcosa di Marcio, come nella casa ridipinta di Bianco e nel vestito 'nuziale' di Jeliza-Rose.
Sul piano etico il Film tira la corda morale del pubblico, specialmente per la morbosità di certi Sentimenti (tra necrofilia e pedofilia) o la Brutalità insita in certi passaggi: pur senza mai scadere in derive 'imperdonabili', sul piano concettuale aleggia una morbosità innocente che può turbare, trattandosi dell'Innocenza della Perversione, della Follia, della Dipendenza. Questi sono i motivi probabilmente per cui "Tideland", che ha per protagonista una Bambina, è finora l'unica Opera di Gilliam in cui abbia visto comparire il divieto per i minori di 14 anni, e questi sono i motivi per cui, tra tutte le Visionarie Opere dell'ex-Monty Python, questa probabilmente rientrerà tra le meno accessibili.
Gilliam però non è minimamente interessato a shockare per il gusto di farlo né a proporre Visioni Folli solo per darsi un tono di Artista. Tutto è funzionale alla sua Poetica dell'Immaginazione nata dalla Decadenza e da ciò che la società perbene (e quindi conservatrice, anche e soprattutto quando si 'vanta' del proprio liberalismo) bolla come 'Degrado': cadaveri, rottami, bambole rotte, case diroccate, stimolano la Fantasia della Protagonista creando Avventure straordinarie e Legami intensi.
Sul piano tecnico, un grandissimo Cast, dei Costumi Magnifici, delle Musiche straordinarie, una Fotografia squisitamente deformata (grandangoli e punti di riprese esagerati abbondano), una Sceneggiatura grandiosa, un Montaggio impeccabile e la Regia personalissima di Gilliam rendono "Tideland" un'Autentica Opera d'Arte, per me un vero e proprio Capolavoro.
Parnassus - L'uomo che voleva ingannare il diavolo
- Fantasy
- Francia, Canada
- durata 122'
Titolo originale The Imaginarium of Doctor Parnassus
Regia di Terry Gilliam
Con Heath Ledger, Christopher Plummer, Johnny Depp, Colin Farrell, Jude Law, Tom Waits

In streaming su Apple TV
vedi tuttiTHE IMAGINARIUM OF DOCTOR PARNASSUS
Dopo "The Brothers Grimm" e "Tideland", Gilliam ritorna lavorativamente in contatto (a più di 15 anni di distanza da "Munchausen") con Charles McKeown per lavorare sulla sceneggiatura di "The Imaginarium of Doctor Parnassus", costruendo il Protagonista del Titolo in maniera autobiografica e ispirandosi a Tony Blair per il quasi omonimo Tony Shepard, ovvero 'pastore', e da gente che in "Brazil" ha chiamato il vice-ministro dell'informazione 'Helpmann' non bisogna per me aspettarsi coincidenze nei cognomi. Durante una breve pausa dalle riprese, come è noto, avviene la tragica morte di Heath Ledger, interprete di Tony, e questo fatto, oltre a sconvolgere emotivamente cast e crew, mette a rischio la produzione del Film, poi salvata da un arrangiamento nello script volto a permettere la sostituzione dell'Attore da parte di tre colleghi (Depp, Law e Farrell) nelle scene dentro lo specchio. Come se non bastasse, poco dopo le riprese muore anche il co-produttore William Vince per un cancro.
Al di là delle tragiche condizioni in cui è nato, il Film è, a parer mio, una delle Opere più interessanti e personali di Terry Gilliam, nonché una delle sue più sottovalutate e, soggettivamente parlando, un Capolavoro.
"The Imaginarium of Doctor Parnassus" è, come detto, un Film che nasce travagliatamente e che porta le cicatrici umane di due dipartite inaspettate e premature, le quali rafforzano la Determinazione trasformando l'Opera in un Monumento alla Memoria.
Come accennato in apertura, Parnassus è modellato su Gilliam stesso, un anziano (anche se l'Autore non aveva ancora toccato i 70 anni) 'cultore' dell'Immaginazione ma dimenticato dal mondo e sconfitto dai servitori del profitto. Tutte le lotte affrontate da Gilliam con la difficoltà a mettere in scena i suoi progetti (Quixote in primis) e la limitatezza mentale di produttori vari riecheggiano nel Film, assieme (forse) al timore di soccombere al finto aiuto di figure meschine e ambigue, qua incarnate da Tony Shepard il quale fin dall'inizio, sotto una maschera di affabilità e volontà di aiutare, tradisce un qualcosa di profondamente losco e opportunistico, che poi verrà man mano svelato nei vari attraversamenti dello specchio fino al finale risolutivo (ma conservando, giustamente, alcuni misteri).
Gilliam critica e deride anche il resto della società consumistica (sempre più distante dal suo Cinema) in varie sfumature, e non mancano frecciatine pungenti contro la polizia (spassoso il balletto organizzato dalla mente del Dottore per convincere dei gangster russi a scegliere la violenza legale della polizia), il potere politico (oltre a basare Tony Shepard su Tony Blair, il presidente interpretato da Stormare richiama evidentemente F.D. Roosevelt) e persino la religione, tra suore tentate dal Diavolo e la stessa figura di Satana, un azzeccatissimo Tom Waits, costruita come un antagonista 'onesto' dell'Alter Ego del Regista.
Stilisticamente il Film è Gilliam purissimo, dal Gusto distorcente delle Inquadrature (grazie alla Fotografia di Pecorini, sempre sintonizzata col Gusto del Regista) alle Musiche dei fratelli Danna, passando per il grandioso Cast e finendo con le Scenografie vicine ai Disegni del Regista, che infatti co-firma l'Art Direction.
Un Capolavoro 'soggettivo' che rivedrei continuamente in loop.
The Wholly Family
- Cortometraggio
- Italia
- durata 20'
Titolo originale The Wholly Family
Regia di Terry Gilliam
Con Cristiana Capotondi, Douglas Dean, Nicolas Connolly, Sergio Solli, Renato De Maria

Tra "The Imaginarium of Doctor Parnassus" e "The Zero Theorem" Gilliam realizza due cortometraggi, entrambi finanziati da marchi commerciali: "The Legend of Hallowdega" e "The Wholly Family".
Il primo, partito da una sceneggiatura di Aaron Bergeron e finanziato da AMP Energy Juice (con co-produzione RadicalMedia) è un simpatico mockumentary (con diversi 'strappi' ai limiti del modello, specialmente nel montaggio) su una gara automobilistica assai pericolosa, forse maledetta da fantasmi, ma forse il problema è qualcos'altro (ad una certa s'intuisce quale possa essere la causa).
"The Legend of Hallowdega" non è niente di trascendentale e la mano di Gilliam si sente poco (alla fotografia non abbiamo il fidato Pecorini), ma nel complesso è divertente e David Arquette è squisito nei panni del macchiettistico cacciatore di fantasmi.
Il secondo, "The Wholly Family", è scritto personalmente da Terry Gilliam, il quale riprende come collaboratori il fidatissimo Nicola Pecorini alla fotografia e Mick Audsley al montaggio.
Girato a Napoli e finanziato da pasta Garofalo, nonostante il committente il Corto non è una mera pubblicità della marca di pasta e l'Autore ha ricevuto totale libertà creativa nella sua realizzazione.
Non ci troviamo di fronte ad un Capolavoro (nemmeno soggettivo), soprattutto per la natura quasi di divertissement dell'opera, e il doppiaggio italiano del terzetto protagonista non aiuta (a quanto pare nell'edizione inglese vengono lasciati i dialoghi dei personaggi napoletani). Comunque, nella sua 'modestia d'intenti', "The Wholly Family" è un Film decisamente gilliamesco, con una parte centrale, ambientata nei sogni del bambino con numerosi Pulcinella, davvero straordinaria.
Da (ri)scoprire.
The Zero Theorem
- Fantascienza
- USA
- durata 107'
Titolo originale The Zero Theorem
Regia di Terry Gilliam
Con Christoph Waltz, David Thewlis, Lucas Hedges, Tilda Swinton, Melanie Thierry

THE ZERO THEOREM
Dopo "The Imaginarium of Doctor Parnassus" e due corti Gilliam ritorna alla regia puntando su una sceneggiatura non sua, nello specifico di Pat Rushin.
Il Film in italia è arrivato assai tardi, quasi 'di nascosto', e accolto senza troppo entusiasmo, come del resto quasi tutti gli ultimi Lavori dell'ex-Monty Python: in particolare ho visto paragoni in negativo con "Brazil" e "12 Monkeys", i quali con "The Zero Theorem" potrebbero formare una sorta di trittico 'orwelliano'.
Per me, invece, questa è l'ennesima Opera personalissima e artistica di Gilliam, diversa dai Lavori precedenti (e per questo forse può deludere) ma allo stesso tempo evoluzione della sua passata Filmografia. Forse è un Film imperfetto, ma la Teoria alla base del Film stesso si fonda sull'Imperfezione, sull'Inspiegabilità del Tutto e del Niente. È l'Insoddisfazione Concettuale delle Domande senza Risposta, dei Dubbi che arrivano ad indagare i Dilemmi Esistenziali nostri ma che partono se vogliamo anche dalla messa in discussione della Qualità del Film stesso. È l'Imperfezione del Finale, chiuso nell'Irreale e nella mancata rivelazione della sua natura: è un Lieto Fine? è un Finale negativo? Non si sa, e proprio per questo è l'Epilogo ideale dell'Opera.
"The Zero Theorem" rifiuta di dare Risposte e forse per questo ha deluso, perché non è un rompicapo che, nella difficoltà di soluzione, presenta comunque la possibilità di venirne a capo (come fa una parte della filmografia nolaniana). È un Dialogo tra Spettatore/Spettatrice e Opera Artistica, dove si discute interiormente su Temi vari, come l'Invasività della Tecnologia e le sue Tentazioni, l'Isolamento dell'Invidivuo nella Massa e l'affermazione dello stesso Individuo tramite Contatti Umani (ma anche Animali), il Tema del Controllo del Potere e la necessità di Libertà, l'uso strumentale della Religione e la Religiosità, e così via con vari incroci di queste Tematiche, ad esempio con la promessa tecnologica di superare la Realtà con la virtualità quando invece si arriva ad eliminare il contatto fisico tra Individui proponendone la Simulazione (questo aspetto, tra l'altro, è drammaticamente attualissimo). Non manca la ricerca di una Fuga in un posto 'esotico', elemento che rafforza il legame con "12 Monkeys" (le Florida Keys) e "Brazil" (il Titolo e il Tema musicale).
Sta all'Individuo Spettatore prendere una Posizione sui vari Argomenti, senza però chiudersi in un facile manicheismo ma problematizzando le proprie Contraddizioni e le proprie Inquietudini.
Visivamente siamo di fronte ad un Gilliam estremamente personale, nella Fotografia grandangolare di Pecorini (con peculiare aspect ratio dagli angoli arrotondati, scelta precisa del Regista per evitare modifiche altrui al formato in edizioni home video varie e ottimo nel dare un tono 'retro' all'Opera), nella direzione 'libertaria' del Cast e della Crew, nelle Scenografie e nei Costumi al contempo futuristici e antiquate, distopicamente utopistiche (divertimento spaparanzato ma evidentemente iper-consumistico, e c'è spazio per un "Arbeit Macht Fun") e realisticamente degradate.
Chiudendo, come chiudevo la mia recensione di due anni fa, «"The Zero Theorem", se non è un Capolavoro, è un'Opera Imperdibile che necessita di essere vista e seriamente dibattuta, in quanto Opera d'Arte di un Genio Artistico, quale è Terry Gilliam.» Aggiungerei che, per me, a costo di sembrare troppo generoso e 'fan' per essere credibile, questo è l'ennesimo Capolavoro gilliamesco da rivedere in continuazione.
L'uomo che uccise Don Chisciotte
- Avventura
- Spagna, Gran Bretagna, Portogallo
- durata 100'
Titolo originale The Man Who Killed Don Quixote
Regia di Terry Gilliam
Con Adam Driver, Jonathan Pryce, Olga Kurylenko, Joana Ribeiro, Stellan Skarsgård

In streaming su Infinity Selection Amazon Channel
vedi tuttiTHE MAN WHO KILLED DON QUIXOTE
Come è noto, il Progetto di Don Quixote è stato una sorta di chimera per Gilliam, un po' come lo fu anche per Orson Welles.
Letto per la prima volta il Romanzo di Cervantes nel 1989, Gilliam da allora inizia a lavorarci a varie riprese rielaborando il materiale di partenza. Una prima parvenza di avvio del progetto si ha negli anni '90, ma dopo diverso tempo speso nella preparazione Gilliam decide di rinunciare ritenendo insufficiente il budget offertogli.
Nel 1998 l'Autore ritorna sul progetto, coinvolgendo Tony Grisoni nella sceneggiatura: qui inizia forse a prendere davvero forma "The Man Who Killed Don Quixote", che infatti già inizia ad intitolarsi in questo modo proponendo come protagonista un certo Toby (scherzosamente Grisoni come il co-sceneggiatore) scaraventato indietro nel tempo e scambiato per Sancho Panza da Quixote. La lavorazione viene avviata con fondi totalmente europei, il francese Jean Rochefort nel Ruolo del Titolo e Johnny Depp in quello di Toby, oltre ad avere alla Fotografia il fidato Pecorini, ma la produzione fallisce dopo sei giorni di riprese, come ben documenta l'unmaking of "Lost in La Mancha" di Keith Fulton e Louis Pepe (che recentemente han realizzato un 'sequel' intitolato "He Dreams of Giants").
Tra il 2003 e il 2016, comunque, Gilliam tenta di riprendere in mano il progetto mentre realizza altri Film e il progetto cervantesco subisce nel tempo diverse modifiche, sia nella sceneggiatura sia nel cast, arrivando finalmente nel 2016, dopo un'altra breve parentesi critica (con il produttore Paulo Branco, che poi cercherà di bloccare la distribuzione del film realizzato con altri produttori), al Film definitivo. Il Cast questa volta vede Adam Driver nei panni di Toby (ora Grummett) e Jonathan Pryce in quelli di Don Quixote che, nel mentre, è stato mutato, con l'abbandono del viaggio nel tempo, in un vecchio ciabattino spagnolo (in realtà di nome Javier) che, dopo essere stato preso come interprete del Cavaliere dalla Triste Figura in un film giovanile di Toby, ora crede di essere davvero il Protagonista del Romanzo cervantesco.
In "The Man Who Killed Don Quixote" Gilliam riflette su sé stesso, sul suo Ruolo di Artista, sdoppiandosi nei due Protagonisti maschili. Egli è infatti Javier/Quixote, pazzo visionario che guarda il Mondo con occhi fantasiosi, infantili, idealizzanti, ma è anche Toby, il quale affronta un lungo percorso di maturazione interiore per capire (SPOILER), 'uccidendo' don Quixote, di essere lui stesso il Cavaliere dalla Triste Figura.
Il Film inoltre sulle possibili responsabilità dell'Arte sull'Animo umano, sia di chi è coinvolto nella sua lavorazione sia in chi la osserva (e le due figure possono coincidere), però alla fine la Follia di Don Quixote (sostanzialmente un Simbolo fino alla fine della Pellicola e oltre) incarna l'Ideale del Visionario e la sua Lotta contro l'Arroganza della Società e dei suoi dominatori. Gilliam, infatti, non risparmia con la sua irriverente critica satirica il Potere e la sua meschinità: chi ha potere si sente proprietario della vita e dell'animo delle persone 'sottoposte', usandole come giocattoli per il proprio tornaconto e/o divertimento per poi abbandonarle quando non ne sentono più il bisogno o l'attrazione.
"The Man Who Killed Don Quixote" è una Commedia Drammatica realisticamente fantastica, per certi versi il Testamento Spirituale di Terry Gilliam, sperando però di poterlo vedere di nuovo dietro ad un folle Progetto cinematografico.
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ho guardato pochi dei suoi film, i più cari a lei sono a me quasi sconosciuti
Ma riconobbi "Brazil" in tv senza averlo mai visto: ne avevo solo letto il retro di una vhs nella mia videoteca - per farti capire quanto lo trovavo astruso.
A me risultò inguardabile...
Apprezzo "l'esercito delle..." e appena reggo le due o tre fiabe, più godibile i fratelli Grimm
Al tempo... fui fan dei "Monty Pyton".
Poi sono maturato
Ora non li reggo proprio...
Diciamo che Gilliam 'puro' è piuttosto peculiare per essere facile da digerire, nonostante punti molto sull'ironia. Lo scontro tra il Regista e l'universal sul cut di "Brazil" infatti nacque per la divergenza tra la Visione dell'Autore e i criteri di godibilità che lo studio voleva imporre per compiacere un pubblico più generico.
La comicità dei Python invece, essendo strettamente legata (satircamente) all'Uk e agli anni '60-'70, penso che possano 'perdere smalto' a successive visioni.
Io comunque continuo ad apprezzare la comicità dei Python, ma preferisco di gran lunga la Filmografia Gilliamesca 'autonoma', tra cui appunto "Brazil".
Comunque grazie per aver letto e commentato questo mio omaggio esprimendo un punto di vista 'differente'. A presto!
grazie a lei ;)
Gilliam rientra fra gli autori di culto da apprezzare senza riserve o fra gli autori sciagurati da evitare perché soporiferi, a seconda delle opinioni. Come hai ben esposto nella tua bella quasi biografia, la sua caratteristica principale risiede nella difficoltà a perfezionare le sue opere, spesso palesemente incompiute. A parte l'ovvio caso del Don Chisciotte, anche in Brazil e nelle Dodici scimmie, forse le sue opere migliori, sembra che manchi un quid per farle assurgere a capolavori assoluti. Difetto che non ha colpito il suo coevo Lynch che pure di difficoltà produttive ne ha incontrate ma qualche volta ha raggiunto la perfezione. Brasil resta comunque il miglior film distopico mai realizzato e ile dodici scimmie un ottimo adattamento del concetto del perturbante freudiano su cui si scontra la malcapitata psichiatra. Altrove purtroppo l'immaginario di Gilliam è veramente senza misura e indubbiamente difficile da apprezzare.
Come dico nelle mie riflessioni, però, ritengo l'Imperfezione Gilliamesca un pregio, sintomo di Vita, e per questo quasi metà della sua Filmografia è da me ritenuta un Capolavoro, soggettivamente parlando.
"Brazil" comunque come unico 'difetto', secondo me, ha forse la storia d'amore non approfondita al massimo, però penso che spendere più tempo nel definirla 'credibilmente' avrebbe rischiato di appesantire troppo il Film distogliendolo dalla Critica al sistema burocratico capitalistico, mentre toglierla direttamente avrebbe tolto la 'spinta' (per certi versi fiabesca) per il Protagonista a lottare contro il sistema. D'altronde la storia d'amore in "Brazil" è, di fatto, costruita in modo 'topico', è un sogno d'amore idealizzato che si concretizza (o sembra concretizzarsi). Comunque, in Opere come "Brazil" i 'difetti' non riescono a convincermi che non sia un Capolavoro ma, anzi, sembrano spronarmi maggiormente verso questa conclusione.
Lynch, altro Autore che amo moltissimo (e che forse ri-omaggerò per il suo 75° compleanno), come dici tu sembra raggiungere più facilmente la 'perfezione', ma questo per me forse è dovuto al fatto che il suo Stile è molto più esplicitamente Surrealista (anche quando racconta storie vere come in "The Elephant Man" e "The Straight Story", che di fatto poi prendono spunto da eventi realisticamente surreali) evitando deliberatamente di proporre una visibile 'bussola della realtà' rendendo così impossibile o quasi notare un'imperfezione, mentre Gilliam ama mescolare Fantasia e Realtà e questo forse può rendere più facilmente visibili le imperfezioni. In realtà però io stesso non saprei come spiegare le differenze tra questi due Autori apparentemente simili nel rifiutare codici narrativi 'concreti', a parte forse l'evidente maggiore Ironia esplicita dell'ex-Python rispetto al tono 'da incubo' delle Opere lynchane. Però amo entrambi gli Autori in egual 'quantità', o almeno credo.
Grazie abatefaria per aver letto questo mio omaggio ma, soprattutto, grazie per aver stimolato queste ulteriori riflessioni, che non portano a nessuna soluzione ma proprio per questo credo siano adeguatissime alla Poetica gilliamesca (e lynchana). A presto!
certo che mi risulta difficile credere che "L'esercito delle..." sia opera sua! non ci avevo mai fatto caso!
Ma credo sia proprio uno di quei film del Regista scandinavo più dirottati, rivisti e corretti insomma di tutta la sua filmografia...
Mi sbaglio? non credo - è lontanissimo dal suo solito cinema... almeno da quello che conosco io
In che senso scandinavo?
credevo fosse scandinavo... danese almeno...
No, Gilliam è (ex)statunitense.
E rieccoci qua caro Deathcross sotto una tua altra monolitica playlist monografica sempre piena di spunti di riflessione e di aneddoti preziosi per i neofiti come me!
Complimenti davvero, sei riuscito a sviscerare la poetica di un autore e la sua relativa filmografia a me parzialmente sconosciuta, infatti come ben sai ho solo visto alcune opere di Terry Gilliam e devo dire che quel poco che ho visto è stato davvero entusiasmante se non eccezionale come "Brazil", "The Zero Theorem" e "THE MAN WHO KILLED DON QUIXOTE".
Su quest'ultimo film ne avevamo giù dibattuto sotto la recensione di "The Zero Theorem" (film splendido) ed effettivamente dovrei rivederlo per cogliere al massimo l'anarchia narrativa e visiva del film, infatti ne approfitterò con questa tua splendida playlist per recuperarmi tutto il resto della filmografia del maestro "britannico", iniziando dapprima con "FEAR AND LOATHING IN LAS VEGAS", "TWELVE MONKEYS" (ampiamente distrutto da un mio amico che ama i viaggi nel tempo) e "MONTY PYTHON AND THE HOLY GRAIL".
Molto interessanti oltre alle informazioni "cinematografiche" anche quelle "biografiche" di Terry Gilliam, soprattutto sul suo "esilio britannico", tipico comunque di molti registi americani stressati dal "sistema" statunitense.
Piccola "informazione" o "aneddoto", Terry Gilliam è venuto alla Cineteca di Bologna a proiettare il suo ultimo film sedendosi insieme agli spettatori; io purtroppo all'epoca (2017) ancora non lo conoscevo bene perché sennò ci sarei andato ben volentieri perché oltre che ad essere un grande regista, è anche una persona molto umile e con un grande cuore che non si fa troppi problemi a mischiarsi con "la gente comune".
Un altro "frequentatore" della Cineteca di Bologna è il mio "amato" Wes Anderson, che qualche volta gli "capita" di recarsi a Bologna per vedersi qualche film "d'essai" proiettato insieme al pubblico che c'è in quel momento.
Magari un giorno riuscirò a "beccare" uno di questi registi alla Cineteca di Bologna e lì sì che saranno gioie per scambiare 4 chiacchere sul Cinema.
Ancora complimenti per l'enorme playlist e per tutto il lavoro che ci metti dietro per divulgare la Settima Arte anche qui su filmtv.
Alla prossima play/recensione Death ;)
PS: entro l'anno mi recupererò i 3 film di Miike che ho su prime, in modo da poter commentare con cognizione di causa le tue altre due play TITANICHE su un altro maestro della Settima Arte. Sperando di non rimanere deluso dalle visioni ahahah ;)
¡Hola Cine! Aspettavo questo tuo commento (tra l'altro ti anticipo che, con la revisione odierna di "The Prestige", potrei entro breve riprendere la mia maratona nolaniana e, quindi, la lettura delle tue recensioni).
Ricordo molto bene il nostro scambio di opinioni su "The Man Who Killed Don Quixote" (per preparare il contributo su "The Zero Theorem" infatti avevo riletto, oltre alla mia recensione, anche i commenti). Sui tre Film che intendi recuperare per primi di Gilliam, ovvero "Fear and Loathing in Las Vegas", "Twelve Monkeys" (se t'interessa ti consiglio anche il Mediometraggio nouvellevaguesco alla base del Film, ovvero "La Jetée") e "The Holy Grail", direi che come visioni sono stupende (il film dei Python un gradino sotto rispetto agli altri) ma ad essi preferisco, in ordine cronologico, "The Fisher King" (per questioni affettive: lo rividi anche il giorno in cui morì Robin Williams), "Tideland" e "The Imaginarium of Doctor Parnassus", più "The Crimson Permanent Assurance" (il Corto che apre "The Meaning of Life" dei Python), oltre a "Brazil", "The Zero Theorem" e "Don Quixote" di cui però abbiam parlato sopra.
Diversi aneddoti sulla biografia di Gilliam li ho ripresi dalla monografia castoriana curata da Fabrizio Liberti, confrontandoli poi con alcune interviste. L'(auto)esilio comunque è comprovato e Gilliam ha raccontato diverse poco simpatiche disavventure con sbirri vari per via della sua capigliatura. Altri aspetti importanti nella sua vita sono stati lavori nell'assemblaggio auto e in ufficio durante le fasi pre-Python.
Sulle 'comparsate' di Gilliam e Anderson alla Cineteca di Bologna invece posso dire soltanto che mi spingi a prendere seriamente in considerazione (per quando la situazione diverrà più gestibile) delle incursioni nel capoluogo emiliano. Comunque, guardando vari extra e sapendo di una sua comparsata gratuita per un film dei Licaoni (oltre alle emozioni suscitate dalle sue Opere), anche a me dà l'idea di una persona molto umile.
Grazie ancora per aver letto e commentato questa mia playlist, e auguri per le tue incursioni nel Cinema di Miike!
¡Hola Death!
Non potevo non commentare questo tuo ennesimo sforzo titanico anche perché ogni volta che mi approccio ad una tua play "monografica" imparo sempre qualcosa di nuovo su un regista che vorrei recuperare ;)
Ottimo per la maratona nolaniana recuperarsi qualche mio scritto, spero di essere all'altezza delle aspettative e di offrire potenziali nuovi dibattiti sulle nostre eventuali divergenze :D
Inoltre sarò molto curioso di sapere la tua opinione su Dunkirk ;)
Sui "secondi" recuperi su Terry Gilliam ho puntato sui primi 3 che mi sembravano "i migliori" a pelle nella filmografia del maestro, anche perché molti appassionati ne parlano molto bene, però sicuramente mi recupererò anche gli altri titoli che tu mi consigli per completare la poetica del cineasta britannico, inoltre mi ispira molto anche il famoso "marchettone" "THE BROTHERS GRIMM" perché dai compromessi si impara sempre qualcosa di nuovo nella carriera artistica di un regista, insomma un caso di studio su cui fare molta attenzione per vedere le sue implicazioni sia artistiche che "industrial-commerciali".
Comunque il connubio tra "fantasia" e "realtà" che produce "alienazione" è un tema che a me intriga molto e che trovo più attuale che mai nella società tecnocratica contemporanea, e nonostante non sia un "fan" del fantasy, rimango molto affascinato quando questo genere si mescola con altri generi e si trasforma con derivazioni di altro tipo come "il distopico", infatti le derivazioni "eretiche" sia del western che del fantasy le preferisco molto di più rispetto al canone classico di quei generi cinematografici che non amo particolarmente e che trovo molto distanti sinceramente dalla mia sensibilità.
Terry Gilliam su questo punto riesce quindi accattivarmi molto ed è per questo che ho apprezzato molti suoi "dilemmi esistenziali", infatti non vedo l'ora di recuperarmi oltre alla sua filmografia, anche il suo lavoro da "comico-satirico" con i Monty Python, che conoscendomi, potrebbe davvero strapparmi qualche risata senza automaticamente "spegnere il cervello".
Gli aneddoti dei registi mi intrigano sempre anche perché ho sempre avuto una vena "curiosa" e da "ficcanaso" nel farmi gli "affaracci" degli altri (stile James Stewart in "Rear Window" XD), inoltre credo sia importante conoscere la biografia di un regista per poter apprezzare al 200% la sua poetica e dunque la sua relativa filmografia.
Lo scontro con le autorità tra cui i noti "sbirri" nasce quindi da questo periodo molto burrascoso negli Stati Uniti, interessante, tra l'altro questo fatto mi ricorda molto anche (con le giuste distanze) l'avversione che Charlie Chaplin aveva nei confronti dell'autorità che era abbastanza esplicita nel corso della sua filmografia.
Credo però che questa sia una costante e un comun denominatore per molti registi americani, infatti le forze dell'ordine spesso idolatrate dall'establishment e dal popolo americano, in realtà sono unicamente serve del potere e incarnazione dello status quo, tant'è che proprio quest'anno col caso di George Floyd sono scoppiate violente rivolte in tutti gli Stati Uniti che chiaramente sono sempre più spaccati su questo tema.
Su una tua eventuale incursione nel capoluogo emiliano non può che regalarti tante piacevoli sorprese, soprattutto perché la Cineteca di Bologna divulga tantissime opere d'essai restaurandole e proiettandole, oltre che avere quotidianamente un programma molto nutrito di "classici proiettati"; l'ultimo che hanno proiettato infatti è stato proprio "The Elephant Man" di David Lynch.
Tra l'altro ogni estate col "Cinema Ritrovato" la Cineteca di Bologna proietta all'aperto gratuitamente su uno schermo grandissimo in Piazza Maggiore tantissimi capolavori del passato, invitando anche noti registi "internazionali" come Martin Scorsese, Francis Ford Coppola (che ho visto dal vivo), Nicolas Winding Refn e altri ancora.
Gli interventi poi di Terry Gilliam ed affini li puoi sempre trovare sul canale YouTube della Cineteca di Bologna.
Comunque non sarebbe neanche male magari incontrarci dal vivo un giorno proprio a Bologna per una visione di un film della Cineteca, magari scambiando anche 4 chiacchere sul Cinema ;)
Sapevo di quella collaborazione con i Licaoni, incredibile, poi avevo letto di altre collaborazioni ancor più umili, infatti da quel poco che ho visto su YouTube (tra cui il video in cui si sfonda di dvd/blu-ray nel negozio della Criterion Collection XD) sembra veramente una persona umile, generosa e perfettamente in sintonia con le persone "comuni" senza ergersi a "VIP" come invece fanno tanti altri registi ed attori.
Ti ringrazio ancora per questa tua ennesima opera divulgativa su filmtv e non vedrò l'ora di confrontarmi con te con un rapporto 1:100000 sul Cinema di Miike ;D
Anche se, come ho detto, preferisco altri Film di Gilliam rispetto ai 3 da te citati, comunque la sua Filmografia (dal mio punto di vista) è talmente bella e artistica da rendere pressoché impossibile 'pescare' male. "The Brothers Grimm", oltre a partire come una 'mezza marchetta', ha avuto enormi problemi con gli Weinstein, però come dico nelle mie riflessioni il risultato finale, pur non essendo Gilliam "puro", non è nemmeno commerciale "puro". Gli sono comunque molto affezionato per averlo visto al cinema, e per diverso tempo (da ragazzino inesperto di Horror) diverse sue scene e atmosfere mi incutevano timore e disturbo.
Sul connubio tra fantasia e realtà, una cosa che apprezzo molto di Gilliam è che non ha praticamente mai realizzato fantasy 'puri', mescolandoli spesso con la realtà (o con la fantascienza) e prendendo dal Genere l'aspetto immaginifico, 'fiabesco' evitando le para-tolkienate 'epicheggianti' e 'nerd' (nonché potenzialmente vicine a morali destrorse). Devo ammettere di non odiare, personalmente, il fantasy nemmeno quando propone mondi 'espansi' (à la George R.R. Martin per intenderci), ma da diversi anni non è più tra i miei generi (letterari e cinematografici) preferiti, anche se ultimamente sono preso molto bene nella lettura della saga di Terramare di Ursula K. Le Guin, la quale però ha uno spirito filosofico e politico assai vicino alla mia visione del mondo (tra l'altro, a differenza di numerosi fantasy 'à la Tolkien', il suo mondo è assai multietnico con una certa predilezione per personaggi 'non caucasici').
Sul modo in cui gli usa intendono l'autorità non aggiungo altro perché hai colto bene il punto, e ritengo ottimo il collegamento con Chaplin, anche se le ragioni sono diversissime, come accenni tu: Gilliam è 'scappato' perché esteticamente poco amato dalla polizia, mentre l'inglese Chaplin è stato esplicitamente bandito dagli Usa.
Sul conoscere le biografie di Autori e Autrici per capirne meglio la Poetica la penso come te: per me l'Opera d'Arte è (o dovrebbe essere) una sorta di Specchio in cui la personalità di chi l'ha realizzata dà spunti a chi guarda per indagare in sé stesso/a.
Riguardo ad una mia eventuale incursione a Bologna, ricordo che l'ultima mia visita dovrebbe essere stata qualche anno fa per una laurea di un amico, comunque non mi dispiacerebbe tornarci e, nel caso, ovviamente ti avviserò.
Neanch'io comunque vedo l'ora di confrontarmi con te sul Cinema di Miike, ma occhio ad odiarlo altrimenti mi costringerai a convertirmi nell'anarco-dispotismo! XD
Riguardo a "The Holy Grail", ci tengo a ribadire che la versione doppiata in italiano è da evitare assolutamente visto lo stravolgimento 'bagaglinesco' della Comicità pythoniana (con tanto di momenti in origine senza dialoghi 'riempiti' con battute sceme), I sottotitoli italiani del dvd (e credo anche altri sottotitoli online) dovrebbero seguire la sceneggiatura inglese comunque.
Sì quei 3 titoli di Gilliam sento che "a pelle" potrebbero piacermi molto, poi ovviamente anche gli altri film dalle tue riflessioni sembrano molto intriganti, infatti non butterò via niente della sua filmografia a differenza invece di altri registi come Spielberg o Coppola o Scorsese dove non credo che recupererò tutto almeno nel breve-medio periodo, focalizzandomi di più sui loro film più famosi e tralasciando i "minori", anche perché le loro filmografie sono "infinite".
Comunque ti capisco sul valore "affettivo", anch'io con molti film ho quel tipo di rapporto "fanciullesco", infatti spesso tendo a procrastinare la revisione per paura di rompere quel "rapporto speciale".
Sul fantasy la penso come te, infatti anch'io non amo molto la "purezza destrorsa guerresca" che può scatenare un certo tipo di epica e morale in cui bene e male si scontrano all'ultimo sangue, inoltre le varie creature "fantasy" le ho sempre trovate "noiose" soprattutto perché poi diventano una pesante "lore" amata molto dai nerd che ci costruiscono wiki, teorie astruse e fan fiction spesso deleterie.
Le derivazioni "eretiche" ed "ibride” le accetto dunque ben volentieri, perché riescono a "contenere" l'abbondanza dell'immaginario fantasy incanalandola verso un preciso percorso spesso contaminato con altri generi e sottotesti che "alleggeriscono" ed impreziosiscono la storia, i personaggi e anche lo stesso worldbuilding, perché no.
Quest'ultimo aspetto infatti rimane per me l'unico vero fattore interessante che mi spinge a non odiare categoricamente il fantasy puro, in cui gli riconosco una grande capacità creativa nel generare dei veri e propri mondi e universi in costante espansione e ricchi di interessanti dettagli che poi influenzano le vicende stesse della trama. E' dunque la mia vena più storico-geografica e dunque geopolitica che mi permette di valorizzare ed apprezzare questo particolare aspetto del fantasy, anche se poi mi fermo lì nel mio apprezzamento al genere, infatti poi mi piace più ascoltare le storie fantasy dai miei amici o conoscenti piuttosto che leggermele da solo perdendomi nei meandri di frasi "antiquate", "auliche" e "iperdescrittive", che sinceramente mi fanno cascare gli zebedei ahhaha.
Tradotto: non leggerò mai i "tomi" di Tolkien e di George R.R. Martin ;D (tra l’altro ho sempre odiato il Trono di Spade soprattutto la serie tv che spopolava parecchio fino a qualche anno fa).
Comunque molto interessante la tua lettura, forse l'avevo già sentita nominare da qualche parte, chissà, magari potrei darci un'occhiata, almeno sulla "mappatura" del suo complesso worldbuilding :)
Per quanto mi riguarda, gli unici fantasy "puri" che ho letto sono i viaggi di Geronimo Stilton nel Regno della Fantasia che mi divoravo da piccolo XD, poi però i numerosi romanzi fantasy regalati dai miei parenti li ho gentilmente lasciati ad ammuffire nel mio scaffale ahahah!
Personalmente gli unici “fantasy” che mai leggerò in vita mia saranno i racconti di Howard Phillips Lovecraft, soprattutto perché la contaminazione horror ed esoterica riesce a mitigare parecchio la presenza “fantasy”, che poi lì diventa anche qualcosa di più psicologico e “mitologico”.
Sul versante cinematografico mi recupererò dunque con piacere i film “fantasy” di Terry Gilliam e altro ancora sul genere; dovrei rivedere “La storia infinita”, ma ho apprezzato la vena ironica di “Stardust” di Matthew Vaughn e anche la mitica trilogia del Signore degli Anelli di Peter Jackson nonostante fosse fantasy “puro”; ovviamente anche i vari film “fantasy” “autoriali” come quelli di Tim Burton e dello studio Ghibli mi sono ovviamente piaciuti, anche perché il genere è fortemente contaminato dalla poetica dei vari autori.
Sulla poetica del regista che è anche specchio della sua personalità e del suo “io interiore” la trovo particolarmente affascinante, ed è ancor più intrigante quando tu stesso ti ci ritrovi in quella sua idea di mondo costruendo un legame morboso e passionale indissolubile con tutte le sue opere, tant’è che io stesso nei miei “numerosi” viaggi mentali (illusori ovviamente), mi immagino una mia sorta di futura carriera da regista con una filmografia caratterizzata da una poetica con una forte componente sociopolitica e trascendentale “wachowskiana” incastonata in un’aura drammatica e formale “villeneuviana”, senza però perdere uno humor e un’ironia “wesandersioniana” per sdrammatizzare la tensione, per poi ritornare con un pizzico di malinconia e romanticismo “manniano” riprendendo con particolar cura tutta la sua eleganza action condita anche da solide “coreografie” da Cinema orientale.
Con l’avanzare delle mie “nuove” scoperte “cinefile” ormai riesco sempre di più ad empatizzare e dunque comprendere l’opera e la vita artistica di un cineasta, facendomi cadere in questi trip allucinogeni che mai si concretizzeranno XD
Da spettatore “neo-cinefilo” comunque apprezzo molto anche tutto il lavoro che c’è dietro ad un film informandomi anche sui vari “backstage” ed eventuali approfondimenti bibliografici (quando ho tempo di leggerli), inoltre l’esperienza come “regista” nel laboratorio di regia mi ha aiutato molto a comprendere tutta la fatica e la passione con cui viene realizzato un film.
Come hai ben detto anche tu, scoprire la Settima Arte ci permette anche di comprendere in parte la quintessenza della vita, ed è per questo che scrivere di Cinema mi aiuta molto anche come esercizio mentale per decodificare al meglio questa stratificata e gigantesca Arte che è il Cinema.
Concludo questo mio logorroico e magari sul finale delirante papiro, dicendoti che mi farebbe molto piacere una tua visita a Bologna anche per vederci dal vivo per disquisire sulla Settima Arte, magari confrontandoci anche sul Cinema di Miike che comunque dubito mi possa far realmente schifo XD
A questo punto ti elenco i 5 film di Miike che ho disponibili su prime in modo che tu possa prepararti per “discussioni future” e/o magari per darmi rapide dritte pre-visione:
1) Sukiyaki Western Django (ho visto solo il cameo iniziale di Quentin Tarantino ;D)
2) Shield of Straw - Proteggi l'assassino
3) 13 assassini
4) Crows ZERO
5) Crows ZERO 2
Detto questo, ti ringrazio anche per il consiglio sulla visione in lingua originale di “The Holy Grail” e adesso mi taccio perché sennò non finisco più XD (e scusami per il ritardo della risposta!).
PS: l'anarco-dispotismo sembra quasi una contraddizione! Eppure se si vuole applicare barbaricamente questo concetto forse lo scenario somalo può vagamente ricordarlo, un po' come lo scenario post-apocalittico di Mad Max dove tutti si ammazzano allegramente e liberamente dividendosi però in "clan".
Sicuramente lo scenario peggiore sarebbe l'anarco-capitalismo, anche perché secondo me le aziende e le multinazionali sono peggio dei moderni Stati nazionali, non hanno regole e non hanno una morale, per questo quei cani rognosi hanno bisogno di un guinzaglio bello stretto da parte dello Stato...ma non voglio divagare ancor di più, già il papiro basta ed avanza XD
Sulla questione dell'affetto e della 'ritrosia' nel rivedere certi Film per paura di 'rovinare' il ricordo, mi capita una situazione del genere con Film come "Forrest Gump": da anni son tentato di comprare il doppio dvd, trovandolo pure a bassissimo prezzo al libraccio, ma finora non l'ho ancora preso perché non voglio confermare la 'rivalutazione' in negativo che temo potrei operare conoscendo l'evoluzione delle mie idee sul Cinema e sulla società.
Col fantasy io ho un rapporto conflittuale: da un lato ora tendo a guardare con sospetto le derive 'etiche' che il suo ramo più 'sdoganato' (in sostanza quello post-tolkieniano e, ora, probabilmente quello martiniano) ha e mal sopporto il nerdismo di buona parte dei suoi appassionati, ma dall'altro è un genere con cui sono cresciuto e di tanto in tanto continua ad attirarmi, anche nelle sue ramificazioni più mainstream come appunto "Game of Thrones" (anche se le ultime stagioni mi han fatto un po' schifo, e per una volta credo che le critiche ricevute dalla 'massa' dei fan siano sensate). Però in linea generale la sovrabbondanza di fantasy 'guerreschi' mi infastidisce.
In ogni caso questo tipo di fantasy è solo una parte (più nota, ma comunque solo una parte) del Genere Fantasy, così come lo slasher è solo una parte (anche qui più nota, almeno fino a "Scream" e cloni) del Genere Horror, poi però il Fantastico (per quanto lo conosca molto meno dell'Horror), so che tocca moltissimi altri tipi di atmosfere e non per forza 'necessita' della costruzione 'strutturale' di un mondo con regole e annessi. Inoltre può contaminarsi con altri Generi creando sfumature intriganti. I libri che sto leggendo di Le Guin in parte sembrano seguire la strada 'tolkieniana' della costruzione di un mondo con popoli, regni eccetera, ma poi si disinteressa di battaglie per concentrarsi su racconti di formazione e di presa di coscienza (almeno nei primi due libri da me finora letti). Comunque ha ispirato molto Hayao Miyazaki, che voleva realizzarne una trasposizione con l'entusiasmo della Scrittrice, ma poi la casa di produzione fece qualche 'bastardata' buttando il figlio di Hayao alla direzione del progetto: il film ancora non l'ho visto ma so che non è stato accolto molto bene da Le Guin e da chi apprezza la sua Opera letteraria.
"Stardust" è un film a cui sono affezionato: anche se l'ho visto più tardi rispetto ai 'Cult d'infanzia' (sicuramente non prima delle medie) l'ho sempre trovato divertente e, seppure ad un certo punto forse l'ho ridimensionato (non ricordo nemmeno perché), ora lo considero un ottimo fantasy che persegue una storia 'semplice' (non ci sono insomma gli innumerevoli 'twist' dei 'lord-of-the-rings-wannabe') ma efficace proponendo anche spunti interessanti e in parte di rottura con i codici del Genere. Mi pare più vicino a certi fantasy degli anni '80, come "Ladyhawke" o "The Dark Crystal" che non al fantasy contemporaneo mainstream.
Sul mio rapporto col Cinema, io unisco le riflessioni maturate con la visione dei Film (anche quelli che 'mi stan sul cazzo' o che ritengo non proprio nelle mie corde) con una sorta di costruzione (per ora quasi totalmente solo teorica e abbozzata, purtroppo) di una mia poetica cinematografica: la passione per il montaggio parallelo infatti mi porta ad abbozzare mentalmente progetti filmici costruiti con questa logica e quando riesco a filmare o fotografare qualcosa non di rado 'studio' l'inquadratura seguendo ciò che mi piace vedere nei Film (ad esempio le stanze riprese da dietro una porta, come capita spesso con il Cinema di Miike), così come intenderei sicuramente inserire in questi progetti le mie idee sul mondo.
Sui 5 Film di Miike che hai pronti su prime, per me "Sukiyaki Western Django" è in assoluto il migliore, soggettivamente parlando un Capolavoro (ma sono tra i pochissimi a ritenerlo tale mi sa). La versione che hai tu è quella internazionale intorno ai 90' o quella giapponese di 120'? In ogni caso sono valide entrambe.
Il Dittico di "Crows Zero", nella sua sostanziale 'commercialità', è pure entrato nei miei instant Cult. Ottimo anche '13 assassini' (remake di un magnifico Film degli anni '60), di cui tra l'altro devo ancora preparare una riflessione 'lunga' per il finale della mia 'trilogia miikeana', mentre in 'Shield of strew' vedo molto meno la Mano del Regista ma nel complesso mi è piaciuto molto in entrambe le mie visioni finora (non credo però che avrò voglia di rivedrlo prima di 2-3 anni).
"The Holy Grail" è uno di quei Film in cui la visione doppiata rovina oggettivamente tutto: sembra quasi un ridoppiaggio in stile 'svarione degli anelli', ma con la differenza che qui il film di partenza era già comico!
L'anarco-dispotismo è ovviamente una mia battuta, ma volendo può rappresentare l'immagine comunemente associata al concetto di 'Anarchia', come gli scenari da te citati (anche se in "Mad Max", dal mio punto di vista, ci sono spiragli per delle comunità autenticamente libertarie, anche se la difesa dai nuovi despoti si rende sicuramente necessaria).
L'anarco-capitalismo invece è un ossimoro, visto che il capitalismo ha bisogno di uno stato che tuteli i propri interessi e difenda la proprietà privata, e se anche volesse smantellare lo stato attuale lo farebbe solo per sostituirlo con un nuovo stato (più) esplicitamente comandato dalle aziende più forti e dalle multinazionali. In giro ho visto commenti in cui si sostiene che in realtà l'anarco-capitalismo non sarebbe altro che una sorta di feudalesimo, e mi sa che condivido questa teoria (che infatti intendo approfondire).
A presto comunque, e non scusarti né per il papiro né per le tempistiche nel rispondere: io stesso non sono solito restringere i discorsi all'osso, non ne ho proprio la capacità, e dal vivo sono probabilmente anche peggio perché il mio flusso di pensieri ha briglia ancora più sciolta! XD
Ti capisco perfettamente su Forrest Gump, anch'io l'avevo visto alle medie, poi però mi sono fatto coraggio e l'ho rivisto con occhi più "maturi" e devo dire che tutto sommato non mi ha fatto neanche così schifo nella sua retorica.
Come ben sai io ho ben altri "miti" da sfatare come i "cinecomics" di Snyder (Watchmen, BvS, Man of Steel), ma devo dire anche la nota "trilogia" dei "Pirati dei Caraibi" e altri "prodotti" Disney/Pixar/Dreamworks.
Nell'ultimo periodo infatti sto cercando oltre che colmare eventuali "lacune" lasciate dall'infanzia, anche di rivedere certi cartoni animati che da piccolo adoravo, e devo dire che sono rimasto piacevolmente colpito dalla revisione de "Gli Incredibili" (vedendomi di conseguenza anche il secondo capitolo recente), "Shrek 1 & 2", "Up", "Inside Out" e "The Prince of Egypt".
Tra l'altro quest'estate sono stato piacevolmente colpito dalla visione del cartone Disney "Zootopia", che sulla carta mi sembrava l'ennesima buffonata per bambini ma che in realtà si è rivelato un ottimo thriller-giallo con forti critiche sociali davvero sorprendenti per un prodotto "edulcorato".
Nei prossimi anni di miti da sfatare ce ne saranno dunque tantissimi, però come vedi può anche essere utile rivedere certi film "intoccabili" proprio perché potresti anche rimanerne piacevolmente colpito cogliendo anche molte più sfumature e sottotesti rispetto alla prima visione ;)
Sul fronte fantasy mi stai davvero incuriosendo molto soprattutto su quell'opera che stai leggendo, anche perché da come la descrivi assomiglia molto alla mia serie animata preferita che come ben sai è "Avatar The Last Airbender", dove anche lì si privilegia l'introspezione psicologica e la maturazione dei suoi personaggi verso una presa di coscienza a discapito dello sfondo guerresco che anche lì c'è, ma che in realtà è un pretesto per parlare di molto altro.
Questa serie infatti è probabilmente l'unico "contenuto" fantasy "puro" che abbia mai fruito insieme alla trilogia cinematografica del "Signore degli Anelli", quindi sostanzialmente sono stato "cresciuto" con un prodotto fantasy senza però mai amare fino in fondo quel genere, forse perché la stessa serie animata affondava in una filosofia orientale che la discostava dal classico "machismo occidentale guerresco", spesso caratterizzato da personaggi fin troppo "ariani" e dunque idolatrati dai nerd che vorrebbero tanto essere "forti e potenti" quanto i loro eroi fantasy XD
Il mio astio per GOT l'ho avuto sin dalla visione della prima puntata per poi abbandonarla subito la serie, i libri sembrano migliori (e tutt'ora incompleti!), ma quello che più mi dava fastidio era il fandom tossico che rendeva questo prodotto "fantasy" alquanto "nauseante" per il suo essere così prepotentemente mainstream, tant'è che la serie tv poi ha fatto una brutta fine e ammetto che io da una parte un po' ho goduto vedere tutte quelle aspettative dei fan distrutte.
Poi ovviamente chi sono io per godere per le sventure altrui quando io stesso con la nuova trilogia di Star Wars ho ricevuto lo stesso osceno trattamento da parte dei "creativi", ma qui meglio metterci una pietra sopra anche perché il mio "fanboyismo" l'ho completamente abbandonato dopo questa "disavventura galattica" XD
Comunque mi fa piacere che ti sia piaciuto "l'ironico" "Stardust", anche perché il fantasy quando non viene preso sul serio regala parecchie perle, come il da te citato "Svarione degli Anelli".
Ecco, forse per la sua anima "fanciullesca" e "antiquata", il fantasy non riesce a prendere così tanto soprattutto a chi diventa "adulto", ed è anche per questa sua caratteristica intrinseca che poi come genere viene parodiato a destra e manca a partire da famosi "poopers" su YouTube.
Non vorrei fare la figura del becero, ma già che abbiamo citato "Lo Svarione degli Anelli", io, soprattutto alle medie e dunque agli albori di YouTube, apprezzavo non poco la parodia di "Harry Potter" ovvero "Harry Fotter", ma ammetto che la sua blasfemia può non piacere a tutti, ma avendo io un umorismo abbastanza bizzarro, rido quando non si dovrebbe ridere e non rido quando lo si dovrebbe fare ;D
Molto interessante anche la tua di attività "collaterale" da "cinefilo", soprattutto la tua passione per la fotografia che io purtroppo non ho, ma capisco perfettamente chi è appassionato su questa altra magnifica Arte.
Anch'io ho realizzato alcuni "mini-cortometraggi", tra cui l'ultimo ispirato dalla "staticità delle inquadrature" di First Reformed, oltre che per il suo messaggio politico e sociale che io trovo molto vicino alla mia sensibilità.
Sui film di Miike ti ringrazio tantissimo per i tuoi pre-commenti, infatti alcuni film sfondano gli anni '10 che tu ancora non hai trattato nelle play su filmtv, al massimo te li commenterò in privato questi "film minori" del regista.
La versione di "Sukiyaki Western Django" che ho credo sia quella internazionale, infatti dura 1h38min. Se è il migliore come dici tu allora partirò proprio da lì, anche perché il cameo tarantiniano mi da il giusto sprint per immergermi in questa poetica "miikiana", poi vedrò "13 assassini", i due commerciali "Crows ZERO" ed infine il minore "Shield of strew".
Sì hai ragione sull'anarco-dispotismo e su Mad Max, la società anche nel suo "disordine anarchico" tenderà sempre verso un certo ordine, magari anche peggiore del precedente, dove appunto l'anarchia assume la sua deriva più "militarista" ed aggressiva, anche se lo scopo finale sarebbero proprio quelle di creare delle vere e proprie società libertarie, che però fatico "realisticamente" a vedere concretizzarsi questo tipo di scenario perché spesso le masse (soprattutto se minacciate da altri "gruppi") tendono a riunirsi per paura intorno ad un "leader", che poi ne approfitta della sua posizione privilegiata per muovere "guerre" sanguinose e controproducenti volte al dominio sugli altri "gruppi".
L'anarco-capitalismo è vero che potrebbe sembrare un ossimoro, però anch'io vedrei come dici tu, delle vere e proprie guerre continue tra "feudatari" per contendersi il primato del "commercio", quindi in sostanza si ricreerebbe una dinamica geopolitica tra Stati in lotta fra loro ma profondamente dittatoriali e votati al mero utile con una popolazione letteralmente "schiavizzata", infatti il sogno bagnato di molte multinazionali e aziende è proprio quello di avere una "manodopera" gratuita in condizioni disumane come nell'Ottocento, riducendo notevolmente i costi per massimizzare i ricavi.
Insomma, uno scenario raccapricciante che mi spinge ad avere ancora fiducia nello Stato, e di sicuro preferisco mille volte un'Italia corrotta che un regime disneyano con tanto di "lavaggio del cervello".
Poi le "moderne" tecnologie non fanno altro che legittimare queste mentalità neoliberiste veramente distruttive, infatti come già ti avevo detto in passato, prima o poi si arriverà ad un punto di rottura. Quando e come ancora non si sa, ma forse tra qualche secolo o decennio arriverà il momento in cui popolo dovrà insorgere.
Tra l'altro ti consiglio la visione di "Sorry We Missed You" di Ken Loach, un film veramente disarmante per come mette in scena la cruda realtà che ci circonda.
Come vedi mi sono lasciato anch'io andare a briglia sciolta, chissà, magari dal vivo una nostra futura discussione potrebbe durare 24 ore XD
"Forrest Gump" io invece lo vedevo fin dalle elementari.
Sui "Pirates of the Caribbean", i primi tre sono anche miei guilty pleasures, ma ora riesco a vederli con il giusto 'distacco'.
I film animati da te citati continuano a piacermi molto (salvo forse "Prince of Egypt", ma per la questione religiosa e perché forse non è mai stato tra i miei preferiti nemmeno da bambino), mentre "Zootopia" pure non mi è dispiaciuto per alcuni suoi spunti (anti-razzismo palesemente esplicito), però non riesco a non ignorare la componente 'rassicurante' e 'copagandistica'.
Sul fantasy, facendo una velocissima ricerca online sembra che 'Avatar' sia stato (in parte almeno) ispirato alle Opere di Le Guin. Credo che anche Michelle Paver per le sue 'Cronache dell'era oscura', una saga letteraria fantasy di ambientazione preistorica da me apprezzata molto (se non ricordo male la scoprii quasi per caso come sorta di 'palliativo' durante le attese dei vari Harry Potter e/o dopo la sua conclusione), abbia preso 'lezioni' da Terramare, ma questa è soltanto una mia supposizione.
Riguardo a 'Lo svarione', a me divertiva molto, pur avendolo guardato 'tardivamente': di altri ridoppiaggi 'lunghi' dovrei aver visto soltanto quello su Star Wars fatto (mi pare) dai GemBoy, ma era troppo scemo e inutilmente volgare (non che sia contro la volgarità, sono anche favorevole alla blasfemia, però non vado pazzo per l'ignoranza compiaciuta), anche se a tratti divertente.
La fotografia in realtà è una passione relativamente recente, che coltivo saltuariamente e più che altro come 'alterantiva pratica' al 'fare cinema'. Quest'ultima attività, purtroppo, da parecchi mesi l'ho accantonata limitandomi a qualche raro e breve filmatino random, ma per esempio è da più di un anno che non mi 'alleno' nel montaggio, causa soprattutto pc 'vecchiotto' e mia tendenza alla procrastinazione. Ogni tanto scribacchio qualcosa, ma dovrei prendermi più tempo per concentrarmi al punto giusto.
Sui 5 Film di Miike che hai pronti, forse personalmente preferisco i due Crows Zero a 13 assassini, ma comunque bene o male son tutti su ottimi livelli, con Sukiyaki punta di diamante (la versione internazionale è valida come quella giapponese) e Shield come 'fanalino di coda'.
Riguardo all'anarchismo, anarco-capitalismo eccetera, penso che stato e desiderio di dominio vadano sempre a braccetto: per me non può esistere uno stato libero dall'influenza di gruppi autoritari e/o di grossi poteri economici, e questi ultimi, per quanto magari pubblicamente potranno predicare un desiderio di 'superare lo stato' (soprattutto i capitalisti), per me sanno benissimo che non ne possono fare a meno per continuare ad esercitare il proprio dominio.
Di Ken Loach devo vedere praticamente tutto, quindi segnerò sicuramente "Sorry We Missed You" tra i film da recuperare.
Eh già, i guilty pleasure sono delle brutte bestie ;D
Sulla morale religiosa di "The Prince of Egypt" posso capire, infatti anch'io tutt'ora rimango un po' perplesso pur riconoscendo alcune virtù della morale di fondo, anche devo ammettere che il mio è più un giudizio artistico più che "politico", idem con "Zootopia", anche lì pur con tutti i limiti del caso ho apprezzato lo sforzo di una major nell'andare oltre il mero intrattenimento "infantile". Poi io ho sempre preferito la Pixar alla Disney, infatti non vedo l'ora di rivedere alcuni gioiellini dello studio californiano.
Probabilmente hai ragione su una possibile influenza di Le Guin su Avatar, anche se stando alle interviste e ai libri che ho letto sulla realizzazione della serie animata, la maggior parte dell'immaginario fantasy proviene dall'estetica e dalla poetica Miyazakiana, infatti temi come l'ecologismo e il pacifismo provengono da quel cinema d'animazione nipponico, tant'è che la stesso bisonte volante in Avatar è ispirato al Totoro Miyazakiano.
Per la questione invece del panorama "guerresco-bellico", gli autori hanno preso forti spunti dallo scenario geopolitico dell'estremo Oriente durante la Seconda Guerra Mondiale, eliminando ovviamente la presenza "occidentale" del conflitto per tenere solo quella orientale. La metafora credo sia abbastanza esplicita ovviamente con molte altre contaminazioni storico-culturali, infatti seppur rimanga un fantasy "puro", il mondo di Avatar vede anche una crescente industrializzazione che si scontra letteralmente con "Madre Natura". Il periodo "storico" del mondo di Avatar lo si potrebbe collocare infatti tra un "Settecento ed Ottocento", mentre nel sequel "La Leggenda di Korra" si insegue più una linea da "fine Ottocento inizio Novecento", scelta "naturalistica" quasi "steam-punk" che a molti fan reazionari non è piaciuta in quanto ancorati ad una visione del fantasy letteralmente "medievale".
Sulle parodie nient'altro da aggiungere, anch'io la penso come te sulla volgarità, infatti quelle parodie becere seppur divertenti non le guardo da un pezzo, a volte forse mi ricapita di buttarci un'occhio ma solo per un momento sentimento di "nostalgia". Di sicuro sul web ci sono parodie ben più raffinate.
La fotografia ovviamente richiede molto tempo e pazienza, figuriamoci "praticare" il Cinema soprattutto in questi periodi di lockdown, infatti col corso di regia ancora non sono riuscito a terminarlo per via del covid. Ti capisco comunque su questo punto, spesso la frustrazione di non poter far tutto ti logora un po'. Scrivere di Cinema infatti mi ha aiutato molto a "sopperire" a quei momenti di "pratica" anche nell'editing, e devo dire che ultimamente preferisco di più la "passività" della scrittura rispetto "all'attività" del montaggio.
A questo punto su Miike ti scriverò in privato quando recupererò i vari film, o al massimo commenterò "a spezzoni" le tue play coi relativi film anni '00 e anni '10.
Niente da aggiungere sulla tua critica, Stato ed Economia sono interdipendenti e complementari, credo che non cesseranno mai di coesistere in questo mondo, e se anche dovesse avvenire un'apocalisse sul Pianeta, gli essere umani tenderebbero sempre ad un certo ordine "autoritario" per controllare e dominare sé stessi.
Anche a "Prince of Egypt" comunque un po' sono affezionato, e ne apprezzo i disegni e le musiche (soprattutto le piaghe).
Sul rapporto disney e pixar, anch'io preferisco di gran lunga la seconda, anche se negli ultimi anni sembra che il 'laccio' tra le due sia stato stretto dalla prima (infatti negli ultimi anni ha fatto più sequel e prequel rispetto alle origini). Comunque resta (la pixar) lo studio più 'artistico' e 'coraggioso' tra i due, e per esempio progetti come "Soul" mi ispirano molto fin dal primissimo trailer.
Se Avatar s'ispira a Miyazaki allora forse l'influenza indiretta di Le Guin c'è. Però devo sia vedere la serie Avatar sia andare avanti con la lettura dei libri di Le Guin.
Riguardo al fantasy 'guerresco', l'ispirazione suscitata dalle guerre mondiali direi che è quasi certo: Tolkien infatti ha (credo anche dichiaratamente) riversato le reazioni personali e sociali del secondo conflitto mondiale nella sua Opera.
Il problema della volgarità nelle parodie (e nella comicità in generale) non consiste nella volgarità in sé (l'umorismo 'basso' è da sempre parte fondamentale dell'umorismo, anche quello più 'raffinato' e, se usata bene, può aiutare a far recepire certi messaggi satirici al pubblico più popolare) ma nell'autoreferenzialità con cui viene usata limitandosi a parlare solo alla pancia delle persone senza voler arrivare alla testa.
Anche a me non dispiacere scrivere sul Cinema, però mi piacerebbe 'praticarlo'. Ora però è un po' un casino, anche se riprendere in mano il montaggio, anche solo per rispolverarne la pratica (alla fine è un po' come suonare uno strumento).
Su Miike aspetterò di leggere la tua 'prospettiva' a riguardo, in privato e/o 'a puntate' nelle mie playlist.
Sull'ultimissimo punto temo che potresti aver ragione, però penso che sia sempre possibile una 'speranza', almeno fino a che esisterà anche solo una persona che crede possibile un altro tipo di mondo.
Su "Prince of Egypt" artisticamente non gli si può dire nulla, la stessa sequenza delle piaghe è da antologia della storia dell'animazione anche per la crudezza dell'impatto visivo e dei temi che non sono propriamente per un pubblico di bambini.
Hai ragione sulla deriva recente della Pixar in "crisi creativa", anche se ho sempre pensato che i loro film si alternino negli anni, soprattutto ultimamente, in uno per "fare cassa" e l'altro per trasmettere qualcosa di veramente "autentico" ed "artistico".
Pian piano sto recuperando tutte le varie lacune lasciate dall'infanzia, però sicuramente "Soul" l'avrei visto volentieri al Cinema, anche se alla fine i furboni della Disney hanno pensato di rilasciarlo in esclusiva sulla loro piattaforma streaming. Le sale a questo punto penso ne rimarranno orfane, un po' come è successo al live action "Mulan".
Di sicuro ci hanno perso molto nei rilasci streaming, ma un guadagno a breve termine è sempre meglio che niente...
Sì, è assolutamente da recuperare "Avatar The Last Airbender" nel lungo termine, poi se apprezzi l'animazione giapponese è un "must" da non perdere ;)
Sì, sapevo della "critica" Tolkieniana attraverso il suo fantasy sul Secondo Conflitto Mondiale, anche se devo dire che "Avatar" risulta ancora più esplicito nei suoi rimandi al "teatro asiatico" della Seconda Guerra Mondiale visto che è presente una crescente industrializzazione in conflitto con la natura circostante.
Forse è anche per questa sua "modernità" anomala che riesco a digerirlo meglio questo fantasy "animato" "asiatico" rispetto al guerresco, "ariano" e medievale fantasy letterario "occidentale".
Sul modo di intendere la comicità sono in perfetta sintonia con il tuo pensiero nonostante io stesso abbia un umorismo abbastanza particolare.
Praticare il Cinema è il sogno di tutti, io non vedo l'ora di finire il mio laboratorio di regia anche per vedere i "frutti" finali del duro lavoro, poi magari se ti interessa ti posso anche inviare il corto che ho realizzato insieme ai miei compagni di corso :)
Hai perfettamente ragione sul montaggio, è un vero e proprio "strumento" che ha bisogno di un allenamento costante come studiare una lingua, infatti anch'io dovrei "rispolverare" le mie "skill" nell'editing ogni tanto.
Ti farò sapere in futuro allora su Miike, sicuramente entro quest'anno guarderò qualcosa!
La speranza sarà l'ultima a morire dicevano caro Death, io da bravo nichilista sono un crudo realista, ma nutro anch'io speranze per il futuro dell'umanità, e chissà, magari prima di morire spero di poter assistere ad una "rivoluzione" o almeno ad un "risveglio" collettivo delle coscienze. Mah, vedremo cosa ci riserverà il futuro, sicuramente bisognerà evitare una "fascistizzazione" della società, combattendo magari, con i pochi strumenti che ci rimangono ormai. Ah, e ovviamente a morte l'economicismo detto col cuore ahahah ;)
Anche per me la pixar adotta un criterio di alternanza 'film per far cassa'-'film significativo', ma credo che buona parte di questa 'politica' parta dalla multinazionale 'madre'.
Riguardo ad 'Avatar' e alla comicità non aggiungo altro.
Sul 'praticare' Cinema, io prima o poi intendo prendere in mano il mio cut di un corto che ho realizzato, insieme ad altra gente, in un mini-corso (di cui credo di averti parlato), fortunatamente conclusosi mi pare a febbraio prima dell'inizio dei vari lockdown: chi ha tenuto il corso ha realizzato un cut 'per tutti/e', però poi l'idea era di far costruire a noi 'da casa' un nostro montaggio, appunto per allenarci, e io pensavo di farne addirittura 3, uno fedele al cut 'collettivo', l'altro fedele allo script di partenza (il mio, che ha 'vinto' sugli altri e la cosa ovviamente mi ha fatto piacere) e l'ultimo semplicemente delirante.
Nient'altro da aggiungere su Miike.
Sulla questione nichilismo, storicamente (per quel che ne so) ci sono diversi punti di contatto con l'anarchismo, in particolare con la corrente individualista 'originata' da Stirner (da cui Nietzsche pare abbia 'rubato' parecchie cose, stando almeno ad una sorta di post-fazione della 'mia' copia de 'L'Unico'). Purtroppo il nichilismo, come l'individualismo, è stato e viene inglobato ad idee neo-liberiste, sia dai fautori sia da (finti?) 'critici', ma è evidente che si tratta di storpiature di questi concetti a cui viene aggiunta una pretesa di 'realismo', tant'è che poi si trovano enormi contraddizioni. Il motivo per cui sto dicendo tutto questo è perché stanotte ho visto un video riguardante Ayn Rand (applicata a "The Incredibles") e ultimamente ho (ri)scoperto che Snyder pare da tempo intenzionato a trasporre uno dei suoi libri ("The Fountainhead"), cosa che mi ha portato a rivedere una mia posizione sul regista: infatti prima ero portato a dare per scontato un suo 'indifferentismo' politico e che la 'deriva destrorsa' dei suoi film (o di certi suoi film) fosse dovuta a questa 'a-politicità', ma adesso sono meno propenso a dargli anche questo beneficio del dubbio, nonostante lui abbia sostenuto che questo suo progetto è dovuto semplicemente ad un apprezzamento a-politico per la storia.
Niente, questa alla fine era una divagazione (che si è estesa per metà del commento) volta semplicemente a criticare ulteriormente Snyder :D. Ma mi serve anche come promemoria per approfondire Rand, per conoscere meglio i miei 'nemici'.
A presto!
Il legame Pixar e Disney ormai è indissolubile e profondamente sinergico, soprattutto perché l'acquisto della prima da parte della seconda ha consentito di "rivitalizzare" l'animazione disneyana che stava declinando nei primi anni 2000 per l'avvento del 3D. Della serie: "se non puoi batterlo, compralo" ;D
Non sapevo del tuo corso sul Cinema, sembra molto interessante e complimenti per la tua "vittoria" per il cut finale. Nel mio laboratorio di regia invece stavamo montando insieme come "registi" e non come montatori, anche perché ognuno di noi nel gruppo ha diretto un paio di scene, quindi il nostro approccio doveva essere un dialogo tra "regista e montatore" quindi diventare "la mente" e non "il braccio" nella fase di editing.
Mediterò sulle tue considerazioni sul nichilismo "realista" contradditorio e ammetto anch'io che spesso l'individualismo viene "strumentalizzato" ed "accostato" a varie correnti di pensiero per poi perdere il sua definizione più eterogenea ed intrinseca.
Sul lavoro di Snyder non ne sapevo nulla, per ora sembra occuparsi del nuovo "cut" per l'orrido Justice League che già basta ed avanza per la povera Settima Arte.
Sicuramente la sua "a-politicità" tende comunque a privilegiare lo status quo liberal con un pizzico di conservatorismo destrorso che male non fa, insomma, un perfetto inetto del sistema che da un colpo al cerchio e uno alla botte.
Alla fine Snyder è giusto massacrarlo per la sua inconsistenza cinematografica anche perché dovrebbe solo dirigere spot della BMV come direbbe Federico Frusciante, ma ahimè il mondo è ingiusto e quindi noi ci "meritiamo" di girare "cortometraggi" con 4 spicci mentre lui a divertirsi con budget multimilionari a Hollywood ;D
Ottima la strategia di Sun Tzu, prima o poi arriverò anch'io ad attuarla completamente per la Settima Arte ;)
A presto Death ;)
La 'vittoria' nel mio corso di cinema non è stato sul cut (quello era 'compito a casa' per tutti e tutte) ma nella sceneggiatura scelta, ovvero nel progetto da cui partire: infatti il corso copriva tutte le fasi della realizzazione filmica, dalla sceneggiatura alle riprese al montaggio. La mia 'vittoria' nella sceneggiatura consisteva semplicemente nel fatto che, tra tutti gli script proposti, il mio è quello che si è 'imposto': poi comunque ha avuto una riscrittura (anche perché la mia prima sceneggiatura era praticamente priva di dialoghi), mentre le riprese, come nel tuo corso, han visto tutte le persone iscritte coinvolte nei vari ruoli (dalla regia alla fotografia all'audio e così via) tranne nel cast (avevamo un attore e un'attrice chiamate dal corso). Qualche anno prima avevo fatto un altro mini-corso simile, in cui però ho 'recitato' anche, ma non ho ricevuto poi il materiale per allenarmi autonomamente 'da casa'.
Sul progetto 'randian' di Snyder, già ne avevo letto quando ho preparato la mia scheda filmografica su di lui ma senza collegarlo a Rand e al suo pensiero socio-economico (che in sostanza, da quel che ho capito almeno, è apertamente contrario all'altruismo, strumentalizza l'Übermensch per giustificare le diseguaglianze sociali e, tra gli aspetti 'secondari', legittima esplicitamente l'espropriazione coloniale delle terre originariamente popolate dai nativi americani). Tornando a Snyder, come accennavo nella mia recente 'recensione' sul suo "Dawn of the Dead", intendo presto leggere questo articolo: https://www.filminquiry.com/zack-snyder-master-right-wing-propaganda/.
Nel mio laboratorio di regia invece tutti gli iscritti dovevano ricoprire il ruolo da regista, infatti dovevamo scegliere sceneggiature già scritte dal nostro docente, poi ci siamo divisi in due gruppi con due script diversi e successivamente abbiamo anche noi ricoperto ogni fase filmica dal casting di attori esterni però, fino alla post produzione.
Per le varie maestranze avevamo già dei tecnici della scuola professionisti (fotografia, suono, operatore di macchina), il nostro compito era dunque "dirigere" tutto questo complesso produttivo.
Comunque interessante anche il tuo corso più "creativo" e "versatile", il nostro era più specializzato sulla sola regia (come anche la ricerca di location per le scene da girare).
Interessante il lavoro prossimo di Snyder su questo autore (autrice?) letterario/a. Leggerò con piacere l'articolo sul regista e la sua "finta" apoliticità che conferma la regola alla fine...
Merda! Avevo scritto una risposta ma, invece di schiacciare 'Commenta', ho cliccato 'Community' e ho perso tutto!
È capitato anche a me e ti sono vicino XD
Approfitto della cancellazione involontaria della mia risposta per provare a proporne una versione più snella.
Sul corso, anche nel mio avevamo delle figure tecniche pronte a darci suggerimenti e supervisione, però il lato creativo era lasciato a noi.
Sulla questione Snyder, in realtà il progetto randiano (Ayn Rand era una scrittrice) sembra (intanto) essere una sua sorta di 'chimera', mentre prossimamente dovrebbe uscire un altro suo film zombiesco, questa volta però senza scomodare Romero.
Riguardo all'articolo (risalente a "Batman vs. Superman"), alla fine son riuscito a leggerlo anch'io e, in sostanza, credo di concordare con le osservazioni dell'autore, che in buona parte ha confermato alcune mie impressione aprendomi anche qualche spunto in più, così come il video di Frusciante e victorlaszlo88 su "Watchmen" mi fece notare la 'destrizzazione' del messaggio per nulla destrorso originario di Moore. Al di là della genuinità oppure no dell'apoliticità (non solo di Snyder), per me comunque questa è strumentale all'affermazione di valori conservatori: infatti il fatto stesso, ad esempio, che la maggioranza di serie televisive dedicate alla polizia siano evidentemente pro-polizia e che questo contenuto implicito non venga recepito come 'politico' dalla maggioranza del pubblico perché recepito come 'normale' perpetua, a parer mio, una cultura conservatrice. Per questo quando alcune 'frange nerd' si lamentano della 'politicizzazione' di videogiochi, serie tv, film, fumetti o altri prodotti di cultura popolare a loro cari questa accusa di politicizzazione scaturisce sempre dall'inserimento di personaggi e/o situazioni che scardinano la tradizionale visione del mondo, ad esempio introducendo in posizioni rilevanti personaggi al di fuori della cerchia 'bianca-maschio-cis-etero-più o meno benestante' o proponendo elementi che implicitamente o esplicitamente aprono la porta ad una critica sociale. Guarda caso spesso e volentieri queste mobilitazioni per la 'preservazione dell'apoliticità dell'intrattenimento' vengono 'sobillate' da gruppi di destra estrema e 'alt-right', e quasi mai nascono quando si propongono contenuti (a volte anche espliciti) 'di destra' e anzi, quando dall'altra parte si lanciano critiche o anche solo si propongono osservazioni sulla presenza di contenuti 'destrorsi' in un'opera/prodotto di cultura popolare (magari specificando anche l'apprezzamento per l'oggetto in sé) vengono lanciate contestazioni, spesso canzonatorie, a questo punto di vista usando parole e frasi d'ordine come 'sjw' o 'politicamente corretto'. O, almeno, questa è l'impressione che ho, e i commenti alla fine dell'articolo su Snyder in buona parte me l'hanno confermato.
(P.S.: In realtà non so se ho davvero 'riassunto' il messaggio originario XD .)
Mi dispiace per la cancellazione XD
E' capitato anche a me una volta e i bestemmioni son partiti, ma è stato ancor peggio quando ho perso il 70% di una recensione che stavo scrivendo per colpa di un tasto "sbagliato" (quella su "The Irishman").
Il nostro corso ci voleva concentrare unicamente sulla regia, quindi l'aspetto "creativo" stava nella messa in scena e dunque lavorare/collaborare con le varie maestranze, mentre dal punto di vista dello script ci siamo affidati su quello che ci piaceva di più "trasporre", anche per vedere come un regista dialoga e si rapporta con la sceneggiatura e il suo "sceneggiatore" (il nostro docente, che poi vigilava sul set dandoci consigli anche dopo una fase preparatoria teorica prima della pre-produzione).
Il vincolo sullo script alla fine non mi ha limitato, anzi, mi ha fatto capire tutti gli aspetti di una lavorazione cinematografica in tutte le sue potenziali casistiche.
Per la sceneggiatura infatti c'era poi un laboratorio apposta come per il suono, il montaggio, le riprese con la mdp, la fotografia, la recitazione e anche per il ruolo come aiuto regista.
Dovrò approfondire questa "discutibile" scrittrice, sicuramente è una figura interessante da studiare, come del resto tutti i personaggi "storici" che mi hai citato durante l'arco di tutte le nostre piacevoli discussioni ;)
Snyder ormai è diventato la macchietta di sé stesso, il classico mestierante che vuole fare cassetta e che ha pure una schiera di fan, che come affermi anche tu, rappresentano quella apoliticità "conservatrice" che conferma la regola e lo status quo "destrorso-centrista", infatti al minimo cambiamento partono petizioni, video flame e altri boicottamenti semplicemente vergognosi e deliranti in nome di una crociata appunto contro le "SJW" e "anti-politically correct".
Hai ragione a sottolineare che sotto a questi "movimenti" si nasconde spesso gentaglia dell'alt-right sempre ostile nei confronti del "diverso", però è anche vero che certi "studios" strumentalizzano certe "battaglie politico-sociali", "minoranze", elementi "LGBTQ+" e affini soltanto per risultare "alternativi" per poi banalizzare quegli stessi "temi" mischiandoli ad un'opulenza "di marketing" semplicemente vergognosa.
Insomma, si rientra in quel discorso che avevamo fatto tempo fa, dove appunto il capitalismo ingloba e strumentalizza quelle pulsioni antisistema rendendole "inoffensive", "trendy", di moda, così da poter controllare quelle forze centrifughe ripresentandole in un versione più "accettabile" ed "edulcorata".
Poi spesso queste "svolte alternative" non acquisiscono nemmeno un vero senso all'interno della narrazione di un film/serie tv, strizzando dunque l'occhio per un secondo a quelle pulsioni anticonformiste per poi riproporre come dominante la visione "conservatrice-bianco-etera-centrista-e/o-destrorsa".
In sostanza, un colpo al cerchio e uno alla botte, che non porta a niente se non a "deludere" entrambi gli "schieramenti" e fagocitare movimenti estremisti dall'una e dell'altra parte, dove ovviamente il loro spazio mediatico sul web ingigantisce la loro reale "grandezza" e "portata" sulla popolazione totale, anche se quest'ultima tenderà sempre verso una certa "continuità" e di questi tempi, anche ad una spiccata "conservazione".
Credo che l'esempio della nuova trilogia "sequel" di Star Wars sia stato esemplificativo nel mostrare le "frange nerd" contrarie ad ogni minimo cambiamento mostrando tutta la loro componente destrorsa e conservatrice, ma è anche vero che nella loro accecante e delirante crociata "apolitica" alla fine un fondo di verità c'è, nel senso che secondo me c'erano e ci sono tutt'ora profonde lacune e difetti strutturali nella nuova gestione "disneyana" del franchise.
In ogni caso in ogni fandom si nascondono elementi tossici "puristi" da cui stare lontani, ed è un vero peccato che gli studios non riescano ad instaurare un vero e proprio "equilibrio" tra "innovazione" e "stilemi classici", anche perché spesso si fermano alla superficie delle cose senza andare fino in fondo nell'introdurre certi elementi alternativi al canone dominante, restando dunque in un limbo che non sa né di carne né di pesce, riportando dunque tutto al mero guadagno e ad una facciata "buonista" che in realtà conferma lo status quo.
Sulle serie tv poliziesche americane pro-polizia/status quo capisco perfettamente il tuo ragionamento, fino ai primi due anni delle superiori me le sparavano sempre con mio padre su Rai 2 quasi ogni sera come NCIS, CSI, Blue Bloods, Hawaii Five-0 etc etc.
Dopo un po' mi sono rotto le balle per la noia non guardandole più e successivamente ho fortemente rivalutato anche il loro valore "contenutistico" oltre che il loro scarso valore "artistico".
Insomma, una vera e propria salsa se non polpettone studiato scientificamente per indottrinare le masse e tenerle nella famosa "comfort zone" nonostante le sparatorie, i crimini, la moralità messa in discussione, le morti, i drammoni relazionali, ma che alla fine della fiera finisce tutto a tarallucci e vino in nome della "buona borghesia".
Ritornando su Snyder, anch'io ho visto il video "scontro" su Watchmen tra Frusciante e Victorlazlo88 ahahahaha, molto divertente ma anche "esemplificativo" su due visioni del mondo una "antisistema" e l'altra "pro-sistema", anche se alla fine presentano entrambi punti di vista interessanti su cui riflettere, tant'è che ho visto anche gli altri video "dissing" su "Alien Covenant" e "Avengers Infinity War" XD.
Ritornando ancora su Snyder, avevo letto la tua recensione su quel "capolavoro" snyderiano postmoderno e non vedo l'ora di vedere il suo prossimo progetto zombiesco che Romero levati proprio (ovviamente sono ironico ;D).
A parte gli scherzi, dovrò subirmi anche quella visione un giorno secondo la strategia di Sun Tzu, anche perché l'originale film di Romero me lo sono recuperato su prime insieme ad altri suoi film proprio dopo aver letto la tua play dedicata al defunto maestro :D
[Divido in due parti la mia risposta perché mi dà segnale di errore quando provo a pubblicare quindi ipotizzo di aver esagerato nella lunghezza]
Il nostro corso era più 'sommario'. Interessante invece la questione dell'approccio ad una sceneggiatura altrui.
Su Ayn Rand proprio stanotte mi son visto un video estremamente lungo che analizzava la filmografia di Snyder, e sostanzialmente da metà video in poi analizzava anche Rand. Mi sa che mi sto leggermente ossessionando!
Con Snyder questa crociata contro una deriva 'sjw' non credo possa mai partire: anzi, il suo fandom è pronto a scagliarsi contro ogni accusa di 'destrorsismo', con alcuni argomenti che reggono poco, come ad esempio il sostenere che le idee contenute in "300" sono in realtà farina del sacco di Miller: tutto vero, peccato però che "Dawn of the Dead" e soprattutto "Watchmen", partendo da Autori con idee decisamente diverse da Miller, giungano quasi alle stesse conclusioni (con una connotazione più specificatamente, appunto, 'randiana' che non fascista, ma il fatto che certe figure sembrino piacere molto ad entrambe le categorie per me la dice lunga), ad esempio trasformando Rorschach, in Moore personaggio decisamente negativo e nato tra l'altro come parodia di due personaggi 'randiani' inventati da Ditko (influenzato infatti dall''oggettivismo' di Rand), in uno dei personaggi più 'fighi' del film, insieme guarda caso a The Comedian, altro personaggio visto negativamente da Moore. "Watchmen" è un ottimo esempio anche di come, mantenendo una certa fedeltà alla lettera di un'opera preesistente, si possa poi ribaltare in toto o quasi i suoi significati con la messa in scena: nei film di Snyder i 'buoni' e i 'cattivi' sono divisi in modo manicheo non nella sceneggiatura ma proprio nell'impostazione visiva delle scene in cui vengono presentati i personaggi e nella direzione stessa del cast.
Sull'utilizzo strumentale di certe tematiche 'politicamente corrette' da parte degli studio hai perfettamente ragione, e infatti credo anch'io che sia importante cercare di allontanare il più possibile le logiche di marketing da certe lotte importanti, però personalmente credo sia assurdo lamentarsi perché, ad esempio, la disney vuole fare una 'black mermaid' perché 'va contro la tradizionale immagine della sirenetta' quando poi da sempre si fanno film con Jesus caucasico (e magari un pochino ariano) e nessuno ha niente da obiettare. Però sì, non è certo con una 'black mermaid', come nemmeno con un "Ocean's 8", che si porteranno davvero avanti contestazioni alle innate storture del sistema politico attuale, anzi queste operazioni evidentemente mirano a 'normalizzare' certi aspetti per rafforzare l'immagine benevola delle repubbliche capitaliste.
Concordo anche sullo strizzare l'occhio a certe lotte per poi riproporre una propaganda conservatrice: lo stesso Snyder con "Sucker Punch" ha evidentemente voluto esibire una parvenza di femminismo, che poi cade immediatamente nel modo a dir poco 'pro-fantasia maschile' in cui vengono proposte le protagoniste. Però "Sucker Punch" è il film in cui Snyder ha messo a nudo la propria inconsistenza e banalità autoriale, tant'è che ho l'impressione che i suoi stessi fan, mentre attendono messianicamente l'avvento del director's cut di "Justice League" (che a quanto pare verrà distribuito in una miniserie di 4 ore, il che significa che io, se dovessi vederla, dovrei impiegare 8 puntate), abbiano deciso di non tirare quasi mai in ballo il film del 2011.
Sulla nuova trilogia di "Star Wars" sono più o meno d'accordo con te, anche se io ho apprezzato molto "The Last Jedi" (e "Rogue One", che però è uno spin off) proprio per il suo andare contro i capricci dei fan. Devo dire anche di aver provato un certo piacere nel vedere come "Rise of Skywalker", costruito per ribaltare lo scontento dei fandom, sia stato poi accolto (o così mi è parso) ancora peggio per la sua piuttosto evidente indifendibilità: insomma, correndo dietro ai fan, sono arrivati ad inimicarseli ulteriormente per come la ricerca del fan service sia stato ottenuto con scelte a dir poco stupide. Comunque, il 'conservatorismo' anche etico di certi fan di "Star Wars", che si son lamentati ad esempio per Fin o per la presenza di 'donne forti', per me ha poco senso visto che tutta la saga è, seppur da una prospettiva liberale, una sorta di metafora della lotta contro il fascismo, oltre ad aver avuto fin dalla trilogia storica personaggi femminili forti e un'impronta multiculturale (la presenza di numerose etnie aliene, come il costante multilinguismo compreso dalla maggior parte dei personaggi, e così via): tutta roba abbozzata, a tratti anche malamente e poi degenerata in stereotipi con Jar Jar Binks, ma è evidente che non siamo di fronte ad una propaganda arianoide nello spazio, così come è evidente che l'impero galattico sia connotato come un regime nazistoide, a partire dall'estetica.
Non so se le serie poliziesche siano costruite volontariamente in un'ottica copagandistica (quelle prodotte da Bruckheimer credo proprio di sì, altre non son sicuro), però anche partendo da una posizione che dà per scontato la bontà dell'istituzione poliziesca non credo, come ho detto, che la 'copaganda' sia meno forte. Anzi, forse proprio quando è data per scontata e non costruita a tavolino questa propaganda sbirresca è più forte, perché la gente sarà (secondo me) portata molto più facilmente a ignorare le implicazioni politiche di questa presunta 'ovvietà'.
I dissing tra Frusciante e victorlaszlo sono sempre molto interessanti: non si degenera mai in una rissa, anche perché il secondo tutto sommato, per quanto inconsapevolmente 'pro-sistema' (più di Frusciante sicuramente) e 'nerdoide', ha, o mi dà l'impressione di avere, una certa predisposizione nell'approfondire la lettura dei film di cui parla. Però obiettivamente i momenti più belli dei video con Frusciante li regala il videotecaro, soprattutto quando elabora fantasiosi insulti di ciò che detesta: il video su "Infinity War" ogni tanto devo rivedermelo, almeno nei punti salienti, perché mi fa ridere. Poi si son rivelati un po' contro-producenti questi attacchi, come anche gli attacchi a Netflix, perché a furia di ripeterli l'alienazione di certi fandom si è fatta ancora più marcata (cosa accaduta anche con Scorsese quando ha criticato i cinecomic) e forse questo (ma si tratta di un'ipotesi mia appena abbozzata e non provata) rende più difficile prendere posizioni simili alle sue senza passare per suoi 'fan', ma questo è un altro discorso.
La mia recente recensione sull'esordio snyderiano omonimo del Capolavoro romeriano è nata 'per caso': dopo un po' di anni ho deciso che era giunto il momento di rivederlo per chiarire le mie posizioni in merito (infatti avevo operato un ridimensionamento 'mentale' delle mie posizioni, alle superiori benevole, riguardo al film e quindi sentivo il bisogno di 'confermarle', o 'confutarle', con una visione fresca) e, nell'elaborare una sorta di commento breve (pratica che da qualche tempo adotto per 'omogenizzare' il mio 'archivio visioni' e preparare una base per successive riflessioni meglio articolate), il flusso di pensieri ha preso il sopravvento e, raggiungendo una discreta lunghezza, ho pensato potesse aver senso pubblicare qui la 'recensione'. Tra l'altro erano passati anche parecchi mesi dalla mia ultima 'recensione singola': ironia della sorte, si trattava del romeriano "Land of the Dead"! :D Il prossimo progetto zombiesco di Snyder mi ispira poco, ma come ho detto stavolta perlomeno Romero non viene tirato in ballo direttamente, e comunque di zombie movie di merda ne son stati fatti tanti (troppi) ormai quindi dubito che Snyder riuscirà a distruggere ulteriormente la Figura del Morto Vivente. Però è bene ricordare che proprio il "Dawn of the Dead" snyderiano (per quanto godibile e migliore dei vari "300" e "Sucker Punch"), pur non essendo il primo film ad aver banalizzato gli zombie (esisteva già un "Day of the Dead 2: Contagium" che a quanto pare sembra merda), ha sdoganato la loro svalutazione proprio grazie alla nuova popolarità che ha infuso nel filone aprendo anche la strada alla rilettura 'conservatrice' (quando non apertamente reazionaria) dell'apocalisse zombie, poi 'cementificata' da "The Walking Dead". Quest'ultima, sia serie tv sia fumetti, ha il pregio di costruire anche esplicitamente un discorso sociale e di farlo con una discreta complessità dei personaggi, però io sono in disaccordo con chi vede nel franchise creato da Kirkman una ripresa dei discorsi sociali romeriani. Infatti, anche se per entrambi la vera minaccia per l'Umanità non è rappresentata tanto dagli zombie quanto dall'Umanità stessa, i motivi per cui l'umanità è la vera nemica dell'umanità e le soluzioni proposte da Romero e Kirkman differiscono sostanzialmente. Per il primo, infatti, gli esseri umani sono pericolosi perché, invece di unirsi per contrastare la minaccia che incombe, si scontrano spinti dalla volontà d'imporre la propria autorità sugli altri (lo scontro tra Ben e Harry Cooper in "Night of the Living Dead", i militari in "Day of the Dead", la faida tra O'Flynn e Muldoon in "Survival of the Dead") e dall'ossessione per la difesa delle proprie 'cose' (lo scontro con i biker in "Dawn of the Dead" SPOILER è evitabilissimo ma Stephen tradisce la propria posizione perché vuole difendere il supermercato); in ogni caso, l'idea di ricostruire la società precedente all'apocalisse è vista, da Romero, come una follia e, quando ciò accade ("Land of the Dead"), essa mette in luce le storture che le sue diseguaglianze mettono inevitabilmente in moto. In tutto questo, particolare per nulla trascurabile, i Morti Viventi SONO gli Esseri Umani e, progredendo la Saga romeriana, questi prendono gradualmente coscienza di sé stessi, si potrebbe dire 'come classe'. In Kirkman (e serie tv derivata), invece, gli umani sono i nemici degli umani perché 'homo homini lupus' e quindi, una volta decaduta la società e le sue istituzioni, la pace sociale crolla e quindi tutto va in merda. Per sopravvivere all'apocalisse zombie nel mondo kirkmaniano, bisogna essere più stronzi degli altri stronzi, più violenti degli altri violenti, più autoritari degli altri autoritari. Anche se in certi momenti sembra che si voglia far vedere le similitudini tra Rick e i suoi nemici (in piccolo Shane, in 'grande' the Governor e Negan, più qualcun altro nel mezzo e forse qualcuno dopo, ma ho fermato fumetti e serie tv con Negan), alla fine 'bisogna' parteggiare per Rick perché 'sì', perché l'autorità, la violenza, la stronzaggine di Rick è giustificata dal suo volere il bene per la comunità, mentre l'autoritarismo, la violenza, la stronzaggine dei suoi nemici sono fini a sé stesse. Ora, il gigantesco punto debole di questa logica consiste nell'estrema facilità con cui i ruoli possono essere scambiati rendendo Rick lo stronzo, violento, autoritario perché 'cattivo' e i suoi nemici dei leader sì dispotici ma 'a fin di bene'. In ogni caso, ogni volta che sembra esistere una comunità 'alternativa' alla 'dittatura benevola' di Rick (o a quella 'malevola' dei suoi nemici), questa o rivela di avere sotto qualcosa di marcio oppure di essere debole, rendendo necessaria la presa del potere da parte di Rick perché altrimenti tutto va in merda. In tutto questo, i morti viventi nel mondo di Kirkman non sono più umani, è robaccia da eliminare. E tutto questo ha delle affinità con il "Dawn of the Dead" snyderiano, dove gli zombie sono mostri a cui sparare allegramente, per sopravvivere bisogna essere forti (e crudeli) e soprattutto se crolla la società tutto va in merda.
Comunque, anche le mie considerazioni su TWD (che però, almeno nei fumetti, ritengo molto più intelligente e interessante rispetto al film di Snyder) hanno bisogno di una rilettura (e revisione) e/o proseguimento per essere confermate (o confutate): infatti un tempo la apprezzavo, anche perché riuscivo ad infilarci la mia visione del mondo, quindi può essere che la mia graduale rilettura 'in negativo' possa essere stata influenzata da 'agenti esterni'.
E niente, questa nostra discussione sta continuando a deviare dalla sua partenza approdando ora a "The Walking Dead": in qualche forum probabilmente verremmo 'rimproverati' per off topic intensivo (e per eccesso di politicizzazione), ma per me invece è estremamente interessante il fatto che, partendo da una base (Terry Gilliam) la vita del discorso poi si evolva verso direzioni imprevedibili, sia subendo il naturale corso dello scambio di opinioni, sia subendo l'influenza esterna di 'cose' da noi recepite all'esterno della conversazione stessa ma infilate in base a collegamenti vari. E niente, mi fa piacere molto. :)
[Inizio prima parte]
Ahahahha questa "morbosità" alla "poetica" snyderiana ti sta dando alla testa, fermati finché sei in tempo, la ragione potrebbe vacillare da un momento all'altro XD
Scherzi a parte, anch'io dovrei "immergermi" nuovamente nella filmografia di Snyder per criticarlo a dovere scovando ogni sua "magagna", e a quanto pare la questione sembra ancora più complessa di quanto appare vista superficialmente dall'esterno, soprattutto per quanto riguarda i "fan snyderiani".
Faccio dunque ancora fatica a giudicare pienamente l'operato di Snyder per via dei miei numerosi "guilty pleasure" passati, quindi mi fido ciecamente sul tuo giudizio e concordo sulla "riabilitazione" del "Comico" che già all'epoca non mi piacque molto. A questo punto mi sa che dovrò leggermi prima la graphic novel di Moore e poi riguardami il film, che ancora su imdb conserva il mio bel "9" dato nel lontano 2017 (idem per BvS che ha ancora "7", Man of Steel "8" e Justice League "6", sono troppo generoso coi voti, lo so XD).
Su “Sucker Punch” non so che pensare e dubito che lo vedrò nel breve termine, ma non mi ispira per niente perché mi sa di cagata come l'orribile "300" (che conserva ancora una sufficienza su imdb perché ancora non "revisionato").
"Dawn of the Dead" ho paura di vederlo dopo le tue amare considerazioni, anche perché ho paura che potrebbe un filino piacermi essendo io abbastanza "neutro" sui prodotti zombieschi.
Infatti sul tuo interessantissimo discorso su TWD ce ne sarebbe da dire per ore e ore, diciamo che concordo sulla tua critica nella "necessaria" presa di potere di Rick per il "bene superiore" perché gli altri "brutti" e "cattivi" soprattutto nella serie tv, però devo dire che nel fumetto il tutto viene parecchio "giustificato" con risvolti di trama secondo me efficaci e molto intelligenti nel mostrare la "reazionarietà" intrinseca dell'uomo senza peli sulla lingua dove la figura morale di Rick nonostante sia "benevola", viene parecchio distrutta e smitizzata nel corso dei fumetti fino ad una "redenzione" finale che nonostante tutte le nefandezze commesse da lui stesso, la trovo molto "umana" e "spirituale", oltre che di una veridicità antropologica disarmante, ovvero che l'uomo tenderà sempre a creare un certo "ordine" nel "disordine" e così come "nell'ordine" si tenderà sempre verso a un "disordine", insomma, un cane che si morde la coda che però ha contraddistinto la storia dell'umanità per millenni e millenni, dove c'è sempre stata una “crisi” con una conseguente "rinascita" anche grazie ad un "mito", uno "spirito", una "morale", degli "usi e costumi" universali che mai cesseranno totalmente di esistere anche nei giorni più bui dell'umanità.
Questo per dirti che non mi ha dato minimamente fastidio la "centralità morale" di Rick nell'intero arco evolutivo della serie a fumetti e che non l'ho trovata così "buonista" e "pro-status quo", anche perché l'ho trovata perfettamente in linea con la naturale evoluzione antropologica dell'uomo che spontaneamente grazie alla sua "cultura" riesce a "domare" la natura, anche quando quest'ultima sembra travolgerlo, in parole più povere, la resilienza dell'essere umano di fronte alle peggio barbarie è la sua più grande virtù, perché è proprio grazie a questa sorprendente capacità di adattamento culturale di fronte alla furia annichilatrice della natura che l'essere umano ha la capacità di difendere i suoi codici etici e dunque rinascere come una fenice dalle sue ceneri appartenenti ad un passato ingiusto e da riformare alla radice.
Poi ovviamente è anche la mia visione del mondo ad influenzarmi in questo mio giudizio "ottimista" sulla società che non può fare a meno di un certo "ordine sociale" in quanto "scritto" nel DNA di ogni essere umano, e questo non fa altro che trovarmi vicino alla "poetica antropologica-socialista" di Kirkman e meno a quella "anarchica-pessimista-marxista" di Romero, nonostante abbia apprezzato enormemente il lavoro del maestro nella sua "alternativa versione dei fatti" sugli effetti sociali di un'ipotetica apocalisse zombiesca soprattutto in "Zombi" e "La notte dei morti viventi", mentre ho trovato un po' "ingenua" seppur interessante la sua visione in "Le cronache dei morti viventi " e " Survival of the Dead - L'isola dei sopravvissuti", preferendo dunque di gran lunga lo scavo psicologico ed introspettivo fatto da Kirkman in TWD.
E' anche vero che mi mancano ancora tante opere di Romero da vedere, però quelle del "Novecento" le ho preferite di più rispetto a quelle degli anni 2000 pur rimanendo dei prodotti validissimi con numerosi spunti di riflessione.
Poi devi anche contare che non sono neanche un appassionato dell'immaginario zombiesco, e forse questo mio grande limite non riesce a farmi vedere tutti i potenziali sottotesti anche "anarchici" che invece tu cogli nella loro massima profondità.
Di sicuro non legittimo la "reazionarità benevola" di Rick anche perché in una eventuale apocalisse zombie sarei il primo a perire malamente; semplicemente mi è piaciuta molto la parabola antropologica e socio-politica che Kirkman secondo me rappresenta senza peli sulla lingua nella sua lunga epopea zombiesca.
Di sicuro Kirkman non è Romero anche se ammette che sia stato una sua "ispirazione" anche solo come "maestro" nello sfruttare l'apocalisse zombie per parlare dell'uomo, poi è ovvio che da questo assunto i due artisti siano poi andati su due binari completamente diversi entrambi validi e condivisibili dal sottoscritto.
Per quanto riguarda i video dissing tra Victorlaszlo88 e Frusciante sul Cinema anche di Snyder, anch'io muoio dalle risate per le loro concitate discussioni, anche perché poi si scontrano queste due visioni del mondo molto interessanti da analizzare e sviscerare.
Condivido assolutamente dunque i tuoi giudizi sul "nerd illuminato" Victorlaszlo e sulla "zecca comunista anti Netflix" che poi creano due schieramenti veramente deleteri all'interno di YT Italia Cinema che in realtà dovrebbe essere unita e non divisa, quindi è facile che poi ti bollino in una o nell'altra "fazione", quando in realtà l'ibridazione sarebbe la cosa migliore perché si impara sempre qualcosa sia dall'uno che dall'altro, senza dover per froza cadere nel banale "estremismo".
Io personalmente col tempo mi sono allontanato dalla visione “nerdosa” sul Cinema spostandomi sempre di più verso la “visione” di Frusciante senza però diventarne un suo clone, anche se credo che lo "youtuber" "Il collezionista di ombre" sia quello più in sintonia con le mie corde, perché oltre ad essere molto competente (forse il migliore su YT per quanto riguarda la Settima Arte), riesce a trovare un perfetto equilibrio tra "sistema" e "antisistema", trovando nell'uno e nell'altro aspetto sempre dei pro e dei contro.
[Fine prima parte]
Intanto mi son 'distratto' da Snyder recuperando finalmente la visione de "I Vitelloni", cosa che mi ricorda di dover approfondire il Cinema di Federico Fellini.
"Watchmen" mi sa che prima o poi lo riguarderò puntando il da me ancora non visto 'ultimate cut' (ovvero il director's cut con l'inserto animato di "Tales of the Black Freighter", ovvero un fumetto letto da uno dei personaggi 'secondari' nel Fumetto di Moore, giusto per aumentare la 'fotocopia'). Però prima mi sa che rileggerò (un'altra volta) l'Opera di Moore, così da poter meglio operare un confronto e valutare con mano come e quanto la 'fotocopia della lettera' abbia 'tradito lo spirito'. La trilogia sull''omo de fero' la guaderò solo dopo aver recuperato il Superman di Donner (e magari anche i sequel, o almeno il primo, e magari anche il film di Singer). "300" non so se lo riguarderò mai, forse anche qui solo dopo aver riletto il fumetto: devo comunque guardarmi ancora il sequel, che però non è diretto da Snyder. "Sucker Punch" l'ho visto quando già 'odiavo' Snyder, quindi non c'è niente da verificare! :D "Ga'hoole" e "Dawn" invece li ho rivisti di recente, quindi sono a posto.
Su TWD, anch'io ho visto delle critiche ogni tanto a Rick, ma alla fine ho sempre avuto l'impressione che lui venga dipinto come quello che 'fa bene', o almeno che fa il meglio che è in suo potere. Sulla questione della costruzione di un'ordine, in sé il concetto non è antitetico all'Anarchismo (tant'è che il simbolo della A cerchiata dovrebbe rappresentare un'unione tra la A di Anarchia e la O di Ordine), il problema è il tipo di ordine che viene proposto, ovvero se si propone un ordine autoritario oppure uno anti-autoritario.
Il problema della centralità morale di Rick non è tanto il 'buonismo' quanto la sua totale incapacità di accettare un'organizzazione che non sia la sua organizzazione, cosa che pure non sarebbe un problema per me se non arrivasse di tanto in tanto a imporre il proprio comando su comunità pre-esistenti quando secondo lui 'le cose non funzionano'. Va detto che, prima di arrivare ai vari 'colpettini di stato', cerca anche di inserirsi (ho ridato un'occhiata velocissima agli inizi del ciclo di Alexandria per rinfrescare la memoria) nel modo più 'aperto' possibile, però poi ad una certa deve 'scattare' e sostanzialmente ribadire che lui ha ragione (perché è un 'duro') e gli altri han torto (perché 'molli') e quindi deve prendere in mano la situazione perché non può fidarsi. Questo tipo di 'scatto', secondo me, rende la sua 'passività' prima delle 'crisi' come una sorta di 'concessione del dubbio': riformulando, lui e il gruppo dei suoi 'commilitoni' potrebbe prendere il controllo di nuove comunità sbattendosene allegramente dell'organizzazione pre-esistente, ma per un po' 'concede' loro la possibilità di andare avanti come se nulla fosse, mentre lui e i suoi osservano con scrupolosa attenzione cercando 'falle' varie, poi quando qualcosa va storto interviene e, con una 'ramanzina', si nomina 'tutore dell'ordine'. Insomma, resta sempre un cazzo di 'sbirro'! XD In "Dawn of the Dead" di Romero invece Peter e Roger, ma anche Crockett in "Survival", 'disertano' dalla loro istituzione poliziesca-militare di partenza.
Comunque, come dicevo, dovrei riprendere in mano la serie di Kirkman, e in ogni caso almeno lui uno scavo psicologico e sociale nei suoi personaggi e nelle sue storie lo opera, Snyder (anche se lo script di "Dawn" è di James Gunn, ma poi ci son stati rimaneggiamenti, come accade praticamente sempre durante le fasi di produzione cinematografica) invece non proprio, come del resto fa (o mi sembra fare) parecchia implicita propaganda 'apoliticamente destrorsa' nel cinema mainstream (cfr. action reaganiani, quel poco che ho visto almeno).
Sulla necessità di unire youtube sono parzialmente d'accordo, il problema è che diversi personaggi, esclusi i fenomeni smaccatamente trash e/o la gente apertamente reazionaria, mi sembrano avere una visione del mondo troppo 'convenzionale' per i miei gusti, con un po' troppi liberali nella 'satira d'informazione'. Io ultimamente seguo soprattutto canali in inglese, più che altro perché ho trovato molti più video in cui si sviscera la cultura popolare e/o gli scenari politici con un'ottica a me affine: il problema è che però rischio di distogliere la mia attenzione dalla scena prettamente italiana.
[inizio seconda parte, anche per colpa di un blackout dato da un fulmine, per fortuna che ero al 10% del commento XD]
La questione del politicamente corretto è davvero impressionante e ricca di sfumature, mi fa piacere che tu ne abbia colto le più importanti contraddizioni, infatti nell’ultimo periodo soprattutto con l’avvento del web, queste tematiche sono diventate sempre più controverse diventando dei veri e propri “oggetti di culto” generando una marea di “movimenti” estremisti dall’una e dell’altra parte che fanno tanto la voce grossa quando in realtà la loro reale portata è veramente minima se rapportata alla stragrande maggioranza del pubblico generalista che va in sala.
Allo stesso tempo però, queste “minoranze” “webete” ottengono grandi spazi mediatici grazie all’enorme potere “fuffa” che gli da la Rete, influenzando così i grandi studios a dover intraprendere certe scelte di marketing per avere la più grande fetta di pubblico in sala.
L’ingerenza del “pubblico online” sul processo creativo dei film sta diventando ultimamente sempre più pressante e nauseante perché alla fin fine portano istanze davvero stupide e deleterie, rovinando di fatto la stessa realizzazione creativa di una pellicola cinematografica.
Per questo poi gli studios anticipano tali polemiche intraprendendo scelte “discutibili” oppure semplicemente strumentalizzano certe tematiche giusto per creare dibattiti interni al web in modo da ottenere il più alto “tasso” di visibilità (e dunque pubblicità) possibile.
La questione della sirenetta “black” infatti non dovrebbe generare nessuna discussione sul web, è una scelta come un’altra di un qualsiasi studios, la gente non dovrebbe scandalizzarsi, ma è ovvio che la “pancia” del pubblico più intransigente, nostalgica e razzista si deve sentire legittimata a dover riaffermare la loro pulsione più reazionaria e conservatrice, magari influenzando anche quelli più “indifferenti” a questa scelta.
Personalmente questa “operazione” della Disney non mi ha dato fastidio (perchè dovrebbe?), anzi, è una scelta più che legittima in questi tempi “trumpiani”, però credo anch’io che un film come “La Sirenetta” non potrà mai smuovere realmente il pubblico o riflettere in profondità su determinate problematiche sociopolitiche, quindi alla fine questa stessa “scelta alternativa disneyana” di casting non fa altro che rientrare nella logica del sistema che “edulcora” (anche rendendo “attraente”, “accettabile”, “accattivante”, “schiarita” la “principessa”) il prodotto per renderlo appetibile alle “masse”ossia la “buona borghesia di stampo democratica”.
Il successo miliardario ai botteghini confermerebbe questa mia constatazione (guarda il successo di Aladin) purtroppo veritiera, mentre altri film veramente tosti che vogliono seriamente prendere in esame la questione “razziale” sugli afroamericani come “Blackkklasman” girato con due spicci, non otterranno mai lo stesso successo mediatico che invece si meriterebbero, anche perché smuoverebbero realmente le “coscienze” del pubblico.
Insomma, con queste politiche i grandi studios restano intrappolati forse anche volontariamente in un limbo che si professa “progressista” ma che in realtà rappresenta semplicemente l’altra faccia della medaglia del sistema, strumentalizzando dunque gli “inviolabili diritti civili” per poi trascurare e martoriare i diritti sociali ed economici che sono quelli in realtà da riformare alla base se non si vuole sradicare la “middle class” per sempre dalla faccia della Terra, dividendo poi quest’ultima solamente tra ricchissimi e poverissimi.
I diritti civili li abbiamo già conquistati e si estenderanno sempre di più a tutte le categorie sociali di un Paese, ma ora più che mai sono i diritti sociali ed economici quelli da riformare immediatamente se non vogliamo arrivare ad un punto di rottura definitivo per poi perdere realmente anche gli stessi diritti civili che si sono conquistati col sudore nel corso del Novecento.
[fine seconda parte]
[inizio terza parte]
Su Sucker Punch quasi quasi mi invogli a vederlo giusto per comprendere l’inconsistenza intrinseca del Cinema di Snyder, però non sapevo assolutamente del cut “serializzato” di Justice League! Che vergogna, io pensavo fosse soltanto una versione estesa! Ormai è come rianimare un cadavere putrefatto: otterrai uno zombie di film, anzi, tanti mini zombie per aumentare la dose di pericolo nell'affrontarli XD
Su Star Wars sono stato fin troppo brusco e sintetico, ma ti confesso che anch’io ho apprezzato molto lo spin-off “Rogue One” (stile “Quella sporca dozzina”, molto adulto e “crudo” per un prodotto Disney, inoltre come avevo detto nel commento precedente, qua si riesce a sposare l’equilibrio tra “innovazione” e “stilemi classici” come “K-2SO”, il robot più “brutale” e ironico di tutto Guerre Stellari) mentre “The Last Jedi” all'inizio lo reputai una merda anche per il mio “fanboyismo” dell’epoca in cui lo vidi al Cinema, poi col tempo cominciai ad apprezzarlo sempre di più come film a sé stante, però come capitolo di una trilogia rimane per me tutt’ora “fallace” e “insipido” (per ora lascio il voto “5” su imdb, ma potrei cambiarlo col “7” di “The Force Awakens” che all’epoca [2015] sopravvalutai molto con un assurdo “9” nonostante le mie cinque revisioni XD).
Sul capitolo IX stendiamo un velo pietoso ed anch’io come te ho “goduto” che un prodotto realizzato ad hoc per i fan sia stato rigettato dai fan stessi, insomma, i reazionari contro gli ultra-reazionari, un bel soggetto per un Inception “reazionario” ;D
Come vedi, l’ingerenza del “pubblico-online” sulla realizzazione di un’opera ha inciso molto sul risultato finale, ed infatti questo crescente potere “webete” ho paura che possa rovinare futuri progetti cinematografici. Per fortuna o sfortuna questo “potere del lato oscuro Forza” colpisce solo i blockbuster, ma credo che in futuro influenzerà (se non già adesso), anche i film più “medi” o “indie”.
In sostanza: i produttori seguono unicamente il gusto del pubblico e quest’ultimo decide dall’attore al finale del film, direttamente o indirettamente.
Confesso che anch’io mi sono sorpreso molto all’epoca sul “conservatorismo” nei fan di star wars che in teoria dovrebbe essere i più aperti mentalmente come tu stesso affermi riportando l’immaginario “liberale” di George Lucas, quando in realtà sono i peggio nazifascisti magari simpatizzanti dell’Impero Galattico ;D.
Ma diciamoci un’altra verità: la Disney non è che abbia fatto molto per scardinare questi pregiudizi “razzisti” della fanbase più “bianca” visto che i personaggi “rappresentanti” delle “minoranze” sono stati caratterizzati con lo spessore di un grissino giusto per fare “massa” nel cast, ma anche la stessa “Rey” che doveva incarnare il famoso “girl power” non è che sia questo grande personaggio, anche perché di personaggi femminili “forti” o semplicemente scritti meglio ne sono esistiti a bizzeffe nella Storia del Cinema.
Si ritorna dunque alla casistica che avevo evidenziato all’inizio, ovvero di una “strumentalizzazione” di certe battaglie sociali che poi finiscono in un nulla di fatto e che neanche osano fino in fondo, relegando dunque ai personaggi “caucasici” i ruoli principali e risolutivi per l’intera economia del film.
Solo ora ho capito il termine “cop-aganda” ahahaha, comunque sì, il tuo ragionamento non fa una piega, infatti col tempo quei prodotti del “sabato sera” li ho profondamente rivalutati nel corso della mia vita, anche perché è da un bel po’ di anni che mi sono spostato dal “conservatorismo televisivo” al “libertarianesimo cinematografico”.
Di sicuro ricordo ancora qualche “trama verticale” gialla ben costruita narrativamente, ma per il resto questi polpettoni retorici li lascio volentieri ai miei genitori (come mio padre che li guarda ancora) o comunque a gente di una certa età e cultura, ma questo non vuole essere un attacco generalizzato, semplicemente quei prodotti come NCIS colpiscono un target in quel “range” di età, un po’ come mia nonna che segue soap opera infinite come “Il Segreto”, “Tempesta d’amore” e “Un posto al sole” in cui si parte coi trisnonni per poi finire coi pro-pro-pro nipoti XD.
Diciamo che sono andato in overdose di questi prodotti, anche perché in passato, soprattutto nella prima adolescenza, mi sfondavo di serie tv dalla dubbia qualità (mai becere o sitcom ripetitive) che comunque oggi non avrei più il tempo e la forza di seguire.
Eh niente, anch’io mi sono dilungato in questa discussione che aveva come base di partenza Terry Gilliam XD
Comunque anche a me fa piacere questa naturale deviazione delle nostre discussioni che abbiamo sempre, se poi sono andato troppo off-topic mi scuso con i presenti, poi io non sono mai entrato in un forum quindi mi viene naturale proseguire a fiumi i miei discorsi prolissi e logorroici, tant’è che la mia recensione su “Joker” ha raggiunto la bellezza di “75 commenti” XD
Anche sulle tue play/post non scherziamo, tant’è che quelli con più di 20 commenti sono sempre guarda a caso commentati da me hahaha ;)
A me piace molto arricchire la sezione commenti altrui perché potrebbe offrire stimolanti discussioni anche per l’utente della recensione, infatti spesso non mi accontento della “passiva” utilità, anche se nell’ultimo periodo con i vari impegni che ho, non riesco a stare dietro a tutte le potenziali recensioni in cui poter commentare, quindi abbuono una “semplice” utilità giusto per segnalare il mio apprezzamento per lo scritto.
Adesso che ci penso poi, di Kirkman vs Romero ne avevamo già parlato in realtà tempo fa proprio sotto la tua play dedicata al regista “naturalizzato” canadese.
Detto questo, mi taccio, sennò non finisco più (e nemmeno tu a rispondere, ma anche a me fa sempre piacere chiacchierare con te :D)
[fine terza ed ultima parte]
[Prima ho risposto direttamente alla prima parte, per non perdere il flusso di pensieri]
Il problema di costruire i film (e non solo) in base ai capricci del pubblico è un problema grosso per il cinema mainstream. Tra l'altro basterebbe poi conoscere algoritmi vari per rendere più 'in vista' una posizione rispetto alle altre, ma qui si aprirebbe un discorso lunghissimo di cui io, ammetto, non so praticamente quasi nulla.
Secondo me il finto 'progressismo' dei media mainstream è quello che io chiamo il 'vero' politicamente corretto, ossia una strizzata d'occhio alle minoranze per assimilarle nel proprio pubblico consumista. In esso però si nasconde, a parer mio, un conservatorismo: infatti, mostrando come le grandi aziende (incluse anche quelle dello spettacolo come la disney) siano attente ai cambiamenti sociali, si dà l'idea che certe lotte in favore di certi gruppi di persone siano ormai belli che vinti, quando in realtà non è proprio così e questo, a parer mio, perché la società di fondo è sostanzialmente la stessa che ha generato/codificato determinate diseguaglianze. Un altro problema di questo 'finto progressivismo' è che non sconfigge affatto le spinte reazionarie ma, anzi, le rafforza perché lasciano intatta la sostanza (ovvero le diseguaglianze) ma, cambiando la forma, danno all'estrema destra (e soci ambigui) la scusa per lamentarsi di 'dittatura del politicamente corretto' e cazzate simili. Insomma, al danno (non si cambia nulla e anzi si ostacolano i cambiamenti più radicali) si aggiunge la beffa (ossia vengono accusati di appoggiare 'l'estremismo di sinistra', cosa a cui si potrebbe rispondere con un "magari").
Questo mio ultimo paragrafo però è piuttosto abbozzato 'di pancia': necessiterebbe di approfondimento.
Sul cut 'serializzato' di "Justice League", in realtà dopo la distribuzione mini-seriale dovrebbe avvenire una proposizione 'unitaria': in ogni caso dura 4 ore!
I nuovi Star Wars, spin off inclusi, li ho visti finora tutti soltanto una volta (escluso il VII, che mi sembrò solo discreto sia alla prima sia alla seconda visione, con lieve cedimento verso il basso). "Rogue One" e "The Last Jedi" vorrei rivederli prima o poi perché mi erano piaciuti (e perché li ho guardati 1-2 anni fa). "Solo" e il IX invece ora non mi interessa rivederli, avendoli recuperati negli ultimi mesi e avendoli trovati entrambi discretamente godibili ma decisamente mediocri (con un cedimento verso il 'decisamente stupido' per la chiusura della trilogia).
Non so se il 'fandominio' influenzerà in futuro anche i film indipendenti: in parte potrei notare nel 'ritorno alle origini' di Rob Zombie un indizio di come questa tendenza stia già toccando anche autori indipendenti (almeno quelli di Genere), però lì credo dipenderà molto dalla sensibilità dei vari registi e co., ovvero se si 'piegheranno' al volere dei propri fan o proseguiranno per la loro strada senza badare alle varie 'defezioni' (come ha fatto per esempio Cronenberg).
Il termine "webete" mi irrita, più che altro perché lo associo a Mentana! :D
Sulla banalità con cui la disney ha affrontato l'inserimento di minoranze e girl power nella nuova trilogia son d'accordo, e bene o male conferma il discorso di prima: essendo una mossa dettata da esigenze commerciali (e quindi quasi certamente suggerita da 'studiosi di dati') e non da una genuina presa di posizione politica (anche perché la politica divide i fan, e questo non piace a chi ama far soldi a palate), questo non poteva non tradursi in un approccio superficiale all'argomento.
Copaganda è un termine che anch'io, le prime volte che l'ho visto, non riuscivo subito a capire (anzi, forse leggendo velocemente alcuni titoli in cui era presente questa parola mentalmente 'vedevo' propaganda): una volta notata la costruzione diventa quasi impossibile non resistere alla tentazione di usarlo massicciamente, o almeno io non riesco a trattenermi dall'usarlo. :D
Alla fine, comunque, le serie tv poliziesche sono sostanzialmente innocue, più che altro perché 'solidificano' la convinzione che l'istituzione poliziesca sia inevitabile per chi già crede sia 'normale', ovvio come concetto e non 'convertono' chi invece non condivide quest'idea. Anzi, probabilmente qualsiasi film, serie tv, libro, fumetto eccetera non hanno, singolarmente, la 'forza' di 'convertire' qualcuno ma al massimo di suggerire qualche dubbio (e, per me, se già si è predisposti ad 'accettare' dubbi e domande dalla fruizione di un'opera più o meno artistica).
Però anche qui le mie sono ipotesi ancora molto abbozzate.
Sulla deviazione dal discorso originario, io ho notato l'off topic perché il mondo dei forum lo conosco, però preferisco l'approccio del proseguire un discorso dove si sta svolgendo piuttosto che spostarlo da un'altra parte: mi pare più vicino a quel che accadrebbe nella realtà: mica sposto me e la persona/le persone con cui parlo in un'altra stanza ogni volta che la discussione tocca un argomento diverso da quello di partenza! e nemmeno tronco il discorso per tornare all'origine, soprattutto se si toccano argomenti interessanti. Inoltre, su un piano prettamente 'algoritmico', penso che tanti commenti sotto un post/playlist/discussione aiutino a rendere più visibile (o a far sembrare più 'popolata') la pagina in questione, quindi forse conviene anche in questo senso mantenere questo nostro approccio, ossia lasciar vivere la discussione dove si sta sviluppando. :D
Ottima la distrazione da Snyder (ci voleva! XD), anch’io l’ho visto “I Vitelloni” proprio quest’anno in particolare d’estate, perché poi la Cineteca di Bologna avrebbe proiettato all’aperto sia l’opera prima “Lo sceicco bianco” sia il capolavoro assoluto ovvero “8½”.
Credo che su Watchmen anch’io seguirò la tua linea, mentre su “300” pur non avendo letto il fumetto, credo che lo rivedrò tra un bel po’ di anni XD
Sulla trilogia de l'omo de fero' sicuramente ti divertirai per le “stronzate” presenti in ogni film, soprattutto sull’orrido “Justice League” (recensito e distrutto egregiamente da Frusciante ;D).
Comunque fai bene anche a recuperarti gli altri film su Superman perché meritano sicuramente una visione, soprattutto i primi due “cult” di Donner.
“Sucker Punch” lo vedrò prima o poi e magari in privato ti dirò la mia ;)
Per quanto riguarda TWD non posso negare le tue critiche perché è vero ciò che dici, ma date le circostanze “antropologiche” lo trovo assolutamente “normale” il colpo di stato destrorso di Rick (lo sbirro bastardo che infatti poi pagherà il suo dispotismo con quello ancora più totalitario di Negan). In una normale circostanza avrei anch’io storto il naso (e l’ho storto un po’ comunque dopo la lettura), ma date le premesse e il mondo che si ritrovano i sopravvissuti, certi atti barbarici in regime di pura sopravvivenza son più che “normali”, infatti la morale dei personaggi in TWD viene costantemente massacrata nonostante il riscatto “morale” sul finale delle serie a fumetti. Sono dunque tutti personaggi “grigi” e “sporcati”, nessuno ne uscirà “pulito” fino alla fine della storia. Poi sinceramente mi sembrava pura utopia trattare pacificamente con Alexandria se non all’inizio, anche perché dopo tutte le angherie subite, il gruppo di Rick era ormai stato “barbaricamente” influenzato dalla crudeltà esterna, che infatti poi si abbatte nuovamente alle porte della comunità “utopica” di Alexandria.
Io lo vedo come un puro sorpasso geopolitico ed antropologico dato dallo stato di belligeranza permanente tipico della cultura statunitense che pone sempre l’individuo contro il prossimo, e secondo me Kirkman non si fa scrupoli nell’evidenziare queste contraddizioni; che poi siano moralmente discutibili o aggirabili sono d’accordo, ma credo che l’autore americano abbia centrato perfettamente questa terribile condizione che affligge gli USA del “cane mangia cane”.
Poi chissà, un TWD ambientato in Italia o in Francia sicuramente avrebbe preso una deriva simile ma con diverse sfumature, anche perché la disponibilità delle armi non è così “libera” come negli USA, ergo gli scenari culturali e le potenziali linee narrative sarebbero state un poco differenti
Comunque con l’avanzare della storia soprattutto dopo la guerra con Negan, Rick si dovrà confrontare con diverse comunità in cui il suo punto di vista ne uscirà profondamente ridimensionato e anche limitato quando si dovrà confrontare con una comunità ancora più grossa e “moderna” della sua (non è un Negan 2.0 te lo assicuro).
La maturazione e l’evoluzione antropologica dei sopravvissuti da “un’età preistorica” ad una “storica” le ho apprezzate molto, che poi hanno portato a quello splendido finale dove assolutamente non si riafferma un ordine autoritario, anzi, si costruisce una società profondamente libertaria. Altrimenti non avrei apprezzato la serie al 110% ;)
Comunque quando avrai tempo e voglia, mi saprai dire sulla “svolta” post-guerra con Negan e il relativo finale ;)
Sulla questione “YouTube Italia” mi riferivo esclusivamente alla “sezione” Cinema, per quanto mi riguarda il resto della Community può anche bruciare ahahaha, infatti anch’io concordo che ci siano elementi troppo convenzionali e liberal che poi si ergono come “satira alta” o addirittura “maestri/idoli”. Ovviamente gli elementi trash/reazionari/lobotomizzati io manco li seguo, infatti anch’io come te seguo più video in inglese che in italiano, soprattutto su argomenti specifici di carattere storico e geopolitico. Poi sinceramente io seguo pochi canali youtube se non quei soliti 4 gatti incentrati sul Cinema, per il resto vado direttamente nei singoli video, soprattutto quelli “essay” che mi piacciono molto come impostazione, che ho cercato anch’io nel mio canale di replicare con i famosi “consigli primaverili ed estivi 2020”.
Comunque dal punto di vista “politico” non sono così selettivo nel seguire certi canali anche perché spesso non esplicitano il loro orientamento, e anche se lo esplicitassero, se uno è competente perché non seguirlo. Basta che non sia un nazifascista e a me va bene se resta sul “tecnico” XD
"Lo Sceicco Bianco" mi manca, mentre "8½" lo vidi alle superiori colpendomi moltissimo, ma ancora non l'ho rivisto!
Il primo "Superman" di Donner mi interessa molto: mi son recuperato una versione che dovrebbe essere director's cut (non quella estesa a 3 ore per la televisione, che Donner credo apprezzi molto poco, ma quella uscita mi pare nel 2001). La trilogia snyderiana su Superman e Batman la guarderò perché ho mai ho fatto 'voto' di crociata contro il regista, però sembra che anche lì abbia trasformato ciò che significava Superman (che penso fosse anche una propaganda dell'"american way", ma bene o male è anche un generico simbolo di giustizia e difesa dei deboli) in qualcosa di smaccatamente randiano e idolatrico (il superuomo che, in quanto tale, deve essere venerato), soprattutto nello scontro con Batman. "Justice League" forse è quello che a pelle mi pare più 'simpatico', ma nella versione cinematografica curata da Whedon, dove perlomeno (dal trailer) si respira una certa leggerezza (anche se alquanto scema). Il director's cut, di cui ancora non ho visto il trailer, temo invece inserisca una seriosità e una pretenziosità insopportabile, un aspetto tipico dello stile di Snyder che credo di non aver ancora citato nella nostra lunga discussione.
Quello che mi dici sul proseguimento di "The Walking Dead" mi stimola a proseguire la lettura. Fin dove ho letto io, la tendenza autoritaria di Rick mi ha sempre infastidito, soprattutto per via del modo in cui, nei vari discorsi, lui e la sua compagnia si pone con una retorica arrogante da 'sappiam tutto noi'. Certo, poi il contesto dà ragione anche a loro, però mi ha sempre irritato il fatto che Rick resta un poliziotto per tutto il suo arco (fin dove l'ho letto io) estremizzando man mano il suo autoritarismo.
Ma quel che mi dici sul post-Negan mi lascia ben sperare e, insieme al sapere che la serie ha raggiunto (finalmente) una conclusione mi stimola a procedere, anche se non posso garantirti di farlo in tempi brevi.
Sulla questione youtube, io tendo a seguire ora alcuni canali 'di parte' in inglese anche per approfondire certi argomenti, ma soprattutto ultimamente mi piace vedere analisi 'politiche' di certi film, cosa che su youtube italia vedo molto poco (Frusciante infatti tende ad essere piuttosto 'rapido' nei suoi video). Va detto anche che non vado tanto alla 'ricerca' di canali: mi sa, anzi, che quelli che seguo ora li ho scoperti soprattutto affidandomi a quel che mi suggeriva youtube, anche se credo di essere capitato 'per caso' nel cosiddetto 'breadtube' (una serie di canali 'de sinistra', riassumendo molto brevemente, e di questi io ne seguirò 'bene' 2-3). Mi sa, infatti, che youtube ha iniziato a suggerirmi certi canali dopo essere incappato, in un periodo in cui ero ossessionato (mobydickianamente) dal desiderio di veder stroncare il più possibile il remake di "The Lion King", in un video in cui un tizio parlava, in tono semi-serio, del sistema di governo di Mufasa. Insomma, una storia bizzarra...
Ogni tanto comunque l'algoritmo youtube prova a suggerirmi noti esponenti dell'alt-right, credo per via del fatto che molti video che ho visto parlano proprio (negativamente) di loro.
Scusami Death, ho fatto io un gran casino con le varie "parti" di risposta al tuo commento diviso in 2 parti, ora cerco di rispondere in modo ordinato e cronologico ad ogni tuo commento, parto quindi da quello più in alto per poi passare a quello più in basso lol!
Sull'ingerenza del pubblico nelle produzioni anch'io resto della tua idea, poi lì si entra in un campo dove neanch'io sono così ferrato, però avendo fatto un minimo di social media management in un'azienda so un po' come funziona la baracca, ed è parecchio preoccupante l'evolversi di questa "algoritmocrazia".
Sono completamente d'accordo col tuo pensiero sul finto progressismo che facogita l’estremismo e si ritorna quindi a quel nostro discorso passato tra "establishment" e "populismo", dove alla fine non c'è una reale scelta ma solo uno status quo che si veste di due facce della stessa medaglia, insomma, entrambi servi del potere ma con diverse narrazioni.
E' incredibile come la gente non se ne renda conto e si arrenda facilmente al mero pragmatismo come il "voto utile"; questo dimostra che al 99% delle persone va bene vivere così legittimando di fatto quel famoso 1% cercando pure di imitarlo per giunta.
Ah ok, sarà comunque un "film", però 4 ore anche no dai, a questo punto meglio la versione estesa del Signore degli Anelli ;D
Sui nuovi episodi di Star Wars la penso esattamente come te, idem sulla propaganda commerciale disneyana intimamente reazionaria, ma esternamente vista come progressista e "moderna". Tra l'altro la major si sta costruendo un impero finanziario interno a Hollywood davvero impressionate, e spero davvero come dici tu, che il fandominio non "imprigioni" anche gli ormai pochi artisti indipendenti ancora volenterosi di raccontare qualcosa in questo mondo nichilista consumista fascio-capitalista sempre più classista e precario.
Sul termine "webete" sapevo che ti avrei triggerato ricordandoti "l'istituzionalizzato" Mentana, comunque l'ho usato giusto come “rafforzativo” per prendere in giro certi fenomeni sul momento ;D
Molto meglio a questo punto utilizzare il termine "copaganda" che finalmente ho imparato ;)
Comunque sostanzialmente sono d'accordo con te, alla fine quelle serie tv poliziesche sono innocue a differenza di ben altri prodotti come quelli "reganiani" che hanno cresciuto intere generazioni invece ;)
Sul flusso libero di discussioni con tanto di "deviazioni" sono d'accordo anch'io con il tuo approccio, alla fine è un dare e avere reciproco in cui si possono scambiare informazioni e consigli preziosi per il lungo termine, poi certamente ci sono anche i mex "privati" per eventuali discussioni più "personali", ma io come te non ho nulla da nascondere quindi anche a me fa piacere continuare a discutere in questa sede, così aumento anche "l'autorevolezza" delle tue play bombardate dai miei "papiri" XD
Poi sicuramente ci sarà sempre qualche "curioso" che si fermerà a leggere certe discussioni, d'altronde pure io mi sono soffermato su numerose sezioni commenti su filmtv quando ero appena entrato sul sito, che è anche stato un modo per studiare e conoscere meglio la community.
Tra l'altro a marzo ero morto dalle risate quando leggevo le discussioni sotto le recensioni di superficie213 (Frusciante) su filmtv in cui insultava i fascisti troll che lo prendevano di mira. Poi conoscendolo su yt, ha una naturale propensione verso il "dissing" e le discussioni "animate" con tanto di insulti "gratuiti" ai destrorsi-fascisti ;D
Ora concludo questa "sezione commento" in modo che "combaci" con la tua stessa "risposta", sennò veramente ci confondiamo e rischiamo di rendere veramente "anarchica" questa discussione frammentata ;D
Anch'io provo a risponderti 'in ordine'.
Sulla questione algoritmo non ho molto altro da aggiungere.
Lo stesso sul finto progressismo: non so se ci sta come collegamento, ma ho visto un video interessante su "Forrest Gump" che interpreta secondo me bene, attraverso il film e i suoi risvolti, il modo in cui 'american values' - come militarismo (decisamente molto più insistito che nel resto del mondo 'democratico'), patriottismo (anche qui assai insistito, con tanto di giuramento obbligatorio nelle scuole), obbedienza, ma anche un profondo attaccamento al cristianesimo più o meno 'formale' - vengano recepiti come 'ovvi', naturali, sostanzialmente immutabili dalla stragrande maggioranza della popolazione (al di là dei singoli orientamenti politici, o anche dell'interessamento stesso oppure 'apatia' nei confronti della politica), mentre il radicalismo è visto come qualcosa, nel migliore dei casi, ingenuo e stupido oppure, nei casi più 'temuti', inutilmente violento e pericoloso per la società e per il singolo che 'ci casca dentro'. Nel film, mi duole ammettere essendo stato un Cult della mia infanzia (anche perché mio 'coetaneo'), è soprattutto il radicalismo 'di sinistra', dal movimento hippy alle Black Panther e via dicendo, ad essere sbeffeggiato quando non apertamente 'demonizzato' o perlomeno 'denunciato' come qualcosa che può dare soltanto dispiaceri. Comunque, ho citato questo video perché, soprattutto in un passaggio preciso, esprime un concetto che ho ripetuto diverse volte nel nostro discorso, ovvero che la tendenza a vedere qualcosa legato allo status quo come un qualcosa di 'apolitico' esprime, volente o nolente, un conservatorismo di fondo, e questo capita spesso con diverse posizioni liberali.
Sulle 4 ore di "Justice League", anch'io preferirei di gran lunga rivedere sempre le versioni estese di "The Lord of the Rings", anzi mi guarderei in loop la versione estesa di "The Hobbit" piuttosto che sorbirmi 4 ore di Snyder, e per questo non potrò non dividere in minimo 4 (ma preferibilmente 8) puntate l'eventuale visione.
Su Star Wars e disney non aggiungo altro. Su Mentana e il termine 'webete' invece hai visto giusto! :D
Nient'altro da aggiungere sulle serie poliziesche.
Credo di essermi perso i commenti 'troll-fascisti' alle recensioni di Frusciante (aka superficie 213) e le sue risposte...
A presto comunque e grazie per questa lunga discussione (che dura ormai da più di una settimana! :D )
Tra un po’ arriverà anche la mia “seconda” sezione commento che combacerà con la tua (per ora) ultima risposta :)
[In risposta al tuo penultimo commento]
Su Fellini ce ne sarebbe molto da dire, sicuramente molte sue opere sono dei veri e propri capolavori, però a me personalmente non ha colpito fino in fondo, ma qui rischio di aprire una parentesi troppo grossa, quindi rimanderò le nostre future discussioni "felliniane" quando il maestro riminese avrà compiuto 105 o 110 anni nell’oltretomba ;D
Comunque "8½" è piaciuto molto anche a me soprattutto visto su grande schermo, idem per i "Vitelloni", anche se personalmente quello che più ho preferito in assoluto è stato "Il Casanova di Federico Fellini".
Non sapevo di quella versione televisiva del "Superman" di Richard Donner, io ho visto solo quella "cinematografica", idem per il secondo capitolo.
Sulla tua crociata contro Snyder ti appoggio in pieno visto che ormai abbiamo sviscerato ampiamente la sua poetica (perché non ci fai una play l'anno prossimo visto che compie 55 anni? Potrebbe venire fuori qualcosa di molto interessante XD), e confermo assolutamente la rivisitazione da "superuomo" da molti definita anche come "metafora cristologica" su Superman, insomma, una sorta di messia/Gesù Cristo sceso sulla Terra, anche se personalmente nel pomposo e serioso” BvS” (confermo le tue osservazioni su questi aspetti pretenziosi di Snyder) io tifavo per lui, perché il Batman "Affleckiano" mi sembrava troppo un reazionario fascista che non aveva minimamente alcun motivo per "abbattere" Superman, perché poi arriva una minaccia aliena peggiore del superuomo che infatti porta a quell'epilogo finale che all'epoca mi aveva gasato un sacco, ma che a posteriori qualche dubbio mi era sorto sulla "stupidità" degli eventi del film. Io poi ti consiglio di recuperarti la "Extended Version" del film con 30 minuti aggiuntivi che chiariscono alcuni "buchi di trama".
Per quanto riguarda “Justice League” la leggerezza di Whedon riesce a stemperare la pretenziosità snyderiana che nella prima parte di film era veramente schizoide e senza senso, infatti poi dalla seconda parte con i reshoot di Whedon il film prende una piega più "scanzonata" niente male per un intrattenimento leggero spegnendo totalmente il cervello.
Poi io sono di parte, magari è un mio guilty pleasure, però io ho apprezzato non poco i due "Avengers" di Whedon, che a confronto con Justice League sembrano due capolavori della Settima Arte.
Per la "Director's cut" snyderiana io ovviamente non ci spendo manco un euro, poi mi fa arrabbiare che lui abbia tutta questa "libertà creativa" quando invece altri registi coi controcazzi contemporanei si devono accontentare di un "cut" mediato con gli studios. Vabbè, il mondo è ingiusto e questo lo sappiamo bene ;D
Capisco perfettamente il tuo “astio” nei confronti della morale destrorsa di Rick, però ti assicuro che poi si evolverà ancor di più quando si dovrà confrontare con diversi “leader” e una comunità più grossa ed “avanzata”. Poi io personalmente ci vedo più un approccio antropologico con tinte socialiste nella visione di Kirkman sul mondo soprattutto dopo aver visto il finale, anche perché ripensandoci a “trama finita” si passa inizialmente da una giustizia “moderata” pre-apocalisse per poi toccare l’apice dell’autoritarismo reazionario per poi ammorbidirsi con la “sedentarietà” in un “dispotismo illuminato” fino ad arrivare addirittura ad una logica socialista, democratica e libertaria con l’evolversi degli eventi finali.
Comunque mi fa piacere che ti abbia stimolato nel proseguire la lettura (tra l’altro ora stanno uscendo delle nuove edizioni corpose ed economiche con tanti capitoli al loro interno) e ovviamente nei prossimi anni mi farai sapere ;)
Sulla questione youtube è molto interessante tutto ciò che mi dici, in futuro anch’io mi focalizzerò su certi argomenti trattati da un punto di vista “libertario”, anche perché son delle vere e proprie mosche bianche gli “youtuber” antisistema. Frusciante sicuramente è una di queste, anche se nel Cinema io solitamente ricerco più un’analisi cinematografica a tutto tondo piuttosto che solamente “politica”, anche perché poi poi le due tipologie di “analisi” si fondono soprattutto quando devi recensire certi autori “politici”.
Mi fa ridere quel tuo accanimento “mobydickiano” sul remake del “Re Leone”, per caso l’hai visto? Io sinceramente l’ho saltato consapevolmente in sala anche perché sti remake della Disney fatti con lo stampino li odio a priori.
Divertente vedere l’algoritmo di youtube che “non capisce”, comunque anche a me spesso consiglia video inerenti a ciò che vedo (ed è parecchio inquietante a mio parere XD).
[Adesso chiudo questa mia risposta la tuo penultimo commento e inizio a scrivere la mia “ultima” risposta al tuo per ora “ultimo commento” ;D]
Anch'io non ho nient'altro da aggiungere sulla questione degli algoritmi e sul finto progressismo, inoltre appoggio in pieno la tua analisi su "Forrest Gump", anche se forse sono stato più buono di te nel giudizio finale sull'opera di Zemeckis (che ha fatto di meglio sicuramente).
Insomma, mi fa piacere che non sia l'unico "outsider" a pensarla così sul mondo di oggi ;)
Sul cut snyderiano sarebbe bello vederlo e commentarlo insieme, almeno così il tempo passa in fretta e ci si diverte a distruggere Snyder ;D
Per quanto riguarda la trilogia dello Hobbit, io ancora non l'ho vista a parte il primo capitolo che vidi parecchi anni fa alle superiori, ma sinceramente non ho un buon ricordo da quella visione "annoiata" e "prolissa". Un giorno comunque per completezza me la dovrò vedere tutta.
Io piuttosto, mi guarderei la trilogia di Matrix in loop stile "cura Ludovico", anche perché non ne soffrirei minimamente gli effetti negativi (a parte quelli "fisiologici" ovviamente ;D).
Per quanto riguarda i commenti troll-fascisti, eccone un esempio XD
Link: https://www.filmtv.it/film/38315/io-vi-trovero/recensioni/362742/#rfr:user-4104
Per quanto riguarda la nostra discussione ormai abbiamo scritto più di 30 commenti (33!), ma credo che ormai stiamo arrivando ad una naturale conclusione che sicuramente placherà le altre povere anime di questa "sezione commenti" XD
Grazie a te Death per questa piacevolissima discussione settimanale, sicuramente non me la scorderò come tutte le altre passate ;)
Finalmente è tornato un certo "ordine" nelle nostre risposte senza che si perdano frammenti di commenti qua e là XD
Su "Forrest Gump" numerosi spunti li ho presi dal video di Renegade Cut a riguardo, che in sostanza mi ha fatto approfondire diversi aspetti del film che già da tempo avevo iniziato a notare cercando però sempre di 'riequilibrare' il tutto con l'idea di una satira dell'american way: anche ora mi piacerebbe continuare a 'credere' in questa interpretazione, ma temo sia molto difficile. Comunque prima o poi dovrò rivederlo e, così, fare finalmente i conti con il mio passato cinefilo: in ogni caso sul piano tecnico resta sempre 'avanguardistico', e ricordo ancora la 'doppia vhs' (caso non proprio comune) con tanto di contenuti extra.
Il dc di "Justice League" si vedrà con profonda inquietudine. XD
La trilogia di "The Hobbit" invece non è male, ma si vede che Peter Jackson è stato tirato dentro 'per il colletto' e senza troppa voglia, lasciando troppo spazio agli studio e tra l'altro portando alla mezza 'rovina' l'industria cinematografica neozelandese (il terzo capitolo della trilogia di video dedicata alla saga da parte di Lindsay Ellis è molto interessante a riguardo).
Sull'esempio di commenti che mi hai portato, stendo solo un velo pietoso. Fortunatamente a me ancora non è capitato, qui dentro, di dover confrontarmi con un troll fascistoide. Su youtube un mio commento (ad una canzone) ebbe anche dei commenti agghiaccianti, ma li ignorai bellamente perché non mi piace litigare sul web, mi fa sentire uno stupido (e infatti sono convinto che quasi sempre certe provocazioni siano solo 'trappole').
Il film 'allegato' all'esempio però mi ha portato alla mente un fatto da me scoperto recentemente, ovvero che spesso nei film action hollywoodiani collabora il Department of Defense, il quale (se ho capito bene) stanzia determinati fondi in cambio di un 'controllo' di quel che viene mostrato. Insomma, una conferma della natura propagandista di certe produzioni cinematografiche.
E niente, alla prossima (discussione o risposta)!
Due interpretazioni che collidono in "Forrest Gump", sicuramente anch'io dovrei rivederlo meglio in futuro con un "occhio" ancor più attento.
Sicuramente dal punto di vista tecnico Zemeckis va alla grande, come "l'inserimento" di Forrest Gump nei vari "filmati" con personaggi famosi.
Allacciati bene le cinture con la DC snyderiana XD
Sulla trilogia "prequel" de "Lo Hobbit" ho sentito parecchie controversie e ti ringrazio per gli approfondimenti in merito!
Anch'io come te sul web utilizzo un approccio "zen" con gli utenti anche perché è inutile riempirsi di insulti su discussioni inutili, al massimo ad una critica posso rispondere con altrettante "critiche" rimanendo comunque civile e pacato.
Le discussioni "pacifiche" e scorrevoli come le nostre le trovo comunque molto più "illuminati" e soddisfacenti ;)
Ti ringrazio dunque anch'io per questa piacevole "chiacchierata" Death e alla prossima play/post/recensione su filmtv!
PS: non avevo dubbi sullo "zampino militarista-giustizialista" del Dipartimento di Difesa su certi filmacci destrorsi, anche se trovo che sia il male minore di fronte a censure "propagandistiche" in paesi autoritari e totalitari in giro per il globo.
Su imdb poi ho trovato un "poll" molto interessante su quest'ultimo argomento della censura, ti invio link in modo che possa darci anche tu una rapida occhiata ;)
Link: https://www.imdb.com/poll/-i-ZmpWb824/?ref_=po_re
Rispondo solo sul PS perché per il resto ormai abbiam detto 'tutto' (per ora almeno).
Sicuramente, rispetto alla censura nei paesi autoritari (ma anche in paesi anti-autoritari: ogni tanto scopro di film banditi in alcuni paesi europei che mi lasciano quasi basito), perlomeno negli usa lasciano la possibilità di girare e distribuire film anche 'scomodi' (affidando un ruolo di 'censura informale' al 'mercato' o ai singoli stati/città/esercenti. Però resta un'enorme influenza, più diretta di quel che si potrebbe pensare, di un ente governativo specializzato nella guerra su una parte di cultura con una vasta estensione d'influenza popolare che supera le barriere statunitensi.
La lista imdb è interessante anche se sa più quasi di curiosità che di altro (e probabilmente sarà incompleta). Comunque conferma l'utilizzo di criteri anche 'superficiali' e 'sommari' (specialmente quelli meramente 'anti-occidentali' nell'Afghanistan talebana). Comunque interessante.
Sì, hai ragione, la propaganda e la censura in certe "democrazie" è anch'essa allarmante e sconcertante, infatti credo che l'informazione completamente libera non esista da nessuna parte perché ci saranno sempre dei conflitti d'interesse con certi "poteri forti".
Poi basta vedere lo scenario italiano: nessuna pellicola veramente contraria al sistema, quasi tutte commediole o drammoni atti unicamente ad "appoggiare" il corrotto scenario italico celebrando anche un certo tipo "stile di vita" volgare e dannoso.
Appena proponi qualcosa di "diverso" infatti, o fa flop per il pubblico disinteressato oppure neanche parte il "progetto filmico" in quanto contrari i produttori.
Mi fa piacere che ti sia piaciuta quella lista imdb, poi ci sono anche delle liste 2, 3 perché la prima ovviamente è incompleta ;)
In italia, tra l'altro, l'innocuità di buona parte del cinema più popolare e/o acclamato mi pare vada di pari passo con la drastica riduzione di produzioni 'di Genere' (come Horror, Fantascienza, ma anche Western). Poi magari è solo una coincidenza, ma per me c'è un nesso tra la drastica riduzione di certo cinema di Genere (anche meramente 'artigianale'), dove anche solo esteticamente si osava proporre immagini tutt'altro che rassicuranti, e il clima dilagante di 'rassicurazione' di certi drammi e certe commedie (anche quelle più 'volgari').
Hai assolutamente ragione sul Cinema di genere, infatti in questi ultimi anni qualcosa si è smosso, poi tra non molto dovrebbe arrivare il "Cinecomic" "Diabolik" dei fratelli Manetti e l'urban fantasy "Freaks out" di Gabriele Mainetti che sembrano parecchio interessanti.
E' un piccolo barlume speranza in un mare di merda ahahah ;D
Sicuramente il cinemino rassicurante e retorico è quello che ancora va più in voga in Italia, tra cui l'odioso Checco Zalone.
Per questo preferisco poi ripiegare sul cinema hollywoodiano, perché almeno nel suo marasma mainstream commerciale qualcosa di buono esce fuori, anche perché alcuni autori "fuoriclasse" sono ancora vivi tenendo alta l'asticella sperando che nuove "leve" possano un giorno seguire le loro orme...
Avevo sentito parlare sia di Diabolik sia di "Freaks Out", ma non sapevo che il primo fosse dei Manetti: di loro intanto ho visto solo "L'Arrivo di Wang", film su cui ancora non sono sicuro (ha una morale che mi è parsa 'ambigua') ma sicuramente merita. Poi comunque di Autori 'di Genere' e/o con qualcosa d'interessante da dire in italia ci sono, penso ad esempio a Garrone (ma anche Salvatores), ma sono appunto una piccola parte rivolta quasi ad una nicchia.
Garrone e Salvatores sono altri nomi importanti ma ormai di "nicchia", i "grandi" del passato sono ormai quasi tutti scomparsi se non un inaspettato Bellocchio con "Il traditore" nel 2019 ;)
Anche Matteo Rovere è un giovane regista italiano promettente secondo me, idem per Daniele Misischia che ha diretto l'ottimo "zombie movie" "The end - L'inferno fuori".
Da non sottovalutare anche il buon Sidney Sibilia con la sua trilogia "Smetto quando voglio".
Tutti questi nomi comunque hanno fatto tutti flop purtroppo e questo la dice lunga sullo stato di salute del Cinema italiano...
Di Misischia io ho visto un film amatoriale ma interessante su youtube e forse una webserie: "The End" mi ispira molto.
Degli altri nomi ho visto poco o nulla, ma qualche anno fa vidi "Oltre il Guado" di Bianchini, molto interessante.
Guardalo appena puoi ;)
Quel film di Bianchini ancora non l’ho visto!
Infatti intendo assolutamente guardarlo ("The End").
"Oltre il Guado" pure merita, e dovrei anche rivederlo.
Concordo pienamente: mai capito perché Gilliam sia stato spesso classificato come autore fantasy, genere da cui si discosta per la massiccia dose di ironia e la sana cialtronaggine dei suoi protagonisti. Legolas e soci sono così seriosi, sempre intenti a salvare il mondo, muoiono da eroi o diventano re e sposano principesse. L'universo fantasy è para disneyano, bisogna tornare bambini per goderselo, il mondo di Gilliam è per adulti, un mondo dove "si sbaglia da professionisti" (cit. Conte, quello vero), dove nessuno salva il mondo perché non si riesce nemmeno a salvare se stessi. E in più Gilliam scava argutamente nel profondo, è forse il regista contemporaneo che meglio ha saputo descrivere l'inconscio: al suo livello fra i viventi solo Von Trier e Lynch (su analogie e differenze fra i due ci si potrebbero riempire due libri: uno costruisce, l'altro analizza). Ma proprio per la sua genialità, a volte le opere di Gilliam creano rabbia per difetti che non dovrebbero appartenere ad un maestro assoluto. Ad esempio talvolta la scelta degli attori è discutibile: se Casablanca non sarebbe stato quel capolavoro che è se ad interpretarlo non ci fossero stati Bogart-Bergman, in Brazil non è tanto la storia d'amore a non funzionare quanto i due protagonisti, sia pur bravini ma fra loro alquanto freddini. Difetto piuttosto grave in un film distopico, genere che spesso si presta a un verace romanticismo, basti pensare alle coppie Werner-Christie di Fahrenheit 451 (lei al solito inarrivabile) o persino Weaving-Portman in V. Molto meglio faranno nelle 12 scimmie Willis e Stowe, con lei incredibilmente convincente a lasciarsi visceralmente andare verso lo struggente finale. Proprio le 12 scimmie invece, altro capolavoro meno meno, ha il difetto nella snervante parentesi manicomiale, lasciata in balia di un Pitt convinto che per fare il matto bisogna fare le boccacce (pari pari a Nicholson, imparassero dal Fiennes di Spider). Ma sono solo sottigliezze, Gilliam (forse scandinavo in pectore, lui probabilmente ne sarebbe contento) è autore che bisogna centellinare con calma, con un bicchiere di Chianti in mano
In "Brazil", sulla non perfetta alchimia tra Jonathan Pryce (perfetto per il resto come Protagonista, almeno secondo me) e Kim Greist, Gilliam in realtà inizialmente voleva far interpretare la co-protagonista femminile ad Ellen Barkin ma poi il provino di Greist lo convinse ad affidare a lei la parte, ma durante le riprese (secondo almeno i dati riportati nella monografia di Liberti dedicata al Regista) l'attrice non diede al Personaggio l'energia che necessitava.
Riguardo invece a "Twelve Monkeys", per me la parte in manicomio è fondamentale, soprattutto nell'imbastire un discorso su come l'improduttività venga 'repressa' e/o esclusa dalla società in cui viviamo, e Brad Pitt per me costruisce una buona interpretazione, anche se in effetti forse un po' sopra le righe. Fiennes nel cronenberghiano "Spider" fa un lavoro molto più raffinato e, personalmente, preferisco di gran lunga l'Attore inglese rispetto alla star statunitense, però credo che il matto interpretato da Pitt sia di tipo diverso rispetto a quello di Fiennes.
Comunque, sulla 'difettosità' gilliamesca, come ho detto per me è un elemento che ai miei occhi lo rende più umano e simpatico, ma comunque, come dici anche te, è un Autore da 'centellinare', e anche per me il suo Immaginario è molto più adulto rispetto ad un fantasy 'canonico'. Sicuramente è molto meno facile da 'imbottigliare' in una formula digeribile e commerciale.
Dopo una così dotta conversazione arrivo io con il fanalino di coda a complimentarmi per la playlist dedicata ad un Autore che amo molto e del quale ho recensito qualche film e visto la maggioranza,Ho avuto il piaceredi vederlo sul palco a ringraziare in occasione di una sua regia al teatro dell'Opera di Roma ( Benvenuto Cellini di Berlioz) pochi anni fa e sembrava un giovanotto!
Grazie bufera per aver letto e apprezzato questo mio 'tributo', e che invidia per essere riuscita a vederlo dal vivo! Da vari video visti comunque sembra sempre arzillo anche a me, e i suoi ultimi Film a parer mio lo confermano!
A presto, quindi!
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