“I'd like to buy the world a cock.” - Don, ovvero Dick.
Coca-Cola. Caco-Cola. Cloaca.
Dopo la lettera aperta anti-fumo (Lucky Strike) Don dovrà scriverne una (forse negli anni ‘80…) contro zucchero e caffeina. Diet-Coke. Die Coke.
Come “sconfiggere” la controcultura hippie? Commercializzala! [Ricordiamoci della prima stagione (del pilot!, della sigla di testa!), quando un capellone chiede a Don “How do you sleep at night?” e questi gli risponde “On a bed made of money.”]
Uomini che parlano alle donne.
“Love […] doesn't exist. What you call love was invented by guys like me… to sell nylons…” - Don Draper a Rachel Menken (“Smoke Gets in Your Eyes”, stag. 1, ep. 1).
Donne che parlano agli uomini.
“Voglio che le cose cambino il meno possibile, e la tua assenza fa parte della normalità.” - Betty a Don.
“Sai, invidio la tua capacità di essere sentimentale verso il passato. A me questo non riesce. Ricordo esattamente come sono andate le cose.” - Trudy a Pete.
In questa seconda parte di ultima stagione vengono metacinematograficamente messe in luce in due distinte occasioni due caratteristiche della serie: il gran lavoro sul suono e i rumori di fondo (una caterva di uffici, come in “the Apartment” (Billy Wilder e I.A.L. Diamond, 1960: quando tutto ebbe inizio), ed in più… c’è Manhattan, New York, là fuori) e la peculiarità non facilmente assimilabile su due piedi sulla quale è costruita ed ambientata, ovvero: 92 episodi (ma pure solo 13) imperniati su di un gruppo di creativi del marketing?!? Da una parte c’è Megan, l’ex moglie di Don che, parlando con lui al telefono dalla west alla east cost, gli chiede stupita - non sapendo che l’uomo è stato messo a riposo forzato a tempo indeterminato e retribuito dai suoi soci e colleghi del consiglio d’amministrazione e quindi in quel frangente non si trova al lavoro ma a casa - perché in sottofondo non senta il rumore continuo e persistente delle macchine da scrivere utilizzate dalle segretarie, e dall’altra c’è Ken Cosgrove che, rispondendo alla moglie che gli chiede perché, ora che la sua situazione finanziaria e lavorativa ha raggiunto la solidità e la sicurezza, non trovi il tempo di riprendere in mano il suo sogno, quello di diventare uno scrittore, ad esempio raccontando la sua esperienza all’interno dell’agenzia pubblicitaria, le dice che quello, suvvia, non sarebbe certo un argomento interessante…
Nuove presenze e vecchi ritorni: Bruce Greenwood, Julia Ormond, Linda Cardellini, Mimi Rogers, Maggie Siff (Rachel Menken, che “She lived the life she wanted to live. She had everything…”), Elisabeth Reaser e... Robert Morse.
La battuta più bella? Meredith (Stephanie Drake) - come sempre, un personaggio e un carattere, fra i molteplici, consapevolmente costruito, introdotto, sviluppato e cresciuto magnificamente col tempo - a Don: «Don’t “sweetheart” me!»
Peggy Lee, Yves Montand, Roberta Flack (“The First Time Ever I Saw Your Face”: dopo l’Eastwood di “Play Misty for Me” e prima del Richard Pryce di "the Night Of"), Dean Martin, David Bowie, Buddy Holly, the Doors e the Beatles (già in “Lady Lazarus”, stag. 5, ep.8) pentagrammano il tempo che si dipana. Tomorrow Never Knows…
Il riferimento più interlacciato: Mike Nichols → Quentin Tarantino → Matthew Weiner.
Matthew Weiner firma tutte le sceneggiature di questi 7 episodi finali (il primo e l’ultimo da solo, gli altri con, nell’ordine: Tom Smuts, Jonathan Igla, Erin Levy, Semi Chellas e Carly Wray) e le regìe dei 2 ep. Terminali [le altre, tutte di sostanza e mordente, sono affidate a, rispettivamente: Scott Hornbacher, Michael Uppendahl, Jennifer Getzinger, Jared Harris (già l’indimenticato, anzi ovv.te citato, Lane Pryce) e Phil Abraham].
Betty (January Jones) fuma l’ennesima sigaretta, non ancora l’ultima, seduta a tavola, mentre Sally si occupa di lavare i piatti. La madre, Betty, bellissima, forever young, in abito blu, nella foto allegata alle disposizioni scritte person-to-person alla figlia, Sally, ugualmente bella, ma differentemente, oggi una signora di 60 anni passati: un’altra vita, un’altra storia. Diversa.
Joan (Christina Hendricks), self-made woman, davanti al proprio corpo [oggetto sessuale non divinizzato a Dea Madre ma sfruttato allo scopo del momento (Pete che le chiede il favore di assecondare le voglie del dirigente della Jaguar: “the Other Woman”, stag. 5, ep. 11) e che oscura con la propria massa ogni altra qualità di natura intellettuale] mette il proprio nome e cognome, accompagnandolo a quello di Peggy, al servizio di una nuova avventura, person-to-person: Harris-Olson.
Pete (e Trudy si adegua, ben “felice”) e Roger, eterni bambini: non c’è evoluzione in loro, “solo” resilienza attiva.
E sì, Peggy (Elisabeth Moss) è cresciuta. Hokusaiana badass. Ed è pure capace di cogliere l’amore, person-to-person, maturo da un po’…
Correlazioni, indizi, articolazioni, accenni, allegorie, rimandi, associazioni, collegamenti, simbologie, agganci, connessioni: tutto si compie, in questo mastodontico e magnifico romanzo postmoderno-massimalista (e penso a William Gaddis, a Tom Wolfe, a Don DeLillo, a Richard Powers…).
Questa (parte) di Storia è finita. S’è chiuso un cerchio (ed il finale dicotomico rispetto a quello messo in scena da “the Sopranos” di David Chase ("If you want a happy ending that depends, of course, on where you stop your story." - Orson Welles) riesce ad eguagliarne la forza comunicativa e la potenza artistica), ed ora via, un altro giro di giostra/carosello, verso gli anni ‘70 (saranno terreno fertile, grasso e rigoglioso, saranno terreno amaro, aspro e arido): dal New American Cinema alla New Hollywood, verso la New Reclame (“Advertising is based on one thing: happiness!”). Non c’è alternativa al futuro.
Welcome to the New Era, Don. In fondo, è roba anche tua, roba che hai contribuito a creare, inscenare, modellare, plasmare. Nel male e nel peggio.
“I hate to break it to you, but there is no big lie, there is no system, the universe is indifferent.”
La playlist è suddivisa in due parti: i primi 30 film sono una rappresentanza delle carriere dell’autore e degli attori di “Mad Men” post (e pre) ”Mad Men”, gli ultimi 7 sono i film e, per interposto medium, i romanzi (nella scorsa e penultima stagione ne ho riscontrato solo uno - “Portnoy’s Complaint”, di per sé già bastevole -, mentre in questa sono almeno 4) citati direttamente (attraverso i dialoghi o la comparsa fisica diegetica veicolata da vari media: cinema, televisione o radio per i film e prime edizioni o tascabili per i libri…). Più 5 "intrusi", giusto per raggiungere il toatale di 42 ed avere la risposta sulla vita, l'universo e tutto quanto.
Lista dei post e delle playlist che ho dedicato alla serie di Matthew Weiner (all'interno di ognuno di essi, grazie a permalink e tag, è possibile muoversi lungo le varie stagioni e i relativi episodi):
Più che "Feud", l'ennesima stroppiatura by Ryan Murphy, meglio assistere al guilty pleasure di "Chilling Adventures of Sabrina" di Roberto Aguirre-Sacasa.
Scherzoso scambio di battute - durante il dispiegarsi di uno dei momenti più tristemente irreparabili della serie - che vede protagonista Betty / Mrs. Robinson.
Tarantino cita Mike Nichols (1931-2014), Matthew Weiner cita Tarantino (lo stesso sfondo di mattonelle a mosaico della location al LAX, l'Aeroporto Internazionale di Los Angeles) che cita Mike Nichols (cui è dedicato l'8° ep., "Severance"...).
E lasciamo ancora la chiosa, in (s)chius(ur)a, a Bert Cooper (Robert Morse) che, mentre Don, durante un momento del 12° ep., "Lost Horizon", gli chiede se si ricorda di "On the Road", così gli risponde: "I never read that book. You know that."
Poi Don prosegue, in the mood: "I'm riding the rails...", e Bert, che è una proiezione mentale di Don, finisce col citare proprio un famoso lacerto del rotolante romanzo [1951 (1957)] di Jack Kerouac: "Whither goest thou, America, in thy shiny car in the night?"
Non ci sono nick associati al tuo profilo Facebook, ma c'è un nick con lo stesso indirizzo email: abbiamo mandato un memo con i dati per fare login. Puoi collegare il tuo nick FilmTv.it col profilo Facebook dalla tua home page personale.
Non ci sono nick associati al tuo profilo Facebook? Vuoi registrarti ora? Ci vorranno pochi istanti. Ok
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta