Il capofila della settimana - inutile dirlo - è il film di Tarantino, nelle sale già da ieri e con un esordio molto felice. Sarà lui, forte delle 800 sale in cui è stato annunciato, a tenere banco nel weekend. A sorpresa però già da due giorni è presente in 350 sale il film Chiara Ferragni - Unposted che viaggia fortissimo: chiaramente chiama un pubblico diverso da quello tipico dei cinema, che si presenta armato di biglietto soprattutto per il richiamo esercitato dalla celebrità della ragazza in questione e di suo marito, il rapper Fedez.
Al di sotto delle cento copie invece tutti gli altri titoli,
Van Gogh potrebbe presto vincere il titolo di "soggetto previliegiato dei documentari", quanto meno di quelli sull'arte, che vanno ormai moltissimo e che escono - come questo - per soli due o tre giorni (in questo caso il film sarà nelle sale dal 16 al 19 settembre). Come si evince dal titolo il lavoro di David Bickerstaff si appunta in questo caso sulla relazione tra l'arte oreintale giapponese e il pittore olandese: una relazione determinata dalla grande diffusione che l'arte giapponese conobbe in Francia alla fine dell'800, esercitando su Vincent una grande fascinazione.
Ha sfilato - è il caso di dirlo - in passerella a Venezia 76 il documentario di Elisa Amoruso sulla influencer Chiara Ferragni divenuta imprenditrice e celebrità. In molti si sono chiesti il perché di questo film e della sua presenza a Venezia, additando il tono agiografico dell'opera, ma c'è anche chi ha visto nell'operazione altri sensi, meno celebrativi.
Con Lunetta Savino, Boris Cavazza, Anita Kravos, Simonetta Solder, Maurizio Fanin
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Ricominicare a sessant'anni, dopo la morte di una figlia e con un matrimonio che sembra essersi arenato. Messa così la trama di Rosa non sembra essere quella di un film capace di leggerezza. Ma l'opera della triestina Katja Colja, al suo primo lungometraggio, trova invece toni quasi da commedia grazie a una rilfessione sul femminile.
Arriva attesisimo - come tutti i film di Tarantino - questo pastiche dalla trama spoglia (divieto assoluto di rilevare di più, disse lo stesso regista, pena il rovinare il gioco). Diciamo allora solo che era a Cannes (dove non ha vinto alcunché), che è stato molto divisivo, che schiera due superstar maschili come Brad Pitt e Leonardo DiCaprio e che è ambientato nella Hollywood di fine anni '60, della quale fornisce una ricostruzione giudicata straordinaria.
Spiega poco il titolo del documentario firmato da tre registi canadesi. Per comprenderlo bisogna indagare sulla parola "Antropocene" coniata dal biologo Stoermer e che indica l'attuale era terrestre come quella dominata dall'uomo quale artefice primario dei cambiamenti a ogni livello, e in contrapposizione a quella sin qui usata dai geologi, Olocene. Va da sé che - indentificando nell'uomo il motore dei cambiamenti planetari - si punta il dito su ciò che sta accadendo e che inevitabilmente - per quanto le immagini siano spesso straordinarie - ci mette a confronto con la nostra responsabilità.
Vince un premio minore - il Fipresci - a Cannes nel 2018 il film del coreano Lee Chang-dong, arriva ora in (pochissime) sale. È la storia di un piromane: un piccolo racconto sulla rabbia dei giovani di oggi.
È a tutti gli effetti un film "sui vampiri", ma niente frac, seduzioni e morsi sul collo. Il film del britannico Jason Flemying sembra più un film d'azione, visto che i vampiri in questione - un gruppo misto che si trova in un cottage di campagna per la riunione che si tiene ogni cinquant'anni - non disdegnano le mitragliatrici per rispondere all'attacco che viene dato loro dai loro nemici. E dall'horror si passa così alle scene d'azione, senza rinuinciare a un lato grottesco.
Operazione nostalgia al quadrato. Lelouche riprende i due personaggi di uno dei suoi film più celebri - il melodrammatico Un uomo, una donna, del 1966 - e li fa reincontrare per completare quel che era stato lasciato interrotto. Rigore vuole che a interpretarli siano ovviamente di nuovo loro: Jean-Louis Trintignant e Anouk Aimée,
La commedia italiana di Risuleo, che ha esordito con il suo primo lungometraggio Guarda in alto nel 2017, vive di personaggi strampalati - ma non impossibili - e si divide in due parti, raccontando la stessa vicneda da due diversi punti di vista. Con Edoardo Pesce, Silvia D’Amico e Daphne Scoccia.
Familiare, autobiografico, introspettivo. Una madre affronta la crescita e l'imminente distacco della figlia maggiore, pronta ad affrontare gli studi universitari in Canada. Regia di Lisa Azuleos.
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