L'uomo ombra
- Fantasy
- USA
- durata 110'
Titolo originale The Shadow
Regia di Russell Mulcahy
Con Alec Baldwin, John Lone, Penelope Ann Miller, Peter Boyle
Avvertenza: non ho la pretesa né la presunzione che questa possa essere una lista di sconsigli, perché ognuno ha le proprie idee e i propri gusti riguardo al cinema. Si tratta al contrario di una lista che serve a me per delineare la mia idea di cinema con sempre maggiore precisione.
Qui la parte I: //www.filmtv.it/playlist/702849/film-da-dimenticare/#rfr:film-45833
Qui la parte II: //www.filmtv.it/playlist/709781/film-da-dimenticare-parte-ii/#rfr:none
Titolo originale The Shadow
Regia di Russell Mulcahy
Con Alec Baldwin, John Lone, Penelope Ann Miller, Peter Boyle
Titolo originale Arrival
Regia di Denis Villeneuve
Con Amy Adams, Jeremy Renner, Forest Whitaker, Michael Stuhlbarg, Mark O'Brien, Tzi Ma
Per fare uno sproloquio accademico sul linguaggio serviva tirare in mezzo dei polipi extraterrestri giganti? Caro Denis, per il futuro evita di sporcarti le mani ancora con la fantascienza, è un consiglio da amico. Voto: 4.5
Titolo originale Verónica
Regia di Paco Plaza
Con Ana Torrent, Leticia Dolera, Sonia Almarcha, Maru Valdivielso, Carla Campra
Un'altra barbosa variazione sul tema dell'esorcismo, con l'aggravante che l'ispirazione è derivata da un fatto realmente accaduto. Quindi sono riusciti a infarcire il film di mille e uno luoghi comuni di questo genere di film horror (le finestre che si aprono, la casa che trema, le macchie di sangue inesplicabili etc etc), pur avendo attinto alla più inesauribile sorgente di assurdità sempre nuove e sempre diverse: la realtà. Non sorprende che il regista Plaza sia il medesimo di Rec, visto che già allora aveva scopiazzato con stanchezza e poca fantasia, in quel caso dal body horror. Voto: 4.5
Titolo originale Who's That Knocking at My Door?
Regia di Martin Scorsese
Con Harvey Keitel, Zina Bethune, Anne Collette, Lennard Kuras, Michael Scala
Incidente di percorso di Martin Scorsese nella sua strada verso la grandezza. Film che si richiama alla Nouvelle Vague, ma in maniera calligrafica. Voto: 4.5
Titolo originale Dr. Dolittle
Regia di Betty Thomas
Con Eddie Murphy, Ossie Davis, Oliver Platt, Peter Boyle, Richard Schiff
Film da sabato sera di Italia 1, e penso sia il più infamante insulto che si possa rivolgergli. Voto: 5
Titolo originale Stardust
Regia di Matthew Vaughn
Con Charlie Cox, Robert De Niro, Michelle Pfeiffer, Claire Danes, Peter O'Toole
La pretesa di fare un fantasy adulto si scontra con una trama puerile. Voto: 5
Titolo originale Ella Enchanted
Regia di Tommy O'Haver
Con Anne Hathaway, Hugh Dancy, Cary Elwes, Vivica A. Fox, Joanna Lumley, Minnie Driver
Anne Hathaway con la sua mimica facciale perennemente farlocca non è certo attrice che si faccia amare. Voto: 5
Titolo originale Beasts of the Southern Wild
Regia di Benh Zeitlin
Con Quvenzhané Wallis, Dwight Henry, Levy Easterly, Lowell Landes, Pamela Harper
Titolo originale That Wonderful Urge
Regia di Robert B. Sinclair
Con Tyrone Power, Gene Tierney, Reginald Gardiner, Arleen Whelan
Piatta commediola che regge sull'unico stanco equivoco del matrimonio-non matrimonio. Gene Tierney gioca a fare troppo la civetta e stavolta toppa. Voto: 5
Titolo originale Starcrash
Regia di Luigi Cozzi
Con Marjoe Gortner, Caroline Munro, Christopher Plummer, David Hasselhoff, Robert Tessier
Tutto sembra troppo imbarazzante per essere reale: scenografie, interpretazioni, montaggio, effetti speciali, buchi di trama. Ma a impressionare ancora di più le coscienze è l'infrazione alle regole della narrativa: un deus ex machina in coda al film, quando c'è, è già di per sé fastidioso; ma inserirne uno ogni dieci minuti a risolvere situazioni che sembrano ingarbugliatissime, si pone a metà fra il genio e l'assurdo. Ha un nonsoché di rassicurante. Il film ha chiaramente intenti parodistici, tuttavia ha momenti molteplici di comicità involontaria, sottolineati da una colonna sonora tanto più seriosa quanto più ridicola è la circostanza. E quindi questa bassa e crassa operazione del cinema di genere nostrano risulta indefinibile ed indefinita. Voto: 5
Titolo originale Le Grand Bleu
Regia di Luc Besson
Con Jean-Marc Barr, Jean Reno, Rosanna Arquette, Jean Bouise, Paul Shenar
Più i due protagonisti si inabissano nel fondo dei mari, più si inabissa anche l'interesse, fino a sprofondare in una sua fossa delle Marianne. Voto: 4
Titolo originale Journal d'un curé de campagne
Regia di Robert Bresson
Con Claude Laydu, Joan Riveyre, Nicole Maurey, Adrien Borel, Rachel Bérendt
Bresson stecca paurosamente la sua personale ricerca sul tema della grazia divina dopo un capolavoro come La conversa di Belfort. Prima di capire dove ci condurranno i verbosissimi sermoni ai parrocchiani (e a se stesso) del giovane curato, le palpebre ci chiedono pietà. Personaggio misero, che parla, parla, e non fa niente per creare una corrispondenza tra i suoi roboanti discorsi e le sue azioni effettive; in definitiva, sparisce di fronte alla fibra morale dell'incredibile Anne-Marie del film di Bresson del 1943. Voto: 4
Titolo originale Dark Star
Regia di John Carpenter
Con Brian Narelle, Andreijah Parich, Dan O'Bannon, Joe Saunders
La fantascienza di serie B, quando fatta male e con arroganza, è proprio inguardabile. Il succitato Scontri stellari di Cozzi almeno aveva l'autoironia dalla sua. Inizio col piede sbagliato per Carpenter: si rifarà. Voto: 4.5
Titolo originale Deliverance
Regia di John Boorman
Con Jon Voight, Burt Reynolds, Ronny Cox, Ned Beatty, Ed Ramey
Un weekend (molto) tranquillo e (poco) di paura, e non nascondo la delusione. Una palla mortale. Non manco mai di annotare il ruolo del silenzio nei film che puntano tutte le proprie fiches sulla rappresentazione della natura selvaggia. La biforcazione è netta: o il silenzio diventa protagonista aggiunto della narrazione, opprimendo sia pubblico sia pubblico sia protagonisti in identico modo; o, in alternativa, è solo l'ennesimo, peraltro poco ingegnoso, trucco - ne conosco di migliori - dei registi per annoiare lo spettatore. Succede troppo poco nel film di Boorman, perché i lunghi silenzi possano dirsi saziati e legittimati. La vicenda inizia troppo tardi, con 35-40 minuti di ritardo, e finisce con 30 minuti di anticipo. Ho visto film di genere italiani, sbertucciati dalla critica-che-ne-sa, decisamente più avvicenti. Voto: 4.5
Titolo originale The Sheltering Sky
Regia di Bernardo Bertolucci
Con Debra Winger, John Malkovich, Campbell Scott, Jill Bennett
Da Bernardo Bertolucci ti aspetti sempre che le relazioni umane vengano deformate sotto un imponente grandangolo, che vengano esasperate e infine condotte al parossismo. Pertanto questo film, dove i personaggi sono sempre in attesa di qualcosa - di un'altra persona, di una separazione traumatica, o della morte - e mai attori violentemente protagonisti della propria esistenza, ci appare evidentemente come ben poco bertolucciano. Persino il tradimento, momento narrativo solitamente di forte pathos all'interno del corpus di un film, passa quasi in sordina. Non lo percepiamo come una discontinuità netta ed irreversibile, bensì come un atto dovuto ad oneri di sceneggiatura, per quanto è poco carnale e platonico e avulso dal bertoluccismo. Voto: 5
Titolo originale Don't Look Now
Regia di Nicolas Roeg
Con Julie Christie, Donald Sutherland, Hilary Manson, Clelia Matania
Venezia di notte sa essere una città malinconica e spettrale come nessun'altra, con la sua ragnatela inestricabile e soffocante di calli, i suoi abissi d'acqua torbida, i suoi neri silenzi stracolmi di misteri. Venezia è troppo unica per poterla relegare a sfondo di una narrazione filmica, come invece purtroppo siamo costretti ad annotare nel film di Roeg: la Serenissima dovrebbe essere sempre protagonista pulsante e non una volgare quinta teatrale dove innestare le vicende di altri personaggi, di altri attori. Venezia viene mercificata dal regista, e non vezzeggiata come si converrebbe ad una primadonna. Il nocciolo centrale del film è peraltro davvero troppo debole e troppo poco gustoso per potersi permettere il lusso di spostare l'attenzione su di esso: perennemente sospeso fra la dimensione occulta dei sinistri presagi, quella intima di un padre e una madre sconvolti dalla perdita di un figlio, e quella da giallo all'italiana di un thriller che però non sboccia mai davvero, Roeg non sa fare una scelta di campo precisa e si tiene nel mezzo. Con l'inevitabile risultato che Venezia, sebbene scientemente marginalizzata, finisce con il sovrastare tutto e tutti, e con l'essere l'unica cosa davvero degna di essere ammirata in tutto il film. Voto: 4.5
Titolo originale Changing Lanes
Regia di Roger Michell
Con Ben Affleck, Samuel L. Jackson, Toni Collette, Sydney Pollack, William Hurt
Giallo a sfondo legale decisamente dimenticabile, farcito di pistolotti triti sul rapporto fra morale e giustizia. Poco convinta la parte d'azione; per nulla credibile l'impianto narrativo alla base. Samuel L. Jackson almeno timbra il cartellino da par suo. Voto: 5
Titolo originale The Conversation
Regia di Francis Ford Coppola
Con Gene Hackman, Frederic Forrest, John Cazale, Allen Garfield, Cindy Williams
L'idea di partenza era tutto sommato caruccia. Un intercettatore con un bel po' di pelo sullo stomaco che tutt'a un tratto si fa venire degli scrupoli di coscienza e comincia a indagare su qualcosa di più grande di lui e del suo mero mestiere notarile, quasi impiegatizio, di registrazione di altrui conversazioni. Le strade per Coppola, a partire dal soggetto iniziale, erano due a questo punto: o fare il filmone commerciale di spionaggio di sicuro impatto sui botteghini; o imboccare il sentiero del cinema di nicchia, quello che fa sdilinquire i critici ma addormentare il pubblico pagante. Coppola, come evidente, ha optato per la seconda. Incassi modestissimi, ma hey, quattro stelle sul Mereghetti. La spettacolarità tipica del cinema di spionaggio, nemmeno a parlarne; l'introspezione psicologica sull'ometto che si riscopre cuor di leone e buon samaritano, semplicemente non fa presa; i silenzi sono tanto lunghi e tanto frequenti, da assicurare allo spettatore la certezza assoluta che, quando si risveglierà dal letargo in cui nel frattempo è certamente piombato, Hackman starà continuando a lambiccarsi su quella conversazione in preda ai suoi dilanianti dilemmi morali e che la vicenda non si sarà smossa di un femtometro. Cosa ci abbia visto la critica in questo film è mistero, ma non è il primo né sarà certamente l'ultimo di questa nutrita categoria di pellicole. Voto: 4.5
Titolo originale The Navigator: A Medieval Odyssey
Regia di Vincent Ward
Con Hamish McFarlane, Bruce Lyons, Chris Haywood, Marshall Napier
L'esordio è promettente: un bianco e nero tarkovskijano ci introduce in uno dei periodi più difficili della storia dell'uomo, l'epidemia di peste che falcidiò milioni e milioni di persone nel 1300. Per gli abitanti di un villaggio sembra prospettarsi un periglioso viaggio attraverso i bubboni fisici e morali dell'Europa per chiedere un'intercessione al Signore in una chiesa lontana lontana. Visti tali e tanti presupposti, la seconda parte del film è incredibilmente inspiegabile. Buffonesca, strumentale, manipolatoria: inutile. Il viaggio diventa una masturbazione mentale spazio-temporale incompatibile con il registro serio con cui il film si era presentato. I visitatori con Jean Reno sembra un capolavoro al confronto, almeno faceva sorridere e fin dall'inizio denunciava le sue reali intenzioni, senza remore. Voto: 4
Regia di Giorgio Stegani
Con Lee Van Cleef, Antonio Sabato, Graziella Granata, Lionel Stander, Gordon Mitchell
Sono davvero costernato per il povero Lee Van Cleef. La metamorfosi da rubagalline di poco conto a eroe cittadino e cacciatore di altri rubagalline come lui, è offensiva verso un'icona del grande western all'italiana. Voto: 5
Titolo originale Crash
Regia di Paul Haggis
Con Don Cheadle, Matt Dillon, Sandra Bullock, Jennifer Esposito, Thandie Newton
Patacca melassosa sulla tolleranza e sul "love is love" che ci salverà tutti. Quando vedi film di questo genere, la domanda è sempre la stessa: c'è davvero un genuino interesse pedagogico alla base, oppure c'è solo la volontà di fare man bassa alla notte degli Oscar? Gli elementi del film acchiappa-statuetta sono lì, tutti belli allineati: la rappresentazione democratica di tutte quante le centomila etnie del nostro pianeta, l'episodio strappalacrime fra padre e figlio, la messa in scena del disagio esistenziale dei neri, la piaga del razzismo... Manca però un elemento necessario per trattare siffatti delicati temi: la discrezione. Al posto che improntare il proprio sguardo registico sulla sottrazione, Haggis aggiunge, aggiunge, aggiunge. Apre un sacco di linee narrative e non ne chiude una. Carica tantissimo gli stereotipi piuttosto che prenderne le distanze. Mette in scena situazioni artificiose e lontanissime dalla realtà. Così lo spettatore lo fai incazzare. Voto: 4
Titolo originale Bin-jip
Regia di Kim Ki-duk
Con Jae Hee, Lee Seung-yeon
L'esperimento di Kim Ki-duk funziona a metà. Le atmosfere sono quelle intimistiche che ci aspettiamo ed abbiamo imparato ad amare del regista. Sfortunatamente, il film deborda in una serie di accadimenti nonsense e incomprensibili che sfiorano la parodia. Per esempio, il protagonista che in galera, non si sa come né perché, impara un trucco di illusionismo che gli consente di essere invisibile alle altre persone. Non è da buttare, Ferro 3: Kim è un regista per il quale il perché di quanto viene mostrato vale maggiormente rispetto al che cosa. Però il coreano ha fatto di meglio. Voto: 5
Titolo originale K-Pax
Regia di Iain Softley
Con Kevin Spacey, Jeff Bridges, Mary McCormack, Alfre Woodard
Nella ridda di ipotesi che si possono azzardare sul perché e sul per come di K-PAX, emerge una sola, cristallina, verità inoppugnabile: la fantascienza di oggi, per questa sua declinazione innaturale verso il sociale e l'attualità, sta finendo per dimenticarsi le sue origini (Il viaggio nella luna? qualcuno si ricorda qual era il suo spirito?). Che questo, probabilmente, non sia nemmeno un film di fantascienza, è totalmente secondario, e anzi, depone ulteriormente a sfavore di un'opera che fa di tutto per sembrare un film di fantascienza, così da incontrare ecumenicamente il gusto di tutti, sentimentali, nostalgici di Star Trek e intellettuali impegnati. Voto: 5
Titolo originale V for Vendetta
Regia di James McTeigue
Con Natalie Portman, Hugo Weaving, Stephen Rea, Stephen Fry, John Hurt, Tim Pigott-Smith
Inghilterra, ucronia ambientata in un quando imprecisato. Un esagitato pseudodittatore neonazista ha preso il potere istituendo un regime paramilitare basato sulla paura e sull'indottrinamento delle masse. Ma un misterioso vendicatore mascherato, strenuo propugnatore della libertà, ha in progetto di ricondurlo a più miti consigli. E quindi, quale più disinteressato beau geste per l'umanità che distruggere la sede del parlamento inglese comprensiva del caro vecchio Big Ben, quando in gioco ci sono valori più alti, le idee e le speranze di un intero popolo? Un po' come se uno si prendesse la briga di distruggere il Colosseo e la basilica di San Pietro come atto di ribellione alle nequizie di Salvini&Di Maio: che genio, e che benefattore, tu che per schiacciare un insetto, mi fai saltare in aria con una carica di tritolo la casa.
Verbosissimo ed inestricabile papocchio di scemenze distopiche che fanno diventare verdi di bile gli autori di altri analoghi pretenziosi pamphlet di alto rango quali Brazil, Fight Club, Matrix (a dir la verità, lo zampino dei - o delle? - Wachowski c'è anche qua, d'altra parte le patetiche e futuristiche evoluzioni al rallentatore a colpi di kung fu sono un marchio di fabbrica ahiloro inconfondibile). Questa abitudine oramai inveterata del cinema post-moderno ad accoppiare pulsioni fracassone e distruttive con melassa new age è demenziale oltreché un termometro significativo dei tempora e dei mores vieppiù decadenti. Guerre batteriologiche, pessimismi verso il futuro, idealismi d'accatto, finiscono tutti nel medesimo calderone fumante di aria fritta. Vien quasi desiderio di rivalutare Fusaro. Il più modesto e bistrattato Death Race 2000 inquadrava le stesse identiche tendenze in chiave più divertente e divertita: se proprio avete del tempo da buttare, fatevi un favore e cercate di recupare quello, e tutti questi prodigiosi pasticciacci frutto di abiezioni intellettualoidi gettateli nel cassonetto dell'indifferenziato più vicino. Voto: 4
Titolo originale Naniwa Hika/Naniwa Ereji
Regia di Kenji Mizoguchi
Con Isuzu Yamada, Seiichi Takegawa, Chiyoko Okura, Shinpachiro Asaka
Tristemente carente in ritmo, non graffia e non punge. Eppure la vicenda di una giovane donna disposta a vendere le proprie grazie pur di sostenere economicamente i propri familiari prometteva bene. Anonimo. Voto: 5
Titolo originale Eraserhead
Regia di David Lynch
Con Jack Nance, Charlotte Stewart, Jeanne Bates, Judith Anna Roberts
Titolo originale 11'09''01 - September 11
Regia di Youssef Chahine, Amos Gitai, Alejandro González Iñárritu, Shohei Imamura, Claude Lelouch, Ken Loach, Samira Makhmalbaf, Mira Nair, Idrissa Ouedraogo, Sean Penn, Danis Tanovic
Con Ernest Borgnine, Dzana Pinjo, Taleb Adlah, Kumiro Aso, Akira Emoto, Jake Bern
La logica inafferrabile del voler commemorare l'11 settembre parlando di tutt'altro. Un papocchio di terzomondismo, di rabbia repressa, di patetismo molto poco d'autore e invece assai furbesco nei confronti del pubblico, che però, prima di essere arrivato alle parti in cui si dovrebbe piangere, sarà già immerso nelle braccia di Morfeo. Voto: 4.5
Titolo originale Stranger Than Paradise
Regia di Jim Jarmusch
Con John Lurie, Eszter Balint, Richard Edson, Cecilia Stark, Danny Rosen
Jarmusch gioca a fare il piccolo Wenders in questa pellicola ancora acerba, fortunatamente riuscendo a imitarlo solo in parte. Un impianto narrativo esiste, per carità, però che i due spiantati vitelloni, non battendo chiodo da almeno un lustro, si sarebbero aggrappati alle gonne della cuginetta bruttina - ma furbetta - si era capito alla seconda sequenza. Voto: 5
Titolo originale Persuasion
Regia di Roger Michell
Con Amanda Root, Ciarán Hinds, Susan Fleetwood, Corin Redgrave
Estenuante viaggio fra eleganterie, ipocrisie e protocolli dell'aristocrazia britannica di inizio 800. Voto: 5
Titolo originale THX 1138
Regia di George Lucas
Con Robert Duvall, Maggie McOmie, Donald Pleasence, Ian Wolfe
Meno male che Lucas si è orientato poi su un tipo di fantascienza diverso. Voto: 3
Titolo originale Merlin
Regia di Steve Barron
Con Sam Neill, Miranda Richardson, Isabella Rossellini, Rutger Hauer, Helena Bonham Carter
Tutto quello che c'è di passabile deriva dagli elementi originali della saga arturiana. Il resto, è paccottiglia dovuta alla molto libera interpretazione del testo. Gli effetti speciali sono dozzinali ed elementari. Voto: 5
Titolo originale Lost in Translation
Regia di Sofia Coppola
Con Bill Murray, Scarlett Johansson, Giovanni Ribisi, Anna Faris
La parte migliore del film è quando alla televisione giapponese passano La dolce vita di Fellini, perché il resto del film è disseminato di pensieri trovati sui baci Perugina. Il rapporto fra i due protagonisti è indefinibile: sono attratti fra loro? hanno un rapporto del tipo padre-figlia? semplice amicizia? Il film è talmente vacuo e privo di connotazioni psicologiche approfondite che non ce ne fornisce gli elementi. Voto: 4
Titolo originale It Follows
Regia di David Robert Mitchell
Con Maika Monroe, Keir Gilchrist, Jake Weary, Daniel Zovatto, Olivia Luccardi, Lili Sepe
Sembra uno di quei primi film di Cronenberg versione tardo-adolescenziale, ma fatto peggio. I ragazzetti che giocano a fare gli adulti nei film dell'orrore e prendono scapaccioni - sia pur meritati - dall'esistenza avevano già stufato negli anni 70. Voto: 4
Titolo originale Hostel
Regia di Eli Roth
Con Jay Hernandez, Derek Richardson, Eythor Gudjonsson, Barbara Nedeljakova, Jan Vlasák
Orrenda parodia dei film truculenti dell'età classica. Cercare di coprire i vuoti di sceneggiatura e di idee con trucide immagini di bassa macelleria, è quello il vero orrore. Voto: 4
Titolo originale Nocturnal Animals
Regia di Tom Ford
Con Amy Adams, Jake Gyllenhaal, Michael Shannon, Armie Hammer, Isla Fisher
Si capisce che dietro c'è la mano di un esteta. Tom Ford, professione stilista, tiene moltissimo all'aspetto esteriore della sua confezione, che infatti è raffinata ed irreprensibile. Ma è solo una patina che nasconde la fatuità di un meccanismo narrativo che fa acqua da tutte le parti. Amy Adams è sempre uguale a 20 e 40 anni: un'espressione di gesso. Voto: 5
Titolo originale Naked
Regia di Mike Leigh
Con David Thewlis, Lesley Sharp, Katrin Cartlidge, Greg Cruttwell, Toby Jones
L'odissea metropolitana di un rifiuto umano, un ramingo tutt'ossa che sembra appena uscito da un lager tedesco, con la mania del sesso e della filosofia. Film culturalmente licenzioso, libertinamente intellettuale: in sostanza, una boiata. Voto: 4.5
Titolo originale Akmareul boattda
Regia di Kim Ji-woon
Con Byung-hun Lee, Min-sik Choi
La trama è esile come un giunco, il film è sporco, gratuitamente sanguinolento, molto pesante. Voto: 5
Titolo originale Matador
Regia di Pedro Almodóvar
Con Assumpta Serna, Nacho Martinez, Antonio Banderas, Carmen Maura, Eva Cobo, Julieta Serrano
Non è assolutamente chiaro quale taglio volesse dare Almodovar al suo film, se volesse fare un film di torbide passioni, o un thriller, o un film esoterico. Mette di tutto un po' nel paiolone, quello che esce fuori è un mattone insostenibile. Morfeo ringrazia. Voto: 3
Titolo originale 3-4x jugatsu
Regia di Takeshi Kitano
Con Masahiko Ono, Yuriko Ishida, Takeshi Kitano, Minoru Iizuka
Un Kitano nonsense, senza capo né coda, senz'altro il suo peggiore film gangster. Voto: 5
Titolo originale Gokudô kuroshakai
Regia di Takashi Miike
Con Sho Aikawa, Chen Lianmei, Tomorowo Taguchi, Sau Leung 'Blacky' Ko
Un Miike stranamente composto, drammatico, senza il consueto piglio sarcastico ed irriverente. Non sembra nemmeno un suo film, ed infatti paga dazio. Voto: 5
Titolo originale Nelyubov
Regia di Andrey Zvyagintsev
Con Alexey Rozin, Maryana Spivak, Matvey Novikov, Marina Vassilieva, Andris Keiss
Pizzosissimo melodramma alla russa sulle lacerazioni familiari. Impossibile provare empatia per qualsiasi personaggio, trattandosi per la maggior parte di assetate macchine da sesso (peraltro molto antipatiche) che indossano ciascuna con visibile disagio la propria maschera di rispettabilità. La scomparsa del bambino dispiace più a noi che a loro. Voto: 4.5
Titolo originale Angels & Demons
Regia di Ron Howard
Con Tom Hanks, Ewan McGregor, Ayelet Zurer, Pierfrancesco Favino, Stellan Skarsgård
I punti salienti dove la trama dovrebbe svoltare sono pasticciati, non ci si capisce nulla. Riesce a ridicolizzare in un colpo solo sia la scienza sia la Chiesa di Roma. Gli inseguimenti, l'azione, le riprese aeree realizzate rispetto a set cinematografici perlopiù ricostruiti (la vera Roma praticamente non si vede quasi mai) sono tutti divertissement proposti allo spettatore per distoglierlo dalla pochezza dell'architettura del film. Gli scempi compiuti ai più preziosi beni della caput mundi sono niente in confronto a quelli che compie Howard ai danni della storia del cinema ogni volta che si arrischia a girare un film. Voto: 4
Titolo originale Hong Gaoliang
Regia di Zhang Yimou
Con Gong Li, Jiang Weng, Teng Rujun, Liu Ji, Qian Ming
Massacrante e sonnolenta epopea agricola novecentesca. Fa rivalutare persino L'albero degli zoccoli. Voto: 4
Titolo originale El Club
Regia di Pablo Larrain
Con Roberto Farías, Antonia Zegers, Alfredo Castro, Alejandro Goic, Alejandro Sieveking
Non bastasse la valanga di valorosi film di denuncia sugli abusi del clero documentati dalle cronache (e geneticamente manipolati) con cui ci turlupinano ciclicamente, dal Cile ci fanno pervenire tra capo e collo questo bel mattone su fatti inventati di sana pianta, anche se non dubitiamo che il popolo li assumerà per veri per poter scatenare ulteriore veleno et indignazione sulla Chiesa di Roma. Olè. Voto: 4
Titolo originale Seom
Regia di Kim Ki-duk
Con Jung Suh, Kim Yoosuk, Park Sung-hee, Jo Jae-hyeon, Jang Hang-seon
Inestricabile papocchio di amplessi, pesci squartati, ferite autoinflitte, che dovrebbero servire a risvegliare lo spettatore dal torpore. Il tempo di rabbrividire per il disgusto e si torna a nanna. Voto: 4
Titolo originale Calvaire
Regia di Fabrice Du Welz
Con Laurent Lucas, Brigitte Lahaie, Gigi Coursigny, Jean-Luc Couchard, Jackie Berroyer
Le citazioni di film come Non aprite quella porta o Misery, qualche invenzione tecnica come la splendida panoramica in interni a contemplare tutti i volti della grottesca cena a cui il protagonista è costretto a prender parte, l'uso del sangue amministrato e non abusato, i riferimenti al sacro, sono elementi che pongono il film di Du Welz al di sopra di alcuni horror contemporanei tipo Hostel, gironi infernali della macelleria e del brivido prêt-à-porter, del terrore serializzato. Però Calvaire al tempo stesso è un film lento da impazzire, non di quella lentezza che dilata i tempi e gli sguardi, ma di quella che allunga il brodo perché non c'è molto da dire. Du Welz abbozza un ritratto psicologico dei suoi personaggi, ma a conti fatti si tratta di spostati che agiscono solo obbedendo ai loro istinti. Ecco, il punto è proprio che il film rimane nel limbo fra l'orgia infernale e la raffinatezza visivo/psicologica. Voto: 5
Titolo originale Auch Zwerge haben klein angefangen
Regia di Werner Herzog
Con Helmut Döring, Gerd Gickel, Gerhard Maerz, Erna Gschwendtner, Hertel Minkner
Stomachevole guazzabuglio di Freaks, Viridiana, Il signore delle mosche. Incubo prodotto da un'indigestione di peperonata. Voto: 3
Regia di Marco Ferreri
Con Marcello Mastroianni, Catherine Spaak, Ugo Tognazzi, Ennio Balbo, William Berger
Stavolta, per voler provocare troppo, Ferreri fa a meno addirittura di girare il film. Voto: 2
Titolo originale Cerny Petr
Regia di Milos Forman
Con Ladislav Jakim, Paula Martinkova, Jan Vostrcil
Pallida imitazione dei film francesi che andavano in voga in quel periodo. I genitori sono delle arpie, ma i figli sono dei mocciosi di rara antipatia: meriterebbero anche qualche scapaccione oltre alle lavate di capo. Voto: 3
Titolo originale Twin Peaks: Fire Walk with Me
Regia di David Lynch
Con Sheryl Lee, Ray Wise, Kyle MacLachlan, Kiefer Sutherland, Chris Isaak, Harry Dean Stanton
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