All’inizio fu la festa della Donna, oggi è San Felice.
Strane congiunzioni astrali, casuali, se preferiamo pensarlo, certo felici e di buon auspicio.
In mezzo il terribile lock down, il confinamento, traduce google, ma terrorizzava dirlo in italiano, brutti ricordi di antiche dittature ormai sepolte per sempre, da devastazione dell’immaginario, già bastavano guanti e mascherine, abbracci e baci fuori corso, parrucchieri chiusi e ricrescite larghe come autostrade.
No, meglio l’inglese, faceva più fine e qualche parola la imparavamo tutti.
Usciamo (si fa per dire) tutti più buoni, più grassi, più capelloni e soprattutto poliglotti.
Esperti di virologia e infettivologia, come un tempo di campionato di calcio, capaci come mai di leggere statistiche e tabelle, curve e linee, lo eravamo già, oggi si aggiunge l’inglese, la nostra seconda lingua (spesso anche la prima, vista la conoscenza dell’italiano in giro).
Sul termine “protocollo” , poi, potremmo scrivere libri di semiologia, semantica e linguistica associate.
E pensare che un tempo significava solo foglio a righe o a quadretti, famigerato perché usato per compiti in classe!
Ma l’inglese è stato il vero salto di specie, e per un popolo che risulta all’ultimo posto nella classifica è una bella soddisfazione.
Spillover (salto di specie dall’animale all’uomo) smart working (nuova filosofia manageriale fondata sulla restituzione alle persone di flessibilità e autonomia -spiega il l’Osservatorio del Politecnico di Milano-nella scelta degli spazi, degli orari e degli strumenti da utilizzare a fronte di una maggiore responsabilizzazione sui risultati) sono termini ormai correnti, oltre al citato lockdown, ma chi più ne ha più ne metta, finalmente un respiro internazionale alla nostra Italietta è stato ben dato.
E poiché questo disastro ce l’ha mandato Dio per punirci, visto che spagnola, HIV, ebola, febbre gialla e sars non sono bastate/i (sono indecisa sul genere) e abbiamo continuato a fare i cattivi, è arrivato il re con la corona e stavolta non ce n’è stato per nessuno, tutti in riga e pena di morte a chi non ubbidisce.
La mascherina? Un governatore mandato a mò di Arcangelo Gabriele (o Michele? mi sfugge) ci mostra come portarla.
Mai sugli occhi, scordatevi di Zorro cari i miei pirloni, su naso e bocca, e respiratevi tutto il vostro monossido di azoto che vi fa bene.
Ma da oggi tutti felici come il nostro santo protettore, e fa niente se a Marghera trovano pesci di due chili morti a mazzi, se Venezia al terzo disastro dell’anno ha capito che è meglio chiudere la baracca per ferie illimitate, se continuiamo risoluti a tenere i primi posti al mondo per disastri ambientali.
Da oggi spritz come se piovesse, caffè con gli amici al bar anche per endovena, di corsa a rinnovare guardaroba, depilare selve selvagge, tagliare capelli incolti, aspettare con gioia di correre al mare, tutto tornerà come prima, che Dio ci aiuti.
Come prima.
Due parole tremende, non le potremmo tradurre in inglese?
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Di seguito qualche film su disastri (ambientali, naturali, mandati da Satana, Dio o chi per lui, c’è differenza?) ma solo pochi, continuate voi se volete, io vado al bar a far colazione (con mascherina).
Se permettete, il termine "spillover" (e "zoonosi", tiè!) io lo usavo già 7 anni fa, quando ho letto "Spillover" di David Quammen, mica come voi babbaloni della montagna del sapone.
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