Avvertenza: non ho la pretesa né la presunzione che questa possa essere una lista di sconsigli, perché ognuno ha le proprie idee e i propri gusti riguardo al cinema. Si tratta al contrario di una lista che serve a me per delineare la mia idea di cinema con sempre maggiore precisione.
Lo stralunato professor Abronsius, con il suo maldestro assistente (lo stesso Polanski), giunge in una landa innevata, dove trova, senza volerlo, l'oggetto della sua decennale ricerca: i vampiri. Riusciranno i nostri eroi eccetera eccetera? Commedia grottesca, che non strappa mezzo sorriso nemmeno a pagarlo: Polanski si dimostra per il momento più portato per altri generi. Voto: 5
Con Margarita Terechova, Jurij Nazarev, Ivan Danilcev
Il maestro Tarkovskij sfrutta il mezzo cinematografico per esorcizzare alcuni ricordi tristi della sua vita, naturalmente nella maniera più nebulosa possibile. Scusate, ma a noi cosa dovrebbe importarcene? Voto: 4
Irrisolto affresco dell'alienazione ed insoddisfazione dell'uomo contemporaneo, che cucina nella maniera più ordinaria e prevedibile gli avanzi del cinema di ribellione adolescenziale anni '80 e della tradizione cinematografica antiborghese. Voto: 4
Titolo originale The Private Lives of Elizabeth and Essex
Regia di Michael Curtiz
Con Errol Flynn, Bette Davis, Olivia de Havilland, Donald Crisp, Alan Hale, Vincent Price
Pomposo melodramma cinquecentesco pesante come un macigno. Bette Davis, sotto uno strato di venti centimetri di cerone, è irriconoscibile in tutti i sensi. La faccia di quel gigione di Errol Flynn invece è da schiaffi più del solito: è da decapitazione. Voto: 5
Con Anita Björk, Eva Dahlbeck, Maj-Britt Nilsson, Gunnar Björnstrand
Lo sforzo di Bergman di produrre qualcosa di diverso dai suoi soliti drammi è apprezzabile, ma almeno in questo film si risolve in una serie di situazioni male assortite. Voto: 5
Con Hana Brejchová, Vladimír Pucholt, Vladimír Mensík, Ivan Kheil
Forman fa copia e incolla del già disastroso L'asso di picche. I suoi giovinastri protagonisti sono campioni olimpionici di indisponenza. La trama è così povera che si fa una fatica boia a scorgere fra le righe l'autore del monumentale Amadeus. Voto: 3
Con Fernando Fernan Gomez, Ana Torrent, Isabel Telleria, José Villasante, Teresa Gimpera
Se la bambina protagonista avesse girato il film al posto del venditore di fumo Victor Erice, con la sua fervida fantasia ne sarebbe uscito un prodotto senz'altro migliore. Voto: 3
Caotico ed inconcludente dramma metropolitano in cui il pugilato entra solo di striscio, come strumento di vendetta e di ultraviolenza. Molto più ispirato il The Foul King di Kim Jee-woon. Voto: 5
Irriconoscibile Miike: più riflessivo, più autore, più noioso. Per capire Gozu occorre un manuale di psicanalisi. E quel che è peggio, in tutto il film non si spara nemmeno un colpo di pistola. Voto: 5
Inspiegabile caso di film che si suicida dopo una prima metà discreta. Una ragazza è tenuta rapita da sette anni insieme a suo figlio in una stanza di quindici metri quadrati. Basterebbe prolungare - con sapienza, s'intende - questa situazione per tutta la durata del film per avere un'opera almeno interessante. Invece no: dopo cinquanta minuti, liberazione, abbracci, pianti, regolamenti di conti, robaccia deteriore da soap opera sudamericana di infimo livello. Voto: 4
Con Vincent Price, Ian Ogilvy, Rupert Davies, Hilary Dwyer, Robert Russell
Un inquisitore pazzo scorrazza per l'Inghilterra al tempo di Cromwell cercando streghe ed eretici da mandare al patibolo. Soggetto perfetto per un film dell'orrore, per di più col mitico Vincent Price, che tuttavia qui offre una prova insolitamente evanescente, in un'opera solo all'apparenza eccitante ma alla prova dei fatti estremamente deludente. A suo tempo subì censure e tagliuzzamenti per alcune scene particolarmente cruente, che, ironia della sorte, sono le uniche per cui valga la pena di guardare il film. Voto: 5
Con Ben Gazzara, Peter Falk, John Cassavetes, Jenny Runacre, Jenny Lee Wright
Tre cazzimatti ammogliati con prole dopo il funerale di un amico si prendono due giorni di ordinaria follia sbevazzando per locali e andando a donne. Soggetto interessante, peccato che il film sembri un'enorme macrosequenza in cui non cambia mai nulla. I tre amici Falk, Cassavetes e Gazzara sono molto affiatati sul set come nella vita, ma le loro confidenze sono troppo criptiche per trasmettere qualcosa allo spettatore. Voto: 5
Con Vanessa Redgrave, Oliver Reed, Dudley Sutton, Max Adrian, Gemma Jones, Murray Melvin
Una delle schifezze più blasfeme mai uscite sullo schermo. Tutto l'apparato della Chiesa, e più in generale l'intera dottrina cattolica viene messa alla berlina senza possibilità di replica. Nemmeno l'ateo più fondamentalista avrebbe potuto immaginare una simile repellente oscenità. Voto: 0
Più rumore che sostanza. Dello spirito del vecchio Mad Max non è rimasto niente, nemmeno l'artigianalità degli effetti speciali, degni dei più anonimi fumettoni hollywoodiani anni '2000. Charlize Theron senza capelli è da denuncia alla Corte dei Diritti dell'Uomo. Voto: 5
Un ragazzo spiantato incontra una vicina di casa dei tempi dell'infanzia e se ne innamora. Devo partire per un viaggio in Africa, mio caro. Va bene, portami un souvenir però. Detto fatto: guarda chi ti presento, questo è il mio nuovo "amico". Ma più che un amico, non sarà mica il tuo ganzo? Ricco come Creso, affascinante, gran michelaccio, una Porsche sfavillante. Ah sì, per passatempo brucia le serre. E forse, fa sparire anche le ragazze... Dilemma aperto e irrisolto. Centocinquanta minuti di minestrone alla coreana, asettici e insipidi come buona parte del nuovo cinema orientale. E la Porsche la incendiava con molta più classe Carlo Verdone. Voto: 3
Un pochino meglio di altri virtuosi film di fantascienza contemporanei, ma arrivare alla fine è davvero dura. L'assenza di doppiaggio in certi film anglofoni è catastrofica: recitano tutti con la stessa cantilena! L'influenza delle serie televisive, sia sulle trame sia sulla recitazione, è al solito nefasta. Voto: 4
Prima o poi l'incanto doveva svanire. Già il secondo capitolo aveva mostrato un po' la corda, pur rimanendo fedele nella struttura e nella finalità alla geniale intuizione del capostipite della trilogia. Con Prima dell'alba Linklater ci aveva illuso di essere di fronte ad una coppia da fiaba. Quella notte lì era stata un istante di eternità e probabilmente a conti fatti sarebbe stato meglio fosse rimasta tale. Dieci anni dopo avevamo ritrovato i nostri due più disillusi, più maturi, ma non ancora sconfitti dalla noia dell'abitudine. Il sogno di dieci anni anni prima si presentava a loro ancora intatto. In Before Midnight però i buoi sono scappati dalla stalla. Battibecchi alla Sandra e Raimondo; verbosità ripetitiva e triviale; un inabissarsi dei due protagonisti nel precipizio dei loro difetti, lui un allupato depresso, lei una bisbetica intrattabile. Con l'avanzare dell'età, sebbene siano appena quarantunenni, non è rimasto più nulla a mitigare le loro debolezze, non un brandello di romanticismo, non un volo d'immaginazione. Linklater non ha voluto bene ai suoi personaggi: ha preteso di costringerli ad una vita di coppia per la quale non erano portati. Ha ripudiato il cinema liquido ed idealizzato del "qui ed ora", suo vero marchio di fabbrica, per aderire ad una realtà sclerotizzata che sul grande schermo non ha (più) nulla da dire. La "macchina del tempo" con la quale Linklater chiude l'opera è un espediente narrativo patetico e tardivo per rimediare ad un vuoto oramai incolmabile. Voto: 4
Titolo originale Borat: Cultural Learnings of America for Make Benefit Glorious Nation of Kazakhs
Regia di Larry Charles
Con Sacha Baron Cohen, Ken Davitian, Luenell, Pamela Anderson, David Hasselhoff
Greve burletta su due popoli, quello ex blocco sovietico più ancora di quello americano, che non si fa mancare assolutamente niente in quanto a sconcezze: pornografia della grana più grossa, coprofilia, rimandi incestuosi, nudi che di artistico hanno ben poco. Castigat ridendo mores, diceva quel tale. Ma qui manca il "castigat", perché l'osceno è talmente squillante da oscurare qualsiasi altra finalità vagamente pedagogica dell'opera; manca il "ridendo", perché il guitto Cohen non fa ridere, è solamente l'espressione più esasperata, ma non per questo meno massificata, di una comicità contemporanea sciatta e povera di contenuti; e alla fine della fiera mancano pure i "mores", deformati così tanto maldestramente da ispirare un moto di solidarietà verso quei poveracci che il baffuto Cohen è boriosamente convinto di mettere alla berlina. E' però una gran lenza, questo giullare che gode del salvacondotto della patente di genio a scadenza illimitata: è riuscito a farsi elogiare sperticatamente da quella critica che, per molto meno, manda al plotone di esecuzione i film di Boldi-De Sica, e pure i tontoloni del popolo che si azzardano a riderci sopra. Piuttosto, annusate la merda di Cohen: profuma di lavanda, non lo sapevate? Voto: 4
Folle e squinternata storia di due giovani che scappano dalla mafia giapponese e si ritrovano come Giona ingoiati nel ventre di una balena. Sembra un'opera di arte moderna, e non è un complimento. Voto: 4
Con Tony Leung Chiu Wai, Leslie Cheung, Brigitte Lin Chin Hsia, Maggie Cheung
Onirico viaggio nelle memorie di un combattente d'arti marziali (un guerriero? un assassino? un signore? boh). Il gioco, pur interessante all'inizio, mostra molto presto la corda lasciando posto alla confusione e alla noia. Voto: 5
Con Kevin Kline, Joan Allen, Christina Ricci, Tobey Maguire, Sigourney Weaver
Famiglie della classe media americana si disgregano per adulteri e incomunicabilità varie. Niente di nuovo sul fronte occidentale. Il già visto è anche descritto con maldestra volgarità. 3
Due piccioncini si amano d'un amore impossibile e cercano di viverlo a dispetto di tutti quelli che vorrebbero separarli. Trama magari scontata, ma di sicuro interesse se solo a grufolare nell'immondizia non ci fosse il recidivo David Lynch, che proprio non si stanca mai di disperdere il proprio colossale talento. 2
Giornalista trova messaggio d’amore in bottiglia sulla spiaggia e si commuove. Rintraccia colui che lo ha scritto: è un vedovo riparatore di barche che prova rimorso per come ha trattato sua moglie quando era in vita. I due si innamorano, ma poi si lasciano perché lui è ancora troppo legato alla moglie. Finale: lui muore in mare, ma prima scrive un messaggio per la giornalista in cui annuncia di amarla. Sotto il melenso, niente. Voto: 5
Giallastro, ai limiti del tisico, thriller paranoico d'esordio di Lars von Trier, dove è un po' tutto rimescolato, l'assassino può essere un detective, il detective può essere un assassino, il cattivo cinema può sembrare buon cinema. 4
Uno schiavo guerriero vichingo, One Eye riesce a liberarsi e si aggrega ad alcuni crociati. Comincia un a lunghissima odissea nella nebbia che li porta al di là dell’Oceano. Qui il gruppo si sfalda, alcuni vengono uccisi, il capo farnetica di formare una Nuova Gerusalemme e di convertire i selvaggi. Gli indiani lo uccidono. Poi One Eye (antipatico) si sacrifica perché almeno il bambino della compagnia si salvi. Si salvi chi può: non noi. La desolazione delle contrade che attraversano i approdano i nostri eroi è pari solo alla desolazione del film. Voto: 2
Pretenzioso mattoncino fantascientifico del discontinuo Joel Schumacher, con l'indisponente figlio di Donald Sutherland a tenere banco e una già saccente Julia Roberts sullo sfondo. Voto: 5
Madre, figlia e nipote, tutte e tre di nome Cissie, si divertono un mondo ad ammazzare i loro rispettivi mariti uno via l’altro, affogandoli nell’acqua. L’amico coroner dà loro una mano apponendo sempre come causa un incidente. Si aspetta da loro favori di tipo sessuale, non ricambiato. Figlio del coroner (antipatico) descrive vari tipi di gioco, tutti assurdi e senza senso. Alla fine il coroner finisce pure lui cornuto e mazziato. E morto. Farsaccia fatua, pecoreccia e priva di contenuti. Voto:2
Camionista incontra per caso uomo disperato che finisce in acqua con la sua auto. Insieme girano per vari paesi: il camionista ripara proiettori di cinema. L’uomo disperato era stato abbandonato dalla moglie. Continuano a viaggiare insieme per inerzia. Incontrano un marito la cui moglie si è suicidata. Poi è il turno di una bigliettaia carina di un cinema. Poi si lasciano: qualcosa deve cambiare nelle loro vite. Di certo non la noia che stronca le resistenze del malcapitato spettatore. La continuità di Wim Wenders nel proporre capolavori al contrario è proverbiale. Voto:2
La piatta Audrey Tautou cerca per mari e per monti il suo adorato Marech, dato per morto durante la prima guerra mondiale. Jeunet si dimostra abilissimo intrecciatore di trame, ma altrettanto imperito nel districarle. Voto: 5
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