THERESE & ISABELLE (1968)
Prologo
Autunno. Una macchina si ferma in prossimità di un collegio. Ne esce una elegante signora di mezza età, che percorre poi un viale ammantato di foglie. Arriva al cancello del College Du Lys. Suona.
- Therese: "Posso parlare con il direttore?"
- "Sono io, dica pure."
- "Vorrei visitare la scuola. Sono stata una studentessa in questo istituto, vent'anni fa."
- "Ma non c'è nessuno! L'anno scolastico comincia domani. La scuola è vuota."
- "Fa niente. Vorrà dire che parlerò con i fantasmi."
Il direttore dà il tiro, si apre il cancello. Therese entra. In un surreale silenzio attraversa un giardino dai toni ombrosi, simile ad un dipinto. Improvvisamente un pallone la sfiora, si ode in lontananza una ragazzina sorridere. Lentamente, affiorano i ricordi del tempo trascorso, in passato, nel liceo.
Intermezzo
Therese (Essy Persson) vive con sofferenza il distacco materno. Soprattutto dopo che la morte del padre spinge la madre in seconde nozze, forse compiute per sola convenienza economica. La permanenza in collegio le sembra dunque un ripiego, una scelta fatta per tenerla lontana. Therese è triste, avvilita, sola. Quando però nella sua angusta cameretta giunge Isabelle (Anna Gaël), inviata per aiutarla a disfare le valige, qualcosa cambia. Repentinamente. Inaspettatamente. Prepotentemente. Un colpo di fulmine, a ciel sereno.
Isabelle si dichiara, senza mezzi termini: "Sei così bella... riesco a malapena a respirare". È l'inizio di un intenso rapporto, vissuto di nascosto nei bagni, nel parco, nelle aule scolastiche. Un rapporto che, inevitabilmente, passa dal livello affettivo a quello fisico: con un lungo accoppiamento dentro la cappella della chiesa. Da quel momento in poi, l'innamoramento è totale, irreversibile, avvolgente. Quando Isabelle nel fine settimana lascia il college, Therese finisce sotto le attenzioni del ragazzo più bello del liceo, il quale, poco prima di una cocente delusione, nota come in lei ci sia "qualcosa di impenetrabile." Al ritorno di Isabelle, il legame tra le due ragazze si fa sempre più intenso, al punto che arrivano -di nascosto- a dormire nella stessa stanza.
Epilogo
Sola, nel silenzio del parco, seduta su una panchina, Therese inclina il capo. Rivoli di lacrime scendono dai suoi occhi mentre comincia a singhiozzare. Un pallone, dolcemente, le accarezza le gambe: è quello della ragazzina che aveva accolto Therese, appena entrata nel collegio vent'anni dopo -vero primo ricordo dal passato- che ora sta lì di fronte a lei mentre la guarda e l'implora: "Non piangere, per favore!"
Da uno splendido romanzo di Violette Leduc, Jesse Vogel scrive un'ambiziosa sceneggiatura che permette a Metzger di giocare con piani temporali sfasati: Therese percorre l'istituto e man mano che procede nei vari ambienti, la memoria le fa rivivere emozionanti ricordi. Aule vuote, deserte, improvvisamente si (ri)animano di vita. La vita di vent'anni prima, imprigionata in quei luoghi, in certi oggetti. La scuola è dunque un contenitore di ricordi. Che riaffiorano ammantati da un velo di tristezza e malinconia. Ricordi piacevoli, di anni che non ci sono più. Metzger dirige con maniacale cura, sovrapponendo spesso in maniera sfumata le sequenze tra presente e passato, particolarmente ispirato dall'ambientazione nell'abbazia di Royaumont (40 miglia a nord di Parigi), location che ben si adatta al clima di poetica disillusione. Lo fa in maniera atipica: esattamente come se stesse riavvolgendo un film. I salti temporali all'indietro, però, non sono cronologici. Ad esempio, il primo ricordo di Therese si presenta in un bagno, locale che le riporta alla memoria un bacio negato. Poi, inaspettatamente, è il parco che le fa rivivere l'arrivo all'istituto. Ancora, mentre la memoria retrocede, visualizza il momento del secondo matrimonio della madre. Una narrazione che disorienta ma in maniera affascinante. Come, affascinante, è il soggetto: una storia di amore, intenso, totale, disarmante, tra due ragazze alle loro prime esperienze (affettive e sessuali). La delicatezza, associata ad una pregnante nostalgia, con cui Metzger ritrae le due bravissime protagoniste si ripercuote in ogni settore.
Il nudo (parziale) arriva solo dopo 74 minuti, ed è un fulmine a ciel sereno. Non tanto per quel che si vede (che davvero è ben poca cosa) ma per come è messo in campo. È un nudo patinato, suggerito, appena accennato. Ma la carica espressiva delle due giovani protagoniste, libri aperti per le loro esplicite espressioni facciali, esplode supportata da un testo che ha la potenza di una bomba atomica. È un testo pronunciato fuori campo, vent'anni dopo, da Therese:
"La mia mano ha trovato la via all'interno dell'uniforme. La mia faccia arrossì e mi si serro' la gola. Il movimento della mano rendeva difficile respirare. Isabelle ha premuto la sua mano contro la mia uniforme. Pose il collo sulla mia bocca mentre le sue labbra cercavano le mie; cercavano la mia pelle, i miei capelli. L'ho spinta sul pavimento. I nostri palmi si sono incontrati. L'ho abbracciata con tutto il mio amore. Abbiamo respirato forte. Ha premuto il suo corpo contro il mio. La sua bocca mi ha cercato e mi ha trovato, come uno che trova un frutto. Mi sono sciolta con profonda delicatezza e lei ha assaggiato il mio dolce succo con tenerezza. Con i miei occhi, potevo vedere la sua pelle risplendere. Nella mia mente avevo Therese con le gambe aperte a guardare il cielo in attesa di ricevere tutte le grazie. Nel cuore di entrambe c'era la speranza che avremmo fatto di nuovo all'amore. Abbiamo attraversato il sentiero buio, nell'ombra. Abbiamo preso il nostro respiro e la vita e la morte si sono incontrate. Ho trovato le sue labbra e lei ha trovato le mie. Una singola distruzione che ci ha rapiti dal Paradiso.
La sua faccia ha viaggiato sul mio corpo, mi ha esplorato. Le sue labbra videro e toccarono ciò che non avrei mai visto. Ho accettato quella sottomissione per lei. Mi sentivo ignorata, con la mia faccia così lontana dalla sua. Mi ha succhiata. Sebbene assorbita in tale concentrazione, poi tutto sembrava irreale. La mia mente era concentrata sulla sua lingua. I mie pensieri si sono dissipati e ho incontrato il divertimento. Lei era tranquilla ed immersa nei propri sensi. Io e Isabelle: il ritmo, il movimento così entusiasmante. Abbiamo avuto ciò che volavamo. E lei ora... ha scoperto il suo stesso organo maschile da sola: a suo modo sentivo che lei mi penetrava. Rapidamente, Isabelle si fece strada tra le mie gambe. Era senza saliva e ben presto tre dita mi entrarono. Tre ospiti per il mio piacere. E stavano scavando, facendo dolce battaglia, contro le mie mura. E l'ho sentita. Isabelle ha radicato la sua brutalità. La mia pelle bruciava, il dolore metteva in prova i miei limiti. Il dito impudente ha risvegliato la mia carne. E, ad ogni mossa, il mio corpo si bagnava di piacere. Mi ha trasformato nel suo oggetto di piacere, rosso e nudo. Le sensazioni mi hanno preso d'assalto e quando, finalmente, la gioia mi ha raggiunto, è stato delicato e dolce. Quindi discese dolcemente l'oscurità."
La capacità di coinvolgere senza nulla mostrare. Il potere della fantasia, le suggestioni che arrivano da un uso matematico, tecnico (sublime) della macchina da presa. Gli stacchi, con primi piani di parti del corpo e dei visi. Un saggio di bravura, cui Metzger dedica tutto se stesso. Therese and Isabelle, capolavoro dell'amore senza confini, è un film che passa -in continuazione- dalla gioia di vivere alla più disperata solitudine. Un film romantico, erotico, decadente. La componente drammatica, di altissima caratura, è sublimata da una poesia che, ad un certo punto, Isabelle legge a Therese:
"Piccola mia, sorella,
quale favola bella
vivere insieme laggiù dolcemente!
Amare a non finire,
amare e morire,
in un paese che a te è somigliante!
Dove i soli inzuppati
di quei cieli imbronciati
hanno per la mia anima l’incanto
davvero misterioso
del tuo sguardo insidioso
che manda lampi pure in mezzo al pianto.
Tutto laggiù è ordine e beltà
tutto è lusso, quiete e voluttà.
Là mobili splendenti
che il tempo fa lucenti
saranno arredo della nostra stanza;
ed i più rari fiori
che mischiano gli odori
con l’ambra tenue, con la sua fragranza,
i soffitti sontuosi,
gli specchi luminosi,
tutto avrà uno splendore orientale
e all’anima in segreto
sussurrerà discreto
in una dolce lingua sua natale.
Guarda su quei canali
come dormon le navi
avvolte nell’umore vagabondo.
Per i tuoi desideri
giungono qui i velieri,
lasciando porti ai confini del mondo.
E del tramonto i raggi
vestono i paesaggi,
con i canali e la città intera,
d’oro e giacinto, il mondo
in un sonno sprofonda
chiuso nel caldo lume della sera.
Tutto laggiù è ordine e beltà,
tutto è lusso, quiete e voluttà."
Si tratta, nientemeno, che dell'eccezionale Invito al viaggio, tratta da I fiori del male di Baudelaire. Una poesia che si adatta, perfettamente, alla malinconica pellicola di Metzger. Pellicola che meriterebbe di essere proiettata nelle scuole. E non solo scuole di cinema. Una storia d'amore (non a lieto fine) che prende alla gola, smuovendo infinite sensazioni, emozioni, brividi.
Citazioni (i ricordi di Therese)
1- Labbra segrete
"Ho premuto le labbra segrete di Isabelle con le mie dita. Ho sentito la sua risposta dal modo in cui mi ha stretto il collo. Ho premuto contro il suo sesso. Forse preferirebbe qualcosa di meno complicato. Ho sentito il desiderio di spostare le dita qua e là... Isabelle si sistemo' sul cuscino ed incrociò le gambe. E fui di nuovo benedetta con la visione più santa. Così ho iniziato ad ammirare il resto, nudo del peccato. Ho ripreso da dove mi ero fermata. Ed io ero lì, sfregando la faccia ciecamente sulla più delicata delle superfici, accarezzando il suo sesso perso nell'estasi. La notte, finalmente, ci ha consumate."
2- Notte al lago
"L'oscurità ci ha permesso di baciare le nostre labbra. Ci siamo abbracciate, cercando riparo in quell'unico momento che abbiamo avuto. Ci siamo intrecciate, come un singolo essere. E la delicatezza del suo abbraccio era unico, per il riflesso del lago. Con i nostri baci ci siamo scambiati gioielli e pietre preziose, in mezzo a quell'enorme tesoro che ci è stato offerto. E le nostre labbra, mentre si incontravano, si sono legate come gemelli perfetti. L'ho baciata profondamente. Isabelle si inarcò, premendo il suo corpo contro il mio, esplorandomi, aprendomi. Premendo e nutrendo me con il suo respiro. Il piacere rapido tintinnava, prendendomi completamente. Le mie cosce intorpidite mi hanno offerto il piacere. L'eccitazione scorreva nelle mie vene. E una volontà irresistibile, invadente, mi ha preso. I nostri corpi si intrecciavano in una meravigliosa maniera. Strinsi gli occhi, Isabelle mi osservava. Le stelle e la notte: l'oscurità si curvo' su di noi, sussurrando il grande mistero nelle orecchie. Isabelle mi stava prendendo e il mostro del desiderio si risvegliò ancora una volta. Ho sentito le sue labbra segrete trovare il mio corpo. Ho sentito la sua mano e l'ho stesa contro la mia schiena. L'ho guidata ulteriormente, più in basso, l'ho schiacciata contro di me. E ho aspettato pazientemente il suo movimento, il suo assalto. Il suo dito pallido mi ha penetrato. Ma non oso' andare oltre. In risposta, il mio corpo ha restituito il segno inconfondibile di piacere. Abbiamo a che fare con forze irresistibili. Ci siamo immerse nell'inconscio ma siamo diventate un singolo essere, in opposizione all'oscurità che ci circondava. Abbiamo fatto tutto istintivamente, come se ci fossimo già accarezzate prima ancora della nascita. Lei mi ha riflessa, io l'ho riflessa: due specchi che fanno all'amore. Potevo sentire le sue dita cantare canzoni, come in precedenza avevano cantato le mie. Sono esplosa. Fiumi dolci, fluidi, da fessure che fanno scorrere il segreto della vita. Le dita di Isabelle si ritirarono, mi lasciarono, e le mie gambe stavano ancora sudando con il piacere che scorreva da me. Abbiamo ascoltato l'ultimo solfeggio svanire armoniosamente."
"Abbi cura dei tuoi ricordi perché non puoi viverli di nuovo." (Bob Dylan)
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