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Da Radley Metzger a Henry Paris / Progressivi spostamenti del piacere
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Da Radley Metzger a Henry Paris / Progressivi spostamenti del piacere

21 gennaio 1929: nasce, a New York, Radley Metzger. Da giovane inizia a lavorare nell'ambiente cinematografico per la Janus Film, curando il montaggio di pellicole europee, destinate alla distribuzione USA. Metzger si occupa dei trailers e, talvolta, delle edizioni modificate appositamente per il pubblico americano. Il salto di carriera arriva nel 1953, quando si trova impegnato alla seconda unità per il film Guerrilla girl. Nel 1959 è al lavoro sul montaggio di Gangster story, unica regia dell'attore Walter Matthau. Il passo definitivo lo compie però solo nel 1961, quando ha occasione di debuttare dietro la macchina da presa con Dark odyssey, storia di un immigrato greco perso nelle vie di New York, alla ricerca dell'uomo che ha rapito sua sorella. Singolarmente si tratta di un dramma dalle tinte noir (al quale contribuisce anche in veste di sceneggiatore), genere affrontato solo in questa e nella successiva circostanza. La collaborazione con il francese Max Pécas, lo vede infatti curare, non accreditato, gli inserti di Le baie du désir (1964), un altro thriller. Ma deve essere stato, quantomeno, simbiotico l'incontro con il regista francese, visto lo sviluppo che accomuna il loro modo di intendere (e fare) cinema, finendo entrambi a dirigere erotici ed hard. Così come era iniziata al fianco di Pécas, in un ipotetico cerchio che si chiude su se stesso, Metzger termina definitivamente la carriera chiamando -ufficialmente in ruolo di produttore- a New York un altro francese: Gérard Kikoïne, con il quale (non accreditato) collabora alla realizzazione di un paio di titoli a luce rossa.

Negli Anni '90, a seguito della morte della moglie Ava Leighton, Metzger compone svariati video sull'assistenza sanitaria: filmati educativi per il trattamento del cancro, e sulle cure omeopatiche.

Nei primi del 2000, viene coinvolto in diversi progetti di cinema regolare, senza tuttavia riuscire a concretizzarli. Si spegne, per cause sconosciute, a New York il 31 marzo 2017, all'età di 88 anni. 

Le opere cinematografiche di Metzger sono state aggiunte alla collezione permanente del Museum of Modern Art di New York.

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Fase erotika (1965/1970)

Di fatto, data la "specializzazione" di Metzger, il suo debutto ufficiale in veste di cineasta può essere considerato quello datato 1965, quando dirige The dirty girls (Donne di piacere): primo vero erotico che vede il regista costretto a confrontarsi con i limiti di censura del tempo e con una sceneggiatura (non di suo pugno) ben poco ispirata.

Segue quindi The alley cats (Gatte in calore, 1966), un raffinato precursore dell'emancipazione femminile, declinata in tendenza lesbo, strutturato con garbo e interpretato da una affascinante e sensuale protagonista. Una bella storia d'amore, che supera le barriere del misero pregiudizio.

Nel 1967 è la volta di Carmen, baby, film ispirato da un romanzo di Prosper Mérimée, nel quale una sleale donna di "piacere" incrocia, per vie imperscrutabili, un onesto poliziotto, ovvero due mondi opposti che si incontrano.

In questa fase inizia a distinguersi, rispetto alla media degli erotici dell'epoca, la mano dell'autore, che riesce a coniugare immagini particolarmente curate (ancora molto patinate e glamour) a testi di qualità.

Il capolavoro di Metzger, durante la fase soft, prende corpo nel 1968 e si intitola Therese & Isabelle, pellicola impressionata in un raffinato bianco e nero nella quale l'amore, prepotente, invadente, genuino, acerbo coglie di sorpresa due ragazzine, all'interno di un "malinconico" collegio. Metzger compone un film drammatico e sentimentale, intriso però di un fondo pessimista che contrasta con il soggetto apparentemente giocoso. Con un uso disarmante della narrazione -frammentata tra passato e futuro- concretizza un suggestivo e delicato apologo sull'amore lesbico. 

Nel 1969, ispirato dal classico romanzo di Dumas jr (La signora delle camelie), realizza Camille 2000: opera drammatica, lirica, sentimentale, per la quale (non sarà l'unica volta) Metzger lavora in Italia, a Roma. Nonostante alcuni tempi dilatati, il regista ottiene un impeccabile risultato.

Nel 1970 esce The lickerish quartet (Esotika erotika psikotica), una delle poche pellicole tradotte anche in italiano (con testi supervisionati da Alberto Cavallone). Un film che oscilla costantemente tra fantasia e realtà, senza mai approdare a certezze definite. Di impianto pirandelliano, tra immagini reali e loro "doppie su pellicola" è cinema metatestuale, in grado però di accostare a temi profondi un erotismo sottile, cervellotico e -proprio per questo- efficace.

Dopo aver dato vita ad un titolo all'anno, Metzger cade in un periodo di crisi, al punto che pare intenzionato ad abbandonare il genere, tant'è che nel 1973 azzarda il riscatto artistico, allontanandosi dal cinema erotico per portare sullo schermo la drammatica vicenda (romanzata) di Evita Peron nel deludente Little mother. Un esperimento fallito in pieno, finendo questo per essere il titolo minore dell'intera sua filmografia.

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Fase hard (1974/1986)

In un momento di scarso interesse verso l'erotismo, a causa della deriva hard dovuta al fenomeno Gola profonda (Gerard Damiano, 1972), prende il via la "Golden age of porn", l'epoca d'oro del porno, con film ancora ben scritti e diretti da veri registi, spesso finalizzati politicamente ad esprimere una più o meno velata polemica verso il "sistema". Ecco allora che Radley Metzger -mutando nome in Henry Paris, per celare la sua vera identità- si inoltra nel territorio hard con Score (1974). Pur facendolo con il solito garbo e con una grande attenzione alla forma e al contenuto, insolitamente si concentra in venti minuti dove sotto i riflettori non sta il fascino femminile, ma il più nervoso e statuario corpo virile. Al nudo di donna, subentra esplicitamente quello maschile.

Seguiranno altri otto hard, considerati unanimamente dei capolavori grazie alla raffinata tecnica e allo stile inconfondibile del regista, che tratta la materia seriamente, girando in location lussuose, in tempi cinematograficamente accettabili e con attori porno, ma ancora in grado di recitare.

 

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Nota

in questa playlist, nella quale vengono riportate le singole recensioni (anticipate da una sinossi e seguite da citazioni dai film), sono trattate in ordine cronologico quasi tutte le opere del regista, ad eccezione cioè dei due primi drammi e del thriller Il gatto e il canarino (1978).

 

(Nelle foto, dall'alto verso il basso: Metzger sul set di Donne di piacere, assieme ad Andy Warhol ai tempi di Esotika erotika psicotika e, infine, in anni più recenti)

Playlist film

Donne di piacere

  • Erotico
  • USA
  • durata 82'

Titolo originale The Dirty Girls

Regia di Radley Metzger

Con Reine Rohan, Denyse Roland, Marlene Sherter, Peter Parten, Anne Stengel, Lionel Bernier

Donne di piacere

THE DIRTY GIRLS  (1965)

 

La concitata e stravagante vita di alcune "donne di piacere" parigine e bavaresi, suddivisa in due parti: dalla banale professione di strada ai Champs-Elysees, sino a quella più altolocata, attuata in ricchi postriboli allestiti da borghesi disinibiti. Le protagoniste principali, sono due: a Parigi l'affascinante Garance (Denyse Roland) è alle prese con un timido giovane, poi con un sadico irruente e infine con un anziano "signore"; in Baviera Monique (Reine Rohan) prima si concede ad un ragazzo incaricato di consegnarle una macchina fotografica, poi partecipa ad un party in piscina tenuto da un importante produttore cinematografico.

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Se si escludono gli sconosciuti Dark odyssey (1961), Dictionary of sex e La Baie du dèsir (entrambi del 1964), The dirty girls costituisce la prima vera significativa regia per Radley Metzger, precedentemente coinvolto come distributore americano di film erotici europei. L'occhio sensibile del regista, pur se appannato dal bianco e nero, predilige immagini fascinose e lontane dal volgare cattivo gusto. Le attrici riassumono, nella loro incantevole grazia, la poetica di un regista attratto dal senso del bello e dalla sua magica fascinazione. Nonostante questi punti a favore, si tratta però di un film di poco spessore, costato la modica cifra di 40.000 dollari e girato piuttosto frettolosamente. Un film debole, poco significativo, per via di una sceneggiatura (opera di Peter Fernandez) superficiale e dal taglio ironico che manca però l'obiettivo. Trattandosi di un prodotto datato 1965, l'erotismo è confinato ai minimi termini, ovvero alla presenza di "donne di piacere" che indossano lingerie d'epoca (cioè a dire oggi tutt'altro che sensuale). Metzger qui deve ancora affinare il suo stile, limitato anche dalla presenza di attori e attrici -anche se belle- ben poco in parte. Prevale una impostazione da documentario, sulla falsariga dei "nudies" dell'epoca, con voce narrante fuori campo che si esprime in artificiosi e surreali dialoghi dubitatitivi, ponendo domande, in terza persona, ai protagonisti impossibilitati alla replica. La suddivisione in due parti completamente autonome (a Parigi e in Baviera) lascia supporre che si tratti di un collage formato da differenti progetti, poi fatti confluire in questo breve The dirty girls (76 minuti). Per quanto corto, presenta lungaggini e tempi morti, tipo l'insignificante segmento del party in piscina concepito nell'esclusiva ottica di mostrare fanciulle in costume. Ne esce un film davvero modesto anche per l'epoca, pur se girato in un bianco e nero ben fotografato. Rivisto oggi ha valenza puramente statistica, utile cioè a chi intendesse completare la visione dell'intera filmografia di Metzger per avere un'idea ad ampio raggio sull'attività del regista. Sicuramente, uno dei suoi titoli meno riusciti.

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Rilevanza: ancora nessuna indicazione. Per te? No

Gatte in calore

  • Erotico
  • USA
  • durata 83'

Titolo originale The Alley Cats

Regia di Radley Metzger

Con Anne Arthur, Karin Field, Sabrina Koch, Charlie Hickman, Harald Baerow, Uta Levka

Gatte in calore

THE ALLEY CATS (1966)

 

 Leslie (Anne Arthur) è sempre più turbata dal libertino comportamento del suo ragazzo Logan (Charlie Hickman). Questi infatti intrattiene, non troppo velatamente, una relazione extraconiugale con Agnes (Karin Field). Durante un party tenuto dall'amica artista Irena (Sabrina Koch), Leslie fa la conoscenze di un pittore, cedendo subito alle sue avances. Dopo una notte d'amore, l'uomo però l'abbandona, partendo lontano per lavoro. È l'ennesima delusione che spinge Leslie sul baratro della depressione. Finché le attenzioni di Irene, donna attratta dalle femmine, finisce per condurla verso una diversa esperienza carnale. Idea, quella di un rapporto omosessuale, già accarezzato, ideato, desiderato da Leslie in svariati contesti: al party, quando una ragazza al tavolo da gioco ha perso le mutande, quando ha notato una modella nuda ritratta dal pittore e in discoteca, affascinata da una disinibita ballerina.

 

"Tutti andiamo incontro al nostro destino, prima o poi." (Irena, pochi istanti prima di infilarsi nel letto di Leslie)

 

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Leggero erotico diretto da Radley Metzger e caratterizzato da un tema osèe (siamo a metà anni '60!) pur se affrontato implicitamente e mediante l'uso di donne carismatiche e particolarmente aggraziate. Erotismo sotteso e morboso, magnetico quasi. Girando in uno splendido bianco e nero, Metzger può contare sulla bella sceneggiatura opera di Peter Fernandez che lentamente, con inevitabile destinazione lesbo, tratta la delicata tematica con tatto e sensibilità. Bravissima l'affascinante Anne Arthur, in grado di trasmettere "a pelle" la sensazione da lei provata nella (graduale) scoperta di una tendenza sessuale per l'epoca difficilissima da accettare. The alley cats è un intenso dramma dai risvolti sensuali, dove a raccontare per davvero la psicologia della turbata protagonista sono gli sguardi incrociati, intensificati da occhi magnetici, alternati ad espressioni di visi che valgono più di mille parole; sguardi, pose, posture e tic rivelatori (il mordersi le labbra), accompagnati da gesti soavi, teneri e di una finezza che può appartenere solo e soltanto all'universo femminile.

 

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 “Non è sempre il rifiuto a farsi oggetto che porta la donna all'omosessualità; la maggior parte delle lesbiche cerca al contrario di impadronirsi dei tesori della propria femminilità.” (Simone De Beauvoir)

Rilevanza: ancora nessuna indicazione. Per te? No

Carmen, Baby

  • Drammatico
  • USA
  • durata 87'

Titolo originale Carmen, Baby

Regia di Radley Metzger

Con Uta Levka, Claus Ringer, Carl Möhner, Barbara Valentin, Walter Wilz, Christiane Rücker

Carmen, Baby

 CARMEN, BABY (1967)

 

"Ciò che faccio ora, lo faccio solo per amore: stasera siamo marito e moglie". Carmen (Uta Levka), donna di piacere, si rivolge in questi termini al gentile poliziotto Joseph (Claus Ringer), ospite speciale in casa di Dorotea, amica di Carmen e anch'essa prostituta. Joseph ha scontato un mese di carcere perché ha permesso a Carmen di fuggire, dopo che la ragazza era stata colta in flagrante per avere accoltellato una donna, a seguito di un banale diverbio. Il sensibile Joseph, sin dal primo momento che ha visto Carmen al porto nel quale presta servizio, è caduto nella fatale trappola dei sensi. È caduto in uno stato psicologico di obnubilante innamoramento. "Mi piaci, poliziotto. Molto", confessa Carmen. Però approfitta della posizione di Joseph, imponendogli di fare liberamente circolare trafficanti di droga. Carmen è una prostituta, e non riesce ad essere fedele, al punto che finisce a letto anche con il capitano, il superiore di Joseph. La gelosia spinge l'onesto e innamorato poliziotto a compiere un delitto, in conseguenza del quale è costretto ad abbandonare il lavoro e fuggire lontano, assieme all'amata. Ma la convivenza si rivela essere un vero e proprio inferno: umiliato pubblicamente davanti ad una coppia di amici, Joseph è costretto a subire ogni tipo di oltraggio. Carmen si rivela infatti donna con cuore di ghiaccio: seduce il magistrato Mediceo (Carl Möhner) per fare sì che sia favorevole alla scarcerazione del suo pappone che poi ospita in casa; frequenta quindi un famoso cantante fuggendo con lui, per tornare al porto dove si era incontrata con Joseph. Il poliziotto, sfidando ogni logica, uccide in un alterco anche il pappone, per poi inseguire la prostituta, che per l'ennesima volta lo rifiuta, senza dargli alcuna speranza.

 

Storia d'amore tra un uomo e una donna, con Metzger in regia? Sì, così sembrerebbe almeno sino alla fine del primo tempo. Ma non è una storia che rientra nella norma. Affatto. Il sodale sceneggiatore Jesse Vogel trae ispirazione dal romanzo Carmen di Prosper Mérimée, motivo per cui, dato il testo di base, ancora una volta Metzger riesce a produrre (con la sua Audubon films) e dirigere un film mai banale e per nulla semplicistico. E, in questo caso, quasi affatto erotico.

Qui la storia si concentra su due universi contrapposti: quello di una peripatetica, falsa, disonesta, pericolosa e soprattutto infedele; quello di un poliziotto sincero, onesto, affidabile e, in particolare, fedele. Due universi inconciliabili dunque, che per un breve istante si incontrano e -per una misteriosa alchimia- si compenetrano, combinano, sublimandosi in un rapporto completo. Ma si tratta di una frazione infinitesimale, un istante che dura quanto un respiro, un gemito. "Non sopportavo l'idea che stavi facendo l'amore con qualcun altro", dichiara Joseph a Carmen quando la donna rientra in casa a notte fonda, dopo l'ennesima prestazione mercenaria. "Quando qualcuno mi proibisce qualcosa mi spinge a farlo. Non riesco a stare con una sola persona": parole di Carmen, che pesano come un macigno, che frantumano la dignità di un essere umano, ma spesso non quella di un innamorato.

Carmen, baby, da metà tempo in poi diventa una tragica storia d'amore a senso unico. L'amore non corrisposto, che spinge alla rovina, prima psicologica poi fisica, un onesto e sincero poliziotto. Che contro ogni avviso, continuando a farsi del male, non riesce a smettere di amare chi -proprio- non dovrebbe. Metzger gira con la solita cura, questa volta a colori, un dramma destinato a sfociare in tragedia. Evita il nudo, sopperendo con artificiosa tecnica di censura, come nella lunga scena in cui Carmen giace con il cantante: la macchina da presa gira intorno ai due protagonisti (nudi e intenti a fare sesso) con discrezione, passando dietro bicchieri e bottiglie colorate di rosso e blu che assolvono egregiamente alla funzione di filtro. Una tecnica che produce nello spettatore l'esatto effetto opposto, che stuzzica -a mo' di thriller psicologico- perché man mano che la storia procede il personaggio di Carmen assume la dimensione di un essere cinico, calcolatore, spietato, senza che mai la si veda compiere atti espliciti. I due universi di cui si diceva all'inizio, dopo essersi incontrati, possono solo dare corso ad una reazione avversa. Di inconciliabile e allergica risposta. Di rigetto, per intendersi.

In un porto popolato da gente comune, un onesto poliziotto incontra la sua rovina. E non può che finire in quello stesso posto -emblematicamente mentre l'orologio della chiesa batte mezzanotte- questo lucido (nella sua follia) dramma della disperazione. Disperazione annunciata dalle parole rivolte a Carmen da Joseph, quando, troppo tardi, si rende conto della realtà, realizzando un crudele, sinistro, fatale dato di fatto: "Non mi hai mai amato. Sei solo venuta a letto con me.

 

"L’amore non dà nulla fuorché sé stesso

e non coglie nulla se non da sé stesso.
L’amore non possiede,
né vorrebbe essere posseduto
poiché l’amore basta all’amore.” 
(Khalil Gibran)

 

Rilevanza: ancora nessuna indicazione. Per te? No

Therese and Isabelle

  • Drammatico
  • Germania
  • durata 118'

Titolo originale Therese und Isabell

Regia di Radley Metzger

Con Essy Persson, Anna Gael, Barbara Laage, Anne Vernon, Simone Paris

Therese and Isabelle

THERESE & ISABELLE (1968)

 

Prologo

Autunno. Una macchina si ferma in prossimità di un collegio. Ne esce una elegante signora di mezza età, che percorre poi un viale ammantato di foglie. Arriva al cancello del College Du Lys. Suona.

- Therese: "Posso parlare con il direttore?"

- "Sono io, dica pure."

- "Vorrei visitare la scuola. Sono stata una studentessa in questo istituto, vent'anni fa."

- "Ma non c'è nessuno! L'anno scolastico comincia domani. La scuola è vuota."

- "Fa niente. Vorrà dire che parlerò con i fantasmi."

Il direttore dà il tiro, si apre il cancello. Therese entra. In un surreale silenzio attraversa un giardino dai toni ombrosi, simile ad un dipinto. Improvvisamente un pallone la sfiora, si ode in lontananza una ragazzina sorridere. Lentamente, affiorano i ricordi del tempo trascorso, in passato, nel liceo. 

 

Intermezzo

Therese (Essy Persson) vive con sofferenza il distacco materno. Soprattutto dopo che la morte del padre spinge la madre in seconde nozze, forse compiute per sola convenienza economica. La permanenza in collegio le sembra dunque un ripiego, una scelta fatta per tenerla lontana. Therese è triste, avvilita, sola. Quando però nella sua angusta cameretta giunge Isabelle (Anna Gaël), inviata per aiutarla a disfare le valige, qualcosa cambia. Repentinamente. Inaspettatamente. Prepotentemente. Un colpo di fulmine, a ciel sereno.

Isabelle si dichiara, senza mezzi termini: "Sei così bella... riesco a malapena a respirare". È l'inizio di un intenso rapporto, vissuto di nascosto nei bagni, nel parco, nelle aule scolastiche. Un rapporto che, inevitabilmente, passa dal livello affettivo a quello fisico: con un lungo accoppiamento dentro la cappella della chiesa. Da quel momento in poi, l'innamoramento è totale, irreversibile, avvolgente. Quando Isabelle nel fine settimana lascia il college, Therese finisce sotto le attenzioni del ragazzo più bello del liceo, il quale, poco prima di una cocente delusione, nota come in lei ci sia "qualcosa di impenetrabile." Al ritorno di Isabelle, il legame tra le due ragazze si fa sempre più intenso, al punto che arrivano -di nascosto- a dormire nella stessa stanza.

 

Epilogo 

Sola, nel silenzio del parco, seduta su una panchina, Therese inclina il capo. Rivoli di lacrime scendono dai suoi occhi mentre comincia a singhiozzare. Un pallone, dolcemente, le accarezza le gambe: è quello della ragazzina che aveva accolto Therese, appena entrata nel collegio vent'anni dopo -vero primo ricordo dal passato- che ora sta lì di fronte a lei mentre la guarda e l'implora: "Non piangere, per favore!"

 

Da uno splendido romanzo di Violette Leduc, Jesse Vogel scrive un'ambiziosa sceneggiatura che permette a Metzger di giocare con piani temporali sfasati: Therese percorre l'istituto e man mano che procede nei vari ambienti, la memoria le fa rivivere emozionanti ricordi. Aule vuote, deserte, improvvisamente si (ri)animano di vita. La vita di vent'anni prima, imprigionata in quei luoghi, in certi oggetti. La scuola è dunque un contenitore di ricordi. Che riaffiorano ammantati da un velo di tristezza e malinconia. Ricordi piacevoli, di anni che non ci sono più. Metzger dirige con maniacale cura, sovrapponendo spesso in maniera sfumata le sequenze tra presente e passato, particolarmente ispirato dall'ambientazione nell'abbazia di Royaumont (40 miglia a nord di Parigi), location che ben si adatta al clima di poetica disillusione. Lo fa in maniera atipica: esattamente come se stesse riavvolgendo un film. I salti temporali all'indietro, però, non sono cronologici. Ad esempio, il primo ricordo di Therese si presenta in un bagno, locale che le riporta alla memoria un bacio negato. Poi, inaspettatamente, è il parco che le fa rivivere l'arrivo all'istituto. Ancora, mentre la memoria retrocede, visualizza il momento del secondo matrimonio della madre. Una narrazione che disorienta ma in maniera affascinante. Come, affascinante, è il soggetto: una storia di amore, intenso, totale, disarmante, tra due ragazze alle loro prime esperienze (affettive e sessuali). La delicatezza, associata ad una pregnante nostalgia, con cui Metzger ritrae le due bravissime protagoniste si ripercuote in ogni settore.

 

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Il nudo  (parziale) arriva solo dopo 74 minuti, ed è un fulmine a ciel sereno. Non tanto per quel che si vede (che davvero è ben poca cosa) ma per come è messo in campo. È un nudo patinato, suggerito, appena accennato. Ma la carica espressiva delle due giovani protagoniste, libri aperti per le loro esplicite espressioni facciali, esplode supportata da un testo che ha la potenza di una bomba atomica. È un testo pronunciato fuori campo, vent'anni dopo, da Therese:

"La mia mano ha trovato la via all'interno dell'uniforme. La mia faccia arrossì e mi si serro' la gola. Il movimento della mano rendeva difficile respirare. Isabelle ha premuto la sua mano contro la mia uniforme. Pose il collo sulla mia bocca mentre le sue labbra cercavano le mie; cercavano la mia pelle, i miei capelli. L'ho spinta sul pavimento. I nostri palmi si sono incontrati. L'ho abbracciata con tutto il mio amore. Abbiamo respirato forte. Ha premuto il suo corpo contro il mio. La sua bocca mi ha cercato e mi ha trovato, come uno che trova un frutto. Mi sono sciolta con profonda delicatezza e lei ha assaggiato il mio dolce succo con tenerezza. Con i miei occhi, potevo vedere la sua pelle risplendere. Nella mia mente avevo Therese con le gambe aperte a guardare il cielo in attesa di ricevere tutte le grazie. Nel cuore di entrambe c'era la speranza che avremmo fatto di nuovo all'amore. Abbiamo attraversato il sentiero buio, nell'ombra. Abbiamo preso il nostro respiro e la vita e la morte si sono incontrate. Ho trovato le sue labbra e lei ha trovato le mie. Una singola distruzione che ci ha rapiti dal Paradiso.

La sua faccia ha viaggiato sul mio corpo, mi ha esplorato. Le sue labbra videro e toccarono ciò che non avrei mai visto. Ho accettato quella sottomissione per lei. Mi sentivo ignorata, con la mia faccia così lontana dalla sua. Mi ha succhiata. Sebbene assorbita in tale concentrazione, poi tutto sembrava irreale. La mia mente era concentrata sulla sua lingua. I mie pensieri si sono dissipati e ho incontrato il divertimento. Lei era tranquilla ed immersa nei propri sensi. Io e Isabelle: il ritmo, il movimento così entusiasmante. Abbiamo avuto ciò che volavamo. E lei ora... ha scoperto il suo stesso organo maschile da sola: a suo modo sentivo che lei mi penetrava. Rapidamente, Isabelle si fece strada tra le mie gambe. Era senza saliva e ben presto tre dita mi entrarono. Tre ospiti per il mio piacere. E stavano scavando, facendo dolce battaglia, contro le mie mura. E l'ho sentita. Isabelle ha radicato la sua brutalità. La mia pelle bruciava, il dolore metteva in prova i miei limiti. Il dito impudente ha risvegliato la mia carne. E, ad ogni mossa, il mio corpo si bagnava di piacere. Mi ha trasformato nel suo oggetto di piacere, rosso e nudo. Le sensazioni mi hanno preso d'assalto e quando, finalmente, la gioia mi ha raggiunto, è stato delicato e dolce. Quindi discese dolcemente l'oscurità."

 

La capacità di coinvolgere senza nulla mostrare. Il potere della fantasia, le suggestioni che arrivano da un uso matematico, tecnico (sublime) della macchina da presa. Gli stacchi, con primi piani di parti del corpo e dei visi. Un saggio di bravura, cui Metzger dedica tutto se stesso. Therese and Isabelle, capolavoro dell'amore senza confini, è un film che passa -in continuazione- dalla gioia di vivere alla più disperata solitudine. Un film romantico, erotico, decadente. La componente drammatica, di altissima caratura, è sublimata da una poesia che, ad un certo punto, Isabelle legge a Therese:

"Piccola mia, sorella,
quale favola bella
vivere insieme laggiù dolcemente!
Amare a non finire,
amare e morire,
in un paese che a te è somigliante!
Dove i soli inzuppati
di quei cieli imbronciati
hanno per la mia anima l’incanto
davvero misterioso
del tuo sguardo insidioso
che manda lampi pure in mezzo al pianto.

Tutto laggiù è ordine e beltà
tutto è lusso, quiete e voluttà.

Là mobili splendenti
che il tempo fa lucenti
saranno arredo della nostra stanza;
ed i più rari fiori
che mischiano gli odori
con l’ambra tenue, con la sua fragranza,
i soffitti sontuosi,
gli specchi luminosi,
tutto avrà uno splendore orientale
e all’anima in segreto
sussurrerà discreto
in una dolce lingua sua natale.

Guarda su quei canali
come dormon le navi
avvolte nell’umore vagabondo.
Per i tuoi desideri
giungono qui i velieri,
lasciando porti ai confini del mondo.
E del tramonto i raggi
vestono i paesaggi,
con i canali e la città intera,
d’oro e giacinto, il mondo
in un sonno sprofonda
chiuso nel caldo lume della sera.

Tutto laggiù è ordine e beltà,
tutto è lusso, quiete e voluttà."

 

Si tratta, nientemeno, che dell'eccezionale Invito al viaggio, tratta da I fiori del male di Baudelaire. Una poesia che si adatta, perfettamente, alla malinconica pellicola di Metzger. Pellicola che meriterebbe di essere proiettata nelle scuole. E non solo scuole di cinema. Una storia d'amore (non a lieto fine) che prende alla gola, smuovendo infinite sensazioni, emozioni, brividi.

 

Citazioni (i ricordi di Therese)

 

1- Labbra segrete

"Ho premuto le labbra segrete di Isabelle con le mie dita. Ho sentito la sua risposta dal modo in cui mi ha stretto il collo. Ho premuto contro il suo sesso. Forse preferirebbe qualcosa di meno complicato. Ho sentito il desiderio di spostare le dita qua e là... Isabelle si sistemo' sul cuscino ed incrociò le gambe. E fui di nuovo benedetta con la visione più santa. Così ho iniziato ad ammirare il resto, nudo del peccato. Ho ripreso da dove mi ero fermata. Ed io ero lì, sfregando la faccia ciecamente sulla più delicata delle superfici, accarezzando il suo sesso perso nell'estasi. La notte, finalmente, ci ha consumate."

 

2- Notte al lago

"L'oscurità ci ha permesso di baciare le nostre labbra. Ci siamo abbracciate, cercando riparo in quell'unico momento che abbiamo avuto. Ci siamo intrecciate, come un singolo essere. E la delicatezza del suo abbraccio era unico, per il riflesso del lago. Con i nostri baci ci siamo scambiati gioielli e pietre preziose, in mezzo a quell'enorme tesoro che ci è stato offerto. E le nostre labbra, mentre si incontravano, si sono legate come gemelli perfetti. L'ho baciata profondamente. Isabelle si inarcò, premendo il suo corpo contro il mio, esplorandomi, aprendomi. Premendo e nutrendo me con il suo respiro. Il piacere rapido tintinnava, prendendomi completamente. Le mie cosce intorpidite mi hanno offerto il piacere. L'eccitazione scorreva nelle mie vene. E una volontà irresistibile, invadente, mi ha preso. I nostri corpi si intrecciavano in una meravigliosa maniera. Strinsi gli occhi, Isabelle mi osservava. Le stelle e la notte: l'oscurità si curvo' su di noi, sussurrando il grande mistero nelle orecchie. Isabelle mi stava prendendo e il mostro del desiderio si risvegliò ancora una volta. Ho sentito le sue labbra segrete trovare il mio corpo. Ho sentito la sua mano e l'ho stesa contro la mia schiena. L'ho guidata ulteriormente, più in basso, l'ho schiacciata contro di me. E ho aspettato pazientemente il suo movimento, il suo assalto. Il suo dito pallido mi ha penetrato. Ma non oso' andare oltre. In risposta, il mio corpo ha restituito il segno inconfondibile di piacere. Abbiamo a che fare con forze irresistibili. Ci siamo immerse nell'inconscio ma siamo diventate un singolo essere, in opposizione all'oscurità che ci circondava. Abbiamo fatto tutto istintivamente, come se ci fossimo già accarezzate prima ancora della nascita. Lei mi ha riflessa, io l'ho riflessa: due specchi che fanno all'amore. Potevo sentire le sue dita cantare canzoni, come in precedenza avevano cantato le mie. Sono esplosa. Fiumi dolci, fluidi, da fessure che fanno scorrere il segreto della vita. Le dita di Isabelle si ritirarono, mi lasciarono, e le mie gambe stavano ancora sudando con il piacere che scorreva da me. Abbiamo ascoltato l'ultimo solfeggio svanire armoniosamente."

 

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"Abbi cura dei tuoi ricordi perché non puoi viverli di nuovo." (Bob Dylan)

Rilevanza: ancora nessuna indicazione. Per te? No

Camille 2000

  • Drammatico
  • Italia
  • durata 115'

Regia di Radley Metzger

Con Danièle Gaubert, Nino Castelnuovo, Eleonora Rossi Drago, Massimo Serato

Camille 2000

CAMILLE 2000 (1969)

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Roma. Marguerite Gautier (Danièle Gaubert), soprannominata Camille per la passione dei fiori (le camelie), pur se compagna del nobile conte De Mauriac, conduce un'esistenza dissoluta, organizzando vivaci festini a base di droga, e trascorrendo le sue notti d'amore con occasionali amanti. Marguerite è, a suo modo, riconoscente al conte con cui vive, il quale, dopo averla incontrata in ospedale dove ha perso -a causa della dipendenza- la figlia, più che come amante ricopre per lei il ruolo di padre. Quando Armand Duval (Nino Castelnuovo), un industriale parigino, giunge nella capitale su commissione del padre, per Marguerite le cose prendono una svolta inattesa. L'incontro, in un teatro, è per i due un vero e proprio colpo di fulmine. Marguerite inizialmente considera il giovane l'ennesima avventura, destinata a concludersi in breve tempo ma poi, lentamente, resta attratta dai modi garbati, dall'ingenuo innamoramento, dal sincero sentimento che Armand manifesta, arrivando persino a perdonarle un tradimento. Marguerite, impossessatasi dello yatch di De Mauriac, decide di passare l'estate a Porto Ercole, in sola compagnia di Duval. Ma durante la permanenza il padre di Armand (Massimo Serato) l'avvicina. Nel dialogo, l'uomo insinua che la vicinanza al figlio possa essere in realtà dettata da interessi economici e la prega di lasciarlo. Sconvolta, convinta di fare la cosa migliore, Marguerite torna a condurre vita mondana, maltrattando Armand e facendosi trovare in compagnia di un nuovo amante. Armand accetta un invito al party sfrenato di Olympe (Silvana Venturelli), con la quale si accoppia sotto agli occhi lacrimosi di Marguerite.

 

"Come si misura l'amore? In carati o in dollari?" (Marguerite)

 

L'italiana Spear Productions aveva già, nel 1966, prodotto un film di Metzger: The alley cats. A differenza di prima, dove il girato è stato realizzato a Monaco ed in Bavaria (Germania), qua il lavoro viene concluso tra Roma e Lazio. Liberamente ispirato al romanzo di Alexandre Dumas jr (La signora delle camelie), Michael DeForrest scrive una complessa sceneggiatura, con approfondita analisi sulla psicologia dei due interpreti principali. Camille 2000 è una storia di amore vero, destinato a durare -come tutte le belle cose- un breve istante, come giustamente nota Marguerite durante il primo incontro con Armand: "Esiste solo il presente, obbligato comunque anche lui a sparire." È una frase premonitrice, drammaticamente realistica. Lei, ragazza dai mille amanti, esperta di "amori spensierati", questa volta cade nella trappola della dipendenza sentimentale. Una dipendenza che nemmeno quella più tragica della droga riesce ad annullare. Lo scambio dei ruoli, giunge inaspettato come un uragano: la trasformazione di Armand da ragazzo gentile a sadico e, improvvisamente, cattiva persona coincide con quello -in senso contrario- di Marguerite, innamorata senza più speranza.

Metzger dirige un parco attori eccezionale, con predominanza di scena per il bravissimo Castelnuovo e per la tormentata Danièle Gaubert (morta nel 1987, a soli 44 anni). La raffinata regia non si discosta dallo standard dell'autore, che anche qui opera un tipo di censura preventiva, con immagini sdoppiate, deformate, riflesse su specchi o tavolini di vetro. Persino la scena nel locale sadomaso è girata con un tale garbo che -apparentemente- sconfina talvolta nella più manieristica ipocrisia. Ma in fondo è giusto così, perché Camille 2000 è un film drammatico, sentimentale. È Giulietta e Romeo, aggiornato in tempi moderni, con un finale però tragico, che anticipa di poco quello di Love story (1970). Affetto e amore: due sentimenti destinati -come espresso dalle risate finali di Armand- a durare ancora meno di un istante. Perché in fondo quello che definiamo come presente è solo uno sfuggente attimo. Un istante fallace, illusivo, ingannevole. Un lampo, un momento inarrestabile, un baleno, un fantomatico ricordo. Che sfugge di mano, vola più del pensiero, più della luce. Anche l'amore, per quanto intenso, sincero, profondo, quando fa parte del presente, in divenire resta solo una traccia, un ricordo, un pensiero anch'esso destinato, in più o meno tempo, a dileguarsi, disperdersi, dissolversi. Come l'aria che respiriamo. Come la luce che vediamo. Come il battito del cuore. Battito a volte interrotto, bruscamente, per amore. Per un solo esaltante momento. Un istante prezioso, di inestimabile valore, che sopravvive "eternamente" forse in un mondo migliore, certo nei fotogrammi di un film, e magari anche oltre a noi stessi.

 

A seguire, stralcio di una intervista a Radley Metzger, realizzata da Alex Stellino

 

Metzger a Roma


D- Jesse Vogel ha cominciato a scrivere la sceneggiatura di Camille 2000 ma poi è stato rimpiazzato da Michael De Forrest. Come mai? 
R- Niente di particolare. Credo che fosse molto impegnato in quel periodo. Ora vive a Londra e ci siamo anche sentiti di recente. 


D- Danielle Gaubert e Nino Castelnuovo sono un’ottima coppia nel film. E’ rimasto soddisfatto della loro partecipazione? 
R- Assolutamente. Erano entrambi entusiasti del film e delle parti e credo che si veda. 


D- La versione originale di Camille 2000 durava 3 ore. In cosa consiste quest’ora in più? 
R- Sì, il film era molto lungo, abbiamo girato il libro di Dumas pagina per pagina. Tra le varie cose c’erano un paio di scene con la sorella di Armand e un acceso litigio alla fine. Queste scene verranno reintegrate nella prossima uscita in DVD del film. 


D- Che ricordi ha di Roma durante le riprese del film? 
R- Ottimi. E’ stato un periodo magico della mia vita. Anche la post-produzione l’abbiamo fatta a Roma. 


D- E cosa ci può dire del resto della troupe? Enrico Sabbatini, Ennio Guarnieri… 
R- Si trattava di un gruppo magnifico, tanto a livello tecnico quanto a livello umano. Sabbatini era una fonte di ispirazione costante. Ha contribuito ai due film* più di chiunque altro. La sua morte mi ha rattristato parecchio. Anche Guarnieri era una persona straordinaria. Ero molto amico di Mario Mariani, il produttore, e anche nel suo caso il venire a conoscenza della sua scomparsa mi ha reso molto triste. Ci terrei anche a sottolineare l’importante contributo dato ai film da Piero Piccioni e Stelvio Cipriani con le loro musiche. 

* L'altro film è The Lickerish Quartet (aka Esotika Erotika Psicotika). 
Fonte: booklet allegati alle VHS da edicola (Shendene) realizzati a cura di Nocturno 

 

"Temere l’amore è temere la vita, e chi ha paura della vita è già morto per tre quarti." (Bertrand Russell)

Rilevanza: ancora nessuna indicazione. Per te? No

Esotika Erotika Psicotika

  • Erotico
  • USA, Italia, Germania
  • durata 90'

Titolo originale The Lickerish Quartet

Regia di Radley Metzger

Con Silvana Venturelli, Frank Wolff, Erika Remberg, Paolo Turco

Esotika Erotika Psicotika

THE LICKERISH QUARTET /  ESOTIKA EROTIKA PSICOTIKA (1970)

 

Una famiglia borghese, composta da padre (Frank Wolff), moglie (Erika Remberg) e figlio (di altro letto), si diletta nella visione di un film a luce rossa. Data l'insofferenza del figlio per lo spettacolo, decidono di uscire finendo in un circo, dove assistono ad una esibizione denominata "muro della morte" nella quale tre motociclisti offrono una pericolosa e spettacolare performance. Tra di loro è presente una ragazza (Silvana Venturelli), riconosciuta essere attrice nel film hard precedentemente visionato. Dopo averla invitata al castello di famiglia, con la scusa di un party, in realtà -procedendo con la proiezione- decidono di farle assistere al filmato. Durante la visione, però, non sono più sicuri che si tratti della stessa ragazza. Fatto sta che prima il padre, poi il figlio, quindi anche la madre subiscono il fascino della sensuale ospite, finendo in un modo o nell'altro a fare sesso -singolarmente- con lei.

 

"Tutta la sua realtà d’oggi così com’è, è destinata a parerle illusione domani…": con questa spiazzante citazione pirandelliana, tratta da Sei personaggi in cerca d'autore, si apre The lickerish quartet. Il soggetto originario è di Metzger, sviluppato però in sceneggiatura da Michael DeForrest. Pirandello nella didascalia iniziale anticipa che siamo di fronte ad un film inusuale, soprattutto per l'epoca (1970). Infatti, per restare nell'ambiguità del preambolo, nessuno dei protagonisti si chiama mai per nome. Anzi, nessuno di loro ha un nome. L'operazione metatestuale prosegue, mostrandoci un "blue movie" in bianco e nero, proiettato su un telo, in un'ampia e lussuosa sala. Per tutta la durata del film, in una logica di inquietanti scatole cinesi, il punto di vista viene alterato. Fino alla fine, non sapremo mai chi è lo spettatore e chi invece l'attore. Alternando continui strappi avanti e indietro nel tempo (un rewind quando Wolff incontra sul torrione la Venturelli senza parrucca; Paolo Turco che fa sesso con la Venturelli in un campo, intravisto in alcuni fotogrammi anticipatori) Metzger gioca con la percezione, insinuando il dubbio che anche la vita reale sia, sotto sotto, un film. Parallelismo che si definisce nella sequenze finali, dove in un curioso "reverse", gli spettatori iniziali scambiano il ruolo con gli attori.

 

Un lavoro complesso e stratificato, che richiede attenta visione e che, per essere completamente intuito, andrebbe rivisto più volte. Girato in buona parte nel castello di Balsorano, si avvale anche dell'ottima colonna sonora composta dal grande Stelvio Cipriani (accreditato nei titoli di apertura come Stephen Cipriani). Metzger dimostra una rara capacità nell'accostare ad un tema così profondo un erotismo esplosivo che decolla solo dopo cinquanta minuti ma che poi penetra nel profondo dell'animo. La Venturelli, bellissima, è un inno alla vita, alla gioventù, alla spensieratezza. Gioia, piacere, libertà: sensazioni che si esprimono anche nell'approccio ad un tipo sessualità libera, svincolata da legami o paletti.

 

La scena in biblioteca è da antologia dell'erotismo: partendo dalle gambe perfette della Venturelli, mentre è sopra ad una scala (quindi in anticipo alla Antonelli di Malizia), Metzger prosegue sino ad arrivare all'amplesso. Benché nulla sia esplicito, l'alternato puntare in primo piano su alcune parole (testicles, penis, hole, copulate, fuck, sex, ecstasy) che adornano il pavimento, ai visi dei due protagonisti, assume una carica sensuale al cui confronto un film hard diventa cosa da educande. Il fascino della bellezza femminile, sollecitato anche dalla fantasia, permette qui al regista di rendere erotico persino l'ombelico di Erika Remberg: nella scena in cui, completamente nuda, subisce con piacere le carezze della Venturelli. Vedere per credere. Pellicola intrigante, girata con tecnica e intelligenza, in grado di vivificare i sensi in maniera garbata. Facendo cioè del suggerito e dell'implicito il vero motore delle pulsioni umane. Anche -e soprattutto- di quelle erotiche.

 

"Nessuna buona azione rimane impunita." (Frank Wolff)

 

"Non c’è nessuna forma d’arte come il cinema per colpire la coscienza, scuotere le emozioni e raggiungere le stanze segrete dell’anima." (Ingmar Bergman)

Rilevanza: ancora nessuna indicazione. Per te? No

Little Mother

  • Drammatico
  • Germania, Jugoslavia, USA
  • durata 90'

Titolo originale Little Mother

Regia di Radley Metzger

Con Siegfried Rauch, Christiane Krüger, Ivan Desny, Mark Damon, Anton Diffring, Elga Sorbas

Little Mother

LITTLE MOTHER (1973)

 

In un paese sudamericano l'ambiziosa attrice Pinares Marina (Christiane Krüger) tenta la scalata al potere, sposando il Presidente per poi tentare di farlo cadere politicamente e instaurare una dittatura.

 

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Metzger si affida ad una intricata sceneggiatura firmata da Brian Phelan per tentare il salto verso un tipo di cinema impegnato e quindi lontano dal genere da lui più spesso praticato. La storia è di pura finzione, pur poggiando sulla vicenda politica di Evita Peron, destinata a diventare il 29° presidente della Repubblica d'Argentina. Nonostante le buone intenzioni (e alcune versioni più spinte, circolate  con scene di nudo) Little mother rimane probabilmente il peggior film del regista, qui costretto a muoversi su un set poco dinamico, circoscritto ad un periodo storico e politico trattato con distacco e assoluto disinteresse. Christiane Krüger nel ruolo della protagonista non contribuisce, per quanto calata nel ruolo, a rendere più interessante questo dramma completamente privo di ritmo. Da segnalare la presenza di Mark Damon, attore essenziale del cinema popolare italiano degli Anni '60 e '70, confinato qui nel ruolo (di ben poco spessore) di rivoluzionario. Rimasto a lungo pressoché inedito (in Germania troverà distribuzione solo nel 1990) è stato proposto in Italia grazie alla buona volontà di Nocturno Cinema, che lo ha inserito -ormai vent'anni fa'- nella preziosa serie di VHS denominata "Il Cinema di Radley Metzger" (Shendene & Moizzi o Cinema NetWork che son la stessa cosa). 

 

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"Il mio nome è diventato il grido di riconoscimento delle donne di tutto il mondo. E’ giunto il momento di avere gli stessi riconoscimenti degli uomini.”  (Evita Peron)

Rilevanza: ancora nessuna indicazione. Per te? No

Score

  • Erotico
  • USA, Yugoslavia
  • durata 90'

Titolo originale Score

Regia di Radley Metzger

Con Claire Wilbur, Gerald Grant, Calvin Culver, Lynn Lowry, Carl Parker

Score

SCORE (1974)

 

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Jack (Gerald Grant) ed Elvira (Claire Wilbur) sono felicemente accoppiati ma, pur essendo forte il loro legame affettivo, non disdicono di incontrare scambisti occasionali, spesso ricorrendo agli annunci pubblicati su apposite riviste. Tra i due, in maniera ludica, esiste anche una improvvisata gara ad accumulo di punti, basata su scommesse relative ad andamenti e sviluppi con i nuovi ed occasionali partner (da cui il titolo Score, ovvero punteggio). Nella loro dissoluta vita, un bel giorno capita la coppia composta da Eddie (Casey Donovan) e Betsy (Lynn Lowry). Coppia che sta vivendo un rapporto (anche intimo) decisamente freddo. La domanda sul perchè non ci sia più intesa tra Eddie e Betsy trova risposta nel gioco dei travestimenti. Gioco condotto in casa di Jack ed Elvira, pronti a scommettere su "chi scoperà chi". Così finisce che, scherzando scherzando (e con l'aiuto di qualche pillola eccitante) il cowboy Eddie si trova a fare sesso -in tutti i modi- con il marinaio Jack. Mentre suora Elvira apre le gambe alle morbide labbra della sexy Betsy.

 

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Jerry Douglas, in sceneggiatura, cavalca con vigore (maschio) gli effetti del sessantotto, concentrandosi sulle nuove concezioni possibili di "libero amore". Meglio però sarebbe dire di libero sesso. La coppia moderna non ha più nulla da spartire con il (falso) moralismo di derivazione cattolica, a stampo patriarcale, e predominante nel periodo post bellico: lei in cucina, madre con figli da crescere e serva di casa; lui padre padrone, gran lavoratore ma molto prepotente. Cose arcaiche, sorpassate, fuori tempo massimo nella cultura americana ed occidentale di metà Anni '70. E non solo perchè sono cambiati i riferimenti e le mansioni all'interno di una relazione ordinaria (uomo/donna) ma anche sul piano extraconiugale non esistono più paletti: il sesso diventa un gioco, una sperimentazione empirica, carnale, edonistica di (in)finite possibilità, di sempre nuove posizioni e combinazioni fisiche. Incroci anche pericolosi (il 69 tra i due ragazzi) ma tutti da percorrere, con freno completamente sbloccato. Tabù da infrangere, lentamente e dopo adeguata preparazione.

 

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Così la sequenza shock arriva decisa e inattesa, pionieristica, dopo un'ora abbondante spesa in parte nella propedeutica lezione sull'orientamento omo. Lui su di lui, a fare all'amore: quindi sopra, ma poi sotto, pure di lato, anche davanti e infine dietro. Il tutto intercalato in un efficace parallelismo, durante il quale i gesti fatti dalle due ragazze si alternano, identici (ma con esiti ben differenti), nell'accoppiamento sull'altra sponda. La cosa incredibile è che nei due contesti, non esiste paragone tra l'intensità degli atti e l'esplicito metodo di messa in scena. Il rapporto lesbo sparisce di fronte all'esuberante potenza di quello gay. Momento porno tout court, ma solo in quei 20 minuti che non hanno nulla da spartire con la miseria che, in seguito, il genere hardcore ci avrebbe propinato. Qui il significante cede posto al significato. Il corpo nudo scompare e il sesso con lui. Restano solo due ragazzi che in principio si baciano, dando poi inizio ad una serie di reciproche attenzioni.

 

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Il fatto che in regia stia uno come Metzger, cantore per antonomasia della fascinazione femminile, sorprende non poco. Score, non scade mai nella volgarità dell'hard onanistico o fine a se stesso. La regia è sempre attenta alla messa in scena, con effetto mirato a generare ulteriore turbamento per via dell'uso (psichedelico) di specchi e filtri deformanti. E l'inserimento di una colonna sonora ritmata, contribuisce a rendere ancora più scorrevole il già coinvolgente film. Sono 90 minuti sorprendenti, dove il porno (pionieristico) è inserito in una storia interessante, finendo per essere funzionale e necessario. Una nota sugli infausti destini dei due protagonisti lanciati in un rapporto gay al 100% (esplicito ma mai rozzo, tantomeno brutale): Casey Donovan si spegne nel 1987 alla giovane età di 43 anni per colpa dell'AIDS, mentre Gerald Grant se ne va nel 1993, anche lui prematuramente a soli 52. 

 

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"I gay hanno diritto di essere infelici come tutte le altre coppie.” (Chris Rock)

Rilevanza: ancora nessuna indicazione. Per te? No

I pomeriggi privati di Pamela Mann

  • Erotico
  • USA
  • durata 83'

Titolo originale The Private Afternoons of Pamela Mann

Regia di Radley Metzger

Con Barbara Bourbon, Eric Edwards, Darby Lloyd Rains, Marc Stevens, Sonny Landham

I pomeriggi privati di Pamela Mann

THE PRIVATE AFTERNOONS OF PAMELA MANN (1975)

 

Pamela Mann (Barbara Bourbon), ricca moglie mossa spesso a partecipare a manifestazioni e attività di interesse sociale, vive a Manhattan. Il marito (Alan Marlow) di Pamela, dubbioso sul tipo di attività pomeridiane praticate dalla graziosa moglie, incarica l'investigatore Frank (Eric Edwards) di indagare e raccogliere prove audiovisive dei (molti) tradimenti. In effetti Pamela intrattiene rapporti intimi con varie persone, servitù di casa compresa, come testimoniano i filmati realizzati dall'agenzia investigativa. Nonostante l'evidenza delle prove, il marito sembra però essere tutt'altro che turbato.

 

Radley Metzger, ormai adottato lo pseudonimo di Henry Paris, dopo Score scrive e gira (in soli sei giorni) il secondo hardcore. Lo fa con la solita grazia (nonostante le esplicite scene di sesso), che contraddistingue tutta la sua concezione di cinema. Perchè nonostante abbia deciso di affondare lo sguardo nell'erotico esplicito, si circonda di attori e di maestranze tecniche di alto livello. Georgina Spelvin, Jamie Gillis, Eric Edwards e, ovviamente, la protagonista Barbara Bourbon: attori appunto, prima che corpi al servizio del cinema a luci rosse.

 

Certo, il soggetto è striminzito e il film presenta evidenti errori di continuità (Frank e il coniuge Mann assistono ad alcuni filmati di Pamela mentre gli stessi devono ancora essere girati) ma visivamente è evidente lo stile di Metzger che anche qui, in un contesto di esibizione accentuata, predilige raffinati punti macchina che spesso arrivano al dunque -soprattutto nel rapporto finale tra Pamela e il marito- tramite immagini riflesse in specchi. Con taglio ironico, Metzger fa girare sul set una strana intervistatrice, che a sorpresa pone domande a Pamela sulle condizioni economiche e sociali di Argentina e Cile, o sul modo di esprimersi delle nuove generazioni. Quando il marito la trova in casa, domanda ovviamente chi sia e cosa stia facendo, ottenendo per risposta: "Sono qui per dare uno spessore politico al film!

 

I pomeriggi privati di Pamela Mann può contare sull'ottimo lavoro di Robert Rochester (nome forse fittizio, che parrebbe celare l'identità di un regista) che per l'occasione compone una potente e suggestiva colonna sonora. Mentre Darby Lloyd Rains, qui nei panni -assieme e Jamie Gillis- di serva di casa Mann, e coinvolta solo nella sequenza del (finto) rapimento e stupro, diventa poi la protagonista del successivo La straniera nuda (1975).

 

Soundtrack

 

"Chi ha comandato ai sessi di essere diversi, e non di alternarsi come le stagioni o di succedersi come il giorno e la notte?" (Jean Baudrillard)

Rilevanza: ancora nessuna indicazione. Per te? No

La straniera nuda

  • Erotico
  • USA
  • durata 83'

Titolo originale Naked Came the Stranger

Regia di Radley Metzger

Con Darby Lloyd Rains, Levi Richards, Mary Stuart, Alan Marlow, Christina Hutton

La straniera nuda

NAKED CAME THE STRANGER (1975)

 

Alla guida di una trasmissione radiofonica -che va in onda "quando la gente va a lavorare e quando torna a casa, accompagnando però anche chi va a zonzo"- sta la coppia composta da Gilly (Darby Lloyd Rains) e Billy Blake (Levi Richards). Nell'ufficio è però presente anche la graziosa impiegata Phyllis (Mary Stuart) che non disdice le attenzioni del suo principale, finendo anzi spesso a fare sesso con lui. Quando il dubbio spinge Gilly a seguire il marito -sospettosamente sempre fuori sino a tarda ora per lavoro- scopre i due in piena, piacevole, attività sessuale. Turbata, ma al tempo stesso anche eccitata dalla situazione, trae ispirazione dalla visione, per poi decidere in un secondo momento di rendere il tradimento, facendo occasionale sesso con amici e collaboratori della stazione radiofonica.

 

- Billy: "Chi abbiamo oggi da intervistare?"

- "Un esploratore."

- "Di che cosa?"

- "Probabilmente l'unico uomo che è riuscito a stare sopra ad Anita Ekbert!"

 

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Dopo Score e The private afternoons of Pamela Mann, Metzger consolida la sua scelta di genere, che va in direzione esattamente contraria a quanto in precedenza realizzato. Le atmosfere malinconiche, il romanticismo, il taglio di ripresa allusiva con evidente intento censorio: tutto è passato, è un ricordo, è una concezione -anche e soprattutto erotica- che sta in direzione opposta, dall'altro lato dello specchio. Tutti noi abbiamo personalità volubili, mutevoli, che sfumano dall'una all'altra con il trascorrere (più o meno veloce) del tempo. Jekyll and Hyde, più che un romanzo dell'orrore, è un trattato scientifico sulla instabile psicologia dell'essere umano. La maggior parte di noi ignora l'altro se stesso, né si sognerebbe mai di sdoppiare la propria identità mutando nome. I più lucidi, invece, consapevoli del cambiamento, non rinnegando il passato ma affrontando invece il presente, sanno quando è ora di dire addio alla vecchia personalità. Radley Metzger è uno di loro. Sa che dopo l'exploit gay di Score per la critica seriosa, ufficiale e bigotta, è artisticamente finito, è morto aprioristicamente. Ma non se ne fa un dramma, al contrario; dalle ceneri di un genio non può sorgerne che un altro. Quel nuovo genio, meno triste e per niente tragico, si chiama Henry Paris: pseudonimo adottato da Metzger, che figura come regista nei credits dei film hardcore, a cominciare da The private afternoons of Pamela Mann (1974). Lui, come pochi altri (Damiano con il suo Gola Profonda o, per restare in patria, il nostro Joe D'Amato), figura infatti tra i pionieri delle "luci rosse". Quelli che dal 1972 in poi hanno cavalcato, con un po' di timore, l'ondata libertina (conseguenza del '68) per fare del sesso un commercio -talvolta anche artistico, talaltra pure politico- sottoforma di immagini. Il sesso che in quegli anni non è più un tabù (casomai lo fosse stato per davvero in precedenza).

Quando si viene a sapere che Henry Paris (il pornografo ironico) e Radley Metzger (il raffinato, malinconico, talentuoso cineasta dell'eros suggerito) sono la stessa persona, salta fuori che per non ben chiare questioni esoteriche Metzger ha adottato quel secondo nome. In seguito lo stesso regista smentisce, dichiarando le vere ragioni che lo hanno indotto a firmare in maniera alternativa le pellicole hardcore: in quel periodo di incontrollata sperimentazione i pionieri del porno rischiano severe conseguenze, multe salatissime e finanche la galera. Altro che ragioni esoteriche!

 

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Appurato dunque che, anche Metzger, un bel po' di timore nel girare film per adulti lo ha vissuto, concentriamoci sullo specifico, ovvero questo Naked came the stranger. La fonte letteraria, ovvero il romanzo di Penelope Ashe, è fittizia in quanto frutto del lavoro congiunto di almeno sette persone, mentre la sceneggiatura è opera dello stesso Metzger (celato nella terza identità di Jake Barnes). Il cast è composto, in totale maniera, da attori porno ma qualcosa non apparenta, nemmeno lontamente, il film allo squallore delle contemporanee pellicole "vietate ai minori". La differenza, sostanziale, balza agli occhi sin dalle prime battute, con un incipit da commedia (registro peraltro costante nel film) scritto con certa cura e recitato -qui sta il bello- decisamente bene dai protagonisti anche quando vestiti, alcuni di loro in grado di sostenere un ruolo "serio" in maniera persino migliore di attori ben più famosi.

Gli ospiti che frequentano la stazione radio, rappresentano siparietti ben costruiti, divertenti eppure -sotto sotto- anche ricchi di spunti e portatori di idee. Così vediamo confessarsi varie tipologie di personaggi ai microfoni dei coniugi Blake, lì presenti per essere intervistati: prima un critico che apprezza un brutto film solo perché gli piace il regista; poi una scrittrice del fondamentale testo Diete rapide per lesbiche d'America; infine un'attrice di film porno che viene elogiata da esperti di cultura -durante la proiezione dello stesso- per il significato "socialista" (e sociale) del prodotto.

 

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Metzger gira non certo con la classe dimostrata nel capolavoro Therese and Isabelle ma dalla mano di un genio non potrà mai uscire, anche se scritto su un brogliaccio, uno scarabocchio. Così i momenti metacinematografici con la disinibita protagonista che guarda in macchina mentre si tocca, rispondendo con il capo alle domande e attuando, con il dito medio, i suggerimenti in arrivo dal "coniglietto amoroso" denotano un taglio di stimolante e ricercata psicologia sessuale che non è proprio del genere. È una raffinatezza persuasiva, inebriante, istigante che riaffiora più avanti, quando Gilly seduce Taylor, un collega, spiegando il motivo del gesto tirando in causa la crisi di relazione con il marito. "Taylor, quando sono con te... mi sembra di essere in un film muto": finito di esprimere tale sentimento, Metzger -in un sorprendente esempio di cinema "alto", non certo atteso quindi in un porno- vira dal colore al bianco e nero, attenua (fino a fare scomparire) l'audio e inserisce le classiche didascalie sul labiale dei due protagonisti. E procede di questo passo quasi per dieci minuti, sino ad arrivare all'inevitabile scena hard, nobilitata da una potente regia che procede poi lisergicamente, quando il bianco e nero cede posto al seppia, mentre la musica classica si fa strada. E, ancora, le parole tra i due (ovviamente sconce mentre fanno sesso) sono sostituite dalle didascalie.

 

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Memorabile anche la scena sull'autobus inglese a due piani, nel quale viene condotto da Gilly -ai sedili superiori- un altro occasionale amante, Marvin (Alan Marlow). Di fronte al timore dell'uomo di fare sesso, per paura di essere visto da persone conosciute mentre il mezzo sfila sull'affollatissima arteria newyorchese detta Fifth Avenue, Gilly si espone in una lucida (per quanto banale) lezione di buon senso: "Non hai capito niente della vita. In certi momenti quello che veramente importa è... dire a tutti di andarsi a fare fottere!"

 

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Jekyll e Hyde, dunque, due opposti caratteri. Proprio come Radley Metzger e Henry Paris. Ma per quanto antitetici nelle intenzioni, di fatto nella mutevole metamorfosi -in uno o nell'altro senso- le due identità sono costrette ad incrociarsi in un certo punto, ad un dato momento. Ecco allora tornare timidamente, sul finale, la malinconia. Malinconia evocata, ricordata con un pizzico di pentimento forse, dalle immagini di un film che scorre nel televisore di casa Blake, di fronte alla coppia riappacificata. Immagini di Nino Castelnuovo, disperato, mentre assiste Danièle Gauber, morente in un letto di ospedale (Camille 2000).

La dualistica filmografia di Metzger ci ricorda, per analogia, eventi contrapposti, eppure conviventi e necessari l'un l'altro; la notte che cede posto al giorno, la luna calante destinata poi a ricrescere, l'alternarsi ciclico delle stagioni con continui corsi e ricorsi climatici, apparentemente in contraddizione tra loro. Tutti sappiamo benissimo che il dottor Jekyll è anche il signor Hyde (e viceversa), così come Metzger e Paris sono una persona sola. Le mutazioni, i cambiamenti, spesso compiono un percorso circolare: con il punto di partenza coincidente a quello di arrivo. Un traguardo che -per paradosso- il più delle volte è, di fatto, un viaggio all'indietro. Con Naked came the stranger Henry Paris prosegue nel cambiamento, va avanti -praticando ironicamente e gioiosamente l'hard- solo per raggiungere un malinconico e nostalgico epilogo, dove ad attendere sta Radley Metzger. Cioè se stesso, comunque lo si voglia chiamare.

 

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"Il sesso deve essere innaffiato di lacrime, di risate, di parole, di promesse, di scenate, di gelosia, di tutte le spezie della paura, di viaggi all’estero, di facce nuove, di romanzi, di racconti, di sogni, di fantasia, di musica, di danza, di oppio, di vino." (Anaïs Nin)

 

 

Rilevanza: ancora nessuna indicazione. Per te? No

The Punishment of Anne

  • Erotico
  • USA
  • durata 89'

Titolo originale The Image

Regia di Radley Metzger

Con Mary Mendum, Carl Parker, Marilyn Roberts, Valerie Marron, Michelle Vence

The Punishment of Anne

THE PUNISHMENT OF ANNE (1975)

 

Parigi. Durante una lussuosa festa Jean (Carl Parker) viene attratto dalla timida e introversa Anne (Mary Mendum/Rebecca Brooke). In seguito Jean scopre che Anne vive una relazione omosessuale con una sua vecchia amica, di nome Claire (Marilyn Roberts). 

 

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La struttura narrativa del film è suddivisa in dieci capitoli.

 

1. An evening at the X...'s

Durante un party tenuto in una lussuosa villa di Place de la Concorde, Jean incontra l'amica Claire, che non esita a presentarle, su richiesta, la bellissima Anne. È la sua amante ed è disposta per lei a fare qualunque cosa.

 

2. The roses in Bagatelle Gardens

Bois de Boulogne, parco di Bagatelle: è il luogo nel quale Claire ha fissato l'appuntamento il giorno seguente con Jean. Anne si dimostra insolitamente sottomessa a Claire, al punto di raccogliere una rosa spinosa e -su ordine- nasconderla nelle parti intime, che espone liberamente in quanto non indossa mutandine.

 

"Alla minima provocazione si bagna tutta..." (Claire, dopo avere imposto ad Anne di sollevare la gonna per nascondere la rosa)

 

3. Too much water and its consequences

Successivamente, in un'area isolata, Anne viene forzata ad urinare di fronte a Jean.

 

4. False starts

Dopo una settimana, casualmente Jean incontra Anne in una libreria, ma la ragazza reagisce con disinteresse, mantenendo le distanze.

 

5. The photographs

Jean è ospite a casa di Claire, invitato per vedere alcune foto erotiche scattate ad Anne.

 

6. An expiatory sacrifice

A casa di Claire, Anne subisce una punizione per il suo comportamento scortese, alla libreria, nei riguardi di Jean: viene frustata, obbligata a leccare i piedi dell'uomo per poi eseguirgli una fellatio. Da quel momento la ragazza, succube dei due amanti/padroni, si trova a subire palpeggiamenti e carezze intime nei più svariati pubblici contesti: in una cabina telefonica, al ristorante di fronte ai camerieri, in auto, ai Champs -Élysées.

 

7. The fitting room

Accompagnata da Jean in un negozio di abbigliamento femminile, per l'acquisto di lingerie erotica, Anne viene spinta ad amoreggiare con la commessa.

 

8. In the bathroom

Anne viene pulita e lavata in una vasca da bagno, costretta a sperimentare il waterbondage e forzata di nuovo ad urinare.

 

"Guarda quanto è bella quando viene." (Claire)

 

9. The gothic chamber

All'interno della camera gotica, vista da Jean nelle foto mostrategli da Claire, i due sadici si spingono al limite: dopo aver imbavagliato e "incatenato" Anne, con uno spillone arroventato Claire tormenta lo stomaco e il seno della ragazza; Jean la frusta a lungo prima di possederla.

 

10. Everything resolves itself

Anne si congeda, per sempre, da Claire, mentre quest'ultima si reca a casa di Jean. Ha scoperto di essere anche lei masochista e dichiara il suo stato a Jean, diventando così la sua schiava.

 

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I titoli di testa annunciano la fonte letteraria: da un racconto di Jean de Berg, ovvero Catherine Robbe-Grillet, scrittrice, dominatrice, fotografa e attrice (francese ma di origine armena) che ha dato alle stampe romanzi sadomaso. Mentre la sceneggiatura, attribuita a Jake Barnes, è opera dello stesso Metzger (accreditato con pseudonimo). The image (anche noto con i pertinenti titoli alternativi di The punishment of Anne o The mistress and the slave) rientra nella fase hard del regista, seguendo cronologicamente ScoreI pomeriggi privati di Pamela Mann e La straniera nuda. Ma Metzger questa volta non si nasconde dietro il nick di Henry Paris, e inserisce il suo nome nei credits. Di fatto The image è più erotico che hard, proponendo unicamente un paio di sequenze di sesso orale (la prima solo dopo 40 minuti) e due dettagli di pissing. Per il resto, è puro Metzger, raffinato e di classe. A cominciare dalle scelta di girare in stupende location parigine (la Torre Eiffel, i giardini di Bagatelle e i Champs -Élysées) per proseguire con scenografie in interni di stile e prestigiosi. Anche i costumi e, in genere, l'eleganza delle riprese, fanno da buono sfondo ad una storia potente e stimolante, nella quale la componente erotica è affrontata con garbo e per gradi. Quando il regista ci presenta il bellissimo volto di Anne, personaggio interpretato dalla sensuale e perfetta Mary Mendum, riesce impossibile credere che la protagonista possa arrivare tanto in là. E invece l'attrice si spinge oltre ogni aspettativa, essendo di fatto una pornostar. Una pornostar completamente diversa per quanto affascinante e delicata.

 

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Metzger riesce a cogliere tutte le sfumature psicologiche che rappresentano la mentalità masochista di Anne, suggerisce situazioni estreme senza entrare nel dettaglio: nella camera gotica, ad esempio, Anne subisce fustigazione per oltre cinque minuti, ma la macchina da presa non ci mostra mai il suo corpo battuto dalla frusta, alternando invece primi piani del viso in godimento (e sofferenza) di Anne a quello sadico e compiaciuto di Jean. Così pure il reparto sonoro: le urla e i gemiti sono saltuariamente disturbati dallo scoccare dello scuduscio sulla pelle. Ancora una volta il regista punta poi su dialoghi pregnanti, soprattutto nella prima eccezionale parte del film. Jean racconta, in voice over, i vari momenti salienti dell'incontro e successivo "approfondimento" della psicologia di Anne. In anticipo sul lavoro di Damiano (The story of Joanna) e molto meglio di Histoire d'O (dello stesso anno), Metzger gira un erotico privo di rivali in questo campo: nessun film successivo riuscirà mai più a declinare con tanto effetto un tale rapporto (a tre) sadomasochista. Tra i precedenti, a tale livello, forse resta solo La punizione.

 

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Immagine della bellezza

Mary Mendum (1952 - 2012), attrice di pellicole hard di rara bellezza, debutta con lo pseudonimo di Rebecca Brooke nel 1973 in Grace's place, film diretto da Chuck Vincent. Prende parte al film di Metzger, forse il più celebre, quindi appare in Les milles et une perversions de Felicia. Altre sue efficaci comparse in alcuni film a luce rossa diretti da Joseph W. Sarno, poi approda al cinema regolare con due titoli: Misty e Cherry Hill High. Sono gli ultimi lavori, dato che dopo solo quattro anni (nel 1977) si ritira dalle scene. Nel luglio del 2012, a sessant'anni d'età, muore per annegamento mentre si trova in Florida. 

 

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Citazione

Anne sta per subire punizione, essendosi comportata malamente con Jean in libreria.

"Quando uno sta per picchiarla, lei è pronta per il suo orgasmo", afferma con tono dominante Claire.

Guardandola nuda ed obbediente, Jean racconta: "Molto piano, la ragazza cominciò a piangere. Le lacrime si formarono negli angoli dei suoi occhi e rotolarono giù dalle sue guance arrossate. Di tanto in tanto, un brivido attraversò il suo corpo. Inginocchiandosi sul tappeto di lana, con il sedere perfettamente esposto, cosce ben divaricate, mani in aria ... non osava nemmeno asciugare le lacrime che le scorrevano lentamente in faccia. Ci siamo seduti a lungo a guardarla." (Jean)

 

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"Le nostre ferite sono spesso le aperture nella parte migliore e più bella di noi." (David Richo)

Rilevanza: ancora nessuna indicazione. Per te? No

L'iniziazione di Misty Beethoven

  • Erotico
  • USA
  • durata 85'

Titolo originale The Opening of Misty Beethoven

Regia di Radley Metzger

Con Constance Money, Jamie Gillis, Jacqueline Beudant, Terri Hall, Ras Kean, Gloria Leonard

L'iniziazione di Misty Beethoven

THE OPENING OF MISTY BEETHOVEN (1976)

 

Il sessuologo Seymour Love (Jamie Gillis) tenta di nobilitare la prostituta Misty (Constance Money), conosciuta in un cinema per adulti parigino (La Scarlett), educandola a uno stile di comportamento raffinato e altolocato. A lungo andare, Misty si innamora del dottore.

 

"Sai perchè la maggior parte di gente ha problemi sessuali? Perchè parla troppo..." (Misty Beethoven)

 

Ispirato dal Pigmalione (e dal derivativo My fair lady) di George Bernard Shaw, Metzger - dietro l'abituale pseudonimo di Henry Paris - gira tra Roma e New York un film per adulti insolitamente curato: il più costoso, all'epoca, mai prodotto. Immerso in un costante clima da commedia (in particolare per le hostess tuttofare sugli aerei) e con citazioni còlte, The opening of Misty Beethoven rappresenta il tentativo (riuscito) di nobilitare il genere hard. Scenografie e costumi lussuosi, location di prestigio (dalla Torre Eiffel di Parigi alla scalinata di Trinità dei Monti a Roma, città già visitata da Metzger durante le riprese di Camille 2000), interpreti che sanno recitare nonostante si tratti di un film a luce rossa e una colonna sonora grandiosa, che oscilla tra musica classica e brani di repertorio dell'etichetta KPM 1000 (al minuto 39 si può ascoltare un pezzo incredibilmente simile a Profondo rosso dei Goblin).

 

Che si tratti di un prodotto eccezionale stanno a testimoniarlo sia i tempi del girato (sei settimane) che quelli di post-produzione, dodici settimane durante le quali Metzger ha dovuto cercare di assemblare due tipi di diverse riprese (16 mm e 35 mm). Per quanto stravagante, eccezionalmente girato, affascinante e inatteso appare il momento in cui Ras King (interpreta nel film un attore omosessuale sedotto da Misty) giacendo con due donne, viene sorpreso da Misty Beethoven attrezzata con uno strap-on. Con il pessimo titolo di A bocca piena (poi mutato per le successive edizioni home video in L'iniziazione di Misty Beethoven), è uno dei primi hard ad essere stato proiettato anche nelle sale italiane.

 

"La differenza tra cinema erotico e pornografico? Dipende solo da come illumini il set." (Gloria Leonard)

 

 

Rilevanza: ancora nessuna indicazione. Per te? No

Barbara Broadcast

  • Erotico
  • USA
  • durata 82'

Titolo originale Barbara Broadcast

Regia di Radley Metzger

Con Annette Haven, C.J. Laing, Constance Money, Susan McBain, Jamie Gillis, Shirley Peters

Barbara Broadcast

BARBARA BROADCAST (1977)

 

Autrice di best seller, la scrittrice Barbara Broadcast (Annette Haven) si trova in un ristorante di Manhattan mentre viene intervistata dalla giornalista Roberta (C. J. Laing). Il tema è quello della libera sessualità, e il locale stesso è dedicato ad una clientela molto particolare. Quando Barbara lascia la sala per andare ad incontrare un dirigente nel suo ufficio, Roberta si avventura in cucina per fare all'amore con un cuoco. Più tardi Roberta incontra di nuovo Barbara, in un night club, esibendosi con lei, sessualmente, in pubblico.

 

"Gli eventi in questo film sono ispirati da autentiche fantasie." (Didascalia dopo i titoli di testa)

 

Poco ispirato, da un punto di vista narrativo, Metzger (qui accreditato come Henry Paris) gira nell'arco di soli sette giorni un film privo di sceneggiatura vera e propria, focalizzando la sua attenzione alla messa in scena. Utilizzando una tecnica personalissima, valorizzata da un'eccezionale fotografia, Metzger affronta il registro comico, all'interno di un ristorante nel quale i camerieri offrono servizi molto particolari calandosi su richiesta (e in fretta) la lampo dei pantaloni. Ma via via che il film procede, la storia perde consistenza finendo in un nulla di fatto. Al contrario la tecnica adottata, e valorizzata da una potente e costante colonna sonora  -inizialmente di stampo classico (Wiener Blut / Volksoper Wien) per poi passare a ritmati brani moderni- raggiunge livelli mai visti in precedenza nella filmografia del regista.

 

Un perfetto insieme di elementi tra il Metzger riservato degli esordi e quello sfacciatamente esplicito, come dimostra la scena (da antologia per come girata) in cucina: Roberta seduce un cuoco, mentre attorno alla coppia diversi lavoratori indaffarati vanno e vengono. La macchina da presa non è mai fissa ma perlustra, in dettagliati primi piani, i corpi dei due amanti con insistenza, sino al momento culminante in cui la ragazza viene sodomizzata sopra un enorme tavolo metallico della cucina: in piano sequenza, l'obiettivo della macchina da presa passa dal volto estatico dell'attrice -seguendone il corpo come a volerne ricalcare i lineamenti- a quello dell'attore per poi tornare, con movimento inverso, al punto di partenza. Il tutto tra vampate di fumo e vapore in uscita da pentole e tegami sui fornelli, mentre saltuariamente s'intrecciano gli altri cuochi che, passando, coprono in parte i dettagli intimi. Una scena suggestiva, di enorme impatto visivo. Identica situazione nel night, durante il rapporto lesbico tra la Haven e Laing, con inattesa intromissione (di nuovo anale per la Laing) di Jamie Gillis.

 

In Barbara broadcast il sesso è spensierato, privo di risvolti psicologici o di connotazioni drammatiche. E gli attori, come successo in precedenza su altri set di Metzger, stanno al gioco con divertimento. In questo contesto specifico poi subentra un elemento di festa: il pubblico. Dall'inizio alla fine (con eccezione di una scena aggiunta e non girata per il film) ogni attività sessuale viene esplicitata di fronte a decine di persone. Inserito nella XRCO Hall of Fame (una fondazione statunitense dedicata al cinema a luci rosse), Barbara Broadcast è stato restaurato dalla Distribpix nel 2013 (in una splendida edizione a doppio disco, comprensiva di sottotitoli italiani), dietro supervisione dello stesso Metzger e in quel contesto riproposto, limitatamente, in alcune sale cinematografiche americane. In italia, grazie all'interessamento di Nocturno, una prima edizione per l'home video (in lingua originale, con sottotitoli) è stata rilasciata nel 1998, ma si tratta di una versione pesantemente cut, mancando oltre 12 minuti finali che vedono Constance Money in catene, sopra ad uno specchio, schiavizzata da Jamie Gillis.

 

Quel che rimane di The opening of Misty Beethoven 

Stando al commento audio inciso come traccia secondaria al dvd estero, la scena che chiude il film, di bondage tra Constance Money e Jamie Gillis, era stata originariamente girata per The opening of Misty Beethoven. Questo spiegherebbe effettivamente il diverso taglio di ripresa (e fotografia), assieme al più cupo registro, che rende atipici questi 12 minuti da quanto visto in precedenza.

 

Curiosità

 

- Nei titoli di testa la data di realizzazione, espressa in numeri romani, riporta erroneamente MCMLXVII (1967).

 

- Alcuni ospiti del ristorante, passando presso un tavolo imbandito, notano un dolce a forma di membro, lanciandosi in una citazione còlta:  "Questo pene di mostarda sembra un'opera di Harwood!" (N.d.r. Harwood Francis: celebre scultore inglese del Settecento)

 

- Il film è stato girato di notte al Royal Manhattan Hotel di New York, nello specifico all'interno del ristorante/discoteca Olympia.

 

"Se ho perduto i miei giorni nella voluttà, rendimeli, gran dio, perché possa riperderli ancora." (Julien Offray de La Mettrie)

Rilevanza: ancora nessuna indicazione. Per te? No

Brivido erotico

  • Erotico
  • USA
  • durata 83'

Titolo originale Maraschino Cherry

Regia di Radley Metzger

Con Gloria Leonard, Lesllie Bovee, Annette Haven, Constance Money, C.J. Laing, Jenny Baxter

Brivido erotico

MARASCHINO CHERRY (1978)

 

New York. La proprietaria di una casa di appuntamenti d'alto borgo, soprannominata Maraschino Cherry (Gloria  Leonard), coinvolge nella direzione del locale anche la sorella. In seguito, le due donne si raccontano dettagli dei servizi offerti e delle richieste particolari avanzate dai clienti. 

 

L'ultimo hard ufficialmente diretto da Metzger (ufficiosamente restano I racconti di Tiffany Lust e Aphrodesia's diary, nei quali affianca in regia Gerard Kikoïne) è anche quello meno curato. Già nel precedente Barbara Broadcast, la trama era diventata cosa superflua. In Maraschino Cherry succede la stessa cosa: non esiste una storia vera e propria, e il bordello fornisce il destro per imbastire una serie di scene porno, di fatto scollegate le une dalle altre. Un calo di attenzione anche al contesto scenografico (ormai i lussuosi e pregiati set di Camille 2000 o Esotika erotika psicotika sono solo un vago ricordo) e una regia più convenzionale, indicano che Metzger gira più per motivazioni economiche che non artistiche. La deduzione è avvalorata, nella sua plausibilità, dalla scelta di inserire due lunghe scene scartate da The opening of Misty Beethoven, interpretate da Constance Money (nelle quali masturba un partner occasionale, incontrato nelle acque del lago di Central Park, e successivamente si concede a un torero in compagnia della moglie).

 

Il regista sta recuperando quindi materiale "spazzatura", al quale tenta di (ri)dare certo valore. Questa è probabilmente la prima causa che contribuisce a rendere poco coerente il film. Inadatta, inoltre, appare Gloria Leonard nei panni di Maraschino, attrice dai tratti del volto eccessivamente severi e poco graziosi. Certo, nonostante tutto si tratta di un film hard superiore alla media, pur se nettamente sotto alle aspettative, considerato il nome in regia. Maraschino Cherry procede quindi piuttosto fiaccamente ma qua e là il tocco dell'artista sa farsi sentire. Intanto per alcune scelte del cast artistico, nel quale risaltano: Lesllie (altrove, Leslie) Boovie (Sensual eruption) in ruolo di assistente della titolare del bordello, che spesso salda il conto in natura a poliziotti e postini, per il quieto vivere dell'attività; Annette Haven, già Barbara Broadcast nel precedente film di Metzger, dal quale il regista preleva anche C.J. Lang (là giornalista, qua sadica avventrice che si sfoga sulla schiava di Maraschino); e soprattutto Susan McBain, indimenticabile nei panni della tragica squillo in Odissea sessuale (episodio The end) di Gerard Damiano, in questa circostanza costretta in catene, prigioniera in uno scantinato e deputata al ruolo di "clock girl", ovvero ad essere punita perchè le sue urla possano scandire i passaggi delle ore, quindi ripetutamente frustata (e talvolta sodomizzata) ogni sessanta minuti.

 

Erotismo cervellotico e raffinatezze sado/maso 

In almeno un paio di circostanze Metzger lascia comunque il segno. La cifra stilistica dell'autore emerge in tutta chiarezza (e con erotica potenza) quando Annette Haven si trova davanti a due uomini, dovendo soddisfarli, al ritmo di una affascinante colonna sonora realizzata con pianoforte a corda (Take it steady, di Brian Bennett). Trascorsi settanta minuti, durante i quali ci ha proposto solo bronzo forgiato, Metzger piazza un pezzo d'oro puro. La sequenza più bella, per quanto superiore, si distacca completamente da quanto visto in precedenza: quattro donne si avventano sulla clock girl, ovviamente legata nuda e in posizione carponi. Le mostrano due dildo di diverse dimensioni, quindi le fanno aprire le braccia posando sul dorso delle mani due bicchieri pieni di preziosa bevanda. Mentre C.J. Lang la minaccia -mostrandole le conseguenze- di non far cadere nemmeno una goccia, fissandola negli occhi tutto il tempo, Maraschino lubrifica i due membri di gomma poi li inserisce, con differente gradazione, nel secondo canale. Le espressioni facciali di impacciato e tormentato godimento della McBain, sotto lo sguardo compiaciuto della Lang (il cui viso è ad un palmo da quello estatico della sodomizzata), da sole valgono ampiamente la visione di Maraschino Cherry.

 

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Gloria Leonard e Susan McBain (la clock girl)

 

Materiale di recupero e riedizione cinematografica 

Come già anticipato, Metzger in due occasioni utilizza riprese scartate dal film The opening of Misty Beethoven. Operazione già sperimentata in Barbara Broadcast. In entrambe le circostanze la protagonista è sempre Constance Money. La cosa non solo è motivo di rottura di ogni rapporto tra Metzger e l'attrice, ma finisce in un aula di tribunale, per una causa che sarà assai cara al regista. Assieme a Barbara Broadcast, anche Maraschino Cherry è stato restaurato, dietro supervisione dello stesso Metzger, nel 2009 dalla DistribPix, tornando limitatamente anche a circolare nelle sale cinematografiche americane.

 

"Nell'erotismo c'è questa gerarchia: chi fa; chi osserva; chi sa." (Karl Kraus)

 

Take it steady di Brian Bennett 

Rilevanza: ancora nessuna indicazione. Per te? No

I racconti di Tiffany Lust

  • Erotico
  • USA
  • durata 96'

Titolo originale The Tale of Tiffany Lust

Regia di Gérard Kikoïne, Radley Metzger

Con Dominique Saint Claire, Veronica Hart, Desiree Cousteau, Morgane, Vanessa del Rio

I racconti di Tiffany Lust

THE TALE OF TIFFANY LUST (1981)

 

New York. Insoddisfatta per le poche attenzioni del marito, delusa dalla condizione di casalinga, Tiffany (Dominique Saint Claire) risponde ad un annuncio di incontri, lasciando un biglietto di addio al coniuge, assente per lavoro. Si precipita quindi all'appuntamento con Betty (Veronica Hart), per provare la sensazione di fare sesso con una ragazza, ma rimane insoddisfatta dall'esperienza. Seguendo il consiglio di Betty, finisce ospite della trasmissione radiofonica condotta dalla "terapista sessuale" Florence Nightindale (Vanessa del Rio): un programma che suggerisce agli ascoltatori di fare sesso in diretta, sollecitati dai suggerimenti della professionista che, al tempo stesso, si occupa anche degli ospiti presenti alla stazione radiofonica.

"Vai in un bar e prova a fare all'amore con il primo che incontri", è il consiglio di Florence, che Tiffany esegue senza troppa convinzione. Dopo l'ennesima delusione, l'insoddisfatta moglie entra in un centro benessere: questa volta, sotto la doccia, viene raggiunta da uno sconosciuto (in realtà il compagno di Betty) con il quale si accoppia. Al termine del rapporto promiscuo, dopo essere stata invitata a casa dell'uomo, Tiffany si rende conto dell'importanza di una relazione seria e di un marito fedele: si avvia frettolosamente verso casa, sperando che il coniuge sia in ritardo nel rientrare, e quindi non abbia ancora trovato il biglietto d'addio.

 

"...a woman whose time has come." (Didascalia iniziale, e frase promozionale del film)

 

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Radley Metzger scrive, produce e in parte dirige anonimanente questo hard americano, per il quale pretende alla regia Gérard Kikoïne, essendo rimasto impressionato dalla qualità dei film diretti dal cineasta francese (a cominciare dall'esordio, con Memorie di una baronessa). Kikoïne vola così negli States per dirigere il suo primo film "internazionale", venendo affiancato dallo stesso Metzger. In quel periodo, in fase di riscatto (non riuscito) dal "doppio" Henry Paris, Metzger per non compromettere il nome (aveva diretto Il gatto e il canarino, nel 1978) decide di non apparire nei crediti del film, lasciando intendere essere completamente opera di Kikoïne.

 

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Di fatto le sequenze in pubblico (alla stazione radiofonica e all'interno del bar) presentano tutte le caratteristiche di ripresa ascrivibili ad Henry Paris. I racconti di Tiffany Lust segue lo stesso registro ironico di Barbara Broadcast, addirittura anche a livello di sceneggiatura, piuttosto irrisolta a solo abbozzata, tanto che passati i primi 20 minuti Vanessa del Rio scivola in secondo piano, e con lei la stazione radiofonica. La splendida protagonista (Dominique Saint Claire) procede nelle sue perlustrazioni per la maggior parte del tempo in ruolo di voyeur, per poi concedersi, concretizzando così l'adulterio, in una sensuale scena sotto alla doccia. Molto meno curato dei precedenti lavori di entrambi i registi, presenta però un soggetto interessante e -insolitamente dato il genere- orientato verso una conclusione inattesa, per quanto moralista.

 

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"Solo il battito all’unisono del sesso e del cuore può creare l’estasi." (Anaïs Nin)

 

Rilevanza: ancora nessuna indicazione. Per te? No

Aphrodesia's Diary

  • Erotico
  • USA, Francia
  • durata 85'

Titolo originale Aphrodesia's Diary

Regia di Gérard Kikoïne, Radley Metzger

Con Dominique Saint Claire, Kevin James, Lisa Cintrice, Joanna Storm, Vanessa del Rio

Aphrodesia's Diary

APHRODESIA'S DIARY (1983)

 

In una lussuosa camera d'albergo Adrianne (Dominique Saint  Claire) è assorta nella lettura di un diario personale, nel quale sono riportate le varie esperienze intime vissute: dal primo incontro con un addestratore di cavalli, all'esperienza parigina su un set di cinema hard, fino a New York, dove si innamora di Jeff (Kevin James) un giocatore d'azzardo che la spinge a diventare una ragazza squillo. Una volta abbandonata da Jeff, Adrianne finisce per lavoro nello studio di una terapista (Vanessa del Rio), dove viene coinvolta in un'esperienza sessuale con Alice (Morgane) e un altro cliente presente in studio. Ma questi sono solo ricordi, in parte tristi, adesso infatti Adrianne è di nuovo in Francia e sta aspettando nell'albergo il suo nuovo ragazzo, quello in grado di renderla davvero felice...

 

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Dominique Saint Claire sul set de La provinciale a lezione di sesso

 

Di nuovo si forma la coppia Metzger/Kikoïne, riunita per la seconda volta dopo I racconti di Tiffany Lust. Maestranze e attori francesi e americani (attrice principale è sempre la splendida Dominique Saint Claire, qui con un look da sosia di Barbara Bouchet) si muovono su un set tutto sommato raffinato e impreziosito da una colonna sonora pervadente e malinconica, nella quale risalta Fort Romeau con il suo Ikb. Metzger co-dirige, non accreditato; probabilmente -dato il tipo di ripresa- sue sono tre sequenze: quella che vede Jeff fare sesso con Susie (Lisa Cintrice) su una scala, con la telecamera a riprendere a distanza, dall'alto o attraverso lo scorrimano; quella del sogno con la paziente Alice, immersa in un onirica esperienza omosessuale (aggredita da donne); infine l'ultima che chiude il film, con Adrianne in tenera intimità assieme al suo ragazzo, spiati con certo timore dall'obiettivo della macchina da presa che ruota loro intorno, passando dietro ad alcuni oggetti disposti in maniera tale da celare, parzialmente, l'atto sessuale. Da segnalare la presenza di Ron Jeremy, investitore che approffitta delle grazie di Adrianne, dietro appuntamento fissato da Jeff. Dominique Saint Claire è a dir poco stupenda, il ritmo non cala mai di tono e pur trattandosi di un hard, non mancano efficaci riprese in esterno che ritraggono i palazzi di New York ripresi dal porto o le caotiche vie sovraffollate di Parigi. 

 

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Ron Jeremy

 

"Ognuno ha il proprio passato chiuso dentro di sé come le pagine di un libro imparato a memoria e di cui gli amici possono solo leggere il titolo." (Virginia Woolf)

Rilevanza: ancora nessuna indicazione. Per te? No

Senza inibizioni

  • Erotico
  • Francia
  • durata 100'

Titolo originale Les fantasmes de Miss Jones

Regia di Gerard Lobeau, Radley Metzger

Con Martine Goberne, Carole Levi, Victor Bevine, Shannah Hall, Chris Beach, Noel Cohen

Senza inibizioni

THE PRINCESS AND THE CALL GIRL (1986) 

 

Stati uniti. Audrey (Carol Levi) si prepara per la festa di fidanzamento con Andrew, in programma per il week-end. Ma la richiesta della disinibita sosia ed amica Levy (interpretata sempre da Carol Levi) le impone di prendere "fisicamente" il suo posto. Levy infatti ha un importante appuntamento nel Principato di Monaco (a Montecarlo), ma non vuole mancare ad un incontro d'amore a New York. Lo scambio dovrebbe durare un paio di giorni, permettendo così ad Audrey di rientrare in tempo per la festa di fidanzamento. A Montecarlo Audrey si trova così coinvolta nel mondo "erotico dell'amica", finendo sotto le attenzioni di una coppia ambigua (Calvin e Diane) e altri personaggi, con i quali cade in maldestri equivoci, dato che non li conosce. Quando giunge il momento di tornare a New York, a causa della sospensione del volo aereo per condizioni climatiche avverse, Audrey si vede a sua volta costretta a chiedere a Levy di prendere il suo posto alla festa di matrimonio. La sostituzione, anche in questa circostanza, è fonte di una lunga serie di gaffes. Nel frattempo la cameriera Vanessa (Christina Swing) si intrattiene con Stanley, un netturbino attratto da Aubrey.

 

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"Qualunque cosa ti chiedano, rispondi sempre: 'fantastico', o 'pensavo che non me lo avresti mai chiesto'." (Levy)

 

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Ispirato dal romanzo Frontispiece di Pierre Serbie, Metzger scrive la sceneggiatura destinata a questa coproduzione tra Stati Uniti e Francia. Da quest'ultima nazione arriva infatti il tecnico della fotografia -e operatore alla macchina, nonché cineasta di hard- Gérard Loubeau, che di fatto parrebbe essere stato anche coinvolto nella regia, pur se non accreditato (stesso destino per il precedente Le segrete esperienze di Luca e Fanny).

 

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Strano oggetto, questo The fantasies of Miss Jones (nella versione americana) o The princess and the call girl (in quella francese). E lo si può intuire già dai titoli di testa, nei quali la regia viene attribuita a Radley Metzger, regista all'epoca ormai -da lungo tempo- sprofondato nell'hard, con lo pseudonimo di Henry Paris. Siamo a metà anni '80 e le aspettative sono -lecitamente data la trama, la deriva artistica dell'autore e il contesto produttivo- quelle di trovarsi di fronte ad un porno. E invece, a sorpresa, Metzger chiude la carriera con un ultimo film che è una pura e innocente commedia degli equivoci, con tema centrale il sesso, che però mai viene esternato. E anche dal punto di vista erotico, il film appare insolitamente contenuto. Girato negli splendidi scenari del Principato di Monaco, The fantasies of miss Jones presenta una lunga serie di gag, soprattutto verbali. Mentre il regista punta chiaramente alla doppia interpretazione della sensuale e brava Carol Levi (comparsa in pochissimi titoli,  tra i quali il più significativo, oltre a questo di Metzger, rimane probabilmente un thriller datato 1982, intitolato Nel buio da soli). 

The princess and the call girl è uscito anche nelle sale italiane nel 1988, in una versione tutta da stabilire come dimostrano le foto di scena, nelle quali compaiono attrici assenti nella director cut. La diversa durata (80'), e la scelta di un titolo come Senza inibizioni, lascia supporre che possa trattarsi di una edizione a luce rossa, completamente rimaneggiata con insert posticci per quello specifico contesto. 

 

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Metzger mostra ancora la classe che contraddistingue l'intera sua precedente filmografia, come dimostrano un paio di scene particolarmente riuscite (quanta parte di merito debba essere condivisa con il già citato Gérard Loubeau, è tutta da stabilire):

- al minuto 24 Audrey, sotto mentite spoglie di Levy, incontra la coppia composta da Calvin e Diane: tradendo le attese, mentre i tre entrano in intime effusioni amorose, la macchina da presa prende le distanze muovendosi in direzione opposta verso una terrazza, arrivando ad offrire una fantastica carrellata su Montecarlo, per poi tornare -in piano sequenza- a cercare i corpi nudi avvinghiati l'un l'altro, senza però soffermarsi sulla scena erotica;

- al minuto 70, quando la cameriera Vanessa si offre a Stanley, Metzger conferma il buon gusto per la selezione dei brani musicali a supporto della colonna sonora (la stupenda I like what you got, in successione a Do the boogaloo). 

 

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Citazioni

 

- "A volte si vive una vita intera nel tempo che ci vuole per pisciare. L'ho sentito dire in un film di Alan Ladd." (Aubrey)

 

- "Con il tempo il latte va a male, non le promesse!" (Levy)

 

- Nell'epilogo, ambientato temporalmente un anno dopo, Aubrey incontra casualmente in una zona non meglio definta dell'Europa, l'amica Levy. Alla spontanea domanda sul perché mai si trovi lì, ottiene la seguente risposta: "Ho baciato tutti i rospi di New York, ma nessuno si è trasformato in un principe,  perciò sono qua per fare la modella... e ho lasciato perdere gli uomini." 

 

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"Scoprì che il piacere dei sensi non consiste, come aveva sempre creduto, in un atto unico. La sensualità può rivelarsi in ogni gesto, nel modo di accendere una sigaretta, di sbucciare una mela." (Violet Keppel Trefusis)

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