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Sam Raimi
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Sam Raimi

Da pochi giorni è stato annunciato il probabile ritorno di Sam Raimi alla regia di un lungometraggio cinematografico, a distanza di 6-7 anni da "Oz the Great and Powerful", e come se non bastasse il progetto sarà un horror, a 10 anni da "Drag Me to Hell". Una notizia stupenda, ottima per aprire i "festeggiamenti" per il 60° compleanno del Cineasta che, come altri Autori importanti nella mia "formazione cinematografica" (finora purtroppo quasi soltanto teorica), si becca una retrospettiva omaggio ad opera del sottoscritto.
Mezzo ragazzo prodigio, fin da giovanissimo Raimi realizza, aiutato da fratelli e amici (tra cui spicca l'attore Bruce Campbell), svariati cortometraggi in super8, prevalentemente commedie più o meno "nere", approdando poi all'Horror che, con "The Evil Dead", rivoluzionerà fin dalle fondamenta, per poi passare a vari Generi come il Supereroistico (prima con "Darkman" e poi con gli "Spider-Man"), il Western ("The Quick and the Dead") e il Noir drammatico ("A Simple Plan"). Nonostante abbia, come detto, rivoluzionato l'Horror, nonostante il notevole apprezzamento critico incontrato con "A Simple Plan" e nonostante il successo della trilogia dedicata all'Uomo ragno della Marvel, sembra che Raimi venga troppo spesso sottostimato da certe frange di critici e sedicenti appassionati del Cinema: non dico che la sua carriera venga stroncata in parte o in toto, anzi, però mi pare che all'Autore di "Army of Darkness" venga negata la sua condizione, appunto, di Autore.
Sicuramente i suoi film dimostrano un forte interesse per l'Intrattenimento, ma l'unicità e la riconoscibilità del suo Stile visivo, dalle Opere più sperimentali degli esordi a quelle più "posate" ma sempre tecnicamente raffinate della maturità, giustificano a parer mio la definizione di "autoriale" per il Cinema di Raimi. Inoltre, sotto l'apparente disimpegno dei suoi Film, è possibile trovare sempre qualche spunto di riflessione, dalla casualità dell'eroismo alla necessità di assumere le responsabilità delle proprie azioni e delle loro conseguenze: non a caso fin da giovane il Regista era fan di Spider-Man, che poi porterà sul Grande Schermo e il cui celebre motto è "With great power comes great responsibility".
Con questo concetto (forse troppo retorico) chiudo l'introduzione al Regista per lasciare spazio ai singoli film, di cui come al solito propongo delle riflessioni personali (maturate in seguito a visioni e revisioni delle pellicole e a letture e confronti più o meno critici) anticipate da alcuni aneddoti produttivi recuperati tramite ricerche in rete.

Playlist film

It's Murder!

  • Thriller
  • USA
  • durata 68'

Titolo originale It's Murder!

Regia di Sam Raimi

Con Bruce Campbell, John Cameron, Timothy Patrick Quill, Sam Raimi, Scott Spiegel, Ted Raimi

It's Murder!

IT'S MURDER!
Prima ancora di "The Evil Dead", per durata (68 minuti) "It's Murder!" dovrebbe essere considerato il vero esordio di Sam Raimi alla Regia di un lungometraggio.
Appena diciottenne, il futuro Autore della Trilogia di Evil Dead si cimenta con una black comedy: la vicenda, per quel che si riesce a capire dalla assai pessima qualità audio-video della versione recuperata) ruota intorno ad un omicidio "in famiglia", un testamento e vari tentativi da parte dello zio (Raimi stesso) e parenti di sbarazzarsi, oltre che del figlio della vittima, di un detective (Scott Spiegel, co-produttore e co-sceneggiatore del film e parte della cerchia di amici-colleghi del Regista) giunto ad indagare sul delitto su cui si apre la pellicola.
Il budget, secondo Imdb, ammonterebbe intorno ai 2000$, inclusi probabilmente i materiali tecnici, e la produzione è decisamente molto casalinga, a partire dalla patina conferita dalla pellicola in super8: siamo dalle parti più dei cortometraggi come "Within the Woods" che dei lungometraggi realmente professionali poi diretti dall'Autore.
Partendo quindi dalla premessa di trovarsi di fronte a qualcosa di visibilmente "amatoriale", "It's Murder!" mette però già parzialmente in luce l'accortezza stessa del Cineasta del quale è possibile individuare alcuni elementi che ne caratterizzeranno la Poetica: dalla già citata componente Black Humour al Citazionismo cinefilo (con vari brani musicali pesantemente rubati a Classici come "Psycho"), dall'Esagerazione della messa in scena (pur con tutti i limiti) alla sperimentazione visiva; in particolare, nelle scene d'inseguimento automobilistico sembra quasi di vedere una sorta di anticipazione di "Crimewave". Troviamo inoltre buonissima parte della "factory", composta soprattutto da amicizie e parentele strette, che accompagneranno l'Autore praticamente per tutta la sua carriera, con parti più o meno piccole affidate a Bruce Campbell, i fratelli Ted (credo dodicenne ma riconoscibilissimo) e Ivan, Rob Tapert e così via.
Non un film imperdibile ma molto interessante per chi ama la Poetica di Raimi e intende approfondirne la Filmografia.

Rilevanza: ancora nessuna indicazione. Per te? No

La casa

  • Horror
  • USA
  • durata 85'

Titolo originale The Evil Dead

Regia di Sam Raimi

Con Bruce Campbell, Ellen Sandweiss, Richard DeManincor, Theresa Tilly, Betsy Baker

La casa

In streaming su Amazon Video

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THE EVIL DEAD
Nel suo periodo di (auto)formazione cinematografica Sam Raimi, con la sua super8 e il suo team di amici e parenti, si era interessato essenzialmente alla Commedia, ma una scena abbastanza tesa di "It's Murder!" lo convince ad approfondire il Genere Horror, da cui nasceranno i corti "Clockwork" e "Within the Woods". Quest'ultimo progetto serve nello specifico come "promo" per attirare finanziamenti di quello che poi, col titolo iniziale "Book of the Dead", sarà "The Evil Dead". La lavorazione vede come al solito la presenza di amici e parenti del cineasta, a partire da Bruce Campbell, e gli enormi limiti produttivi rendono necessario trovare soluzioni "atipiche", come l'utilizzo dei fake shemps e l'ideazione della "shaky cam".
In sede di montaggio si alleggerisce il film da 117 a 85 minuti e si registrano nuovamente determinati suoni mal riusciti durante le riprese; l'opera finale viene proiettata in vari piccoli cinema attirando sempre maggiori attenzioni che porteranno ad un fuori concorso a Cannes e infine alla distribuzione nelle sale, aprendo così le porte al Culto di cui ancora oggi gode.
Partendo nelle intenzioni come B-Movie destinato all'intrattenimento Horror, "The Evil Dead" rivoluziona l'Horror grazie ad un forte lavoro di sperimentazione audio-visiva: le soggettive dondolanti dell'Entità Malefica hanno fatto scuola e ritorneranno spesso sia nelle successive Opere del Regista sia nelle altre produzioni legate alla Saga, ovvero il remake e la serie. Anche il Sonoro è curato e costruito in funzione della Paura psicologica, rendendo onnipresenti le profonde voci sovrannaturali che infestano l'Atmosfera della baita.
Raimi gioca anche a lasciare rimandi e "anticipazioni" all'interno della struttura filmica, come quando Cheryl, dopo aver "inciso" su un foglio la raffigurazione profetica del Naturom Demonto, volge lo sguardo sull'ingresso dello scantinato in cui verrà rinchiusa; oppure quando Linda, mentre sta per essere seppellita da Ash, apre ogni tanto gli occhi di nascosto per spiarlo, mentre in una scena precedente era il fidanzato a fingere di dormire sbirciandola furtivamente mentre lei prendeva la catenina.
Il cast è efficace, specialmente il mitico Bruce Campbell, amicone del Regista, che con Ash Williams diventa una delle Icone più amate del Cinema Splatter, anche se qui non è ancora l'(anti)eroe in bilico tra il Leggendario e il Demenziale che si farà amare nei sequel.
Straordinaria la parte finale, dove il profondo Disagio psicologico di Ash, ormai rimasto solo, viene accentuato attraverso l'uso di inquadrature sghembe. Indimenticabile l'Epilogo: nella serenità con cui Ash si allontana dalla casa, notiamo che la Musica conserva un che di sinistro. Dunque, inevitabile, parte la soggettiva accellerata dell'Entità che sfonda le porte per raggiungere il poveraccio urlante.
Le imperfezioni non mancano (a volte la messa a fuoco sembra imprecisa) ma non danneggiano minimamente il Film, anzi, per certi versi lo rendono più personale, più "vivo", più corporeo, ed è proprio questa corporeità a fare di "The Evil Dead" un autentico Capolavoro Artistico. 

Rilevanza: 4. Per te? No

I due criminali più pazzi del mondo

  • Commedia
  • USA
  • durata 85'

Titolo originale Crimewave

Regia di Sam Raimi

Con Louise Lasser, Paul Smith, Brion James, Sheree Wilson

I due criminali più pazzi del mondo

CRIMEWAVE
Il successo di "The Evil Dead" apre a Raimi le porte per Hollywood: affiancatosi i Fratelli Coen alla sceneggiatura, il Regista intende mettere in scena una black comedy esagerata tenendo il fidato Campbell nel cast. La lavorazione, però, si rivela un inferno: infatti la Embassy, finanziatrice della pellicola, rifiutò Campbell come protagonista (venendo poi recuperato dall'Autore in un ruolo secondario) imponendo un attore "hollywoodiano" e, successivamente, lo studio litigò per tutte le riprese con Raimi e Campbell, impedendo infine al regista l'accesso al final cut. Altri problemi si ebbero poi con membri del cast in preda a deliri e a droga e con il congelamento del ponte di Detroit.
Nonostante tutti questi disastri, "Crimewave" è tra le Opere in cui Raimi esplicita fino all'estremo la sua verve grottesca e forse è il suo film più esplicitamente dentro al genere demenziale, con tanto di inserti sonori e scelte visive di stampo cartoonesco. Nonostante le imposizioni, la messa in scena è coerente col gusto personale di Raimi, tra virtuosismi stilistici adoperati in funzione dell'effetto comico, grande attenzione nella fotografia a ombre e colori (in certe scene dominano rosso e blu, per esempio), importanza della comicità corporale (botte, urla ecc.) e un Protagonista anche qui idiota ma al contempo eroico. La collaborazione strettissima coi Coen invece si traduce in un richiamo (seppur parodiato) alle Atmosfere torbide del Noir, sia nella trama sia soprattutto nella messa in scena e nella Fotografia.
Sono inseriti anche spunti ironicamente critici alla società statunitense: oltre alla solita presenta del già citato "Eroe Idiota", simbolo per certi versi dell'idiozia dell'americano medio (qua però meno sbruffone e più sfigatello naive), troviamo una satira polticamente scorrettissima della pena di morte (con tanto di intervento all'ultimo minuto del governatore, ma solo per assistere in diretta all'esecuzione del Protagonista). Non manca una contestazione all'avidità, e si respira nella Coppia di "sterminatori per tutte le misure" una Follia che rispecchia la Follia statunitense. Si possono vedere spunti di riflessione anche verso vari maschilismi, da quello "macho" incarnato dal Personaggio di Campbell a quello "romantico" del Protagonista Vic (Reed Birney), ma è meglio che mi fermi qui.
Comunque, "Crimewave", con tutte le enormi castrature produttive, riesce ad essere un Gioiellino che meriterebbe una considerazione molto maggiore rispetto a quella che avverto in giro.

Rilevanza: 1. Per te? No

La casa 2

  • Horror
  • USA
  • durata 85'

Titolo originale Evil Dead 2

Regia di Sam Raimi

Con Bruce Campbell, Sarah Berry, Dan Hicks, Kassie DePaiva

La casa 2

In streaming su Apple TV

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EVIL DEAD II
L'idea di un sequel per "The Evil Dead" inizia a concretizzarsi in seguito al flop di "Crimewave": l'Autore è fin da qui intenzionato a gettare Ash nel MedioEvo tramite portale. Dopo un incontro con Dino De Laurentiis e grazie all'interessamento di Stephen King, Raimi, insieme al co-produttore e amico Robert Tapert, ottiene i finanziamenti necessari per realizzare "Evil Dead II", tagliando però la narrazione medievale e, successivamente, anche la presenza nel prologo degli altri 3 personaggi, oltre ad Ash e Linda, protagonisti della Pellicola precedente. Raimi in sede di sceneggiatura collabora con un altro dei suoi vecchi amici, Scott Spiegel, che lo persuade a dare un'impronta più marcatamente comica alla pellicola. La lavorazione avviene con modalità molto più ordinate rispetto ai precedenti film di Raimi e la maggiore disponibilità di mezzi aumenta le possibilità espressive; non per questo, però, si perde lo Spirito sperimentale e indipendente che contraddistingueva l'Opera precedente nella Saga. Troviamo, infatti, un interessante utilizzo dell'animazione in stop motion, che nella sequenza del "risveglio" di Linda raggiunge un tocco squisitamente onirico, mentre la distorsione e lo stiramento delle Immagini in diverse inquadrature contribuisce a rafforzare il Senso di Disagio provato dai Personaggi.
Come praticamente tutti o quasi i Lavori del Regista, anche qui l'interesse principale è intrattenere il pubblico, sia con l'Horror sia con la Commedia, ma volendo si possono trovare delle interessanti Tematiche, molte delle quali ritorneranno più volte nella Filmografia di Raimi, dalle pellicole più indipendenti a quelle più mainstream.
In primis nasce qui lo Scontro tra Ash e il proprio Corpo: lottando contro la propria Mano (scena anticipata dal corto "Attack of the Helping Hand" di Spiegel) e contro la Possessione che lo afferra un paio di volte, il Protagonista è costretto ad affrontare il Dilemma sulla propria essenza, arrivando a dover diffidare della sua stessa persona. Interessante notare come il confronto tra Ash e la propria immagine fuoriuscita dallo specchio anticipare, oltre ad "Army of Darkness", anche il Norman Osborn di Dafoe negli "Spider-Man".
Ash qui assume delle connotazioni particolarmente marcate: egli è l'Eroe del Passato, ma la sua Avventura inizia nel Presente; inoltre, egli diventa l'Eroe profetizzato nel Necronomicon perché si spedisce involontariamente nel MedioEvo assieme all'Entità kandariana, diventando già qui sia soluzione che causa del Male che lo affligge. Se si vuole, si può trovare anche una critica all'arroganza del mondo scientifico che, pretendendo di sviscerare ogni Mistero, porta alla liberazione di forze distruttive.
"Evil Dead II" è un Film palesemente di mezzo, e per questo la sua Natura è "smezzata": è al contempo un sequel e un remake di "The Evil Dead", ma è anche un Film autonomo; non è un Horror "da paura" ma neanche la sua Parodia, non è una pellicola "intellettuale" però è un'Opera autoriale ed è, soprattutto, fondamentale nell'Evoluzione della Poetica di Sam Raimi.

Rilevanza: 4. Per te? No

Darkman

  • Supereroi
  • USA
  • durata 96'

Titolo originale Darkman

Regia di Sam Raimi

Con Liam Neeson, Frances McDormand, Colin Friels, Larry Drake

Darkman

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DARKMAN
Tra "Evil Dead II" e "Army of Darkness", Raimi, non riuscendo ad ottenere i diritti per "The Shadow" e "Batman", realizza questa sorta di Cinecomic ma senza "comic" di partenza, mettendo in scena un Anti-eroe oscuro e drammatico, facendosi aiutare nella sceneggiatura anche dal fratello Ivan.
Per la prima volta Raimi lavora all'interno degli studi hollywoodiani (Universal) e, fatta eccezione per qualche problema in post-produzione (montatore non in linea col Regista, screen test negativi e alcuni cambiamenti imposti dalla produzione), il Film riesce a portare avanti l'Evoluzione stilistica dell'Autore. Raimi segue diversi topoi, come la Vendetta, la Perdita dell'Identità, il Protagonista mascherato, il Salvataggio dell'Amata eccetera, con un gusto molto affine alla Tragedia, senza però dimenticare l'Auto-Ironia che contraddistingue sempre (o quasi) la sua Poetica. Il Risultato è un'intrigante fusione tra il Passato-Presente-Futuro prossimo del Regista (la Trilogia di "Evil Dead") e le successive Incursioni nel Cinecomic "vero e proprio" (la trilogia di "Spider-Man"): la caduta in disgrazia del Protagonista e successiva installazione nel laboratorio abbandonato riportano alla mente (a posteriori) la sorte del dr. Octopus, mentre alcuni inserti assurdi e simil-grotteschi. Non manca la forte carica citazionista del Cineasta, che lo accomuna ad altri Autori come Landis (il quale appare pure in un cameo, assieme allo stesso Raimi e Jenny Agutter): Peyton in particolare rappresenta un'ottima commistione tra Fantasma dell'Opera, Uomo Invisibile, probabilmente qualche pizzico di Spy Fiction e i Supereroi Dark della DC, riportati "nell'Oscurità" da Burton con il suo "Batman". In affinità con l'Autore di "Edward Scissorhands", anche Raimi preferisce concentrarsi su Personaggi oscuri, ambigui, ripudiando con forza ogni manicheismo rassicurante pur proponendo dei Villain "totali", in questo caso la criminalità organizzata. Da non sottovalutare la Critica al Capitalismo sfrenato e senza scrupoli, incarnato dal vero "cattivo" del Film: quando questo personaggio si staglia sul paesaggio in costruzione, secondo me, si respira un Proiettile Anti-capitalista che conferisce al Film uno Spessore molto maggiore rispetto a qualsiasi prodottino d'intrattenimento semplice.
Lo Stile registico di Sam Raimi resta su altissimi livelli, tra virtuosismi suggestivi volti a rafforzare il Coinvolgimento emotivo, messa in scena fantasiosa e brillante, ritmo serrato senza cadere in un'inutile frenesia, spiegoni usati solo quando servono senza voler appesantire o distrarre dall'Impatto Audio-Visivo, ottima scelta dei collaboratori (tra cui, a sorpresa, un'apparizione di Campbell). Forse si poteva sottolineare certi momenti, allungando un po' la durata, ma alla fine il risultato è un Film ottimo sul piano dell'Intrattenimento sorretto da un'Autorialità per la quale non sarebbe esagerato parlare di Opera d'Arte.

Rilevanza: 4. Per te? No

L'armata delle tenebre

  • Horror
  • USA
  • durata 109'

Titolo originale Army of Darkness

Regia di Sam Raimi

Con Bruce Campbell, Embeth Davidtz, Marcus Gilbert, Bridget Fonda

L'armata delle tenebre

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ARMY OF DARKNESS
Grazie ad un accordo stipulato con l'Universal per "Darkman", Raimi può finalmente portare Ash nel Medioevo, affiancandosi nuovamente il fratello Ivan alla sceneggiatura. La produzione è resa difficile dalle riprese in estate, ma De Laurentiis, co-produttore, lascia libertà creativa in questa fase: è l'Universal a creare problemi, imponendo un cambio nel finale e facendo rimontare il film per ottenere un PG13.
Fortunatamente, la Pellicola riesce ad essere portata avanti da Raimi in modo personale, costruendo ancora una volta un'Opera al contempo legata ai Film precedenti e indipendente. La relativa Autonomia di "Army" è dichiarata fin dall'inizio (come in "EDII") dal Prologo in buona parte rigirato, dove si riscrivono le basi narrative della Saga, ma poi il Film è comunque strettamente inserito nello Spirito del Trittico: che si abbia visto oppure no i Lavori precedenti, si intuisce la presenza di un certo background che ha portato all'evoluzione della personalità di Ash. Ovviamente, ritornano anche le Soggettive dell'Evil Dead ideate da Raimi nel Primissimo Film, nel quale già trovavamo una sottile dose di Auto-Ironia.
Sul piano tecnico, le trovate brillanti e creative si susseguono senza sosta: oltre alle già citate "soggettive dell'Entità" troviamo numerose "soggettive" di oggetti come frecce e altri oggetti potenzialmente letali, ma non bisogna dimenticare le divertenti moltiplicazioni di Campbell, prima in minuscoli Ash e poi nel Doppione "malvagio", e pure il sapiente e simpatico utilizzo della stop motion in omaggio ad Harryhausen, così come le sequenze di montaggio ellittico di preparazioni varie.
Non vanno sottovalutati i vari spunti di riflessione, nascosti dal Divertimento ma non per questo assenti. Innanzitutto bisogna osservare la natura di affettuosa presa in giro della stupidità tronfia dello statunitense medio del Personaggio di Ash, il quale diventa l'Eroe solo dopo aver scatenato stupidamente le forze del Male (possibile allegoria delle politiche estere usa?). Allo stesso tempo, però, il nostro Non-Eroe è caratterizzato anche da una mentalità alquanto "egoistica" che secondo me ben si sposa con Letture simil-Stirneriane. Importante poi la già citata Lotta interiore che Ash combatte contro sé stesso, anch'essa costruita seguendo la demenzialità della comicità Slapstick ma portatrice di un implicitamente complesso Discorso esistenziale, per certi versi sottolineato dai cambiamenti di mentalità che il Protagonista subisce durante il Film, passando appunto dal menefreghista materialista iniziale all'altruistico "infervoratore" che condurrà, da guida spirituale e non da leader autoritario, gli abitanti del castello allo scontro con l'Army of Darkness del Titolo, portando anche alla riconciliazione tra le varie fazioni umane (altro Tema, quello anti-militare, da tenere d'occhio).
"Army of Darkness" è un'Opera d'Arte all'interno di una Trilogia Cult: non c'era sicuramente bisogno di me per dirlo, ma fa sempre bene ribadire questo concetto.

Rilevanza: 4. Per te? No

Pronti a morire

  • Western
  • USA
  • durata 103'

Titolo originale The Quick and the Dead

Regia di Sam Raimi

Con Sharon Stone, Gene Hackman, Russell Crowe, Leonardo DiCaprio

Pronti a morire

In streaming su Amazon Video

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THE QUICK AND THE DEAD
Successivamente ad "Army of Darkness", Raimi viene assunto dalla Sony, su insistenza di Sharon Stone in veste di co-produttrice, per dirigere un western da una sceneggiatura di Simon Moore.
"The Quick and the Dead" quindi nasce come progetto su commissione e vede il Regista per la prima volta estraneo allo script, situazione che poi si replicherà praticamente sempre nella carriera del cineasta almeno fino a "Spider-Man 2".
Nonostante la natura di lavoro su commissione, il flop che ottenne in sala e qualche effettiva difettosità generale, il Film riesce, a mio avviso, ad essere un'Opera personale e importante nell'evoluzione stilistica dell'Autore.
Il West messo in scena da Raimi è all'insegna della Contraddizione, popolato da personaggi apparentemente macchiettistici eppure tutti decisamente umani; un West improntato sui codici e le morali dell'Western classico ma incrinati dai Dubbi e dalla Crudeltà insinuati tra i '60 e i '70 da Peckinpah, Leone e altri Registi, il tutto rivisto secondo l'ottica "revisionista" degli anni '80 e '90. Come nel successivo "A Simple Plan", anche qui Raimi mette in secondo piano l'umorismo che lo contraddistingue per concentrarsi sugli aspetti più melanconici e drammatici dei propri Protagonisti: questo non porta ad una spersonalizzazione del suo Stile ma bensì ad un approfondimento di una sfumatura solitamente meno marcata ma sempre fondamentale nella sua Poetica, dove i Personaggi Tragici (con o senza mescolamento "comico") alle prese con Dilemmi esistenziali e Sofferenze psico-fisiche abbondano così come le scene ad alto tasso di drammaticità. Interessante in questo senso la morte di Kid (un ottimo e giovanissimi Di Caprio) per mano del (forse?) padre Herod (Hackman al solito mastodontico), come anche il flashback spezzettato (probabile omaggio a "C'era una volta il West" di Leone) dell'omicidio del padre della Protagonista, e pure per l'Antagonista c'è spazio per una complessità morale.
Sono presenti pure critiche alla prepotenza del potere, seppure in una chiave troppo legalitarista per i miei gusti, contro l'arroganza di una società maschilista e, nella semplice idea del Torneo di Duelli su cui si fonda la struttura narrativa della pellicola, un'osservazione sull'avidità e l'insensatezza della Violenza. Da non sottovalutare la ricorrenza della Pioggia alternata alla sabbiosità della scenografia.
Sul piano tecnico, Raimi gioca ancora una volta con soluzioni squisitamente ardite, tra carrellate ottiche rapidamente alternate nella preparazione dei duelli a profondità di campo estreme, a volte "truccate" tramite split focus.
Un ottimo cast, una fotografia magnifica, un montaggio ben ritmato, una colonna sonora trascinante e altri elementi contribuiscono a rendere "The Quick and the Dead" un Western di forte godibilità, oltre a costituire un tassello fondamentale nella Filmografia di Sam Raimi.

Rilevanza: 1. Per te? No

Soldi sporchi

  • Noir
  • USA
  • durata 121'

Titolo originale A Simple Plan

Regia di Sam Raimi

Con Bill Paxton, Billy Bob Thornton, Bridget Fonda, Brent Briscoe

Soldi sporchi

A SIMPLE PLAN
La regia di "A Simple Plan", trasposizione dell'omonimo romanzo di Scott B. Smith (autore anche della sceneggiatura), viene affidata a Raimi dopo numerose vicissitudini produttive, con diritti passati di studio in studio e di regista in regista, da Nichols a Boorman, responsabile della scelta delle location e dell'assunzione di Billy Bob Thornton e Bill Paxton.
Alla sua uscita il Film ottenne un ottimo successo di critica, con particolare apprezzamento nei confronti dell'interpretazione di Thornton, ma col tempo sembra quasi che il ricordo della Pellicola sia scemato.
Nonostante anche qui il coinvolgimento di Raimi parta "su commissione" e nonostante il tema Noir unito all'ambientazione nevosa ricordi "Fargo" degli amici Coen, "A Simple Plan" è una delle Opere più significative all'interno della Filmografia dell'Autore, di cui rappresenta probabilmente, assieme alla Trilogia di "Evil Dead", il picco qualitativo massimo.
I collegamenti con il sopra citato Capolavoro dei Coen si trovano anche nel Tema dell'individuo comune invischiato, a sorpresa, in un'attività illegale apparentemente "innocua" ma dai risvolti via via sempre più sanguinosi. Le differenze, però, risiedono nelle modalità in cui i rispettivi Autori e le rispettive storie affrontano questi argomenti: se i Coen mettono "l'uomo comune" (Macy) in un ruolo apparentemente secondario, Raimi alla regia e Smith alla scrittura invece concentrano lo sguardo sulle persone comuni alle prese con un delitto esterno. Le differenze tra i quattro Personaggi principali portano ad una continua evoluzione dei caratteri e dei rapporti interpersonali: in particolare se il disoccupato Jacob parte entusiasta dal ritrovamento dei soldi per poi farsi assalire da crescenti dubbi in seguito agli sviluppi drammatici del furto, Hank e la moglie Sarah rovesciano presto le iniziali ritrosie morali, rivelandole dettate più dal timore per le conseguenze legali che non da effettive convinzioni etiche, per appoggiare e riscrivere il piano apparentemente semplice (straordinario in questo senso il Titolo originale) con una mentalità calcolatrice, avida e fredda, portando poi all'accumulo di Morte, con sacrificio volontario finale dello stanco Jacob. Ma tutto il Dolore e la fatica accumulata si rivela inutile perché i soldi non possono essere spesi e vanno bruciati: la coppia è costretta a tornare alla monotona vita passata, abbattuti però dal senso di colpa e di perdita di cui sono essi stessi causa (leitmotiv nella Poetica raimiana), consapevoli che le motivazioni con cui frequentemente hanno giustificato, soprattutto a sé stessi, le proprie azioni erano in realtà solo meschine scuse.
Un Cast straordinario, una Fotografia sagace nel rendere opprimente il Bianco, un Montaggio ben ritmato e una Regia posata ma sentita di Raimi, unita alla sceneggiatura brillante di Smith e alle Musiche coinvolgenti di Elfman, contribuiscono a rendere "A Simple Plan" un autentico Gioiellino "imperdibile", se non addirittura un Capolavoro, in cui la vena tragica dell'Autore ha modo di esprimersi in tutta la sua complessità.

Rilevanza: 3. Per te? No

Gioco d'amore

  • Drammatico
  • USA
  • durata 138'

Titolo originale For Love of the Game

Regia di Sam Raimi

Con Kevin Costner, Kelly Preston, John C. Reilly, Brian Cox, Jena Malone

Gioco d'amore

In streaming su Now TV

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FOR LOVE OF THE GAME
L'anno successivo ad "A Simple Plan" Raimi torna al cinema con un'altra trasposizione di un romanzo, appunto "For Love of the Game" di Michael Shaara, sceneggiato da Dana Stevens. Terzo film sul baseball per Kevin Costner e primo in widescreen 2.39:1 per Raimi, la pellicola fu un autentico flop al botteghino, con 46 milioni di $ in cassata a fronte di una sepsa di 50, e valse all'attore protagonista una candidatura ai razzie.
Non si trovano in rete molte informazioni riguardanti la genesi produttiva del film, ma ad una prima visione mi pare evidente che ci troviamo di fronte ad un lavoro decisamente su commissione per il Regista. A differenza però di "The Quick and the Dead" e, a maggior ragione, di "A Simple Plan", qui risulta molto più difficile vedere la mano dell'AUtore, il quale non riesce ad evitare di scadere nelle insidiose trappole del dramma sentimentale-sportivo, tra i soliti cliché strappalacrime (il colpo di fulmine, le liti, le riappacificazioni dal lato romantico, le vittorie, le sconfitte e la rivincita da quello sportivo) e i buonismi morali di base. Costner, inoltre, pur non facendo cagare fatica molto a rendere sufficientemente empatico il protagonista, e i suoi monologhi di anticipazione ai vari flashback non aiutano ad evitare lo scivolamento nella banalità, come nemmeno la colonna sonora dolciastra di Poledouris.
Però, pur restando ancorato ad un livello poco più che discreto e impersonale, Raimi conserva la capacità tecnica dalla sua parte, riuscendo con questa a rendere quanto meno guardabile il tutto e proponendo qua e là alcune scelte visive interessanti, soprattutto durante le fasi salienti del gioco. Inoltre la struttura narrativa, a quanto pare già presente nel romanzo di Shaara e fondata su una singola partita "perfetta" di baseball intervallata da flashback vari, contribuisce a rendere più interessante il tutto anche per chi, come me, trova assai poco stimolante il baseball.
Apprezzabile il cast di supporto, con Kelly Preston ottima come comprimaria sentimentale, Jena Malone brava nel ruolo della figlia della donna, John C. Reilly magnifico come spalla emotiva del Protagonista, Brian Cox breve ma intenso come ex-proprietario della squadra e J.K. Simmons brillante nei panni dell'allenatore e alla sua prima collaborazione con il Regista.
Forse il film artisticamente peggiore di Raimi, ma con un suo perché.

Rilevanza: ancora nessuna indicazione. Per te? No

The Gift

  • Thriller
  • USA
  • durata 112'

Titolo originale The Gift

Regia di Sam Raimi

Con Cate Blanchett, Keanu Reeves, Hilary Swank, Giovanni Ribisi

The Gift

In streaming su Amazon Prime Video

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THE GIFT
Un anno dopo il flop di "For Love of the Game" Raimi ritorna al cinema con un film dalle sfumature semi-orrorifiche, partendo da una sceneggiatura scritta da Billy Bob Thornton con Tom Epperson ispirata a presunte esperienze psichiche avute dalla madre dell'attore di "A Simple Plan". La pellicola si inserisce in quel filone thriller-paranormale che, dalla seconda metà dagli anni '90 in poi, attirerà buona parte del pubblico con titoli come "The Sixth Sense" o il remake di "The Haunting". Neanche qui son riuscito a trovare molte informazioni riguardanti i retroscena produttivi, fatta eccezione per alcuni conflitti tra le tempistiche di questo progetto e l'imminente impegno in "Spider-Man", conflitti che si risolsero con un accordo tra i rispettivi studio che permise al Regista di completare la post-produzione di "The Gift".
Tornando al film, come accennato sopra Raimi ritorna ad una storia con derive prettamente orrorifiche, ma il risultato finale è decisamente distante in confronto a quello raggiunto nella Trilogia di "Evil Dead": l'ironia ancora una volta viene pesantemente smorzata, non si assiste a scene particolarmente splatter prediligendo un'atmosfera più misteriosa e la narrazione ha un ruolo molto più importante rispetto alle trovate visive.
Va detto che il film, non solo e non tanto per i motivi sopra individuati di distacco dai precedenti Cult Horror dell'Autore, non pare, almeno ad una prima visione, perfettamente riuscito: la commistione tra dramma, horror, giallo e per certi versi fantasy non è fluida come quella tra Horror e comicità in "Evil Dead II" o tra Horror, comicità, fantasy e fantascienza in "Army of Darkness" ma dà invece l'impressione di cambiare bruscamente e continuamente strada senza avere una destinazione precisa, passando dal dramma famigliare leggero al giallo deduttivo al thriller, con alcune incursioni nell'horror psicologico, nel cinema processuale e persino in quello sentimentale.
Comunque, Raimi qui sembra riprendere più saldamente in mano le redini del progetto, o perlomeno viene messo di fronte a qualcosa di molto più vicino alle sue corde rispetto a "For Love of the Game", e riesce ad inserire un po' della sua personalità nella pellicola, facendo vagamente incontrare la tensione orrorifica con la maturità drammatica di "A Simple Plan" e mantenendo la qualità audio-visiva interessante, aiutato dalle ottime interpretazioni del Cast (dove appare anche Rosemary Harris, futura zia May negli "Spider-Man") e dalle magnifiche Musiche di Christopher Young.
Forse un altro lavoro minore del Regista, ma comunque diretto con maestria e molto piacevole da guardare.

Rilevanza: 1. Per te? No

Spider-Man

  • Supereroi
  • USA
  • durata 121'

Titolo originale Spider-Man

Regia di Sam Raimi

Con Tobey Maguire, Willem Dafoe, Kirsten Dunst, James Franco

Spider-Man

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SPIDER-MAN
L'idea di portare al cinema il celeberrimo personaggio Marvel Spider-Man circolava ad Hollywood da circa un quarto di secolo, con uno script passato in diverse mani tra cui quelle di James Cameron: proprio dal lavoro di quest'ultimo partì poi David Koepp, assunto dalla Sony, per lavorare alla propria sceneggiatura, successivamente fatta rielaborare da Scott Rosenberg e migliorata nei dialoghi da Alvin Sargent (questi ultimi due, insieme a Cameron, rinunciarono all'accreditamento in favore del solo Koepp). Anche per la regia furono ipotizzate diverse persone, tra cui Emmerich, Ang Lee (che dirigerà invece il sottovalutatissimo "Hulk") e David Fincher, prima di approdare definitivamente nelle mani di Sam Raimi, fin da giovane fan del Personaggio. Il film ottenne un ottimo successo di pubblico e di critica, influenzando profondamente i successivi cinecomic (almeno fino alla svolta MCU con le sue implicazioni iper-seriali e, a parer mio, para-televisive).
"Spider-Man" è quindi ufficialmente un altro lavoro su commissione per Sam Raimi il quale, responsabile di un budget elevato (139 milioni di $) non può certo permettersi esperimenti stilistici e contenutistici arditi come nelle Pellicole degli esordi. In questo senso si avverte la presenza di diversi cliché supereroistici, soprattutto nello schema "buono vs. cattivo" e "nascita dell'eroe", e non mancano alcune forzature della sospensione dell'incredulità (che Parker non sia neanche lontanamente sospettato di essere l'uomo ragno è quasi assurdo, vista anche la sua performance pubblica da wrestler), ma Raimi utilizza questi "vincoli" alla stregua di topoi oserei dire "mitologici", rompendo anche con alcuni elementi dei fumetti originali, in particolare sostituendo l'aggeggio spara-ragnatele con un meccanismo corporale (e qualcuno in questo ha visto una metafora dell'eiaculazione e della pubertà).
Si trovano anche diversi spunti di riflessione, in particolare sul tema della responsabilità derivata dalle proprie potenzialità (e volendo un parallelo con Ash Williams è servito), ma anche su temi come l'ineluttabilità delle conseguenze delle proprie azioni, la ricerca e la lontananza di figure paterne (la distanza emotiva tra Harry e Norman per certi versi ricorda il rapporto tra Kid ed Herod in "The Quick and the Dead"), le pulsioni amorose, il Doppio ben incarnato nel Norman Osborn di Dafoe e il sentirsi outsiders; tutte tematiche magari non particolarmente sviscerante e sicuramente subordinate all'intrattenimento, ma comunque utili nell'arricchire il già tecnicamente ottimo risultato.
Raimi, lo ribadisco, non si lancia in esagerazioni sperimentali ma non per questo rinuncia a provare scelte visive particolari per rafforzare l'impatto emotivo delle singole sceniche; il cast è tutto straordinariamente in parte (e ritorna pure Bruce Campbell in un cameo) e le Musiche contribuiscono a dare un'impronta precisa allo Spirito del Film.

Rilevanza: 5. Per te? No

Spider-Man 2

  • Supereroi
  • USA
  • durata 128'

Titolo originale Spider-Man 2

Regia di Sam Raimi

Con Tobey Maguire, Kirsten Dunst, James Franco, Alfred Molina, Rosemary Harris

Spider-Man 2

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SPIDER-MAN 2
Già subito dopo il completamento del primo "Spider-Man" Raimi viene coinvolto nello sviluppo di un sequel. La sceneggiatura viene affidata dalla Sony ad Alfred Gough e Miles Millar, affiancando poi Koepp (non accreditato) e facendo riscrivere il tutto da Michael Chabon; Raimi prende in seguito alcuni elementi da queste prime bozze assegnando ad Alvin Sargent il compito di scrivere la versione finale dello script.
Aiutato dall'aver già presentato nel primo capitolo le origini dell'uomo ragno - che comunque vengono riassunte visivamente nei titoli di testa in una sorta di via di mezzo tra i prologhi narrati di "Evil Dead II" e "Army of Darkness" e il tributo al mezzo fumettistico - "Spider-Man 2" ha la possibilità di portare avanti in modo molto più maturo i discorsi accennati nel "prequel". Il villain, il doctor Octavius (previsto già in alcune bozze per il primo film), viene descritto come un mito per Parker, e Raimi sfrutta questo legame per sviluppare un rapporto di conflittualità complessa tra il supereroe e la sua nuova nemesi, che alla fine, aiutato dal protagonista, risveglia la propria umanità liberandosi dalla personalità parassita dalle braccia meccaniche e sacrificandosi per la salvezza della città.
Il Dilemma interiore di Peter Parker è, però, il fulcro tematico principale della pellicola, e a mio parere qui si avvicina ulteriormente ad Ash Williams (il cui interprete, Bruce Campbell, ha modo di tornare in un altro cameo divertente). Le responsabilità da supereroe infatti minano costantemente la vita di Peter, il quale deve far fronte a problemi col mondo del lavoro (non essendo un miliardario come Bruce Wayne, e qui potremmo lanciarci in letture socio-politiche), con l'affitto, con la volontà di proseguire al meglio i propri studi e complicazioni nella già difficile storia d'amore con Mary Jane. Il tutto si risolve in un graduale abbandono "inconscio" dei propri poteri che lo porta a rinunciare al costume, salvo poi reindossarlo spinto dal bisogno di salvare la propria amata: il conflitto tra responsabilità verso gli altri e desideri personali si risolve quindi nella consapevolezza del legame simbiotico tra le due sfere.
Esistono altri temi, come quello del bisogno di affrontare le conseguenze delle proprie azioni (la confessione a zia May della propria responsabilità nella morte di zio Ben, ma anche il delirio di onnipotenza di Doc Ock come causa della morte della moglie), ma intanto chiudo qui. Sul piano stilistico, Raimi leviga alcune debolezze del film precedente, pur tenendo fede a certi topoi del genere, e si concede una maggiore sperimentazione visiva, riproponendo inquadrature e movimenti di macchina analoghi a quelli usati in "Evil Dead": tutto questo, unito ad una maggiore spettacolarizzazione dell'azione, ad un cast sempre in forma e alle ottime musiche di Elfman, rende "Spider-Man 2" uno dei più riusciti e persopnali Cinecomic dei primi anni 2000 e non solo.
Interessante ma non imperdibile la versione estesa "2.1.".

Rilevanza: 2. Per te? No

Spider-Man 3

  • Supereroi
  • USA
  • durata 156'

Titolo originale Spider-Man 3

Regia di Sam Raimi

Con Tobey Maguire, Kirsten Dunst, James Franco, Thomas Haden Church, Topher Grace

Spider-Man 3

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SPIDER-MAN 3
Anche per il terzo capitolo degli "Spider-Man" raimiani lo sviluppo parte subito dopo l'uscita del film precedente, ovvero "Spider-Man 2". In sede di scrittura si affiancano a Sargent il fratello del Regista, Ivan (co-autore di "Darkman" e "Army of Darkness"), e Sam Raimi stesso, che torna alla sceneggiatura di un suo film ad una quindicina d'anni di distanza da "Army". Il Cineasta intende "demanicheizzare" il Protagonista, motivo per cui, oltre ad approfondire la storia di Harry Osborn dandogli la possibilità di smarcarsi dal padre, conferisce a Sandman delle motivazioni comprensibili (la figlia malata) e lo rende il reale (ma involontario) assassino di zio Ben, rimescolando così le motivazioni eroiche di Peter. Sempre di Raimi pare l'idea di volere un terzo villain, inizialmente pensando a Vulture per poi optare, dopo un'iniziale ritrosia, su Venom. Si decide inoltre di introdurre la storica (nei fumetti) fidanzata di Parker, Gwen Stacy, per farne una rivale sentimentale di MJ.
Tutte queste aggiunte portano Sargent a ritenere necessaria una divisone in due parti del materiale, salvo poi cambiare idea non trovando un climax intermedio ideale. L'intuizione dello sceneggiatore, però, si è rivelata assai azzeccata: infatti l'abbondanza di antagonisti, svolte sentimentali e relazionali, rivelazioni, sotto-trame e ambizioni concettuali provocarono un'accoglienza critica, sia sul momento che in futuro, piuttosto tiepida, nonostante il buon successo economico.
Personalmente penso anche io che le ambizioni troppo elevate siano state in buona parte deluse proprio a causa dell'eccessiva mole di intrecci narrativi rispetto alle classiche due orette di durata, le quali impediscono un adeguato approfondimento dei potenzialmente ottimi spunti di riflessione su temi come, appunto, i dilemmi etici in un mondo "grigio", la possibilità di covare in sé il Male nonostante le migliori intenzioni (e qui il "parassita diabolico" prende direttamente il Protagonista), la difficoltà nel gestire le relazioni, la possibilità di scegliere la redenzione e il perdono e così via.
Pur essendo vistosamente (molto) difettoso, soprattutto per pretenziosità, rispetto ai film precedenti, sul piano tecnico Raimi conserva la solita enorme competenza, proponendo dei momenti straordinari, come la struggente rinascita di Sandman, e contenendo al mimino le scene veramente mal riuscite: a proposito, la contestata sequenza del ballo imbarazzante ha, secondo me, un suo perché nel contesto filmico.
Il cast è ancora una volta molto buono, pur non essendo mai riuscito io a trovare pienamente convincente Church; gli effetti speciali sono intriganti, la fotografia è dark al punto giusto e le musiche di Young, che sostituisce Elfman in seguito a litigi col Regista, coinvolgono intimamente l'individuo spettatore.
"Spider-Man 3" è sicuramente un Raimi minore, ma comunque migliore rispetto a come viene attaccato.

Rilevanza: 1. Per te? No

Drag Me to Hell

  • Horror
  • USA
  • durata 99'

Titolo originale Drag Me to Hell

Regia di Sam Raimi

Con Alison Lohman, Justin Long, Lorna Raver, Dileep Rao, David Paymer, Adriana Barraza

Drag Me to Hell

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DRAG ME TO HELL
Dopo più di 2 decenni da "Army of Darkness" Raimi torna alla regia di un Horror partendo da una sceneggiatura scritta assieme al fratello Ivan, la cui produzione fu rimandata per 10 anni per via degli "Spider-Man".
L'intenzione dei fratelli Raimi è quella di realizzare una sorta di fiaba morale sull'avidità, e bene o male questo intento è rimasto nell'opera finale: "Drag Me to Hell" va infatti fin da subito a criticare l'arrivismo e la spietatezza che dominano il mondo finanziario, che prevede lo schiacciamento delle persone socialmente più deboli per non soccombere al loro stesso destino. La Protagonista in sé non è "cattiva" ma, analogamente a quanto accadeva in "A Simple Plan", la sua volontà di fare del bene si rivela ben presto ipocrita, superata dal desiderio di fare carriera e dal disgusto per come si presenta la vecchia, che infatti poi (inavvertitamente?) umilia attirandosi così la sua maledizione. Per fuggire alle conseguenze della Lamia (e dalle proprie responsabilità), Christine si getta a capofitto in una rete di sensitivi, arrivando a compiere azioni in contrasto con la sua morale, come uccidere il proprio gattino (nonostante sia vegetariana etica) e cercare di scaricare la maledizione su altre persone, profanando infine violentemente la tomba di Mrs. Ganush per rispedirle l'anatema.
Comunque Christine, come detto sopra, non è "cattiva" ma bensì frutto di un sistema sociale, quale è quello capitalista occidentale (ormai globale), che fomenta un arrivismo e una competizione spietate, i cui risultati sono una divisione sempre più insistita tra ricchi e poveri, tra potenti e derelitti; il tutto filtrato da gerarchie più o meno esplicite, le quali rendono arduo identificare le vere responsabilità, portando così le persone a colpire gli "ingranaggi" del sistema ignorando i "capi". Anche i "miserevoli" dunque sono tutt'altro che "eroici": la gitana scaglia sulla Protagonista una maledizione esagerata, non capendo che alla base della sua disgrazia c'è la logica fredda dell'istituzione bancaria (già presente in "Spider-Man 2").
Il Film è privo di personaggi positivi essendo tutti corrotti dal Denaro (anche la sensitiva pretende un compenso elevato per la sua prestazione), tutti più o meno ipocriti nelle relazioni interpersonali e nessuno veramente sensibile alle sorti del proprio prossimo.
Chiudendo le riflessioni "etiche", il ritorno di Raimi all'Horror è convincente anche nella realizzazione, pur essendo lontana la visionarietà "povera" degli "Evil Dead": l'Inquietudine prettamente orrorifica, con rimandi a Cult del passato come "Night of the Demon" di Tourneur (vedi la forma del Demone e il Finale sui binari), si sposa sempre con un'ironia in certi momenti cartoonesca e fortemente dark , il tutto condito da scelte visive interessanti e da un epilogo cattivissimo.
Pur non essendo un Capolavoro, "Drag Me to Hell" è un graditissimo gioiellino orrorifico realizzato con gusto personale da uno degli esponenti più importanti del Filone.

Rilevanza: 5. Per te? No

Il Grande e Potente Oz

  • Fantasy
  • USA
  • durata 127'

Titolo originale Oz: The Great and Powerful

Regia di Sam Raimi

Con James Franco, Mila Kunis, Rachel Weisz, Michelle Williams, Zach Braff, Abigail Spencer

Il Grande e Potente Oz

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OZ THE GREAT AND POWERFUL
Da sempre la Disney ha filtrato con Oz, pur non riuscendo ad ottenere in tempo i diritti per "The Wizard": dall'incontro con lo sceneggiatore Mitchell Kapner, interessato a narrare le origini del Mago, parte il progetto "Oz the Great and Powerful", alla quale verrà posto come regista Sam Raimi il quale, pur essendo ancora alle prese con un su commissione, è riuscito a stupirmi in positivo (a differenza dell'"Alice" di Burton).
Innanzitutto ho apprezzato il fatto che gli omaggi al Celebre Classico degli anni '30 sono sviluppati in modo interessante (come il Prologo in b/n e in 4:3), senza scadere nel tributo "servile" e nemmeno nel classico prequel che spiega e mostra ogni cosa, ogni antefatto di ogni personaggio, concentrandosi sulla costruzione del percorso di Maturazione del Protagonista. Non lascia indifferente la Sfumatura alquanto Tragica della corruzione di Theodora (una convincente Mila Kunis, che però truccata di verde convince un po' meno), Vittima nel contempo sia del piano malvagio della sorella Evanora, the Witch of the East, sia del tradimento da parte del Mago di Oz: rifiutando di accettare la Sofferenza dell'Amore Tradito, spinta dalla sorella rigetterà i suoi Sentimenti addentando una Mela, diventando così l'orribile Witch of the West. Però, a differenza della sorella Evanora, Ingannatrice dall'inizio alla fine e sostanzialmente affine con la natura iniziale del Protagonista, lei rifiuta l'ipocrisia di una facciata buona: è diventata Malvagia, e non vuole coprirsi con qualche incantesimo che riprenda il suo aspetto di un tempo.
Riguardo a Oz, invece, l'Interpretazione che ne dà James Franco, scelto dopo i rifiuti di Downey jr. e Depp, è piuttosto convincente e carismatica. Per certi versi mi ha ricordato Ash in "Army of Darkness": sbruffone catapultato da un mondo razionale ad uno 'Magico', interessato (almeno inizialmente) ad ottenere ricchezza e gloria, per eventi fortuiti inizia ad essere accolto come Eroe. Dopo aver goduto della gloria, messo di fronte a delle responsabilità, cerca di sviare in qualche modo, finché alla fine riesce a liberare ciò che di Straordinario ha in sé. Certo, qua tutto è molto più buonista e disneyano, però resta quel sottile cinismo come anche quell'attenzione per la Teatralità, quella Natura di Personaggio che sceglie di essere un Personaggio, quindi di recitare una parte.
Più vicino agli "Spider-Man" che agli "Evil Dead", Raimi conserva sempre la sua Mano e la sua Poetica, riuscendo ad intrattenere in modo sempre intelligente e per certi versi anche Artistico, prendendo anche un po' in giro gli stilemi che per contratto deve seguire (specialmente nella scena di presentazione dei Munchkins) e rimanendo fedele alla sua Poetica incentrata su Anti-Eroi o, meglio, Eroi 'non intenzionali'.
In definitiva, un Film sicuramente Artisticamente Minore e smaccatamente commerciale, ma sempre un (molto) buono e divertente Film firmato Raimi.

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