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Critica
Tra coloro che apprezzarono il film diretto da Bragaglia fu Cinema che lo considerò «non un film come tutti gli altri; lascia intravedere, intenzionali e confusi e quasi sempre ingranditi, i segni di una volontà di grandezza, cioè l'impegno, la fede, la dedizione ad un ideale; in una maniera difficoltosa ed avara La Fossa degli angeli è toccata dalla spiritualità. Inquadrature, carrelli, panoramiche sono calcolati per portare al diapason l'eloquenza di quelle montagne ed il duro lavoro che ferve sulle loro balze, ma sorvegliate per impedire che l'eloquenza degeneri in retorica[».
L'accentuazione dell'elemento ambientale, tuttavia, rappresentò per alcuni un difetto del film. Infatti, secondo il Corriere della sera «in definitiva Bragaglia ha tratto dal soggetto di Ludovici un film che resta quello che forse non intendeva essere, un documentario degno e suggestivo. Chi vuole sapere come vivono e faticano i cavatori ha qui buona materia informativa[23]». Negativo fu invece il giudizio della Illustrazione italiana: «Confesso subito che dalla collaborazione tra Bragaglia e Ludovici mi aspettavo di più. Il soggetto era bello e poteva ispirare un bellissimo film di ambiente e di costume. Purtroppo la fossa degli angeli stringi stringi si riduce ad un piccolo e banale dramma d'amore. Una volta tanto che c'era capitato di fare un film schiettamente italiano, siamo riusciti a mettere insieme solo un film comune e piatto».
Fischi e polemiche
Il negativo riscontro del pubblico diede luogo in qualche caso ad episodi di clamorosa contestazione. A Roma, in particolare, la proiezione al cinema "Corso" de La fossa degli angeli fu oggetto di fischi, schiamazzi e proteste, al punto da dover essere sospesa. Questo episodio suscitò l'indignata e veemente reazione di Bianco e nero, il mensile del Centro Sperimentale di Cinematografia, secondo il quale ciò dimostrava come «occorre disintossicare il pubblico avvelenato dal cinema americano» invocando quindi «una autarchia non solo economica, ma anche politica e culturale, come problema di dovere e di coscienza nazionale. Il pubblico che seguita e preferire sbornie di Whisky, amorazzi e divorzi, partite a golf o gangster alla storia ed al lavoro dei nostri film è lo stesso pubblico che apprezza i Burberry invece degli impermeabili Pirelli».
Gubitosi ricorda che La fossa degli angeli è considerato uno dei più importanti antecedenti del neorealismo, giudizio rafforzato da Ernesto G. Laura: «mentre ancora si rappresentavano personaggi di duchi e conti, riflesso di un mondo aristocratico che fondava autorità e ricchezza sulla grande proprietà terriera, c'era in alcuni cineasti la voglia di fissare nelle pellicole l'immagine di personaggi ed ambienti popolari, operai e contadini».
Amedeo Nazzari e Luisa Ferida ne "La fossa degli angeli" (Bragaglia, 1937)
Una locandina:
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