Libri a(ni)mati / 32 : “AnyThing Is Possible” di Elizabeth Strout (2017) – “Per la Miseria e Mio Dio!”, ovvero: “Tutto considerato (e c'era davvero parecchio da considerare)”.
"Quale sollievo non ha vita breve, se ha vita breve perfino la vita."
La Compassione Crudele di una Mise en Abyme MidWestern. “AnyThing Is Possible”, e queste sono le genti che l'omonima protagonista di “My Name Is Lucy Barton” si è lasciata alle spalle dicendo addio - e 17 anni lo sono, un addio, anche se lo si chiama arrivederci - all'avito paese natio.
"Un paese ci vuole, non fosse che per il gusto di andarsene via." Cesare Pavese - “la Luna e i Falò” - 1949
Pur certo e ovviamente rimanendo all'interno di un orizzonte di finzione, “AnyThing Is Possible” rende, per certi versi paradossalmente, “My Name Is Lucy Barton” un libro ancor più - perché già di suo è un ottimo e (se pur in)completo, romanzo - reale e concreto. Naturalmente, non (?) potrà esserci un'altra opera terza (nel frattempo: “Olive, Again”!) che restituisca ad “AnyThing Is Possible” il (vicendevole) favore fatto da “AnyThing Is Possible” a “My Name Is Lucy Barton”: nell'ambito dell'universo compreso tra Amgash, Illinois e New York, N.Y., “AnyThing Is Possible” è destinata a restare una raccolta di racconti... impossibile: non è più Lucy a parlare, ma Elizabeth. Eppure, questo è lo specchio scuro, segreto, reverso del libro che ogni tanto compare esposto in vetrina o sugli scaffali o tra le mani e sotto agli occhi dei protagonisti.
Come la sua autrice e alter ego, qui trasversalmente presente in terza persona singolare pluralmente ricordata e descritta, Elizabeth Strout, che possiede ed esprime la grandiosa capacità di non risparmiarci/si in alcun modo niente di nulla, è gelosa della vita e ne sviscera ogni anfratto, battito, rigurgito, intermittenza, respiro, fremito, singulto, bagliore.
Il processo del ricordo vissuto dai protagonisti di questo romanzo di racconti è del tutto involontario (e in questo parzialmente proustiano), innescato dallo scorrere travolgente (ma non eccezionale, anzi quotidiano) degli eventi, e come sempre accade implica una sovrariscrittura della memoria documentale: ricordare è, oltre che rivivere, al contempo riscrivere la propria storia: la memoria è la rimessa in scena della vita ogni volta da parte di una compagnia diversa per un pubblico differente: in entrambi i casi noi stessi, cambiati nel corso del tempo, dello spazio e degli accadimenti della vita stessa.
“…cos’è che tiene insieme il Sistema Solare, e tutte ‘ste famiglie...”
Mette tra parentesi l'esplicitazione di un segreto già rivelato-si/ci.
E a quel punto Tommy capì: che per tutta la loro vita insieme le aveva tenuto nascosto qualcosa che, di fatto, le risultava accettabilissimo, e che d'ora in poi le avrebbe tenuto nascosto un segreto nuovo, a rimpiazzare il primo, e cioè il suo dubbio (la sua improvvisa certezza che Dio non fosse mai venuto a fargli visita).
Il sole era appena calato, e quando Patty fu a metà strada da casa, oltre le pale eoliche, già cominciava a sorgere la luna piena. C'era luna piena anche la notte in cui suo padre era morto, perciò ogni volta che succedeva lei aveva la sensazione che il padre la stesse guardando. Ti voglio bene, papà, mormorò. Il che includeva anche Sibby, giacché in un certo senso i due uomini erano andati mescolandosi, nella sua mente. La guardavano da lassù, e, certo, Patty lo sapeva che la luna era solo una roccia - pensa, una roccia! - ma a vederla quando era piena le pareva sempre che lassù ci fossero anche i suoi uomini. Aspettatemi, mormorò. Infatti sapeva, beh, più o meno sapeva, che da morta sarebbe tornata insieme a Sibby e a suo padre. Grazie, mormorò, perché suo padre le aveva appena detto che era tanto buona a prendersi cura della madre. Era diventato prodigo di complimenti, adesso; la morte gli aveva regalato quella generosità.
L'affondo pareva aver colpito nel segno e Linda si accorse subito di quanto scarsa fosse la sicurezza di quella donna. Probabile che sua madre avesse cercato di crescerla forte, ma lei aveva ereditato comunque una forma di disperazione.
Con George O'Brien, Janet Gaynor, Margaret Livingston
In streaming su Plex
the Hit-Thumb Theory (la Teoria dello SchiacciaDito)
In attesa che lei arrivasse, Charlie MacAuley guardava dalla finestra l'addensarsi delle prime ombre della sera. In cima al muro annerito del parcheggio si srotolava una matassa di filo spinato, come se perfino il tetro cortile ingombro del motel incarnasse una minaccia - o un benefit - tale da aprire subito le ostilità con il resto del mondo. Agli occhi di Charlie questo pareva confermare la futilità dei sogni proposti nelle vetrine del grande magazzino che aveva superato poco prima, nella piccola città che avevano trovato insieme a una mezz'ora d'auto da Peoria: uno può anche comprare uno spazzaneve a motore o un bel vestito di lana per la moglie ma sotto sotto siamo una massa di ratti a caccia di schifezze da mangiare, di un altro ratto da ingroppare, di una crepa tra i mattoni in cui fare una tana, e poi lordarla al punto che alla fine il nostro contributo al mondo si riduce a un mucchio di escrementi. Sulla sinistra tuttavia spuntava la cima di un acero, i cui rami protendevano con garbata modestia un paio di foglie di un giallo rosato che chissà come avevano tenuto duro fino a novembre. Subito dietro si allargava l'ultima luce smorta del giorno; e i colori del sole al tramonto irroravano copiosamente il cielo aperto. Charlie si portò una grossa mano sulla guancia ricordando - va' a sapere come mai proprio ora - se stesso accucciato su un piccolo colle a piantare bulbi di croco insieme a Marilyn in una luce autunnale come questa.
Quasi sempre - cosa che stranamente continuava a sorprenderla - dava l'impressione di essere una persona più forte senza suo marito, che pure le mancava ogni giorno.
– La tua innocenza ti fa scudo, – le disse una volta un regista, e per la verità Annie non sapeva bene che cosa intendesse. [...] Pensò a come per anni in palcoscenico aveva usato l'immagine di se stessa sulla via sterrata per mano a suo padre, con la distesa dei campi coperti di neve intorno, i boschi in lontananza, e la gioia a fiotti nelle vene, come aveva usato quella scena per sentire gli occhi che le si riempivano di lacrime, di felicità e di perdita al tempo stesso. E ora si chiedeva se addirittura fosse mai successo, se davvero la via fosse stata un tempo stretta e sterrata, se mai suo padre l'avesse tenuta per mano e le avesse detto che la cosa più importante per lui era la sua famiglia.
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