La malattia mentale esiste davvero non soltanto nel Cinema e in True Detective? Oppure è una fandonia creata appositamente dalla psichiatria a mo’ di spauracchio per chi odia i geni che non credono all’eugenetica della mi... a?
Una playlist a settimana. Questi mi sembrano che siano gli accordi col nostro FilmTv.it.
Inizio spiritoso per poi arrivare al finale malato... di metafisica.
Ora, che c’entra True Detective? C’entra eccome.
Nella prima stagione, così come le altre due, scritte da Nic Pizzolatto, Rust Cohle/Matthew McConaughey è malato di mente. La sua non è però una malattia mentale socialmente pericolosa, anzi, tutt’altro. È lui che, grazie al suo fiuto da tartufo, in virtù del suo pessimismo cosmico da Giacomo leopardi ante litteram e, forse, rispetto a lui meno letterato ma probabilmente più lettore dei libri di criminologia non scritti da egregi, noiosissimi dottori, bensì da provetti, privati investigatori alla pari di lui espertissimi di assassini seriali, perfino rispetto a lui più intuitivi e migliori, in maniera prodigiosa riesce a catturare lo psicopatico pedofilo e a smascherare non soltanto il maniaco sessuale, bensì anche le false congreghe di ciarlatani affetti da manie religiose.
Rust non è un fanatico, non è neanche un esaltato. È proprio un gran figlio di puttana nella sua accezione più figa di Michelle Monaghan e di Alexandra Daddario.
Invece, il suo “partner” esclusivamente lavorativo, Marty/Woody Harrelson, non soffre di nessuna patologia mentale, non è uno psichico, tantomeno uno da internare in un centro psichiatrico.
Però, a vederci chiaro, è in effetti malato del seno della Daddario. Mentre Rust sodomizza sua moglie e poi scatta la rissa fra i due amici/nemici che si danno più colpi di quelli rifilati a Rachel McAdams da Ray Velcoro/Colin Farrell nella seconda stagione.
Anche Ray è malato.
Difatti, è tanto certosino e impeccabile nel suo lavoro quanto borderline e facile alle botte da dare non solo a Rachel, bensì a ogni ragazzino bullo, indubbiamente disturbato, che fa lo sbruffone con suo figlio “ritardato”.
Vince Vaughn, invece, è manesco, è un puttaniere conclamato ed è un fesso mai visto.
Sì, sua moglie è una fessa incredibile, nel senso meridionale del termine (fessa infatti, al sud, significa gran pezzo di patonza che, a sua volta, si dice in Toscana, maremma maiala!), eh già, Kelly Reilly.
Oramai specializzata in ruoli da mangiatrice di uomini, “rinomata” nella parte della bagascia di bell’aspetto che può cavalcare sia Kevin Costner, ovvero Mr. Balla coi lupi, di Yellowstone che un nerone come Denzel Washington di Flight.
Nonostante ciò, Vaughn la tradisce con delle meretrici di bassa sega, no, lega.
In ciò, va detto, assomiglia a Stephen Dorff. Uno che, alla pari di Bret Michaels, riuscì a fottere Pamela Anderson.
Mentre, in Somewhere, Stephen inchiappettò Laura Chiatti. Secondo me, non solo nella finzione.
Con buona pace del cornuto di Marco Bocci.
In True Detective 3, Stephen interpreta la parte, per l’appunto, del tipo piacione un po’ coglione e, nel finale, molto panzone ubriacone.
Stephen, in questa serie, non è malato di mente. Di bionde, nel senso stavolta di birre, sì.
Ha pure la parrucca biondissima!
Mentre Mahershala Ali diviene progressivamente demente e non ricorda più quasi niente.
Vi garantisco, comunque, che Carmen Ejogo è una passerona che non si dimentica facilmente.
Ora, perdonatemi. Non ho più voglia di scherzare e sdrammatizzare.
Avverto un blackout dietro di me, qualcosa di enormemente bergmaniano.
Negli ultimi anni, quasi tutte le persone a me care, purtroppo, sono morte.
E anch’io non mi sento bene.
Più che malinconico, sono nostalgico.
Ma forse qualcosa è rimasto, qualcosa echeggerà eternamente.
La mia anima vivrà per sempre.
Non è un testamento funebre ma una presa di coscienza lapidaria.
Ecco, detto questo, elenchiamo dei film ove i protagonisti sono, in un modo o nell’altro, dei pazzi.
Con Corey Haim, Nicole Eggert, Corey Feldman, Jean LeClerc
Ecco che si riforma la coppia formata da Corey Feldman (identico nell’aspetto a un mio ex amico delle elementari e delle medie, Marco Trasatto) e dal compianto (da chi?) Corey Haim.
La loro patologia consiste in questo: perdono la testa per la stessa donna, cioè Nicole Eggert. In tale thriller erotico girato col culo. Un film, diciamocelo, del cazzo.
Non guardatelo, scaricatevi solo le clip in cui Nicole si mostra più e più volte generosamente ignuda.
Comunque, a Nicole Eggert e a Pamela Anderson, ho sempre preferito Marliece Andrada. Anche lei bagnina bagnatissima di Baywatch e sicuramente una che, come Alexandra Paul, soprattutto di Christine, può trasformare un nerd come Keith Gordon in Flash Gordon.
Con Gwyneth Paltrow, Anthony Hopkins, Hope Davis, Jake Gyllenhaal, Gary Houston, Anne Wittman
Qui, Anthony Hopkins, dopo essere stato il celeberrimo cannibale de Il silenzio degli innocenti, interpreta la parte di un genio matematico impazzito. Il quale non riesce neppure a capire che sua figlia, incarnata da Gwyneth Paltrow, la diede a Brad Pitt.
Dire, cazzo, che Anthony e Brad girarono assieme Vento di passioni. Anche Vi presento Joe Black.
Pare che Pitt e Claire Forlani non abbiano mai avuto alcun tipo di relazione sessuale e/o sentimentale.
Sì, questo lo andranno a dire a quella zoccola di Angelina Jolie.
Una malattia chiamata encefalite letargica. Un miracolo inaspettato. Peccato che duri pochissimo. Quasi quanto la corta durata di Stand by Me di Reiner. Una magia e un magnifico ricordo che finiranno solamente nel brevissimo, impercettibile tempo di un’estate bellissima.
Forse l’arte, la fantasia, l’immaginazione salveranno il mondo da ogni aberrazione e da ogni ipocrisia.
Forse, la forza della grandezza artistica permetterà a Vincent di essere un grande uomo come il Pasolini descritto da Abel Ferrara. Ancora una volta, strepitosamente aderente al viso cristologico del leggendario Willem Dafoe.
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