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Libri a(ni)mati / 41: “The Queen's Gambit” di Walter Tevis (1983) – the Most Violent Game.
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Libri a(ni)mati / 41: “The Queen's Gambit” di Walter Tevis (1983) – the Most Violent Game.

Capablanca, Alekhine, Botvinnik, Petrosyan, Spasskij, Fisher, Karpov, Kasparov, Anand, HAL 9000, IBM Deep Blue… E, adesso, Elizabeth Harmon.

Mentre, nel frattempo, scorrono la Guerra Fredda (comunisti ovunque, a fare i comunisti, e a giocare a scacchi nel parco, e cristiani fondamentalisti, troppi, a fare... schifo, e basta) e il femminismo eterno, perché necessario (professato, ed intrinseco). 

A distanza di una dozzina d’anni rileggo un romanzo (ed è una cosa che mi accade di fare molto raramente), questo, in attesa di assistere all’omonima mini-serie scritta e diretta da Scott Frank ("GodLess") per Netflix con protagonista Anya Taylor-Joy. Me lo ricordavo come coinvolgentemente meraviglioso: e invece è meglio. Un fiume in piena di 14 capitoli di formazione che si svolgono lungo 350 pagine deliziose, tristi, affascinanti, crudeli, semplici, bellissime, imponenti, felici.

“Due ragazze che conosceva volevano fare le infermiere. Beth non partecipava mai a queste conversazioni: quello che voleva diventare lo era già.”

“Lei pensa, una parte donna, tre parti bambina, […] come un insetto dalle lunghe zampe sulla corrente / la sua mente si muove nel silenzio.” - W.B.Yates (dall’esergo al romanzo).

 

    

The Queen’s Gambit” di Walter Stone Tevis (nato a San Francisco nel 1928 e morto a New York nel 1984, ma cresciuto in Kentucky con una parentesi lavorativa in Ohio) del 1983 [in quell’anno l’autore di “the Hustler” e “the Man who Fell to Earth” diede alle stampe anche “the Steps of the Sun” e il seguito “alimentare” dello Spaccone, “the Color of the Money”: conscio del cancro che lo avrebbe ucciso di lì all’imminente la sua produzione si fece - senza perdere alcunché in bellezza e potenza - prolifica, soprattutto se confrontata con il lungo periodo di assenza dalla scrittura durato quasi vent’anni (l’Uomo che Cadde sulla Terra, la sua opera seconda, e poi il buio, è del 1963), dovuto in egual misura a problemi di alcolismo e ad una certamente troppo severa considerazione di sé come autore ancora acerbo e inespresso e terminato dopo tre abbondanti lustri di diapausa post-alcolica e di partecipazione a seminari di “scrittura creativa” nelle vesti di… studente pubblicando “MockingBird” e la raccolta di racconti “Far from Home”], oltre a raccontare meravigliosamente, con un’asciutta (un’impossibile commistione cronosismatica fra Raymond Carver e James Ellroy), ma commoventemente lirica, semplicità (rispettata dalla buona traduzione, senza che quel paio di refusi tipografici e virgole messe in posti strani disturbino più di tanto), del growing-up cui la sua protagonista rimasta orfana da bambina e scopertasi imberbe giocatrice di scacchi va incontro, dagli 8 ai 19 anni (l’eventuale continuazione e proseguimento delle avventure di Elizabeth Harmon che probabilmente Walter Tevis ci avrebbe regalato raccontandoci non più della bambina, della ragazza, dell’adolescente e della giovane donna, ma dell’adulta, come già aveva fatto con le gesta di “Fast Eddie” Felson, non vedranno, mai, la luce: si e ci conceda da una Beth alle soglie della maturità, davvero indipendente, ed emancipatasi per forza di cose persino dal suo autore/creatore, presa a vivere la sua vita sulla scacchiera ch’è il mondo), senza smettere, mai, d’imparare, parla, ovviamente, anche delle 64 caselle (metà bianche e metà nere, alternate) e dei 32 pezzi (metà bianchi e metà neri: un re, una regina, due alfieri, due cavalli, due torri e 8 pedoni per parte) di quel gioco - "il più violento che ci sia tra tutti gli sport", cit. - il cui numero stimato di combinazioni legalmente ammesse è compreso fra 10 elevato alla 43esima e 10 elevato alla 50esima, la dimensione dell'albero delle mosse è pressappoco di 10 elevato alla 123esima e il numero di possibili partite diverse è circa 10 elevato alla 10ª potenza… elevato alla 50esima…

Cresciuta in orfanotrofio, auto-iniziatasi agli scacchi giocando clandestinamente - lontano dagli occhi della meschina direttrice dell’istituto - nel seminterrato del grande edifico contro l’inserviente, il signor Schaibel, con la sola amicizia sincera, ruvida e duratura di Jolene (che anni dopo dissiperà i dubbi sull'ambigua figura del signor Fergussen, uno degli istitutori della Methuen Home, descrivendolo come una fondalmentalmente brava persona, per lo meno in quel contesto), una compagna di collegio di qualche anno più grande di lei, Elizabeth Harmon è l’indimenticabile protagonista della penultima opera di Walter Tevis, un classico ed avvincente romanzo di formazione che, pur lasciando trasparire dalla tessitura un impiantito di espedienti, dispositivi, modelli ed artifici retorici ben collaudati, semplicemente, travolge il lettore.

 

    

“Le rose tea erano finalmente sbocciate. Quasi tutte ormai avevano perso i petali, e all’estremità degli steli dove prima c’erano i fiori ora si vedevano come dei ventri gravidi, sferici. Non li aveva mai notati quando erano in fiore a giugno o luglio”: e questa frase significa solo, implicitamente, una cosa: che la signora Wheatley (ingenua, distante, egoista, distratta, petulante, affettuosa, svampita, generosa), che era stata una buona madre adottiva - iniziando inconsapevolmente Beth all'alcool... - e che “non l’aveva fatto apposta, a morire e lasciarla sola”, adesso non era più lì a potare le rose dopo la fioritura, e i rossi cinorrodi potevano fruttare e maturare.

Il principale antagonista (orizzonte, meta ultima, traguardo e trampolino) di Beth - oltre al Destino e a sé stessa, essendo in lotta contro le dipendenze da benzodiazepine (all’orfanotrofio era prassi illegale somministrare “sottobanco”, lontano dagli occhi indiscreti delle autorità, una dose di tranquillanti giornaliera, per tenere a bada ogni intemperanza) e - pure, come già detto - da alcool, battaglia che porterà avanti con le uniche armi a disposizione, ed efficaci: gli affetti, una dieta sana e dell’attività fisica - è Vasily Borgov (un condensato dei maggiori scacchisti sovietici dell'epoca, in particolare - se si considera il periodo in cui è ambientato il romanzo della vita semi-adulta di Beth, ovvero la metà degli anni sessanta, con l'alba, l'apice/culmine e il tramonto dell'era kennedyana in sottofondo assente - un alias per Tigran Petrosjan, mentre la protagonista è un ginoide anticipo lustrale di Robert "Bobby" Fisher), che, per la diciottenne che dal Kentucky viaggia sola per il mondo (San Francisco, New York, Parigi, Mosca) muovendo pedine, “era come un’icona minacciosa: avrebbe potuto essere dipinto sulle pareti di una caverna”. Ma la forza di Beth risiede - oltre che nel suo talento naturale, quelle connessioni sinaptiche non ancora distrutte completamente dall'alcool e dalle benzodiazepine - nel conoscere la propria (parziale, e a volte totale) solitudine, la sua vera ed unica levatrice indifferente e crudele insegnante di vita.

“Let me tell you a secret: chess is the most violent of all sports. I’m a pretty good soccer player and a long-distance swimmer, and recently, I’ve taken up tennis, but I can tell you that there’s no sport as competitive – yes, I’ll say as rough – as chess. The only goal in chess is to prove your superiority over the other guy, and the most important superiority, the most total one, is the superiority of the mind. And there’s no luck involved, no picture card coming up at the right time, no roll of the dice that saves you. It all has to come out of your head. You whip him or he whips you. It’s as simple as that. Or as complicated as that.” - Da un’intervista a Garry Kasparov presente sul numero di novembre 1989 (Walter Tevis era morto da 5 anni) di PlayBoy.

 

          

Walter Tevis si conceda dall’arte e dalla vita con un ennesimo capolavoro: possiamo essere certi che, conscio del valore della sua opera, possa aver pensato - come si ritrova a dire a Beth quell’anziano sfidante dopo una estenuante partita -, in qualche modo : “Abbandono con sollievo.”

* * * * ½

Colophon.
Walter Tevis - “the Queen’s Gambit” - 1983 [ediz. ital. “la Regina degli Scacchi”, Minimum Fax, 2007 (e 2013) - traduzione di Angelica Cecchi, prefazione di Tommaso Pincio, postfazione di Yuri Garrett, profilo biografico e bibliografia di Andreiana Lombardi Bom - brossura incollata di 16 fascicoletti rilegati filo refe, copertina flessibile, formato tascabile - 350 (+30) pagg., 11.50 €]

 

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Paths of Glory (disposizione della scacchiera).

 

Lolita

 

Dr. StrangeLove, or... (Stanley Kubrick e George C. Scott in una pausa durante le riprese).

 

Anya Taylor-Joy (fotogrammi tratti dal teaser-trailer di "the Queen's Gambit" di Scott Frank e dai back-stage / making of d'altri set).

 

Ed intanto la polacca Iga Swiatek, classe 2001, vince il (suo primo) Roland Garros, il 119° Open di Francia (2020), a 19 anni.

 

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Volumi precedenti della sezione “Libri A(ni)mati”:
- #40: "A Darkling Sea" (Abisso Profondo) di James L. Cambias (2014)
- #39: “Olive, Again” (Olive, Ancora Lei) di Elizabeth Strout (2019)
- #38: the Flame Alphabet” (l’Alfabeto di Fuoco) di Ben Marcus (2012)
- #37: I’m Thinking of Ending Things” (Sto Pensando di Finirla Qui) di Iain Reid (2016)
- #36: If It Bleeds” (Se Scorre il Sangue) di Stephen King (2020)   

Playlist film

 

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↓↓ ←  SCACCHI + KUBRICK  → ↓↓

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Pensi e ripensi in testa il piano più perfetto del mondo, sotto ogni angolazione. Lo esegui mentalmente decine e decine di volte. Correggi gli errori, prevedi le mosse degli avversari, inventi contrattempi impossibili.

Pensi e ripensi in testa il piano più perfetto del mondo, sotto ogni angolazione. Ma scordi la cosa più importante: sei solo un essere umano, e se le cose possono andare storte, lo faranno, e di gran lena, davvero.

 

 

- https://en.wikipedia.org/wiki/Kola_Kwariani

- https://www.georgianjournal.ge/sports/28562-kola-kwariani--nick-the-wrestler-chess-expert-and-former-world-champion.html

 

Rilevanza: 3. Per te? No

 

⊕∴⊗  Deep Blue & Soci  ⊗∴⊕

 

 

La spiegazione che HAL 9000 dà a Frank Pool sull'obbligato proseguimento secondo cui si svolgerà la partita (Roesch vs. Schlage - Amburgo, Germania, 1910) portando alla vittoria il compuer sull'umano in tre mosse... è errata. Conoscendo la notoria precisione che il regista del Bronx, scacchista livello Maestro, metteva nel creare le sue opere e la certosina e meticolosa attenzione che riservava ai dettagli le opzioni sono: 

  1) Frank crede sulla parola ad HAL (o per distrazione, poca concentrazione o incapacità di costruire e visualizzare un modello del prosieguo de gioco) e decide di abbandonare, perciò non si accorge che - delle due, l'una - o... 

  2.1) HAL sta barando, e quindi mentendo consapevolmente, e questo è un prodromo diretto per la situazione ben più pericolosa che si verrà a creare di lì a poco, con lo stesso Frank mandato in escursione extra-veicolare per riparare l'elemento AE-35, appartenente all'antenna principale per le comunicazioni della Discovery, ritenuto guasto, ma in realtà del tutto funzionante, e ucciso dal computer euristicalgoritmico, oppure... 

  2.2) HAL compie "semplicemente" un errore... "umano", e questo è un sintomo alla concatenazione di eventi dolosi che accadranno a breve...

 

Rilevanza: 2. Per te? No

 

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↓↓ ←  ALCOOL  → ↓↓

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(Per le benzodiazepine, magari, un'altra volta, un'altra playlist. Così come per la guerra fredda, i russi, i russi, e gli americani...)

 

Rilevanza: 1. Per te? No

 

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↓↓ ←  ANYA TAYLOR-JOY  → ↓↓

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Recensione.

 

E, sempre con/per Robert Eggers, il prossimo "the NorthMan".

 

Rilevanza: 2. Per te? No

 

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Un altro goccetto ancora... L'ultimo, lo giuro...

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Rilevanza: 1. Per te? No
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