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CE LA CAVEREMO?
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CE LA CAVEREMO?

In questi giorni di così singolare condizione, è forse inevitabile che ci si dedichi, come dire, alla meditazione e alla riflessione (e non solo all’importunare i timpani dei dirimpettai…)

Ed è sufficiente accendere il televisore o accedere a qualunque social per rinvenire in brevissimo tempo ampio materiale ispiratore, nel bene e (specialmente) nel male.

Un numero crescente di domande si affastellano nella mente di ognuno, ma una e una sola è quella realmente importante. Importante perché è solo identificando le cause che si possono comprendere gli effetti, solo esaminando i sintomi e la loro origine che si possono predisporre le cure. E quindi, in questo periodo, sarebbe da chiedersi:

Perché negli ultimi 50 anni sempre più malattie sono comparse, malattie che hanno fatto l’ormai famigerato salto di specie?

E’ sintomatico che alla TV non se lo chieda nessuno e si continui invece a parlare di economia, di statistiche sui morti e di come “ripartire ancora più spediti di prima”.

Ma è questa la domanda chiave, e lo sanno bene gli esperti. Perché tutti questi balzi? Perché tutte queste nuove patologie? I loro nomi li conosciamo bene: Ebola, AIDS, SARS, MERS…

Malattie un tempo a noi sconosciute che, d’un tratto, si sono diffuse per la popolazione umana. D’un tratto? All’improvviso?

Ne siamo davvero sicuri?

 

 

I famosi esperti non lo sono per niente e, anzi, hanno ben presente come sia piuttosto vero il contrario: tutto ciò che sta avvenendo non ha nulla di casuale (e no, non c’entrano niente le teorie del complotto laboratoriali…), niente di inevitabile, niente di imprevedibile, nulla (purtroppo) di eccezionale. Insomma, bando al fatalismo, in questo caso. Si sarebbe potuto evitare. Non farlo è stata una scelta precisa. Vogliamo continuare a commettere il medesimo errore? I medesimi errori?

Liberissimi, ma poi non si dovrebbe lamentarsi che tutto cominci a precipitare.

La ragione per la quale tali malattie, e i virus che le generano, hanno sempre più occasione di attaccare e diffondersi è la stessa per la quale le estremizzazioni climatiche si fanno sempre più frequenti, e dunque si hanno sempre più carestie, invasioni di insetti, desertificazioni…

Inutile girarci intorno: è il nostro sistema.

Il nostro sistema che è all’origine di ognuno di questi problemi che raccoglieremo sotto la generale definizione di cambiamenti climatici.

Potrà sembrare deterministico, ma quando si tratta di realtà quel che è è, e risulta completamente imprudente ignorarlo. Il dato di fatto tale rimane sia che chi lo guarda ci “creda” sia che faccia finta di non vedere o peggio lo consideri un’invenzione. E pare sinceramente singolare che proprio i più, tendenzialmente proclivi a credere all’invisibile e all’indimostrato, si facciano di punto in bianco scettici di fronte alla realtà e ai fatti. Di certo Russell avrebbe avuto qualcosa di ironico da dire in proposito.

 

 

Ma, per ritornare al discorso, come si diceva sulla base di molteplici di questi dati di fatto raccolti da schiere di esperti in mesi, anni, decenni di sfiancanti ricerche sono molte le cose che, sempre gli scienziati ci dicono, si dovrebbero assimilare e far proprie una volta per tutte.

Innanzitutto, come il cosiddetto “decoupling” non sia altro che una macabra balla, una menzogna bell’e buona propagandata ad ogni nuova occasione da genti per nulla disinteressate al fine di ridurre la popolazione all’apatia, in modo tale che lasci lavorare chi già ci guadagna dal sistema attuale e oggi vorrebbe invece farsi promotore del progresso che egli stesso ha precipuamente impedito. Un po’ come quelli che non pagano le tasse ma poi fanno la carità.

Non serve a niente un “Green New Deal” (con adozione inevitabile di termine anglosassone, peraltro, ma lasciamo perdere…) nella pia (anzi, diabolica) illusione di poterlo condurre in parallelo al solito modello economico. Col quale, addirittura, potrebbe entrare in “proficue interazioni”, in certi casi, ma dal quale in linea generale risulterebbe “disaccoppiato”, come se la crescita perpetua e l’ecologia avessero anche solo una minuscola possibilità di procedere a braccetto di comune accordo, di essere insomma mutualmente compatibili.

Ecco, appunto, la crescita perpetua, l’incremento del PIL, tutta l’organizzazione economica a questo imperativo categorico sottesa che giudica l’efficacia di una politica economica unicamente nell’ottica della sua proficuità per i detentori del potere (dai quali nel caso la plebe potrebbe venir irrorata magicamente grazie a provvidenziali “sgocciolamenti” salvavita)... La crescita perpetua in un sistema finito qual’è il nostro pianeta. Una tale assurdità filosofica che, come disse una volta per ironia della sorte proprio un economista a crederci potrebbe essere solo o un pazzo o per l’appunto un economista*.

 

 

Parrà evidente come chiunque si riempa la bocca di belle parole per poi tornare a propagandare il “ritornare a come prima” (a quel scintillane fantastico meraviglioso nuovo mondo, insomma, fatto di tagli sfrenati, privatizzazioni, deregolamentazioni e, di conseguenza, di distruzione, abbattimenti, catastrofi climatiche e sociali ecc.) sia mosso più che da un cinismo da un’idiozia senza pari.

 

In diretta correlazione con tutto ciò risulta essere anche, ovviamente, tutto il discorso ruotante intorno al problema degli accordi sul clima. Quelli demenziali se non fossero tragici (per il nostro futuro), idioti se non fossero tristi e devastanti, di Parigi 2015, ovvero: non vincolanti, quindi inutili; troppo in là nel tempo come obiettivi, quindi vacui; evidentemente di pura facciata, quindi ipocriti; ormai già sorpassati, nel senso che la direzione è decisamente inversa, come c’era da aspettarsi, e quindi sinceramente vergognosi… E sono quanto di meglio si è riusciti a tirar fuori dal cilindro. Davvero complimenti. Se ci saranno ancora esseri umani a popolare questa terra in un lontano futuro capaci di guardare indietro alla nostra epoca, di sicuro non avranno che grandi cose da dire della stessa e di chi la guida.

Gli accordi. C’è solo una cosa di cui ognuno dovrebbe essere consapevole, una sola che valga per tutte a comprendere come si tratti non solo di pure prese di posizione di facciata ma anche di “sfacciate” prese per i fondelli: tali accordi, infatti, non verranno neppure eventualmente rivisti o rinegoziati prima del 2023. Peccato che il “budget di carbonio”, ovvero il massimo che si poteva ancora inquinare (fino alla fine del secolo) per rimanere entro gli 1,5 °C tanto a gran voce declamati da tutti i media sia già stato sforato, o al massimo lo sarà nei prossimi mesi. Già da questo semplice inganno dovrebbe apparire palese a chiunque la vera forma mentis che sottosta all’intera operazione.

Ma, se ciò non dovesse bastare, aggiungiamo che per aver qualche minima (ma proprio minima minima [del genere 50/50]) possibilità di contenere allora il riscaldamento entro i 2 °C i paesi ricchi dovrebbero azzerare le proprie emissioni entro il 2035, mentre quelli poveri dovrebbero fare altrettanto entro il 2050. Dato come stanno le cose vi pare realistico? Vi pare che si potrà riuscirvi? Ecco.

 

"Tutti immortali come a Ciru siamo? O no?"

 

Ciò che rimane antropologicamente, meglio etnograficamente, intrigante è l’assoluta cecità delle élite, a quanto pare convinte di essere immortali manco u Ciru. Beh, flash news: quando sarà, a morire saremo tutti, nessuno escluso. Chi prima, chi dopo, certo, ma questo non dovrebbe essere di alcuna consolazione visto che probabilmente chi rimarrà avrà da soffrire ancora di più, più a lungo, ad un livello più profondo. Quindi moriremo tutti, e morirete anche voi, grandi leader. Magra consolazione, per noi tutti, appunto. E magra consolazione per voi.

Eh, sì.

Ma, si stava dicendo… “Come mai sempre più malattie fanno il salto di specie?

Ovvio: perché il clima sta cambiando, l’ecosistema in genere sta mutando, il mondo si sta rivoltando: poteva forse farlo silenziosamente? Certo che no: non con un lamento, tutto finirà, ma con uno schianto. E potente. E assordante. Non me ne voglia Elliot, anche se sono consapevole che in realtà il suo poema trattava di tutt’altro…**

La distruzione degli habitat, la deforestazione, l’agricoltura intensiva con tanto di fertilizzanti chimici, la cattura e la vendita di animali selvatici vivi ecc. sono solo alcuni degli esempi degli interventi umani che finiscono per produrre condizioni favorevoli al mutare e al trasferirsi dei virus. Ma pensiamo anche solo all’aumento generale delle temperature: sai che pacchia per zanzare e zecche, specialmente in paesi come il nostro prossimi candidati a diventare i nuovi Brasile, Bolivia, Cile…

E questi virus, quelli che riescono a fare il proverbiale “salto”, spesso sono molto resistenti, o altamente adattabili, si diffondo rapidamente, causano malattie ignote, si riproducono, mutano in corso d’opera. Ed ecco a voi signori la ricetta per il diffondersi di un nuovo coronavirus come quello da tempo al centro delle nostre cronache.

 

Ma ecco a voi anche la perfetta introduzione all’altro tema dirimente: la farmaco-resistenza. Ora, il nostro unico motivo di consolazione, un po’ egoistico, in quanto paesi “avanzati” è il fatto di possedere una sanità (salvo che negli States) moderna, efficiente, universale ed avanzata: già, peccato che perderebbe probabilmente il 90% della sua efficacia senza antibiotici. E ci sono certi laghetti inquinatissimi nei dintorni delle industrie farmaceutiche che già promettono di regalarci stupende sorprese in futuro in quanto a coltura di organismi potenziati iper-resistenti dinnanzi ai quali torneremo ad essere completamente impotenti che manco con la peste del ‘300. Allegria.

 

 

E, in tutto questo…

Trump è il presidente dello stato più potente al mondo (e forse dell’intera storia umana), Biden “trionfa” su Sanders, in America si fa scorta di armi (possibilmente sino al kalashnikov e al fucile d’assalto, al carro armato e alla bomba a mano) in vista dell’assalto del nemico “cellulare”, il Papa prega Dio di risparmiarci (quando è almeno dai tempi di un certo terremoto lisbonese che si dovrebbe aver presente come ciò che avviene nel mondo nulla abbia a che fare con “Lui”), la carità e il volontariato vengono ad ogni passo magnificati in modo da impedire ogni improvvido attacco in generale al sistema***, si plaude a una nuova “flessibilità” e alla “sospensione”, attenzione: sospensione, di Maastricht (quando è almeno da 17 anni che l’Italia è in avanzo primario, ovvero spende meno di quel che incassa, e dunque non esistesse il debito che non fa altro che crescere [perché è impossibile scenda: si tratta di interessi su interessi, nuovi prestiti contratti per pagare quegli interessi…] starebbe benissimo, ma ovviamente non si può cancellare pena dannazione eterna…), nel mondo in genere si diffondono panico e paranoia (qual miglior presagio del nostro fantastico futuro fatto di leggi marziali, eserciti, dittature, guerre, carestie, violenze, follie?) e in tutto questo io me ne sto qui, come tanti altri, ben tappato in casa in quarantena a rimuginare e studiare, e penso, col mio consueto cinismo:

ma sì

Why don’t we just… wait here for a little while, see what happens?

Inutile affannarsi tanto, ormai il tempo è scaduto.

Chissà… la fine, per quanto tragica e definitiva, potrebbe perfino avere un qualcosa di grandioso. Di maestoso ed epico e indimenticabile.

E dunque così sia!

 

 

'Cause... some men just want to watch the world burn!

 

* Kenneth Boulding, ma un concetto simile lo ha espresso anche il grande David Attenborough…

** In originale: “This is the way the world ends / This is the way the world ends / This is the way the world ends / Not with a bang but a whimper.[tradotto: “Così il mondo finisce / Così il mondo finisce / Così il mondo finisce / Non con uno schianto ma con un lamento”]

*** Come ci ricorda Wilde, uomo di ineguagliabile ingegno e perspicacia, quando ci sottolinea il fatto che sono le emozioni delle persone a risvegliarsi ben prima della loro intelligenza. “E’ più facile solidarizzare con la sofferenze che con il pensiero”. Quindi, nel caso della povertà, in generale della sofferenza umana, delle ingiustizie del mondo, una volta fatta un po’ di carità ci si sente in pace con la coscienza e l’impegno si conclude lì, non si cerca di rivoltare il sistema, cambiare definitivamente le cose così che una simile miseria non possa più esistere. No, perché è appunto difficile entrare in empatia col pensiero. I pii cercano di “risolvere il problema della povertà, ad esempio, aiutando i poveri a vivere. […] Ma questa non è una soluzione: è un’aggravante della difficoltà. Il vero scopo dev’essere quello di ricostruire la società su tali basi che la povertà vi sia impossibile.” Questo sarebbe ciò a cui tendere al massimo grado. Mentre invece “la carità degrada e demoralizza”. Mette solo una pezza e non risolve il problema alla radice. [cfr. O. Wilde, L’anima del socialismo, in Opere, a c. di Masolino D’Amico, Milano, Mondadori, 1984, pp. 331-332]

 

Playlist film (aperta ai contributi)

L'immortale

  • Drammatico
  • Italia
  • durata 116'

Regia di Marco D'Amore

Con Marco D'Amore, Giuseppe Aiello, Salvatore D'Onofrio, Giovanni Vastarella

L'immortale

In streaming su Netflix

vedi tutti

La scena della bottiglia in testa per poi dire “no, non preoccupatevi non è successo niente, tornate a mangiare” come perfetta metafora della profonda logica che anima certi nostri governanti...

Rilevanza: ancora nessuna indicazione. Per te? No

La cosa

  • Fantascienza
  • USA
  • durata 108'

Titolo originale The Thing

Regia di John Carpenter

Con T.K. Carter, Kurt Russell, Wilford Brimley, David Clennon

La cosa

In streaming su Amazon Video

vedi tutti

Altro che organismi venuti dallo spazio, basta guardare sulla superifice di questo nostro martoriato pianeta, o al massimo poco sotto di essa…

 

Rilevanza: 1. Per te? No

Contagion

  • Azione
  • USA
  • durata 105'

Titolo originale Contagion

Regia di Steven Soderbergh

Con Matt Damon, Marion Cotillard, Gwyneth Paltrow, Kate Winslet, Jude Law, Bryan Cranston

Contagion

In streaming su Amazon Video

vedi tutti

Etchu! Purtroppo “il profumo della sua vagina” e lo “sbollentamento della stessa” e le pratiche "salutiste" non paiono esser stati d'aiuto contro il v(a)irus, accipicchia…

 

Rilevanza: ancora nessuna indicazione. Per te? No

Inside Job

  • Documentario
  • USA
  • durata 120'

Titolo originale Inside Job

Regia di Charles Ferguson

Inside Job

In streaming su Netflix

vedi tutti

Mutui subprime animati dalla stessa logica del debito pubblico: concessi senza alcuna vergogna anche quando si sapeva non sarebbero mai stati ripagati. Il tutto per incassare le laute provvigioni ad ogni nuovo contratto siglato e firmato. Salvo poi dire che dovessero mai fallire loro, i grandi banchieri e speculatori (pii agenti di stabilità…) a crollare sarebbe il sistema, che a quanto pare possiede una solidità e, in aggiunta, lungimiranza intrinseche innegabili quando “tutto va come dovrebbe”…

 

Rilevanza: ancora nessuna indicazione. Per te? No

La grande scommessa

  • Drammatico
  • USA
  • durata 126'

Titolo originale The Big Short

Regia di Adam McKay

Con Brad Pitt, Ryan Gosling, Christian Bale, Steve Carell, Marisa Tomei, Hamish Linklater

La grande scommessa

In streaming su Plex

vedi tutti

Quando tutto crolla a rimetterci chi dev’essere? Va da sé, le vittime. Con tanti saluti al libero mercato e al rischio d’impresa…

 

Rilevanza: ancora nessuna indicazione. Per te? No

Piigs - Ovvero come imparai a preoccuparmi e a combattere l'austerity

  • Documentario
  • Italia
  • durata 74'

Regia di Adriano Cutraro, Federico Greco, Mirko Melchiorre

Piigs - Ovvero come imparai a preoccuparmi e a combattere l'austerity

Ché, si sa, è perché nei paesi mediterranei sono tutti sonnacchiosi e fanfaroni che il loro debito è altissimo, si sa che non dovrebbero far altro che implementare qualche nuovo grandiosa misura targata FMI o Banca Mondiale o OMS per riportare tutto alla normalità, dunque allo scintillante e preziosissimo mondo del libero mercato per i poveri e delle tutele per i ricchi…

Rilevanza: ancora nessuna indicazione. Per te? No

L'asso nella manica

  • Drammatico
  • USA
  • durata 112'

Titolo originale Ace in the Hole

Regia di Billy Wilder

Con Kirk Douglas, Jan Sterling, Robert Arthur, Porter Hall, Frank Cady, Richard Benedict

L'asso nella manica

Grazie, come sempre, all’informazione, che come sempre di tutte queste faccende (e di molto altro ancora) ci rende immediatamente partecipi, senza filtri e con indomito spirito di servizio: basta giusto guardare un telegiornale o leggere un articolo di giornale…

Rilevanza: ancora nessuna indicazione. Per te? No

Zombi

  • Horror
  • USA
  • durata 110'

Titolo originale Dawn of the Dead

Regia di George A. Romero

Con David Emge, Ken Foree, Scott Reiniger, Gaylen Ross, Tom Savini

Zombi

In streaming su MIDNIGHT FACTORY Amazon Channel

vedi tutti

2045: Mentre il mondo cominciava a rivoltarsi su se stesso, schiere di uomini, donne e bambini cercavano rifugio nelle attività di sempre: andare al centro commerciale, godersi l’aria condizionata, acquistare un nuovo capo o l’ultimo sfavillante gadget: insomma, vivere…

 

Rilevanza: 1. Per te? No

The Walking Dead

  • Serie TV
  • USA
  • 11 stagioni 177 episodi

Titolo originale The Walking Dead

Con Andrew Lincoln, Melissa McBride, Chandler Riggs, Norman Reedus, Steven Yeun

Tag Horror, Storia corale, Zombi, Lotta per la sopravvivenza, Sud USA, Anni duemiladieci

The Walking Dead

In streaming su Disney Plus

vedi tutti

2060: Schiere di uomini affamati si muovevano lugubri e ciondolanti per le vie delle città, alla ricerca di cibo e acqua, luridi e ricoperti di stracci, emaciati e butterati, tanto che parevano zombie sulla scia della loro ultima preda…

 

Rilevanza: 1. Per te? No

The Day After

  • Drammatico
  • USA
  • durata 120'

Titolo originale The Day After

Regia di Nicholas Meyer

Con Jason Robards, JoBeth Williams, John Cullum, Steve Guttenberg

The Day After

2070, 10 febbraio. Telegramma urgente. Dichiarata guerra, stop. Il Presidente fiducioso: si concluderà presto, stop. Vinceremo, stop.

2070, 11 febbraio. Sganciata bomba sul nemico, stop. Innumerevoli vittime, stop. Il Presidente rassicura: è finita, la vittoria è nostra, stop. Era l’unica opzione, stop.

2070, 12 febbraio… tu-tu-tu…

 

Rilevanza: ancora nessuna indicazione. Per te? No

Akira

  • Animazione
  • Giappone
  • durata 115'

Titolo originale Akira

Regia di Katsuhiro Ôtomo

Akira

In streaming su Amazon Prime Video

vedi tutti

BONUS, SPOILER: Che il film abbia pure previsto, a suo modo, il rinvio delle Olimpiadi? No perché difficilmente, in quel mondo, si possono essere svolte dopo il totale annientamento della città…

 

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