Castelli decadenti, cimiteri inviolabili, cripte silenziose, spiagge deserte, paesaggi autunnali, versi di animali notturni, temporali insistenti, tramonti interminabili. Sono tutti elementi, minimi comuni denominatori, presenti nella filmografia romantica di Jean Rollin. Nell'elenco mancano però le protagoniste fondamentali, caratteristiche, essenziali: sono loro, le vampire solitarie, sperdute, tristi, innamorate, lesbiche. Vampire le cui sensuali, perfette forme fisiche, vengono suggerite -quando non sono esplicitamente esposte- con il contributo di generosi veli, indossati con malcelato compiacimento e smossi dal vento. Forme delicate, timidamente offerte alla debole luce lunare o a quella, comunque flebile, di qualche occasionale lanterna. Vampire attraenti dunque, ovvero creature notturne che spesso non è dato sapere (loro stesse non lo sanno) chi siano realmente, dove siano dirette e soprattutto perché siano così infelici. La malinconia, il male di vivere (non a caso si tratta di non morte), la sessualità inappagata, il romanticismo: sono gli ingredienti principali che alimentano -con maggiore o minore gradazione- più o meno tenacemente l'intera filmografia del regista. Regista che ha quasi sempre trascurato le sceneggiature, sin dagli esordi, continuando a preferire un tipo di cinema suggestivo, dove il racconto si sviluppa a livello subliminale, onirico, mediante uso di immagini ipnotiche quando non veri e propri archétipi. Attento alla messa in scena, in grado di valorizzare al massimo i modesti budget messi a disposizione, riuscendo talvolta ad ottenere sorprendenti risultati, dal taglio quasi pittorico, eppure poco apprezzato dalla critica del tempo, quanto snobbato dal pubblico per via di temi considerati talvolta blasfemi, Rollin si è visto costretto a scendere a compromessi -per necessità alimentari- finendo così (con gli pseudonimi di Michel Gentil, Michel Gand, Robert e René Xavier) a dirigire pellicole destinate al circuito delle luci rosse. La carriera cinematografica inizia nel lontano 1968, con un significativo film composto da due differenti cortometraggi realizzati in bianco e nero (Le viol du vampire), eppure Rollin proseguirà sino alla fine, anche nell'ultimo lavoro (Le masque de la Méduse,completato nel 2010, pochi mesi prima del decesso), ad immergersi in un clima melanconico, pessimista e romantico; tra alti e bassi, riuscendo comunque, anche nelle opere meno efficaci, a lasciare la sua firma, quella cifra stilistica costituita da tutti quegli elementi sin qui citati più volte.
Le avversità di un sistema distributivo chiuso ai suoi lavori (in Francia soprattutto) lo portano a dirigire Douces pénétrations (1976): un altro esordio, questa volta nell'hard, che lo vedrà -volente o nolente- tra i pionieri del genere (segue di poco l'avvio della Golden Age of Porn con autori del calibro di Gerald Damiano, Radley Metzger o, per restare in Francia, José Bénazéraf e Gérard Kikoïne) senza più riuscire a staccarsene definitivamente. Ed è proprio da questo mondo che, dopo averla incontrata sul set di Vibrations sexuelles (1977), preleva di peso la splendida Brigitte Lahaie, destinata a diventare la sua musa ispiratrice, presenza pressoché costante ma solo nei film "normali". Alternando comunque il porno con tentativi periodici di ritorno al suo amato cinema horror romantico, Rollin ha cercato di perseguire un lavoro disinteressato (e perciò artistico), girando contro tendenza e pagandone le conseguenze, scendendo a compromessi con lo squallore dei set allestiti per realizzare film hard. Set che ha frequentato sino a circa metà Anni '80, quando la sua opera è stata rivaluta attirando le attenzioni di un gruppo via via crescente di estimatori in tutto il mondo. Da allora ha ripreso a viaggiare, camminando a passo lento in sentieri solitari, circondati da alberi quasi spogli le cui foglie avvizzite, trasportate dal vento, coprono indefiniti percorsi. Percorsi compiuti in un concentrato pessimismo, in un silenzio assordante rotto saltuariamente da tuoni in lontananza, da versi di animali notturni. Sentieri che conducono verso un inevitabile traguardo, verso un pacifico, taciturno e accogliente cimitero. Rollin raggiunge così la sua duplice méta: con il passare degli anni è giustamente diventato famoso, un Autore indimenticabile e al tempo stesso, il 15 dicembre 2010 all'età di 72 anni, trova finalmente la pace. Se ne è andato in punta di piedi, senza altisonante addio, consapevole però che, nonostante l'implacabile trascorrere del tempo, resterà per sempre vivo; (ri)tornando saltuariamente, di tanto in tanto, sottoforma di fantasma romantico, gentile e persuadente, a sollecitare le nostre fantasie con le sue immortali, dolci, nostalgiche, amabili vampire.
Sotto: un giovanissimo Jean Rollin sul set de La vampira nuda (1969)
Suggerimento: vista la difficoltà nel reperire (data la scarsità di versioni con sottotitoli) le opere di Rollin, per chi volesse approfondire la filmografia del regista è consigliato procedere prendendo visione dei titoli più significativi. In particolare, sono raccomandati La rosa di ferro e Ragazza in amore: due film imprescindibili, summa della poetica romantica e malinconica del regista tradotta impeccabilmente in immagini nel suggestivo, indimenticabile, educato, garbato stile dell'autore.
Nota: la numerazione progressiva della playlist segue un orientamento cronologico. La filmografia è da intendersi come essenziale, tuttora in via di completamento. Per l'approfondimento sui singoli titoli si rimanda alla recensione relativa.
Con Solange Pradel, Bernard Letrou, Catherine Deville, Ursule Pauly, Nicole Romain
Opera d'esordio per il visionario regista francese Jean Rollin, costituita in realtà da due differenti mediometraggi. Già sono presenti tutti gli elementi che poi costituiranno la futura produzione horror ed erotica dell'autore (vampire nude, cripte, spiagge, amori impossibili e location desolate).
Con Olivier Martin, Maurice Lemaître, Caroline Cartier, Ly Lestrong
Secondo lungometraggio di Rollin sui vampiri, caratterizzato da una eccellente dote visionaria che però contrasta con una sceneggiatura ermetica (per non dire confusa) e probabilmente abbandonata in fase di lavorazione.
Con Sandra Julien, Jean-Marie Durand, Jacques Robiolles, Marie-Pierre Tricot
Opera minore nella filmografia di Rollin, che presenta comunque diversi motivi di interesse per la solita attenzione riposta dal regista alla forma. Le frisson des vampires è, in buona sintesi, un affascinante caleidoscopio di immagini barocche, sensuali, immerse in un clima onirico e fantastico.
Con Marie-Pierre Castel, Mireille Dargent, Philippe Gasté, Dominique, Louise Dhour
In un castello delimitato da uno sconfinato cimitero, due giovani amanti sono costrette a scoprire quanto sia labile il confine tra piacere e dolore, tra gioia e disperazione, tra paura ed estasi. Il bacio di un/a vampiro/a diventa qui perfetta metafora di come tutte le emozioni, tutti i pensieri, possano essere facilmente reversibili.
Una vergine tra i morti viventi, di Jesus Franco, riproposto un paio d'anni più tardi con differente montaggio e insert zombesco, girato da Jean Rollin per questa specifica edizione. A dispetto del titolo, di erotismo (come poi di horror) nel film non v'è alcuna traccia.
Con Françoise Pascal, Hugues Quester, Natalie Perrey, Mireille Dargent, Michel Delesalle
Jean Rollin, supportato in sceneggiatura da due penne eccezionali, realizza un incantevole melodramma, una tragica storia d'amore estremo. Tra la vita e la morte. I contrari che si attraggono (uomo e donna, luce e tenebra, vita e morte, gioventù e vecchiaia) confluiscono qui nell'intenso rapporto ossimorico, sessuale, attuato in un cimitero.
Con Joëlle Coeur, Gilda Arancio, Marie Hélène Règne, Willy Braque, Pierre Julien
Michel Gentil "prende il posto" di Jean Rollin, in questo primo nudie diretto dal regista francese. Un prodotto girato in massima economia, suddiviso in due differenti tempi. Ma che, anche nella spartana circostanza, conferma l'abilità del regista di confezionare prodotti molto curati visivamente.
Con Joëlle Coeur, John Rico, Willy Braque, Paul Bisciglia, Lieva Lone, Patricia Hermenier
Una delle svariate, indecifrabili, pellicole di Jean Rollin prima maniera. La componente (femminile) erotica, nelle intenzioni dell'autore fondamentale, cede il posto alla improvvisata messa in scena. Sceneggiatura inesistente per un film che, di "demoniaco", ha ben poco.
Secondo erotico (dopo Schoolgirl hitchhikers) diretto da Rollin e siglato con lo pseudonimo di Michel Gentil. Ne esce un insieme di divertenti scene di nudo, mai volgare, al servizio di una sceneggiatura solo abbozzata.
Con Jean-Loup Philippe, Annie Belle, Natalie Perrey, Martine Grimaud, Catherine Castel
In streaming su MUBI
Raffinato insieme di immagini ipnotiche, sospese in un clima onirico di incerta definizione, tra erotismo e dramma, tra sogno e realtà, tra desiderio e passione. Rollin alle prese con affascinanti presenze femminili dotate di lussuriosi corpi, celati a fatica da (generosi) teli smossi dal vento.
Con Jean-Loup Philippe, Martine Grimaud, Eva Quang, Claudine Beccarie, Sylvia Bourdon
Lips of blood (orig. Lèvres de sang) di Jean Rollin - dopo il pessimo riscontro economico - viene manipolato per volere del finanziatore che costringe, per l'occasione, l'autore a inserire scene hard, sfruttando materiale (anche scartato) del film originale. Ne esce un porno primordiale che ha valore storico, per come coinvolge regista e attori.
Rollin, in momentanea fuga dall'hard, realizza con passione questa via di mezzo tra La notte dei morti viventi e Non si deve profanare il sonno dei morti. Un horror lineare, con zombi invece di vampiri, vivacizzato da una bella regia, discreti effetti speciali e un romanticismo di fondo che è cifra distintiva del cineasta francese.
Con Franca Maï, Brigitte Lahaie, Jean-Marie Lemaire, Fanny Magier, Muriel Montossé
Il tema delle vampire lesbiche, una costante nella filmografia di Rollin, è qui sviluppato in un'ottica pseudorealistica, ovvero la sete di sangue è data dall'anemia. Con una sceneggiatura più curata rispetto alla media, l'eccentrico cineasta francese riesce a realizzare un horror dalla gradevole forma, scorrevole e affascinante.
Con Brigitte Lahaie, Vincent Gardère, Dominique Journet, Bernard Papineau, Rachel Mhas
Un Rollin insolitamente poetico, romantico non meno che pessimista e tragico. L'orrore di perdere la memoria -quindi l'identità- è alla base di un dramma angosciante cui nemmeno l'amore puo', in alcun modo, attenuare le devastanti conseguenze.
Con Howard Vernon, Pierre-Marie Escourrou, Anouchka, Antonio Mayans, Lynn Monteil
Rollin alle prese con gli zombies perde ogni peculiarità, finendo per realizzare un film dall'anonima forma. La sciatta regia va di pari passo con un brutto script, che poteva invece essere ben meglio approfondito. Qualche nudo gratuito, nella versione più spinta, non contribuisce a rendere meno sofferta la noiosa visione.
Con Laurence Dubas, Christiane Coppé, Marianne Valiot, Patrick Perrot, Louise Dhour
Dopo La ragazza in amore, Rollin gira un dramma strappalacrime, intriso di sentimentalismo e di inquietante pessimismo. Ambientato sulla strada, tra umili ed emarginati, in un mondo dove la nobiltà dell'animo umano contrasta con l'iniqua promiscuità della vita.
Con Marina Pierro, Françoise Blanchard, Mike Marshall, Carina Barone, Fanny Magier
Il tema dei morti viventi, nell'ottica di Jean Rollin, deve necessariamente passare attraverso il malinconico argomento delle vampire lesbiche. Stavolta però la sensualità (solo suggerita) cede il posto allo straziante sintomo della tristezza. Che può colpire anche una ragazza giovane e bella, quando afflitta dal male di vivere.
Con Tiki Tsang, Frederique Haymann, Jean-Jacques Lefeuvre, Karine Swanson
Una ragazza solitaria compie vendetta a colpi di pistola. Muovendosi come una vampira, da un luogo all'altro, alla ricerca di una giustizia che possa attenuare un anno di sofferenze. Nonostante il discreto soggetto, Killing car non convince per quanto banale, ripetitivo e privo del magico tocco rolliniano.
Con Alexandra Pic, Isabelle Teboul, Natalie Perrey, Gudule, Bernard Charnacé
Il migliore tra gli ultimi lavori del maestro francese, padre putativo delle vampire lesbiche e della malinconia che -obbligatoriamente- attraversa l'esperienza che chiamiamo vita. Con lunghe sequenze mute, belle immagini romantiche, e una storia volutamente fumosa, quasi onirica.
Con Cyrille Iste, Brigitte Lahaie, Jacques Régis, Thomas Smith, Jacques Orth
Scritto e diretto svogliatamente da Rollin, L'amante di Dracula è uno dei suoi peggiori lavori. Un collage di temi cari al regista, messi assieme senza alcuna attenzione. Insolitamente pacato, anche sul versante erotico.
Con Ovidie, Françoise Blanchard, Dominique, Maurice Lemaître, Natalie Perrey
Film testamento di Jean Rollin, composto da immagini di repertorio, privo di trama e ricco invece di immagini suggestive. Memorabile la sequenza girata alla sezione anatomica del Museo la Specola di Firenze.
Con Simone Rollin, Bernard Charnacé, Sabine Lenoël, Thomas Smith, Marlène Delcambre
Opera d'addio per Jean Rollin. Un film teatrale, di difficoltosa interpretazione e volutamente ambigua. Un dramma che prosegue sul piano dell'allusione (e dell'illusione) riprendendo in parte un clima cimiteriale già enigmaticamente trattato nel precedente La nuit des horloges.
Con Adeline Abitbol, Funny Abitbol, Catherine Herengt, Catherine Lesret, Sophie Maret
Rollin, girando nella Grande Mela, perde il senso dell'orientamento e soprattutto la voglia di scrivere. Ne esce un mediometraggio indecifrabile, privo di trama e contenuto e purtroppo noioso. Nonostante la breve durata.
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