Dopo nove anni torna nelle sale un nuovo capitolo della saga Toy Story. Ovviamente è uno sbarco in pompa magna: il titolo è celebre, i precedenti di gran successo e qualità stellare. Le 800 sale a lui dedicate (già da ieri, visto che l'uscita è stata anticipata) sono pertanto motivate.
Inutile dire che agli titoli ne sono necessariamente dedicate meno: a quota 250 troviamo Walf Call e Nureyev, mentre il film di Dolan La mia vita con John F. Donovan ne avrà una manciata in meno. Supera le 100 sale l'horror Ma, mentre gli altri titoli andranno solo su pochissimi schermi.
Il quarto episodio di una della serie d'animazione più belle di tutti i tempi, naturalmente targato Pixar, arriva nonostante un po' tutti considerassero la serie conclusa con il terzo commovente capitolo, perfetto epilogo di una trilogia destinata a culminare con la partenza di Andy - il ragazzino proprietario dei giocattoli protagonisti - per il college. Riuscirà a contraddire il dubbio che si cerchi di spremere il marchio una volta ancora? Lo vedremo presto con questa nuova avventura che ripresenta Woody, Buzz e tutti gli altri e con l'inserimento di un nuovo personaggio: Forky, una forchetta usa e getta trasformata in giocattolo da Bonnie, la nuova proprietaria dei giochi.
Da Dolan, l'ancora giovanissimo regista canadese (ha 30 anni), arriva un film che, attenzione non è quello presentato in concorso allo scorso Festival di Cannes: questo è del 2018. La storia verte intorno al rapporto di una celebrity con un ragazzino e si snoda su due temporalità, separate da dieci anni e da uno scandalo con conseguenze tragiche. Nel cast spicca la presenza di Kit Harington, il Jon Snow del da poco concluso Trono di spade, insieme ad altri volti noti, con Susan Sarandon e Natalie Portman su tutti.
Horror "domestico" centrato sulla figura di una donna che per accattivarsi l'amicizia di un gruppo di adolescenti, offre loro la sua casa per le loro notti brave. Regia dell'americano Tate Taylor, già al timone di The Help, titolo candidato a ben quattro Oscar e che ha dato proprio a Octavia Spencer, qui interprete principale, il premio Oscar per la miglior attrice non protagonista
Un thriller subacqueo che si inserisce a buon diritto nel sottogenere dei sottomarini (perdonate il gioco di parole). È l'opera prima di Antonin Baudry, figura davvero anomala visto che si tratta di un diplomatico francese che ha coltivato la sua segreta passione per il cinema. Nel cast alcuni grandi attori francesi: Francois Civil, Omar Sy, Reda Kateb, Mathieu Kassovitz.
La storia di Rudolf Nureyev, dall'infanzia sofferta vissuta nella cittadina sovietica di Ufa al suo arrivo a Parigi nei primi anni Sessanta, passando per gli anni in cui ha visto fiorire il suo talento per la danza a Leningrado. Regia di Ralph Fiennes. Nei panni del grande ballerino Oleg Yvenko.
Pop e disinvolto, il film d'esordio di Lorenzo Giovenga, classe 1989, è la storia della giornata di un fallito: un romanziere che aveva esordito a 16 anni con un piccolo successo e che da allora è rimasto una promessa non mantenuta. In una sola giornata, il protagonista - intepretato da Lorenzo Lazzarini - ne passerà di ogni.
Adolescenti, zingare e lesbiche: hanno tutto quel che serve per avere una vita complicata le giovani Lola e Carmen. Ciò nonostante, tenteranno di resistere, sfidando la tradizione e un mondo al maschile. Dirige la regista, produttrice e sceneggiatrice spagnola Arantxa Echevarria.
Film d'ispirazione religiosa che mette in scena la storia vera, raccontata in un libro, del salvataggio di un giovane ragazzo americano caduto nelle gelide acque del lago St. Louis e riportato in vita dalle preghiere della madre. Regia di Rozann Dawson.
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