Una playlist puramente affettiva. In qualche caso ci sono "mostri sacri" del cinema, nei più solamente dei film che hanno un significato profondo per me o più semplicemente....mi sono piaciuti davvero.
"Parlerò per lei padre, intercedo per tutti i mediocri del mondo. Io, ne sono il campione...e anche il Santo patrono".
Questo film non si può apprezzare come biografia di Mozart o del suo "rivale" Salieri. É un bellissimo viaggio nelle spire dell'invidia, del genio, della mediocrità, della religione. Ma in fondo, il protagonista che si sente mediocre è anche l'unico a riconoscere il talento dell'avversario.
Brutale, essenziale, frastornante. Ma anche entusiasmante e commovente. Agli omicidi brutali ed ai sordidi dialoghi (sia tra manager o tra delinquenti, si assomigliano molto) c'è spazio per apprezzare un personaggio che è diventato il mito dell'ordine e della legge: insieme a pochi colleghi, rimasti coerenti al lavoro di poliziotti, Robocop scalfisce le mire della società stessa che lo ha prodotto. E come si fa a non commuoversi quando Murphy prende coscienza di se?
Con Charles Chaplin, Allan Garcia, Merna Kennedy, Harry Crocker, George Davis, Henry Bergman
Una vetta nel cinema che a oltre 90 anni di distanza mantiene una forza drammatica e comica ineguagliabili. Nel più bel finale mai girato si conclude un meccanismo perfetto di gag e di riflessione: l'immagine del vagabondo che si allontana da solo e che lo riporta a modello di dignità è semplicemente stupefacende.
Con John Wayne, Lauren Bacall, Bill McKinney, James Stewart, Sheree North
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É più che un western: è la storia di un uomo, una volta eroe leggendario, che fa i conti con la propria vecchiaia e la morte imminente.
Difficile tracciare una linea marcata tra quanto si vede nella pellicola e quanto fosse la vita reale del protagonista (John Wayne). Tante, troppe cose così simili: dalle splendide immagini che mostrano il protagonista nelle varie fasi della sua vita (e della carriera di Wayne) si arriva ad un'ambientazione d'inizio secolo (1901), quando il west era finito o senz'altro cambiato. Ma il western, non stava cambiando alla stessa maniera proprio in quegli anni?
Un'uscita di scena per Wayne degna della sua leggenda.
Nessuno esce vincitore da questa storia: non viene espugnato l'obiettivo, non si salvano i soldati condannati ingiustamente, non la fa franca il generale sanguinario, non la fanno franca gli ufficiali impostori e non verrà di certo premiato l'unico personaggio positivo (o almeno onesto) del film: il colonnello Dax, che rifiuterà promozioni che odorano di tatticismi. Il più commovente film sulla guerra. La sofferenza personale dei soldati è persino messa in ombra dalla lucida follia delle alte gerarchie militari, sicure nella propria disumana autorità
Impietoso ritratto della società italiana. In un mondo che non è mai cambiato, a base di imprenditori disonesti, funzionari ideologizzati, genitori debosciati i cui comportamenti si riflettono in un paesaggio deturpato (le acque inquinate, la spiaggia disseminata di rifiuti, le strade che crollano sino all'immenso cantiere che smobilita le coste laziali), si sviluppa questa trama quasi da giallo. Ma non importa chi sia veramente il colpevole, non viene nemmeno mossa una parola di compassione per la vittima. La vicenda permette allo spettatore di farsi l'idea che vuole: meglio tenersi un industriale disonesto (ma innocente per l'omicidio che gli è stato contestato) o meglio in galera (affinchè possa pagare per tutte le volte che l'ha fatta franca)?
Con Spencer Tracy, Maximilian Schell, Marlene Dietrich, Burt Lancaster
La storia dell'olocausto è stata messa in scena in molte forme. Difficilimente, e soprattutto in quegli anni, si è arrivati ad un'analisi così profonda, non tanto sulle nefandezze e gli orrori perpetrati nei confronti delle vittime (comunque quasi insostenibile il documentario sulla liberazione di Dachau), quanto sulla maturazione del giudice (e anche dello spettatore) circa le cause che spinsero alla presa di potere di un regime, la cui manifestazione, ancora oggi supera ogni tragica fantasia.
Sviluppando la vicenda sulle responsabilità non di gerarchi, di medici o di militari, ma sulla figura dei magistrati, nonchè grazie alle testimonianze di alcune vittime del sistema (quella di Montgomery Clift è da manuale), ci si sente davvero coinvolti nella vicenda, che fino alla fine, riserverà amare sorprese.
Una storia assolutamente perfetta: lussuria, avidità, tradimento, arguzia. Questi i principali ingredienti di una storia che ha fatto scuola. Non c'è assoluzione per nessuno. La tragicità degli eventi porta i protagonisti ad una condizione senza via d'uscita. Assolutamente definitivo.
A pieno titolo tra i kolossal, e magari con qualche ingenuità (o condizionato da certi meccanismi dell'epoca), ancora oggi mantiene un magnetismo ineguagliabile. Dialoghi eccellenti, musiche indimenticabili, scenografie faraoniche ed un Charlton Heston all'apice della sua carriera.
Con Alberto Sordi, Shelley Winters, Romolo Valli, Vincenzo Crocitti
La paternità è qui descritta nelle vesti più italiche e più tragiche. Con dei colori lividi, quasi spettrali ed un protagonista fuori dai suoi consueti personaggi, ci si immerge in una tragedia familiare, cupamente vicina a quegli "anni di piombo". Se la prima ora è legata ad una descrizione quasi grottesca del mondo del pubblico impiego (con qualche concessione fantozziana), la seconda si riempie di episodi tragici e difficilmente dimenticabili.
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